Ho iniziato a correre le mezze maratone, poi una lunga serie di maratone
Matteo SIMONE
La partenza del Passatore |
L’ultramaratoneta cerca sempre sfide per mettersi alla prova, per fare esperienza, per conoscersi meglio soprattutto nelle difficoltà, per spostare il limite sempre più in là.
Di seguito l’esperienza di Maria Sole Paroni (Libertas Vallesabbia) in risposta ad alcune mie domande di alcuni anni fa.
Cosa significa per te essere ultramaratoneta? Significa non accontentarsi mai dei traguardi chilometrici raggiunti.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme? La ricerca della propria autostima e dei nostri limiti.
Il percorso è graduale verso mete e obiettivi sfidanti, difficili ma raggiungibili, ogni traguardo è una mattonella che incrementa autoefficacia e resilienza. Ogni traguardo è un test e un inizio per ripartire per nuovi traguardi più difficili e sfidanti.
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile? La 58 km del Trasimeno è stata la più lunga, la più difficile per me il trail ‘Blumon Marathon’, molto tecnica e molto fuori dalla mia portata.
Hai un sogno nel cassetto? Per ora mi accontenterei della 100 km del Passatore!
Questa intervista risale al 2015, Maria Sole aveva corso l’8 marzo 2015, la sua gara più lunga, l’Ultramaratona del Trasimeno 58 km in 6h59’45”, successivamente, il 25-26 Maggio 2019, ha trasformato il suo sogno in realtà portando a termine anche la 100 km del Passatore, Firenze-Faenza in 19h10’43”.
Maria Sole ha corso la 12° “Blumon Marathon” il 18 Luglio 2010, 12° Memorial Marca Alfio, con partenza a Piana del Gaver, provincia di Brescia.
Al momento le maratone sono 110 di cui la 100esima a Rotterdam il 7 aprile 2019.
Una gara estrema che ritieni non poter mai riuscire a portare a termine? Se ci sono, non ne sono a conoscenza. Probabilmente una gara molto lunga e molto tecnica.
Una gara estrema che non faresti mai? Sicuramente sì, se molto tecniche e con temperature troppo basse.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici? La ricerca degli stessi, capire quanto il nostro corpo può dare e allo stesso tempo capire che ogni volta il nostro limite fa un passo avanti.
Gli ultramaratoneti sono cercatori di se stessi, scoprire quanto e cosa si può fare e come senza porsi limiti ma applicandosi, impegnandosi, provandosi e se una volta non va bene si riprova con più preparazione o in modo diverso.
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme? Alcuni amici dimostrano molta stima e ammirazione, i familiari assolutamente no, dimostrano indifferenza se non opposizione.
Che significa per te partecipare a una gara estrema? Mettere a dura prova i propri limiti psicofisici.
Ti va di raccontare un aneddoto? La mia ricerca dei miei limiti mi ha portato a correre una mezza maratona 41 giorni dopo aver partorito mia figlia Victoria.
Non sempre si è compresi e sostenuti, a volte si fanno cose ritenute bizzarre e strane, ma la voglia di provare e sperimentarsi è tanta e le soddisfazioni nel riuscirci sono elevate e intense.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta? Che mi sono spesso sottovalutata senza valide motivazioni.
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti? Probabilmente mi dedicherei meno a maratone e a corse podistiche cercando di focalizzare la mia felicità e la mia soddisfazione in altre cose.
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo? Uso il ‘Foster’ per asma allergica. Per il resto ogni tanto prendo dei sali.
E’ importante trovare un sano e giusto equilibrio tra gli aspetti della propria vita: passione, lavoro, famiglia.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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