martedì 11 dicembre 2018

Mariangela Vairo: La mia prima gara risale al 1994 .......per gioco

Ora non gareggio più sono un coach

Tutto passa, tutto cambia, si inizia una passione per gioco e poi si scopre che si ha talento e che tale passione può essere redditizia diventando un lavoro. 

Di seguito, Mariangela racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Qual è stata la tua prima gara e quale sarà la prossima?La mia prima gara risale al 1994 ….per gioco; ora non gareggio più sono un coach.”

lunedì 10 dicembre 2018

Fare qualcosa ORA nell'immediato e nel contesto in cui viviamo

Matteo Simone 

Nei paesi e nelle città ci sono tanti gruppi spontanei anche apolitici e associazioni, sarebbe opportuno conoscere cosa fanno, di cosa hanno bisogno, cosa organizzano. 

Sarebbe importante essere presenti e interessarsi ai vari eventi e diverse manifestazioni. Nei vari paesi e nelle città ci sono oratori, associazioni culturali e sportive, gruppi di ragazzi del rione. 
Sarebbe interessante fare una mappatura delle associazioni, oratori, gruppi per capire quello che fanno e propongono per piccoli e grandi in modo da segnalare persone nei momenti o periodi di crisi e bisogno. Si tratta di fare qualcosa ORA nell'immediato e nel contesto in cui viviamo per cercare di diventare persone migliori e fare vivere i nostri vicini nel migliore modo possibile. 

Prendere in considerazione un minimo cambiamento nel proprio stile di vita


La “Carta di Toronto” del 2010 sottolinea l’importanza dell’attività fisica specificando che: “promuove il benessere, la salute fisica e mentale, previene le malattie, migliora le relazioni sociali e la qualità della vita, produce benefici economici e contribuisce alla sostenibilità ambientale”.
Importante è anche motivare le persone a prendere in considerazione un minimo cambiamento nel proprio stile di vita, nelle proprie abitudini ad iniziare nel porre l’attenzione in quello che si fa, come lo si fa, con quale modalità, con quale frequenza, con quale intensità.
Nella vita si fanno delle scelte, molti preferiscono poltrire o restare in una zona di estremo confort, altri per sentirsi vivi devono sentire il proprio corpo, le proprie sensazioni corporee: il cuore che palpita, il respiro affannoso, il senso di fame, sete, freddo, caldo.
Per ottenere qualcosa bisogna crederci, essere consapevoli delle proprie capacità e limiti, impegnarsi con costanza e determinazione, credendoci, mettendo in conto infortuni, sconfitte e momenti bui, rialzandosi sempre e ripartendo sempre con pazienza, senza fretta, con modestia e umiltà, rispettando gli altri e vivendo sempre l'esperienza che dà frutti importanti da portare a casa serenamente.

Massimiliano De Luca, runner: Nella vita tutto si può fa’. Il resto so chiacchiere


Lo sport fa incontrare persone e culture, fa pianificare obiettivi, fa trasformare sogni in realtà, rende felice, apre la mente, abbatte barriere mentali, culturali, intergenerazionali, rimette al mondo, questa è l’esperienza di molti runner, tra i quali Massimiliao De Luca che si racconta di seguito.

Ti sei mai sentito campione nello sport?Per la costanza, caparbietà e perseveranza sì, mi sento un campione. Lo so che queste tre parole sono sinonimi, ma detto tre volte vale di più. Considero comunque campioni nello sport tutti coloro che abbattono i muri dei propri limiti. Lo sport ti fa sentire campione quando realizzi qualcosa a cui non avresti creduto mai.”
Qual è stato il tuo percorso nella pratica dell’attività fisica?Da che ricordi ho sempre fatto sport, nuoto, anni di judo, fino a quando ho avuto un infortunio al ginocchio. Ero così abbattuto da non poter più continuare questo sport a livello agonistico che ho deciso di mollare, così per circa due anni non ho praticato alcuno sport. Poi piano piano ho ripreso a frequentare una palestra. Da tre anni mi sono dedicato al running, quasi esclusivamente. È stato un amore arrivato tardi. Ma di una passione forte.”

domenica 9 dicembre 2018

Marco Dori: Ho scoperto le ultra e ciascuna di esse è stato un percorso dentro me

Matteo Simone 

Le ultramaratone in realtà sono come viaggi non solo su strade ma anche dentro se stessi per continuare a cercare il se stesso nascosto che ancora non si è fatto avanti e, davanti alla fatica, davanti alle crisi, viene fuori e ti da una mano.

Di seguito Marco racconta le sue esperienze rispondendo a un mio questionario.
Ti puoi definire ultramaratoneta? Nel 2014 ho corso 5 ultramaratone: in ordine cronologico sono state la 100 km del Passatore a fine maggio, la Pistoia-Abetone (50 km) a giugno, la 100 km di Asolo a luglio, la 100 km delle Alpi a settembre e l’Eroica (65 km) a ottobre. Dopo la 100 km di Asolo ho sentito di essere un ultramaratoneta.”
Ti va di raccontare un aneddoto? La 100 km di Asolo e la 100 km delle Alpi hanno avuto una cosa in comune: la presenza di mucche! A Asolo eravamo circa 180 iscritti e dopo aver scalato il monte Grappa è iniziata la discesa per tornare indietro nella notte. Eravamo pochi e per molti km sono sceso da solo senza incontrare nessuno. Avevo la lampada frontale e a un certo punto mi è venuto il dubbio di aver sbagliato strada. Ho corso parecchi minuti con questo dubbio che si faceva sempre più insistente.

Vito Intini batte il Record Mondiale di 12 ore su Tapis Roulant, 8 Dicembre 2018


Ora è ufficiale! Sabato 8 Dicembre al Marathon Expo PalaBigi di Reggio Emilia, l’ultrarunner Vito Intini, atleta dell’ASD Amatori Putignano, ha battuto il Record Mondiale di 12 ore su Tapis Roulant percorrendo 152,500km prima detenuto dall’italiano Daniele Baranzini con 148,12 km. Vito Intini è già detentore del record del mondo di 24 ore su Tapis Roulant.

Non c’è un età per iniziare a fare sport così come non c’è un’età per smettere di fare sport o di smettere di essere competitivi, Vito Intini continua a mettersi in gioco e a ottenere risultati di rilievo. Di seguito approfondiamo la sua impresa attraverso risposte ad alcune mie domande di un po’ di tempo fa: Cosa ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta?Le motivazioni sono un po’ cambiate. Prima era per raggiungere e conoscere i propri limiti oggi più per sfida verso la legge biologica dell’invecchiamento.”

Valentina Spano, ultrarunner: La componente psicologica influisce tantissimo


Nella disciplina di endurance bisogna addomesticare la fatica, bisogna fare attenzione al fisico ma allo stesso tempo anche ai limi ti mentali che possono sabotare, pertanto bisogna crescere con l’esperienza e con l’aiuto di persone esperte.

Ti consigli con un team? Famiglia, amici, figure professionali? Sono supportata da Luca Sala che mi allena. Molti consigli soprattutto su come affrontare la gara dal punto di vista mentale, alimentare, ecc.. Anche il presidente della mia società, Ernesto Croci, mi dà una grossa mano dal punto di vista psicologico.

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