Matteo Simone
Triathlon
e ironman: Tre discipline al massimo dello sforzo, continuando sempre, dal
nuoto si sale sulla bici poi si scende e si corre, una bella esperienza,
confermo.
L’Iron Elbaman è stata la gara
della mia vita, 16h16’ di pura fatica e gioia.
Bella esperienza di successo.
Gli atleti vanno alla ricerca di
sensazioni positive e di benessere ed alla ricerca della sfida, per verificare
quanto si è capaci a perpetrare uno sforzo nel tempo.
Gli atleti considerano l’importanza del
fattore mentale, affermando che oltre all’allenamento fisico ma è opportuno
sviluppare anche aspetti mentali quali la caparbietà, la tenacia, la
determinazione e questi aspetti poi saranno utile anche per la vita quotidiana,
infatti permetteranno di saper gestire ed affrontare determinate situazioni
considerate difficili.
Chi sceglie di essere
ironman e di partecipare a gare estreme
sembra che non abbia limiti, vuole andare avanti, vuole cercare competizioni
sempre più dure e difficili. Gli atleti più che di sport parlano di un viaggio
nel mistero, nella conoscenza propria, nel vedere cosa riescono a fare, cosa
riescono a sopportare, a raggiungere.
Emerge la consapevolezza dell’importanza
del fattore mentale per spingersi oltre, per portare il fisico a sforzi
estenuanti, ma emerge anche la consapevolezza dell’ascolto del proprio corpo. La
partecipazione a gare estreme è una scoperta, un contattare il proprio limite,
sfidare se stessi, conoscere nuovi percorsi, sentire nuove emozioni.
Capitolo 4 Resilienza
nel Triathlon (pag. 129). 4.1
Cavalcare in modo resiliente l’onda del cambiamento. Tutto passa, tutto
cambia, è importante cavalcare in modo resiliente l’onda del cambiamento,
individuare sempre nuove mete, nuove possibilità, nuove sfide e prendere la
direzione verso dove vogliamo arrivare decidendo come e cosa vogliamo
raggiungere, con la consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti,
credendo sempre più in sé stessi, fidandosi e affidandosi.
Interessante la recensione di Vincenzo
Calò: "L’aspetto fisico di un essere umano va immaginato come un terreno ornamentale, provando il desiderio di coltivarlo; avvezzi magari alla psiche degli appassionati di triathlon, ossia di quelli che difatti, se il lettore riflette, non si accontentano di dedicarsi solo ed esclusivamente a un’attività agonistica, audaci come dei felini e dediti a conoscere tutto e di più sbrigativamente, da perfetti roditori!
All’autore è
successo d’intervistare persone, e quindi atleti, che reputano lo sport elevato
all’oltre nient’altro che come un moto di quiete, talvolta volutamente ingenui
a fronte di ostacoli e pericoli che galvanizzano, alimentando l’impressione di
essere seguiti a lungo e in largo, come degl’insegnanti abili a trovare in
qualsiasi questione un rimedio efficace per arrivare alla fine; a emozionare,
più forti della fatica e del destino che vanno e vengono.
La creatività
serve per vivere, e la si ricava stimolando un talento, rapportandolo col
dubbio di non farcela… d’altronde chiunque può spaziare in un immaginario
dettato dall’intimo per sviluppare quanto prefissato, e rappresentare così
delle decisioni da prendere, all’esterno, avendo osservato degli avversari per
come si collocano, prima di puntare su se stessi, galleggiando in un oceano di
pensieri.
Per la corretta
alimentazione di solito si consiglia di gustare dei buoni prodotti ittici misti
a quelli ortolani alla vigilia di una disputa che poi farà venire una sete per
la quale non si potrà essere indifferenti, oltre al recupero delle forze con
l’innesto di carboidrati e fibre accompagnati stavolta spassosamente,
eccezionalmente da una soluzione alcolica; a patto sempre di non rimanere
sedotti e abbandonati dall’artificiosità volendo vincere!
L’umanità
andrebbe identificata nella dinamite esistenziale, potendo ricominciare perfino
dalle debolezze, purché non puzzino di morte… pertanto la psiche va sollecitata
grazie agli esperti della medesima, gli unici in grado di strapparci il diavolo
dal corpo, di formarci a un’età tenera, cioè quando fraintendiamo emozioni che
si possono condividere solo sedando i bollenti spiriti, se certi di disporre di
talenti da impreziosire e basta. Il diritto a
emergere sempre lo s’illumina programmando un agire personale senza tradire
degli affetti; con l’umiltà nel cercare l’aiuto, nell’ammettere che non si
cresce mai decidendo di affrontare il mondo da soli, e in particolare le
montagne rocciose, che sono equivalenti a degli eterni interrogativi per
successi da gustare respirando della straordinarietà che ci possiamo concedere
aldilà dell’aria che tira!
Ci si scontra
con le tenebre approfondendo ragionevolmente dei sentimenti, e cioè facendo
gruppo; pure quelli che ci guidano hanno l’impressione di stare a combattere
responsabilizzandosi, essendo capaci di proporzionare dei consigli per effetto
della temporaneità, non potendo non accettare degli errori che comunque vengono
meno col sacrificio compiuto ad ampio respiro, con un attivismo procacciatore
di storie.
Un auspicio va
strutturato con un fare autentico, sapendo bene di andare incontro al domani,
dando adito a quell’incanto che ti aspetta al traguardo, frutto paziente del
desiderio di conquistare della sana autostima, da progettare con l’idea di
concretizzarsi esistenzialmente, tipica degl’inguaribili folli; di coloro che
sono nient’altro che curiosi, che riescono ad appassionare sensibilizzando di
nuovo il genere umano. Tra la
prestazione e la salute il metodo sportivo è fautore di un’indissolubile
vivacità; non a caso v’è la visuale del triatleta, che si destreggia a
contatto con la più classica delle forme liquide, per poi passare al ciclismo,
usando un mezzo sempre più sofisticato come la bicicletta, fino a spremersi
fisicamente correndo, completato da quell’attitudine al sacrificio, purché non
ci s’improvvisi al varco di una soglia che accerti in esclusiva su doti da
riacquisire per l’umana crescita.
L’esclusività
del buongusto sta nell’affermarsi al naturale, nel voler esistere, senza
rassegnarsi ai malesseri poiché consapevoli di ciò che ci fa stare bene; svegli
sin dall’alba col piacere di rinnovarsi legando bisogni, lungi dallo stress che
invece dà adito a dei fraintendimenti, perché per migliorare vale aspettare che
arrivino dei tempi consoni, perché è impossibile identificarsi in un elemento
spiazzante in tal senso.
Ci vuole una
mentalità tale da non lasciarsi influenzare dalle brutture, per gareggiare così
sentendosi spronati prima o poi da veri sostenitori, quelli che si possono
intravedere meravigliosamente, quando la fatica incombe… e dunque non è un caso
che questo testo raccolga le analisi di soggetti somiglianti all’autore,
facilitanti una forma di narrazione per ciascuna emozione da rilevare
praticando varie attività fisiche con l’obiettivo di essere felici, di stare a
proprio agio. Sospinti da
altre persone l’autostima si gonfia fino ad annichilire i pregiudizi, pertanto
una buona preparazione si rivela più efficace della pratica in cui essa può
tornare utile al fine di stabilire un talento non solo sportivo, almeno stando
alla tesi dell’autore, convinto come i suoi amici e conoscenti che lo sport in
toto vada riqualificato in ambito didattico, lavorativo, sanitario e
amministrativo… per sfruttare dei pregi, e non per stemperare dei difetti.
Quindi con
l’aumento dello stress la concentrazione si deve estendere, e possibilmente con
l’aiuto degli psicologi; consigliati da persone altrettanto, saggiamente
espansive, per interpretare delle ferite carnali in modo propositivo, con
vitalità, e tenere testa a dei fenomeni meteorologici ed episodici di contro,
in virtù dunque di un dolore che si riaccende stavolta per ricordarci che siamo
in grado di ricreare molte emozioni, di garantire su di un punto di
riferimento.
Con la voglia di
partecipare ci dimensioniamo in modo esaustivo, la propensione fisica plasma e
raffina esseri umani, decisivi, che azzardano qualcosa per apprendere; a tal
punto da riconoscersi originali al momento di garantire sulla propria
incisività, credendo nel talento che incorporiamo, di un’immensità da cogliere
praticando varie attività sportive, arrivando a vincere in particolare, e cioè
senza darlo per scontato. La tutela della
salute si ottiene con un normale rassettamento della fisicità, per determinare
con calma delle prestazioni, sospingendosi di continuo oltre i limiti, allorché
la psiche venga sollecitata soprattutto per riacquisire delle capacità
guardandosi dentro, con l’esteriorità in attesa di vere certezze, circa la
volontà d’attivarsi e quindi di dipendere umanamente; alla faccia del
pessimismo che talvolta riemerge, proprio perché la sensazione d’infinito
richiede la stabilità emotiva.
Perdere può
risultare essenziale per quando si godrà dell’esatto contrario, ossia di una
novità gustosissima, serve perciò affidarsi a delle eccellenze nel campo della
medicina per guarire da mali improvvisi, oscuranti di colpo l’immaginario,
purché vengano messe a corrente sull’attività agonistica, per non prescrivere e
fare uso di sostanze dopanti senza accorgersene, in buona fede… sarebbe un
peccato, perché da sportivi mostriamo vere doti, alludiamo all’esistenza”.
Ringrazio la casa editrice “Prospettiva
editrice & c. Sas di Patti Francesca” per la fiducia e per il grande lavoro
che richiede la pubblicazione e la distribuzione del libro. Ringrazio tutti gli atleti che hanno
avuto la cortesia, la gentilezza e la disponibilità a raccontare le loro
esperienze legate allo sport.
Ringrazio
Flavia Salomone per sua gradita Prefazione e soprattutto
le sue parole di conclusione:
“Un libro
positivo, un inno alla vita, un invito a non arrendersi questa ultima fatica di
Matteo Simone. Un travolgente abbraccio fatto d’amore per la persona, per la
sua meravigliosa unicità, un prendersi per mano e andare, correre là oltre il
confine alla scoperta della meraviglia del vivere.”
Ringrazio
l'amica collega Rita Tancredi per la sua cortesia,
generosità, gentilezza, disponibilità nel contribuire alle correzioni della
bozza.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR