giovedì 14 gennaio 2021

Triathlon e ironman: Tre discipline al massimo dello sforzo

Matteo Simone 

Triathlon e ironman: Tre discipline al massimo dello sforzo, continuando sempre, dal nuoto si sale sulla bici poi si scende e si corre, una bella esperienza, confermo. 

L’Iron Elbaman è stata la gara della mia vita, 16h16’ di pura fatica e gioia.  Bella esperienza di successo.
Gli atleti vanno alla ricerca di sensazioni positive e di benessere ed alla ricerca della sfida, per verificare quanto si è capaci a perpetrare uno sforzo nel tempo.
Gli atleti considerano l’importanza del fattore mentale, affermando che oltre all’allenamento fisico ma è opportuno sviluppare anche aspetti mentali quali la caparbietà, la tenacia, la determinazione e questi aspetti poi saranno utile anche per la vita quotidiana, infatti permetteranno di saper gestire ed affrontare determinate situazioni considerate difficili.
Chi sceglie di essere ironman e di partecipare a gare estreme sembra che non abbia limiti, vuole andare avanti, vuole cercare competizioni sempre più dure e difficili. Gli atleti più che di sport parlano di un viaggio nel mistero, nella conoscenza propria, nel vedere cosa riescono a fare, cosa riescono a sopportare, a raggiungere.
Emerge la consapevolezza dell’importanza del fattore mentale per spingersi oltre, per portare il fisico a sforzi estenuanti, ma emerge anche la consapevolezza dell’ascolto del proprio corpo. La partecipazione a gare estreme è una scoperta, un contattare il proprio limite, sfidare se stessi, conoscere nuovi percorsi, sentire nuove emozioni.
Capitolo 4 Resilienza nel Triathlon (pag. 129). 4.1 Cavalcare in modo resiliente l’onda del cambiamento. Tutto passa, tutto cambia, è importante cavalcare in modo resiliente l’onda del cambiamento, individuare sempre nuove mete, nuove possibilità, nuove sfide e prendere la direzione verso dove vogliamo arrivare decidendo come e cosa vogliamo raggiungere, con la consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti, credendo sempre più in sé stessi, fidandosi e affidandosi.
Interessante la recensione di
Vincenzo Calò:
"L’aspetto fisico di un essere umano va immaginato come un terreno ornamentale, provando il desiderio di coltivarlo; avvezzi magari alla psiche degli appassionati di triathlon, ossia di quelli che difatti, se il lettore riflette, non si accontentano di dedicarsi solo ed esclusivamente a un’attività agonistica, audaci come dei felini e dediti a conoscere tutto e di più sbrigativamente, da perfetti roditori!
All’autore è successo d’intervistare persone, e quindi atleti, che reputano lo sport elevato all’oltre nient’altro che come un moto di quiete, talvolta volutamente ingenui a fronte di ostacoli e pericoli che galvanizzano, alimentando l’impressione di essere seguiti a lungo e in largo, come degl’insegnanti abili a trovare in qualsiasi questione un rimedio efficace per arrivare alla fine; a emozionare, più forti della fatica e del destino che vanno e vengono.
La creatività serve per vivere, e la si ricava stimolando un talento, rapportandolo col dubbio di non farcela… d’altronde chiunque può spaziare in un immaginario dettato dall’intimo per sviluppare quanto prefissato, e rappresentare così delle decisioni da prendere, all’esterno, avendo osservato degli avversari per come si collocano, prima di puntare su se stessi, galleggiando in un oceano di pensieri.

Per la corretta alimentazione di solito si consiglia di gustare dei buoni prodotti ittici misti a quelli ortolani alla vigilia di una disputa che poi farà venire una sete per la quale non si potrà essere indifferenti, oltre al recupero delle forze con l’innesto di carboidrati e fibre accompagnati stavolta spassosamente, eccezionalmente da una soluzione alcolica; a patto sempre di non rimanere sedotti e abbandonati dall’artificiosità volendo vincere!
L’umanità andrebbe identificata nella dinamite esistenziale, potendo ricominciare perfino dalle debolezze, purché non puzzino di morte… pertanto la psiche va sollecitata grazie agli esperti della medesima, gli unici in grado di strapparci il diavolo dal corpo, di formarci a un’età tenera, cioè quando fraintendiamo emozioni che si possono condividere solo sedando i bollenti spiriti, se certi di disporre di talenti da impreziosire e basta.
Il diritto a emergere sempre lo s’illumina programmando un agire personale senza tradire degli affetti; con l’umiltà nel cercare l’aiuto, nell’ammettere che non si cresce mai decidendo di affrontare il mondo da soli, e in particolare le montagne rocciose, che sono equivalenti a degli eterni interrogativi per successi da gustare respirando della straordinarietà che ci possiamo concedere aldilà dell’aria che tira!
Ci si scontra con le tenebre approfondendo ragionevolmente dei sentimenti, e cioè facendo gruppo; pure quelli che ci guidano hanno l’impressione di stare a combattere responsabilizzandosi, essendo capaci di proporzionare dei consigli per effetto della temporaneità, non potendo non accettare degli errori che comunque vengono meno col sacrificio compiuto ad ampio respiro, con un attivismo procacciatore di storie.
Un auspicio va strutturato con un fare autentico, sapendo bene di andare incontro al domani, dando adito a quell’incanto che ti aspetta al traguardo, frutto paziente del desiderio di conquistare della sana autostima, da progettare con l’idea di concretizzarsi esistenzialmente, tipica degl’inguaribili folli; di coloro che sono nient’altro che curiosi, che riescono ad appassionare sensibilizzando di nuovo il genere umano.
Tra la prestazione e la salute il metodo sportivo è fautore di un’indissolubile vivacità; non a caso v’è la visuale del triatleta, che si destreggia a contatto con la più classica delle forme liquide, per poi passare al ciclismo, usando un mezzo sempre più sofisticato come la bicicletta, fino a spremersi fisicamente correndo, completato da quell’attitudine al sacrificio, purché non ci s’improvvisi al varco di una soglia che accerti in esclusiva su doti da riacquisire per l’umana crescita.
L’esclusività del buongusto sta nell’affermarsi al naturale, nel voler esistere, senza rassegnarsi ai malesseri poiché consapevoli di ciò che ci fa stare bene; svegli sin dall’alba col piacere di rinnovarsi legando bisogni, lungi dallo stress che invece dà adito a dei fraintendimenti, perché per migliorare vale aspettare che arrivino dei tempi consoni, perché è impossibile identificarsi in un elemento spiazzante in tal senso.
Ci vuole una mentalità tale da non lasciarsi influenzare dalle brutture, per gareggiare così sentendosi spronati prima o poi da veri sostenitori, quelli che si possono intravedere meravigliosamente, quando la fatica incombe… e dunque non è un caso che questo testo raccolga le analisi di soggetti somiglianti all’autore, facilitanti una forma di narrazione per ciascuna emozione da rilevare praticando varie attività fisiche con l’obiettivo di essere felici, di stare a proprio agio.
Sospinti da altre persone l’autostima si gonfia fino ad annichilire i pregiudizi, pertanto una buona preparazione si rivela più efficace della pratica in cui essa può tornare utile al fine di stabilire un talento non solo sportivo, almeno stando alla tesi dell’autore, convinto come i suoi amici e conoscenti che lo sport in toto vada riqualificato in ambito didattico, lavorativo, sanitario e amministrativo… per sfruttare dei pregi, e non per stemperare dei difetti.
Quindi con l’aumento dello stress la concentrazione si deve estendere, e possibilmente con l’aiuto degli psicologi; consigliati da persone altrettanto, saggiamente espansive, per interpretare delle ferite carnali in modo propositivo, con vitalità, e tenere testa a dei fenomeni meteorologici ed episodici di contro, in virtù dunque di un dolore che si riaccende stavolta per ricordarci che siamo in grado di ricreare molte emozioni, di garantire su di un punto di riferimento.
Con la voglia di partecipare ci dimensioniamo in modo esaustivo, la propensione fisica plasma e raffina esseri umani, decisivi, che azzardano qualcosa per apprendere; a tal punto da riconoscersi originali al momento di garantire sulla propria incisività, credendo nel talento che incorporiamo, di un’immensità da cogliere praticando varie attività sportive, arrivando a vincere in particolare, e cioè senza darlo per scontato.
La tutela della salute si ottiene con un normale rassettamento della fisicità, per determinare con calma delle prestazioni, sospingendosi di continuo oltre i limiti, allorché la psiche venga sollecitata soprattutto per riacquisire delle capacità guardandosi dentro, con l’esteriorità in attesa di vere certezze, circa la volontà d’attivarsi e quindi di dipendere umanamente; alla faccia del pessimismo che talvolta riemerge, proprio perché la sensazione d’infinito richiede la stabilità emotiva.
Perdere può risultare essenziale per quando si godrà dell’esatto contrario, ossia di una novità gustosissima, serve perciò affidarsi a delle eccellenze nel campo della medicina per guarire da mali improvvisi, oscuranti di colpo l’immaginario, purché vengano messe a corrente sull’attività agonistica, per non prescrivere e fare uso di sostanze dopanti senza accorgersene, in buona fede… sarebbe un peccato, perché da sportivi mostriamo vere doti, alludiamo all’esistenza”.

Ringrazio la casa editrice “Prospettiva editrice & c. Sas di Patti Francesca” per la fiducia e per il grande lavoro che richiede la pubblicazione e la distribuzione del libro.
Ringrazio tutti gli atleti che hanno avuto la cortesia, la gentilezza e la disponibilità a raccontare le loro esperienze legate allo sport.
Ringrazio Flavia Salomone per sua gradita Prefazione e soprattutto le sue parole di conclusione:
Un libro positivo, un inno alla vita, un invito a non arrendersi questa ultima fatica di Matteo Simone. Un travolgente abbraccio fatto d’amore per la persona, per la sua meravigliosa unicità, un prendersi per mano e andare, correre là oltre il confine alla scoperta della meraviglia del vivere.”

Ringrazio l'amica collega Rita Tancredi per la sua cortesia, generosità, gentilezza, disponibilità nel contribuire alle correzioni della bozza.

Matteo SIMONE 
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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