Le passioni non devono essere forme di dipendenza
Prima o poi si trova uno sport che fa appassionare e si fanno scoperte grandi su se stessi e sugli altri. Si scopre di essere portati in uno sport, di sperimentare piacere e benessere e a volte anche performance cercando di raggiungere obiettivi ambiziosi trasformando sogni in realtà, con impegno, costanza, fiducia, determinazione.
Di seguito Sara racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso nello sport? Chi contribuisce al tuo benessere e/o performance? “Ho iniziato da sola per sfogo personale dal settembre 2019, mi segue un coach nello specifico”.
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Ne sono capitati tanti, non saprei, durante le competizioni parlo sempre poco con chi incontro socializzo di più con il mio team durante gli allenamenti o per corse benefiche”.
A cosa devi fare attenzione nella pratica del tuo sport? “A tante situazioni dalle più banali: storte, cadute, altitudini, fatica, gestione dell'alimentazione... Clima, fondo dei sentieri, allucinazioni, mali addominali, vestiario”.
Lo sport prevede tanti momenti da soli o in compagnia, bisogna capire cosa si può e si vuol fare, scegliere le gare che più sono indicate alle proprie caratteristiche e fare attenzione a tanti aspetti che possono incidere sulla prestazione.
Hai rischiato di mollare? “Mai, non ho mai rischiato di mollare, solo in una occasione è capitato che bloccassero una gara di trail running in alta e tecnica montagna a causa del Meteo. Quel giorno ho constatato i miei limiti e il rischio di affrontare la natura con bollettino meteo non idoneo a condizioni ottimali”.
Ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? Per quali aspetti e in quali fasi? “Sì ritengo che sia utile poiché si deve scindere l'hobby amatoriale o la passione al di là della vita quotidiana, le passioni non devono essere forme di dipendenza; ci sto lavorando con chi mi segue”.
La partecipazione a competizioni sportive prevede un’oculata pianificazione a tavolino, e una programmazione di allenamenti e altri aspetti da considerare per presentarsi pronti e motivati alla partenza per godersi al meglio il percorso di gara e tutto ciò che circonda il mondo dell’atleta, dal tifo alle condivisioni di fatica e gioie.
La tua situazione sportiva più difficile? “Per quanto riguarda il trail, ‘MEHT 2019’, la race in montagna più tecnica e più difficile, per il percorso e per le situazioni climatiche avverse. Per la bici da strada più che fatica fisica è la mente da gestire e controllare su lunghe distanze, max 170 km in un giorno”.
In gare sportive lunghe e complicate come i trail di lunga percorrenza in montagna bisogna essere molto lucidi da poter controllare e gestire la fatica e andare sempre avanti fino al traguardo.
Come hai scelto la tua squadra? “Un po' per caso, pensavo che il coach seguisse ognuno di noi singolarmente e invece abbiamo avuto l'occasione di ritrovarci e di conoscerci col tempo”.
Lo sport avvicina persone, si fanno amicizie, si formano gruppi e squadre.
Matteo SIMONE - 21163@tiscali.it
+393804337230 Psicologo, Psicoterapeuta
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