Matteo SIMONE
In condizioni estreme avviene una sorta di autoregolazione organismica, sembri di essere all’estremo senza soluzioni, in una condizione di quasi arresa, ma poi arriva sempre un momento di lucidità riparativa che ti porta in salvo e ti toglie dalla situazione di crisi, e tutto ciò poi ti serve e ti aiuta nella vita quotidiana, lo sai che se vuoi, ti impegni e se sei fiducioso si risolve tutto.
Questo è il vantaggio della
resilienza, trasformare tutto, raccogliere sempre dalle esperienze il buono che
c’è.
Gli atleti sperimentano di saper soffrire, di riuscire, di superare momenti difficili.
E' un esempio il veterano Vincenzo Luciani: “Un motivo di orgoglio e di autostima; l’acquisizione di una mentalità da ultramaratoneta nel senso di capacità di autoregolazione delle proprie energie fisiche e di autocontrollo psichico sperimentato sulla lunga durata della prestazione sportiva; una capacità di saper ‘soffrire’, tener duro e saper resistere ad uno sforzo prolungato.”
Con la forte passione e giusta motivazione
si può avere la capacità di gestire momento per momento eventuali imprevisti o
crisi ed andare avanti nello sport e nella vita.
Interessante il pensiero di
Daniele Leonardi, grande camminatore: “Riflettevo
sulla "capacità di saper soffrire" e sulle sensazioni provate anche
durante il recente cammino aragonese. Un'esperienza, quella di camminare, che
forse il runner considera minore, ma che posso garantirti ha numerosi aspetti
interessanti. Non è semplicemente un diverso interessamento delle fasce
muscolari con un rallentamento eccessivo dei tempi di percorrenza. Si possono
apprezzare innumerevoli aspetti di tutto quel che ci circonda, che durante la
corsa possono sfuggire, ma soprattutto aggiungere alle valutazioni dello sforzo
fisico, l'importanza delle riflessioni personali sul vissuto e il divenire. A
dimostrazione che il cervello anche durante attività impegnative, riesce ad
affrontare, elaborare, e rivalutare un'infinità di situazioni, aprendo anzi la
possibilità a nuove prospettive d'interpretazione. Consiglio vivamente
un'esperienza di cammino ad un runner, in fondo il primo e l'ultimo passo nello
spazio temporale di una corsa, lo si fa camminando.”
La pratica dell’ultramaratona permette
di conoscere e scoprire delle risorse interne che in situazioni ordinarie sono
insospettabili. Tenacia, determinazione, resilienza accrescono la forza mentale
per andare avanti, per raggiungere un obiettivo prefissato, per superare
eventuali crisi lungo il duro percorso. Il non fermarsi davanti a imprevisti,
il non mollare, il “piegarsi ma non spezzarsi”, l’essere resilienti permette di
rialzarsi più forti e determinati di prima permette di ricominciare con più
entusiasmo di prima, con più coraggio, con più esperienza, con più sicurezza.
Di
seguito alcune risposte di ultramaratoneti alla domanda “Cosa significa per te
essere Ultramaratoneta”.
Mauro
Fermani: “Vuol dire non accontentarsi,
aver voglia di mettersi alla prova, soffrire e cercare di raggiungere altri
obiettivi senza smettere di sognare.”
Luca Pirosu: “Sfiorare la sofferenza con una delle cose che ti piace di più, sembrerà
arrogante, ma ti senti invincibile!”
Nicola
Ciuffreda: “Significa saper soffrire
e gestire meglio la fatica più di un maratoneta, soprattutto a livello
psicologico che non fisico.”
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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