Matteo SIMONE 21163@tiscali.it
Nella mente di un ultramaratoneta ci sono tante mete e obiettivi, tanti dubbi e convinzioni, tanti pensieri.
Di seguito Vito e Giuseppe raccontano le loro impressioni,
sensazioni ed emozioni rispondendo ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta?
Vito:
“Ho preso un paio di scarpe da ginnastica
che avevo, dovevo perdere un po' di peso, e ho iniziato a correre.”
Giuseppe:
“Ho iniziato a correre perché volevo
modellare il mio corpo. Pian piano la corsa mi ha appassionato e ho trovato
degli amici nuovi che mi hanno spinto, stimolato, sorretto, aiutato e incitato.”
È
sempre il momento per iniziare a praticare uno sport, e una volta scoperto il
mondo dello sport si viene catturati e coinvolti da amici e conoscenti, si fa
parte di un gruppo che partecipa, si allena, fatica, si confronta.
Quali fattori contribuiscono al tuo benessere e/o performance?
Vito:
“Cerco di rispettare il programma di
allenamento che mi impongo (mi informo e mi creo da solo le tabelle di
allenamento).”
Giuseppe: “I fattori che contribuiscono sono molteplici:
innanzitutto l’ottenimento dei risultati. Ti spinge a far meglio. Quando ho
degli obiettivi di tempo provo a demolirli. Mi fisso un obiettivo tipo un amico
(conoscente) da battere e provo a superare il suo tempo.”
La
corsa permette di essere libero di allenarti come e quando vuoi, puoi correre
da solo o in compagnia, puoi correre lento o veloce, puoi fare allenamenti
corti o lunghi, puoi correre su strade, parchi, monti, tapis roulant, puoi
farti allenare da un allenatore, puoi chiedere consigli ad amici, puoi
documentarti su libri o su internet.
Nello sport chi contribuisce al tuo benessere e/o performance?
Vito:
“La costanza negli allenamenti. Al
contrario, essendo goloso, non riesco molto a rispettare un’alimentazione
corretta.”
Giuseppe:
“Di sicuro chi ha contribuito maggiormente a
migliorare la mia performance è mio fratello gemello. È stato il primo obiettivo:
raggiungerlo e superarlo. Gli amici di ogni mattina danno tanti consigli. Il
mio collega/mister che mi supporta. Poi i miei figli e mia moglie. Loro sanno
incitare e mi danno la forza, voglio che siano orgogliosi di me.”
Si
tratta di trovare un equilibrio tra quello che si vuol fare e quello che si può
fare, un equilibrio sul riempire serbatoi con l’alimentazione e svuotarli con
l’attività fisica.
Gli atleti sono sempre alla ricerca della miglior
prestazione, sempre in cerca di migliorarsi, di fare meglio, di superare propri
limiti.
La gara dove hai dato il meglio di te o hai sperimentato le
emozioni più belle?
Vito: “Credo di aver dato tutto ciò che avevo alla gara del
mio paese. C'era la mia famiglia ad aspettarmi al traguardo e non volevo
deluderli. Ma l'emozione più intensa è stata senza ombra di dubbio la prima
maratona. A 1 km dall'arrivo non trattenevo le lacrime.”
Giuseppe:
“La gara più bella non l’ho ancora corsa
perché provo sempre a migliorare il personale e non sono mai soddisfatto. Si
può fare sempre meglio. La strada è ancora lunga.”
Lo
sport ti mette sempre davanti a scelte di gare e di allenamenti; lo sport ti fa
incontrare momenti belli e momenti brutti, buone prestazioni e pessime
prestazioni, comunque si impara sempre da una parte ad accettare quello che c’è
in quel momento e dall’altra parte a prepararsi nel miglior modo possibile
prevedendo le variabili più diverse.
Vito:
“Un trail, Castiglione trail, a Conversano.
Avevo lavorato tutte le notti della settimana. Il sabato mattina, dopo il
lavoro mi presentai in gara. 2 storte alla stessa caviglia in 12 km. La seconda
a 500 mt dell'arrivo. Terribile.”
Giuseppe:
“Rapone, ultramaratona delle fiabe, sono
stati mesi di allenamento estenuante e il risultato è stato orribile: ritirato
al 32° km quando ero primo di categoria. La più brutta perché non conoscevo il
percorso, non avevo mai affrontato 800 mt di dislivello. Poi ci sono i sé, se
mi fossi iscritto alla 23,2km sarei stato tra i primi tre, il mio ego è stato preso
a schiaffi.”
Quale tua esperienza ti può dare la convinzione che ce la
puoi fare?
Vito:
“Preferisco prepararmi al meglio. Cerco di
non improvvisare una gara. Se si dovesse dimostrare più dura di quanto
immaginato stringo i denti e cerco di gestire le mie energie.”
Giuseppe:
“Rapone, aver visto che sulla mezza ero nei
primi 3 mi ha fatto capire di spingere per migliorare sui 10 km perché posso
crescere e migliorare ancora.”
Per
gli atleti è sempre una continua sfida, gara dopo gara sperimentando un mondo
di sensazioni, pensieri ed emozioni che si affollano nel cuore, nella mente e
sul corpo dell’atleta.
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva?
Vito: “Ultramaratona delle fiabe. Fatta fianco a fianco del
mio amico di allenamenti. È un circuito di circa 3 km da ripetere 15 volte.
Durante ogni circuito, con il mio amico decidevamo un piccolo show da fare a
ogni traguardo e lo realizzavamo davvero. Quindi al primo giro abbiamo fatto
l'aereoplanino, al secondo il trenino, siamo passati saltellando ecc. ecc. Ci
siamo divertiti.”
Giuseppe:
“Ho degli amici con cui esco e che allietano
ogni allenamento, ma non vi sono episodi divertenti durante allenamenti o gare,
quando si corre si corre.”
Questo
è il fantastico, meraviglioso, sorprendente, bizzarro mondo degli ultrarunner,
divertirsi faticando, insieme è molto meglio. C’ero anch’io, un ritrovo di
tanti amici, portando a casa tanta roba: abbracci, sorrisi, medaglie, foto,
premi, podi, personal best.
Vito: “Fare sport è felicità, gioia, sofferenza sì durante
la gara ma la soddisfazione quando raggiungi i tuoi obiettivi è grande.”
Giuseppe:
“Le sensazioni nel pre-gara sono molto
simili tra loro. Ho lavorato tanto prima e arrivo sicuro che farò meglio della
gara precedente. Si parte, pronti, via, gola secca e si tira, affanno, sto
andando bene, dove avevo tutta questa forza, ca… non ce la faccio a chiuderla
così forte, sto rallentando, porca vacca, orologio, tempo medio ok, quanto
manca all’acqua, si tira ancora, quanto manca all’arrivo? Ok posso accelerare,
dai è fatta, eccolo lì l’arrivo, dai accelera, ok è fatta! Dopo l’arrivo
puntualmente mi ricordo di non aver fermato l’orologio e dico porca vacca devo
aspettare le foto per vedere il tempo effettivo e di quanto ho migliorato.
Martedì si ricomincia.”
Nelle
gare di ultramaratone bisogna trovare un equilibrio tra mente, cuore e corpo
per far sì che si proceda senza troppe pretese né troppa scarsa fiducia in sé
né con demotivazione, importante è essere motivati, avere una elevata
consapevolezza, una forte fiducia in sé ma non troppa e una resilienza
sufficiente. Il mondo degli ultrarunner è fatto di tante sfide, tante fatiche
ma quando arrivi a compiere l’impresa che ti sei prefissato sei al massimo
della gioia, contentezza, soddisfazione.
Vito:
“Gli infortuni, sono dietro l'angolo. Si
cerca di gestirsi, prevenire ma ahimè l'enfasi della gara, o la voglia di
migliorare e quindi spingersi verso i propri limiti può portare a infortunarsi.”
Giuseppe:
“Bisogna stare attenti a non farsi male,
altrimenti poi non riesco ad allenarmi e non riesco a migliorare.”
Lo
sport ti mette sempre davanti a scelte di gare e di allenamenti; lo sport ti fa
incontrare momenti belli e momenti brutti, buone prestazioni e pessime
prestazioni, comunque si impara sempre da una parte ad accettare quello che c’è
in quel momento e dall’altra parte a prepararsi nel miglior modo possibile
prevedendo le variabili più diverse. Si mette in conto tutto, si cerca di
giocare di anticipo e di prevenire eventuali infortuni, ma se arrivano pazienza
si affrontano anche quelli senza fretta ma con attenzione e con tanta cura di
sé, tanta autoprotezione e anche tante coccole per compensare fatica e
stanchezza di allenamenti e gare.
Vito:
“Stanchezza (spesso data dal lavoro) e il
caldo (spesso ci si allena nei ritagli di tempo e quindi anche nelle ore meno
opportune).”
Giuseppe:
“La mia testa non mi fa fare prestazioni
ottimali, a Rapone sono partito troppo forte e le gambe non hanno retto.”
Al
ritorno da gare di ultramaratone si porta a casa sempre qualcosa, ricche e
intense esperienze, insegnamenti, conoscenze di sé stessi e degli altri.
Cosa ti fa continuare a fare sport?
Vito: “Corro per poter mangiare. Non riesco a immaginare una
vita senza lo sport. Mi piace quello che provo. Mi fa sentire vivo.”
Giuseppe:
“Il raggiungimento degli obiettivi mi fa
andare avanti. Quanta strada ho fatto e posso farne tanta ancora.”
Nella
vita dell’atleta ci sono tante storie, tanti aneddoti, tante curiosità e tante
persone che gravitano attorno all’atleta dagli amici che condividono mattinate
e giornate di allenamenti e gare, atleti più esperti e allenatori che
consigliano, alla famiglia che comprende la passione dell’atleta e a volte
segue l’atleta per supportarlo e per condividere i momenti pre e post gara.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?
Vito:
“Crisi? Mi sono allontanato da tutti, e ho
cercato di capire cosa non andava, dovevo schiarire le idee. Sconfitte? Non
sono mai arrivato primo, e non ho il fisico per farlo. Ciò nonostante, provo a
fare meglio e ogni volta a ogni traguardo so di aver fatto bene. Per me la
sconfitta è non provarci. Credermi non all'altezza. Se ci provo, e arrivo alla
fine, ho vinto. Infortuni? Voltaren, fisioterapista, osteopata e anche una
benedizione. Ma cerco sempre di accorciare i tempi. Mi alleno comunque, magari
cambio attività sportiva, ma cerco di non fermarmi.”
Giuseppe:
“Bisogna cercare sempre l’aspetto positivo,
se è andata male al massimo è valso da allenamento e di solito anche se è
andata male la gara è il migliore allenamento che uno possa fare perché si dà
il massimo.”
Sono
tanti i benefici dello sport che diventa molto utile per i ragazzi per
distrarli dal mondo virtuali e dargli un’opportunità di sperimentarsi e
mettersi in gioco per confrontarsi con gli altri e apprendere sempre
dall’esperienza viva.
Vito:
“Quello che dico alle mie figlie. Il tuo
unico avversario lo vedi ogni mattina al tuo specchio. Lo sport non ha colore,
bandiera e non è violento. Lo sport è una cosa semplice. Lo sport è gioia.”
Giuseppe:
“Con tutti i dispositivi informatici che ci
sono ora i ragazzi hanno pochi stimoli e socializzano meno rispetto a noi. Lo
sport è libertà, uscire dal display e mettersi alla prova costantemente,
sfidarsi con gli amici, fare le ripetute, dispensare consigli anche a chi ne sa
più di noi. Perché non provarci? E poi ti fai due polpacci!”
Un messaggio per sconsigliare l'uso del doping?
Vito: “Meglio ultimi che dopati.”
Giuseppe:
“So che tra le controindicazioni c’è il
rischio di impotenza, solo per questo non lo prenderei mai. Lo sport più bello
è sotto le lenzuola.”
Sono
tanti i motivi per sconsigliare l’uso del doping sia etici che sanitari, perché
ammalarsi di doping e rischiare patologie e limitazioni per ingannare prima se
stessi e poi gli altri.
Familiari e amici cosa dicono circa il tuo sport?
Vito:
“La famiglia quando può mi segue nelle mie
'avventure'. I miei amici mi chiedono e spesso si congratulano. Con alcuni ci
alleniamo insieme.”
Giuseppe:
“Mia moglie ogni tanto mi dice: chi te lo fa
fare? Me lo fa fare la mia testa. Sto crescendo, andiamo avanti!”
Nella
mente dell’atleta ci sono sempre numeri riferiti a chilometri di allenamento e
di gara e numeri relativi di tempi a chilometro o di tempi di personal best.
Ritieni utile lo psicologo dello sport? Per quali aspetti e
in quali fasi?
Vito:
“Durante gli infortuni, o quando manchi un
obiettivo sì. Il morale ti arriva sotto i piedi. Se non hai una 'testa' forte
ti fai sopraffare dallo sconforto. E un aiuto sarebbe utile.”
Giuseppe:
“L’attività sportiva è condizionata dalla
testa. La testa dirige tutta la macchina, quindi serve qualcuno che ci aiuti a
superare la fatica, serve qualcuno nell’infortunio, serve qualcuno nella
sconfitta, perché nelle vittorie si lavora facile, quando si cade invece
bisogna rialzarsi il prima possibile e riprendere a correre e non sempre da soli
ci si riesce.”
Come
nella vita quotidiana anche nello sport è importante avere delle figure di
riferimento sia per prevenire eventuali difficoltà, crisi, disagi; sia per
sostenere, supportare, consigliare l’atleta.
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica?
Vito:
“Che posso fare ciò che credevo impossibile.”
Giuseppe:
“Ho scoperto che posso correre anche più
veloce degli altri e posso correre per davvero, non sono più jogger ma sono un
runner!”
A
volte basta prendere una decisione e il resto viene da solo, a volte decidi di
mettere le scarpe e uscire a correre e poi scopri un mondo ricco di sensazioni,
emozioni, benessere.
Riesci a immaginare una vita senza lo sport?
Vito:
“Assolutamente no.”
Giuseppe:
“Non ci ho mai pensato ad una vita senza
sport. Ho lasciato per tanti troppi anni e che peccato! Ora sarei un top!”
Vito: “Sì, alla fine di ogni maratona che ho portato a termine.
Ero fiero di me stesso.”
Giuseppe:
“Mi sento campione ogni volta che supero i
miei limiti. Ogni volta che batto il ‘PB’.”
Un'intervista a
Vito è riportata nel libro Cosa spinge le
persone a fare sport?, edito da Aracne
Editrice 2020
Il libro riporta alcune interviste fatte ad atleti di
diverse discipline sportive e indaga sulle motivazioni che spingono le persone
a fare sport. Non solo la performance, ma anche la voglia di mettersi in gioco,
di mantenersi in forma, di rincorrere il benessere psicofisico, emotivo e
relazionale. Una spinta motivazionale dettata da cuore, testa e corpo per
provare a non mollare e per migliorarsi.
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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