lunedì 30 novembre 2020

Gianmarco Sforna, calcio: Fallire è il miglior modo di imparare

 In 4 anni sono passato dal rimpiazzo del mister al titolare fisso 

Lo sport insegna a vincere e a perdere, insegna a rialzarsi sempre, a riprovare di nuovo in modo diverso, ad allenarsi duramente per raggiungere obiettivi, per superare prove. 

Di seguito approfondiamo la conoscenza di Gianmarco, della Polisportiva Quadraro Cinecittà, attraverso risposte ad alcune mie domande.

Qual è stato il tuo percorso nello sport? “Ho prima fatto un'esperienza nel mondo delle arti marziali facendo due anni di Karate, poi per 7 anni ho intrapreso una carriera calcistica”. 

Come hai scelto la tua squadra? “Ero in cerca di una scuola calcio da dove poter iniziare. Solo che le società sportive, che frequentavano i miei amici, chiedevano quote di iscrizione esorbitanti. Mio padre vide un volantino sulla bacheca dell'oratorio del quartiere, dove veniva offerta l'iscrizione ai nuovi atleti. Inoltre poco dopo constatammo che era anche a 5 minuti di macchina da casa, quindi la decisione fu quasi automatica”.  

Come ti sei trovato? Mi trovai a mio agio. Ebbi la fortuna di incontrare una società con un'etica di educazione volta all'inseguimento dei valori dello sport, e non alla continua e ossessiva ricerca della vittoria e della prestazione. Per un principiante, saper di poter sbagliare liberamente, senza pressioni, è molto rassicurante”.  

Cosa ti ha trasmesso? La lezione più importante ricevuta da questa società, è che: non c'è vittoria senza sport. Potrebbe sembrare una frase senza senso, ma il punto è che non si entra in campo per i 3 punti o prevalere sull'altro. Sì, l'obbiettivo di vincere è sacrosanto, ma se perseguire quest'ultimo significa: non rispettare l'arbitro, fare contrasti volti ad infortunare un giocatore o non collaborare con i compagni di squadra per un becero individualismo, vanificano e sviliscono il tutto. Il nostro Presidente ci diceva sempre: ‘La Quadraro Cinecittà, con 0 ammoniti in rosa, vince sempre. Anche quando perde’”.


Interessante testimonianza di uno sport che ognuno vorrebbe, sia atleti che genitori ma anche avversari. Uno sport pulito e onesto teso a confrontarsi senza aggressione ma con voglia di essere superiori e migliori non a tutti i costi per dimostrare a sé stessi che si è lavorato bene con buone intenzioni per cercare di raggiungere traguardi difficili ma non impossibili e continuare a cercare di trasformare sogni in realtà. 

Nello sport cosa e chi contribuisce al benessere e/o performance? “Nello sport l'ambiente di allenamento, il fattore psicologico individuale e/o di squadra credo sia più importante quanto una dieta o una serie di esercizi”. 

 

Sono tanti gli elementi che contribuiscono a sperimentare benessere nello sport e a cercare di essere vincenti a livello individuale o di squadra. Prima di tutto ci vuole un allenamento costante e una forte determinazione inoltre bisogna curare l’alimentazione ed è importantissimo l’aspetto mentale che comprende la consapevolezza di chi si è e cosa si vuol fare, la fiducia in sé stessi la cosiddetta autoefficacia e la resilienza per superare sempre crisi e difficoltà senza demoralizzarsi ma con rinnovato entusiasmo ed energie disponibili. 

Un'esperienza che ti può dare la convinzione che ce la puoi fare? “La vittoria dovuta in seguito a una buona performance è l'esperienza che dona consapevolezza delle proprie capacità”. 


Le vittorie contribuiscono a tenere alta la motivazione e a continuare a credere in  stessi anche in periodi di demotivazione. 

Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva? “Tutti mi hanno sempre sostenuto e seguito nei miei percorsi sportivi”.  


L’atleta necessita di essere sostenuto, compreso, supportato, soprattutto da familiari e amici stretti. 

Quali capacità, risorse, caratteristiche possiedi nel tuo sport? “Il mio sport si concilia molto con l'attitudine della mia professione ideale. Prendere decisioni sotto pressione, gestire più dinamiche contemporaneamente e molto lavoro di squadra”. 


Il calcio, praticato serenamente e con passione, è un vero addestramento alla vita, al gioco di squadra che sia calcio, familiare o lavorativo. 

Che significa per te praticare attività fisica? Scaricare stress e tensioni provocate dalla vita quotidiana”. 


È importante avere a disposizione un passatempo come uno sport per svagarsi, scaricarsi, evadere dalla routine quotidiana familiare o lavorativa, per elaborare pensieri, situazioni e problemi. 

Quali sensazioni sperimenti facendo sport e in quali circostanze? “Lo sport, se praticato bene, insegna con un match o una gara tutto ciò che di solito si impara in una vita. Valori e principi sono all'ordine del giorno nello sport”.  

 

In effetti lo sport accelera i processi di apprendimento perché si tratta di partecipare a una vita pratica fatta di obiettivi, duro lavoro, cercare di ottenere risultati, superare  stessi e gli altri, superare crisi e difficoltà, aver fiducia e andare avanti senza mollare. 

A cosa devi prestare attenzione nel tuo sport? Quali sono le difficoltà e i rischi? “Infortuni fisici come in tutti gli sport. Ma quelli più tediosi sono quelli psicologici. Dove spesso ci si trova a cadere in trappole poste da avversari che trovano favore nella scorrettezza, rendendo tutto vano. Scardinando valori e principi dalle intenzioni e le azioni svolte durante la gara”. 

 

Lo sport insegna a essere forti fisicamente e anche di testa, non cedere a scorciatoie, tentazioni per ottenere risultati in modo falsato e altro, bisogna impegnarsi e persistere nello sforzo e nella voglia di ottenere risultai prestigiosi.

Quali condizioni ti ostacolano nella pratica dello sport? “L'ostacolo più difficile da oltrepassare è se stessi. Allenare la mente a cercare sempre di migliorare è fondamentale nell'ottenimento della costanza, che è a sua volta fondamentale per l'ottenimento dei propri obiettivi”.  


Bisogna alleare corpo e mente per lavorare insieme, fidarsi l’un l’altro e andare avanti insieme nel prendersi ciò che si vuole. 

Ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? Per quali aspetti e fasi? “Lo ritengo non utile, ma necessario. Soprattutto nella risoluzione e analisi di spogliatoio che possono compromettere la performance degli atleti”.  

L'evento sportivo dove hai sperimentato le emozioni più belle? “Finale di un torneo estivo. Affrontavamo una squadra di categoria superiore alla nostra. La gara si è svolta a suon di colpi duri e ben assestati, ma senza malizia. Pura grinta agonistica. Gara bloccata sullo 0-0, messa a rischio da qualche tiro dalla distanza da entrambi i lati ma niente di più. Secondo tempo. Punizione per noi, cross nel mucchio. Mi libero dell'avversario e con un colpo di testa la posiziono all'incrocio dei pali. Genitori in delirio, io affossato dalla squadra e mio padre dalla panchina (dirigente accompagnatore) mi applaudiva orgoglioso. La partita finì 1-0, fui decisivo”. 

 

C’è tanto dietro una partita di calcio a iniziare da ciò che si respira negli spogliatoi, alle aspettative dei giocatori che possono avere ottime intenzioni e carica giusta per affrontare l’intera partita dove bisogna mettere in campo le migliori occasioni di riuscita centrando un pallone tra i pali nonostante la bravura del portiere e quando un giocatore riesce ad andare a segno significa che ha avuto la giusta intuizione, attenzione, concentrazione, preparazione atletica frutto di un periodo di allenamento con allenatori che hanno saputo trasmettere insegnamenti tattici e tecnici. 

Cosa ti ha insegnato e trasmesso l'allenatore? “L'allenatore, Carlo Vanni, in linea con la società, mi ha insegnato ad ambire e a farmi prendere consapevolezza delle mie capacità. Riuscì a prendere un gruppo che giocava per lo più per divertirsi e a trasformarlo in una squadra competitiva e in grado di poter vincere un campionato. La consapevolezza acquisita sul campo, la ritrovai poi nella vita quotidiana e mi permise di raggiungere obbiettivi molto importanti”. 

Quale è stata la tua situazione sportiva più difficile? “I primi anni non ero molto bravo. La panchina era la mia seconda casa. Una volta mi fecero entrare al posto del portiere, presi un gol dopo l'altro. Mi sentii così umiliato da pensare di non voler continuare”. 

Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Con la costanza. I momenti difficili si superano affrontandoli e subendo colpi. Ho imparato che fallire è il miglior modo di imparare. In 4 anni sono passato dal rimpiazzo del mister, al titolare fisso. Gli ultimo 3 fui davvero protagonista”. 

 

Bisogna saper aspettare e accettare la situazione attuale che non sarà per sempre se uno ci crede e si impegna cercando di migliorare e di distinguersi facendo sempre meglio. 

Un messaggio per avvicinare i ragazzi allo sport? “Lo sport se affrontato con lo spirito giusto, può darvi più di quanto voi abbiate dato a lui”.  

Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica? “Che sono davvero in grado di essere il migliore”.  


Bisogna stare alle decisioni degli allenatori, bisogna aspettare il momento propizio, bisogna fare la gavetta prima di diventare campioni, ma poi ogni sofferenza non sarà stata vana ma parte di un percorso importante e indispensabile per sentirsi n campione. 

Hai un riferimento? Ti ispiri a qualcuno? “La mia attitudine sportiva si è sempre ispirata alla mia bandiera, Francesco Totti. Ultimamente però la mia performance è alimentata dall'immagine di Kobe Bryant”. 

Una parola o una frase che ti aiuta a crederci e impegnarti? “Quando ricorderemo tutto questo, avremo le lacrime agli occhi, perché siamo stati felici”.  

Quanto credi in te stesso? “Abbastanza da motivarmi, non troppo da penalizzarmi”. 

 

Psicologo, Psicoterapeuta 

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