Mai
pedalato così tanto a lungo senza mai scendere dalla sella
Ha avuto luogo la staffetta Resia – Rosolina
che prevedeva la percorrenza di 433km lungo il fiume Adige con partenza il 10
settembre 2021 ore 04.00.
La squadra “Team Senza Paura Roma”,
organizzata dal presidente dell’Atletica La Sbarra, Andrea Di Somma ha
partecipato per la seconda volta consecutiva, puntando a fare prima di tutto
una bellissima esperienza di sport di gruppo e poi cercare di essere
competitivi.
Il Team Senza Paura Roma ha vinto su tutti in
32h08’30” precedendo Vicenza Marathon 32h17’40” e Lauf Club Pfeffersberg 33h12’40”.
Di seguito l’esperienza di Federica (ASD
Atletica La Sbarra), una ciclista del gruppo, attraverso risposte ad alcune mie
domande.
Ti
aspettavi di vincere la staffetta Resia Rosolina? Le foto e i racconti dei miei
compagni testimoniano che la Resia-Rosolina Relay io non l’ho corsa, ma l’ho
percorsa per buona parte in sella alla mia bici, al ritmo dettato dai miei
compagni. Per questo motivo non mi permetto di dire che ho vinto la staffetta,
visto che il vero impegno fisico e il sudore l’hanno versato gli altri,
tuttavia so che il mio contributo è stato apprezzato e si è rivelato utile per
la conquista della vittoria.
Federica
Gallo ha fatto parte della spedizione da Roma in quel di Resia e poi verso
Rosolina per circa 433km e mentre i 10 componenti della squadra mista si
alternavano a correre le loro frazioni, lei li seguiva in bici attenta al
percorso e a eventuali esigenze da parte loro, pronta a incitarli, osservarli,
essere lì per ognuno di loro e per l’intera squadra. È
risultato molto utile, apprezzato e determinato il supporto delle due cicliste,
di seguito alcune dichiarazioni degli atleti: Lo Cascio Dorotea: Alla
vittoria penso abbia contribuito tutto il team gli accompagnatori e le
accompagnatrici con la bici che ci hanno supportato molto soprattutto la notte
che era tutto poco illuminato.
Carlo Del Prete: Per
me la difficoltà maggiore è stata il dover correre di notte perché non lo avevo
mai fatto e soprattutto all’interno di un bosco dove la visibilità è pressoché
nulla. In questi frangenti sono state fondamentali le nostre cicliste che ci
hanno accompagnato per tutto il percorso.
Peppa
Randazzo:
per fortuna questa
volta avevamo degli angeli ad accompagnarci in bici!
Fabio
Giancarli:
Serena che non ha potuto correre ma insieme a Federica, guide preziose, che con
il loro costante contributo ci hanno accompagnato lungo tutto il percorso in
bici.
Andrea
Di Somma: due
accompagnatrici in bici che hanno seguito la squadra per 32 frazioni su 40:
Federica Gallo in particolare si è fatta tutta la notte pedalando, guidando gli
atleti, illuminando loro la via e garantendo un livello di sicurezza generale
superiore di cui tutti abbiamo beneficiato. Federica ha percorso in bici oltre
300 km. Le ultime 14 tappe, da Verona a Rosolina, hanno rivisto con noi in bici
anche Serena Natolini (atleta della nazionale di ultra maratona) che,
impossibilitata a correre, non solo non ha abbandonato la squadra ma si è messa
a disposizione con la massima umiltà fornendo anche consigli preziosi ai
ragazzi e alle ragazze che ormai si apprestavano a correre le ultime frazioni
con le poche energie e risorse rimaste.
Fabrizio
Spadaro: Serena
e Federica fondamentali in bici. Raffaele
Mastrolorenzo: La
vittoria è merito dei 10 atleti che hanno corso da protagonisti indiscussi, e
con ritmi molto più forti di quelli ipotizzati alla vigilia, i 433 km che
separano Resia da Rosolina. La vittoria è merito delle nostre due bikers che
hanno accompagnato gli atleti, sia di giorno che di notte, tenendoli lontani da
tutti gli imprevisti e le insidie del percorso. La vittoria è merito dei nostri
due impeccabili drivers nonché geniali menti della spedizione trentina, i quali
hanno coordinato e gestito in modo efficace l’intera ciurma portandola alla
vittoria.
Criticità, difficoltà, rischi? Criticità
sbocciavano quotidianamente prima della partenza da Roma tanto da farci
tentennare fino all’ultimo: la squadra, composta da elementi appartenenti a
diverse ASD, con abitudini, esigenze e aspettative ben diverse gli uni dagli
altri, non era coesa, eppure dopo la partenza dalla capitale, con il
trascorrere delle ore il gruppo ha iniziato a compattarsi, ognuno ha ritagliato
il proprio ruolo e ha dispiegato le proprie energie a servizio della squadra.
Lo spirito di gruppo nato
dall’obiettivo comune, e prim’ancora dalla condivisione di momenti allegri, di
tensione, di stanchezza, dalla condivisione degli spazi, del cibo e altri
oggetti, ha permesso di affrontare anche le nuove difficoltà incontrate durante
la gara, come ad esempio qualche bivio non ben segnalato, una torcia che non si
accendeva, un piede infortunato, un cambio turno improvvisato, i colpi di
calore quando ormai tutti avevano superato il loro 30° km di corsa, per non
parlare della stanchezza che ha iniziato a prevalere passate le prime 20 ore di
gara.
Trattasi
di una gara di gruppo differente dal solito, fuori dalla zona di confort,
adattandosi l’un l’altro e cercando di andare avanti nel portare a termine
l’impresa, una grande sfida con un ottimo risultato vincente.
Cosa e chi ha contribuito alla
vittoria? Tutti. Tutti i frazionisti del team “Senza
Paura EMSCV” hanno speso tutte le energie necessarie per far avanzare la
squadra fino al traguardo vittoriosa, e ognuno di loro ha contribuito in modo unico. C’è chi ha messo più concentrazione, chi più forza, chi più resistenza, chi allegria, chi determinazione, chi tattica, chi pazienza, chi esperienza, chi coraggio e chi grinta: è stato bello vedere questo mix dar vita all’impresa!.
Al loro servizio ci sono stati altri
elementi chiave, fra cui il primo è Andrea Di Somma, coordinatore della
squadra. Lui ha costantemente monitorato le tappe, i tempi, le medie e ha
sapientemente ricalibrato i turni per ottimizzare le risorse di ognuno. Dopo il
primo quarto di gara il suo arrivo sul posto ha donato un nuovo respiro alla squadra.
Poi ci siamo state noi, io e Serena
Natolini, definite “le cicliste”, che abbiamo vegliato sui frazionisti per
garantire loro luce, acqua, certezza del tracciato da percorrere e un po’ più
di sicurezza, oltre che qualche chiacchiera di compagnia e incoraggiamento.
Ognuno
si è speso per il gruppo in base alle proprie caratteristiche, risorse,
capacità per ottenere la massima prestazione e cioè una vittoria che valeva
anche il riscatto dalla spedizione dell’anno precedente.
Cosa pensano familiari, amici,
colleghi di questa vittoria? Sono stati contenti
nel vederci soddisfatti, ma credo che per molti di loro rimaniamo dei pazzi.
Tutt’è
bene quello che finisce bene anche se inizialmente ci sono tanti dubbi, tante
critiche, tanti progetti da portare avanti e fare incastrare tante variabili e
tante persone diverse anche tra loro.Un episodio curioso, divertente,
triste, bizzarro in questa staffetta? Ogni elemento della
compagnia è stato protagonista di un momento che ci ha fatto ridere anche nei
giorni a seguire.
L’episodio che però penso sia stato
il più bizzarro e divertente di tutti, è uno che purtroppo ho appreso solo dai
racconti dei miei compagni, perché in quel momento stavo vivendo un momento
altrettanto particolare sul camper: la frazione fuori programma di Vincenzo,
sin dalla partenza da Sega di Cavaion dove si trovava in abiti civili alle 5:30
del mattino, fino al suo urlo di incitazione all’arrivo in piazza a Bussolengo,
poco dopo le 6 del mattino, con i pantaloni già usati di un runner di una
squadra avversaria.
A differenza di tutti gli altri, io
ho trascorso gran parte del tempo con un solo compagno al mio fianco, quindi
devo aver perso molti attimi emozionanti del gruppo, una cosa che però ricordo
bene, è che ogni checkpoint, dove i frazionisti si davano il cambio, era come
una festa: grida di incitamento per chi arrivava e per chi partiva, tanti
sorrisi e mani alzate.
32
ore di fatica, di festa, di sorrisi, di eventi bizzarri e inaspettati, di
distrazione, di resilienza che alla fine hanno portato alla vittoria e quindi
restano bei ricorsi con sensazioni ed emozioni intense.
Quali tue capacità, risorse,
caratteristiche sono state determinanti? Quando Andrea prima
della partenza mi aveva indicato di accompagnare in bici la squadra per almeno
7 frazioni notturne, ho subito pensato che non ce l’avrei fatta: mai pedalato
così tanto a lungo senza mai scendere dalla sella, né tantomeno al buio.
Comunque non mi sono persa d’animo, e prima di partire mi sono munita di tutto
l’occorrente per affrontare la notte: torce abbastanza potenti, power bank per
ricaricare le torce in corsa, mappe, guanti e coperture varie per non patire il freddo della notte, oltre che qualche snack e tanta acqua.
Ho iniziato ad accompagnare Peppa
alle 20:30 di venerdì un po’ scettica su quanto avrei resistito, considerando
che la notte prima della gara avevo dormito solo 3 ore ed ero in piedi
dall’alba, ma poi mi sono tranquillizzata e man mano che passavano le tappe ho
capito che riuscivo a vincere il sonno e potevo impegnarmi a lungo
nell’illuminare il percorso, monitorandolo sulla mappa virtuale e cercando di
evitare che i miei compagni dovessero interrompere il loro ritmo nei vari
attraversamenti degli incroci.
Così sono riuscita a stare in sella
oltre i 100 km per 8 ore, fino le 4:30 del mattino, quando ho chiesto una breve
pausa, per poter sciogliere il corpo, prima di ripartire con le tappe
dell’alba.
Federica
si è rivelata essere una grande ciclista coraggiosa, resistente e resiliente,
oramai è abituata a stare in bici e l’ho vista con piacere anche durante la maratona
di Roma a incitarmi e dandomi coraggio.
La rifaresti l’anno prossimo? Sì,
vorrei viverla correndo.
Credo
che oramai sarà una costante annuale, io l’ho fatta l’anno scorso, quest’anno
non ho potuto, e vediamo se riesco il prossimo anno.
Cosa hai scoperto di te stessa nello
sport di squadra?
In confronto ad altre persone mi
definisco poco social, e riesco a godermi il tempo che trascorro sola, ma mi
rendo anche conto che è un piacere poter condividere un interesse comune e dei
momenti di confronto con una squadra: in quelle occasioni riescono a emergere
energie nascoste.
Si
possono scegliere alcuni momenti, ore, giorni da trascorrere in gruppo se si è
stimolati e interessati.
Una parola o una frase che ti rimane
dopo questa impresa?
Il motto della squadra ormai è noto, di
parole ne abbiamo scambiate tante, difficile sintetizzare un’impresa simile in
una frase. Credo però di poter sostenere che per tutti noi della squadra questa
“Resia-Rosolina” sia stato sinonimo di felicità.
In
effetti dai racconti e dalle foto restano i momenti di felicità, urla, sorrisi,
aggregazioni piacevoli, buona compagnia. Possiamo dire che nonostante tutto lo
sport rende felici.
Prossimi obiettivi? Ne
avrei tanti che addirittura penso siano troppi. Prima di tutto vorrei lasciare
gli infortuni alle spalle e riuscire a correre una gara senza il rischio di
trovarmi di nuovo ferma causa dolori, poi perché no… una staffetta di qualsiasi
genere (cross, pista, strada).
Psicologo,
Psicoterapeuta
Nessun commento:
Posta un commento