Je pense que l’homme est fait
pour relever des challenges
Matteo Simone
380-4337230
- 21163@tiscali.it
Julien Chorier (Hoka One One) prima del 2006 era un ciclista di livello nazionale, ha vinto le seguenti gare di ultratrail:
2007 Tour des Glaciers de la Vanoise (FRA) 72km
e Courmayeur-Champex-Chamonix 86,5km; Le Grand Raid de la Réunion (FRA) 148km
2009 e 2011; 2010 Andorra Ultra Trail - Ultra mític 112km; 2011 Hardrock
Hundred Endurance Run (USA) 100mi; 2012 Ultra-Trail
Mount Fuji (UTMF) (JPN) 156km e Zugspitz Ultratrail (GER) 100km; 2013 Andorra
Ultra Trail - Ronda dels Cims 184km; 2014 Madeira Island Ultra Trail 115 km
(POR) 115km; 2019 Trail Verbier St Bernard - X-Alpine (SUI) 111km e Tchimbé
Raid de la Martinique (FRA) 103km.
Ha scritto una
guida per l’alleanmento degli ultratrail insieme a Eric Lacroix Guide d'entraînement à l'ultra-trail :
L’exemple : le Grand Raid, Edizione Francese, 23 gen. 2013.
Di seguito approfondiamo la conoscenza
di Julien
(Ultra-runner
- Conférencier - Team Manager) attraverso risposte ad alcune mie domande di alcuni anni fa.
Come
definisci gli ultramaratoneta? Si tratta di persone che corrono distanze superiori alla maratona. Nel
caso dell'ultratrail un'altra dimensione è il terreno che si trova fuori strada
e principalmente su sentieri.
Che
cosa significa per te essere ultramaratoneta? Si tratta solo di essere in grado di
affrontare un'ultramaratona. Sapere come prepararsi a gestire il ritmo, la
dieta e l'idratazione durante diverse ore di gara.
L’ultramaratoneta oltre a correre per
tanto tempo distanze superiori alle maratone deve sapere gestire anche tanti
altri aspetti quali quello nutrizionale, l’attenzione nel percorso che si
segue, l’attenzione nei confronti di se stesso, monitorare se stesso, i segnali
del proprio corpo, fame, sete. Capire il clima e prevedere eventuali difficoltà
o crisi lungo i percorsi di gara che a volte durano tantissime ore.
Qual
è stato il tuo percorso nello sport? Ho iniziato a fare sport relativamente tardi, a 20 anni. Ho praticato
il ciclismo come amatore dai 20 ai 26 anni e immediatamente dopo ho iniziato a
correre le ultratrail. La mia prima, il Saintélyon nel 2006.
Cosa
ti motiva a essere ultramaratoneta? Prima di tutto, si tratta di una sfida contro se stessi. Spesso la
scoperta del paesaggio, di una nuova cultura.
L’ultramaratoneta è una persona che ama
le sfide, vuole vedere cosa è capace di fare, preparandosi accuratamente e
scegliendo gare sempre più sfidanti e difficili.
Hai
mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?
Per il momento, mi fa molto piacere praticare
questa disciplina per considerare di interromperla.
Hai
mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere Ultrarunner?
Non ho mai avuto un grave infortunio che
mi abbia fatto pensare di fermarmi. Al termine di alcune gare ci sono voluti 1 o 2 mesi di recupero perché tutto
tornasse a posto e poter prendere in considerazione una nuova gara.
Cosa
ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta?
Il piacere di scoprire nuove gare,
paesaggi, persone in giro per il mondo ma anche la sfida sportiva.
Hai
sperimentato il limite nelle tue gare? Sì, ho raggiunto i miei limiti, con il sonno, il caldo o gli infortuni.
Ciò a volte ha comportato un abbandono o una prestazione peggiore.
Quali
meccanismi psicologici ritieni possano aiutare a partecipare a gare estreme?
È fondamentale aver pianificato,
immaginare il maggior numero di pericoli che possono verificarsi durante la
corsa e sapere come affrontarli.
E’ importante per ogni gara difficile,
sapersi organizzare, capire come allenarsi, di cosa si può aver bisogno per non
incorrere in imprevisti durante la gara.
Qual
è stata la gara più estrema o più difficile? Penso sia stata l'Hardrock in Colorado che
combina un dislivello molto ripido a una distanza di 100 miglia ad altitudini
molto elevate (tra 2300 e 4400 m, media a 3000 m).
Julien ha corso tre volte la Hardrock
Hundred Endurance Run (USA) 100mi trail, l’ha vinta nel 2011 in 25h17’00”, nel
2014 è arrivato 2° in 25h07’00” dopo Kilian Jornet Burgada e nel 2021 è
arrivato 4° in 25h56’57”, i primi tre sono stati: Francois Dhaene 21h45’50”, Dylan Bowman 22’45’50”
e Ryan Smith 23h24’29”.
Quale
gara estrema pensi di non riuscire a portare a termine?
Penso che tutto dovrebbe essere
affrontato con grande umiltà. Anche quella che sembra la più semplice può
trasformarsi in calvario dopo un avvio troppo veloce, problemi di cibo,
idratazione o condizioni meteorologiche particolarmente avverse.
In gare estreme come gli ultratrail non
bisogna sottovalutare niente, è importante essere focalizzati e non distrarsi
troppo, seguire il percorso con attenzione.
C'è
una gara estrema che non faresti mai? Mai dire mai. Ma ce ne sono così tante che voglio fare, alcune verranno
dopo.
Cosa
ti motiva a spostare sempre di più i tuoi limiti fisici?
Penso che l’uomo sia fatto per affrontare
le sfide e questo ci spinge sempre un po' oltre.
Famiglia
e amici cosa dicono della tua partecipazione a gare estreme?
La mia famiglia ha seguito con passione
il mio sviluppo in questo sport. All'inizio c'erano alcune preoccupazioni sul
rischio di infortunio ma nel tempo ho dimostrato che non è così. In seguito,
sono sempre stato sostenuto e supportato dalla mia famiglia, questo è
fondamentale per avere successo in uno sport così impegnativo.
E’ importante avere una famiglia che
comprende la passione e la motivazione e sostiene e supporta anche se si mette
in contro u po’ di apprensione dovuta all’estrema fatica e ai pericoli che ci
possono essere in gare ad alta quota con clima avverso.
Cosa
significa per te partecipare a una gara estrema?
Si tratta di una gara in cui si
trascorrono una ventina d’ore di fatica in un ambiente molto vario.
Vuoi
raccontare un aneddoto? Non c'è spazio qui. Ne parlo molto sul mio sito.
E’ possibile approfondire la conoscenza
di Julien attraverso il suo sito web: https://julienchorier.com/
Come
è cambiata la tua vita familiare e lavorativa?
Devi cercare costantemente di
destreggiarti tra i 3, questa è davvero la chiave del successo. Coinvolgo molto
la mia famiglia nei miei progetti quindi cerco di condividere i viaggi con loro
di tanto in tanto. Per lavoro sono un ingegnere e ho creato la mia società di
consulenza, lavoro con diversi brand per aiutarli nel loro sviluppo e
comunicazione.
Se la passione e la motivazione sono
alte ci si può organizzare per fare le cose bene cercando di trovare un sano
equilibrio tra passione, lavoro e famiglia.
Se
potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti?
Stessa cosa, faccio della mia vita quello
che voglio che sia. Non voglio voltarmi un giorno e dire a me stesso se avrei
potuto... lo faccio e quindi non ho rimpianti.
Usi
farmaci, integratori? Perché? Gli unici integratori che uso sono vitamine e ferro perché lo sport ad
alte dosi consuma molto e mi sono trovato più volte in carenza.
Hai
un sogno? Sì, continuare
a fare quello che faccio per altri 50 anni per poter continuare la mia
esplorazione del nostro bellissimo pianeta.
Matteo SIMONE
Psicologo,
Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
Julien Chorier, trail: Je pense que l’homme est fait pour relever des challenges
Penso
che l’uomo sia fatto per affrontare le sfide
Matteo Simone
380-4337230
- 21163@tiscali.it
Vous pouvez définir ultramarathonien ? Il s’agit de
personnes qui vont courir des distances supérieures au Marathon. Dans le cas de
l’ultratrail une autre dimension est le terrain qui se situe en dehors des
routes et principalement sur des chemins.
Qu'est-ce que cela signifie pour vous d'être ultramarathonien ?
Il s’agit tout simplement d’être capable d’aborder un
ultramarathon. Savoir se préparer à gérer son allure, son alimentation et son
hydratation sur plusieurs heures de course.
Quelle a été votre chemin pour devenir un ultra-marathonien? Je suis venu au
sport assez tard, à 20 ans. J’ai pratiqué le cyclisme comme amateur de 20 à 26
ans t me suis tout de suite mis à courir des ultratrails. Mon premier, la
Saintélyon en 2006.
Qu'est-ce qui vous motive à être ultramarathonien? Il s’agit premièrement
à chaque fois d’un défi contre sois même. Souvent de la découverte de paysage
d’une culture nouvelle.
Avez-vous déjà pensé à cesser d'être ultramarathonien? Pour l’instant,
je prends trop de plaisir dans cette discipline pour envisager la stopper.
Avez-vous déjà risqué pour les blessures ou autres
problèmes cesser d'être ultramarathonien? Je n’ai jamais
eu de grosses blessures qui m’ont fait envisager un arrêt. A la sortie de certaines
courses, il a fallu 1 ou 2 mois de récupération pour que tout se remette en
place et que je puisse envisager une nouvelle course.
Qu'est-ce qui vous pousse à continuer à être
ultramarathonien? Le plaisir de découvrir de nouvelles
courses, paysages, personnes à travers le monde mais aussi le défi sportif.
Avez-vous vécu l'expérience de la limite dans vos
courses? Oui, il m’est arrivé d’atteindre des
limites, avec le sommeil, la chaleur ou des blessures. Cela s’est des fois
traduit par un abandon de la cours ou une performance moindre.
Quels sont les mécanismes psychologiques vous vous
sentez aidera à participer à des courses extrêmes? Il est
primordial d’avoir prévu, imaginer le plus grand nombre d’aléas qui peuvent
arriver pendant la cours e et savoir comment y faire face.
Quelle a été votre race plus extrême ou plus
difficile? Il s’agit je pense de la Hardrock dans le Colorado
qui allie un très fort dénivelé à une distance de 100 miles le tout à de très
hautes altitudes (entre 2300 et 4400 m, moyenne à 3000m).
Quelle est une course extrême que vous pensez que nous
ne pouvons pas toujours être en mesure de la terminer? Je pense que
toute doivent être abordées avec beaucoup d’humilité. Même celle qui paraît la
plus simple peut se transformer en calcaire suite à départ trop rapide, des
problèmes d’alimentation, d’hydratation ou une météo particulièrement
capricieuse.
Il ya une course extrême que vous ne feriez jamais? Il ne faut
jamais dire jamais. Mais il y en a tellement que j’ai envi de faire, que certaines
arriveront plus tard.
Qu'est-ce qui vous motive à déplacer de plus en plus
de ses limites physiques? Je pense que l’homme est fait pour relever
des challenges et cela nous pousse toujours un peu pus loin.
Qu'est-ce que votre famille et vos amis de votre
participation à une course extrême? Ma famille a suivi mon évolution dans ce
sport avec passion. Au début il y a eu quelques interrogations sur les risques
de blessures mais avec le temps j’ai démontré que cela n’était pas le cas.
Ensuite, j’ai toujours était soutenu et supporté par ma famille, cela est
indispensable pour la réussite dans un sport si exigeant.
Qu'est-ce que cela
signifie pour vous de participer à une course extrême? Il s’agit d’une course
sur laquelle on va passer une vingtaine d’heure d’effort dans un environnement
très varié.
Vous voulez raconter une histoire? Il n’y a pas la
place ici. J’en ai raconté plein sur mon site web.
Comment votre vie de famille, travailler? Il faut essayer
en permanence de jongler avec les 3, il s’agit vraiment de la clef de la réussite.
J’implique énormément ma famille dans mes projets et j’essaie donc de leur
faire partager des voyages de temps en temps. Pour le travail, je suis
ingénieur et j’ai créé ma société de conseil, je travaille avec différentes marques
pour les aider dans leur développement, communication.
Si vous pouviez revenir en arrière que feriez-vous où
souhaitez-vous faire? La même chose, je fais de ma vie ce que je
veux qu’elle soit. Je ne veux pas me retourner un jour et me dire si j’avais
pu… Je fais et je n’ai donc aucun regret.
Est-ce que vous utilisez des médicaments, des
suppléments? Pourquoi? Les seuls compléments que j’utilise sont des
vitamines et du fer car le sport à haute dose consomme énormément et je me suis
retrouvé plusieurs fois en carences.
Avez-vous un rêve? Oui, continuer
à faire ce que je fais pendant encore 50 ans pour pourvoir poursuivre mon
exploration de notre belle planète.
Matteo SIMONE
Psicologo,
Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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