lunedì 13 settembre 2021

Una breve sintesi “ULTRAMARATONETI E GARE ESTREME”

 Un libro di MATTEO SIMONE
con l’Introduzione di Riccardo Zerbetto e Sonia De Leonardis
 

Chi sono gli ultramaratoneti? Cosa motiva questi atleti? Quali meccanismi psicologici consentono loro di affrontare gare estreme? Cosa li spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?

Questi i quesiti che si è posto l’autore Matteo Simone (Psicologo Militare, Psicoterapeuta della Gestalt e Atleta) per stendere questo libro in pubblicazione a luglio 2016 con Prospettiva Editrice.
Lo sport è da sempre considerato una modalità educativa e di formazione, oltre che di mantenimento della propria salute e del proprio benessere, ma in questo libro si và oltre, si parla di ultramaratone e di gare estreme, estreme per lunghezza kilometrica, per condizioni fisiche-naturalistiche e metereologiche nelle quali si affrontano i percorsi, per le richieste fisiche e mentali poste al corpo da questi atleti.  
Il testo consente di calarsi nella realtà di queste persone, gli ultramaratoneti,  grazie all’esperienza diretta dell’autore - è un libro scritto da un atleta - e grazie al contributo di centinaia di atleti intervistati che hanno condiviso le loro esperienze di gara ed i loro vissuti pre - durante – e post - gara.
All’inizio del libro si parla della corsa e della corsa di lunga distanza, attraverso il racconto di persone comuni e di atleti professionisti si arriva alla maratona e poi all’ultramaratona. Seguono l’ultratrail e le gare estreme, dove i professionisti la fanno da padroni. Infine alcuni capitoli in cui l’autore tratteggia le competenze, le abilità e i talenti che emergono dal racconto degli atleti per concludere con un capitolo sugli aspetti psicologici nel mondo dello sport. 
Il testo è come una miniera in cui nei racconti si trovano gemme preziose sparse lungo le pagine scritte in uno suo stile narrativo, punteggiate dalle domande e dalle risposte alle interviste. In primo piano è il vissuto esperienziale di questi atleti,  le loro problematiche, le loro convinzioni, le loro paure, le loro caratteristiche, le loro esperienze di vita e i loro successi. Vi sono i racconti di amanti della corsa e di atleti professionisti. Vi sono i racconti di atleti che ‘migrano’ da altre discipline, per i più svariati motivi, scoprendo che l’ultramaratona è ciò che fa per loro.
Queste persone iniziano a correre, e, poi, proseguono, nel loro costante tentativo di approssimare l’archetipo dei miti che in loro rivive manifestandosi attraverso la loro attualizzazione. In una ricerca continua che segue ancora la famosa ingiunzione ‘conosci te stesso’, che tutt’ora, dopo tanti secoli, attraversa ancora le menti ed i corpi degli uomini.  
E il corpo di questi atleti è in figura, costantemente: lo sono le sensazioni, l’alimentazione, il ciclo sonno-veglia, gli allenamenti, le emozioni e i pensieri. L’esperienza è sempre intensa e sempre nuova, mai identica a se stessa, in ognuna di queste gare, di queste sfide, lette nella prospettiva della vita quotidiana ‘normale’ come ‘impossibili’, dove queste persone sfidano i propri limiti, li toccano, e li superano. Poiché spostare i propri limiti ha a che fare non con la sofferenza ma con la liberazione del sé, come sostiene la terapia della Gestalt (Perls, Hefferline, Goodman, 1951).
Nella corsa e nelle ultramaratone il viaggio oltre che esterno è soprattutto interno, nel piacere di sentirsi, di sentire il proprio corpo e le proprie sensazioni, emozioni, i propri pensieri, il viaggio è dentro se stessi, e consente di incontrarsi in eventi passati antichi che tornano presenti, attraverso il movimento, e tornano per essere accolti nel qui e ora, per tornare a far parte a pieno titolo della vita e dell’essenza della persona. 

Scrive Matteo Simone: “Più cerchi di scoprire se riesci, e più ti conosci, e più sei te stesso, questa è la bellezza di avvicinarsi al limite, con attenzione e gradualità”.  

 

Questi atleti imparano ad ascoltare e a riconoscere tutti i messaggi del proprio corpo, divenendo consapevoli dei limiti e di quanto ancora si possono spingere oltre o, al contrario, quanto è importante  fermarsi per un po’, pena infortuni rovinosi. Spesso chi sceglie di essere ultramaratoneta e di partecipare a gare estreme sembra non abbia limiti, vuole andare avanti, vuole cercare competizioni sempre più dure, difficili, e solo l’infortunio, l’incidente, un malessere grave può fermarli.                      
Quindi smette per motivi di salute, per logorio, per l’impossibilità a continuare. Ma si smette a malincuore, si vorrebbe continuare a sentirsi invincibili, imbattibili, supereroi, infiniti, quasi immortali, moderni eroi eco di antichi miti.
Dalle rispose alle interviste emerge che gli infortuni si mettono in conto e che si è disposti a fermarsi un po’, oppure a rallentare i ritmi. Spesso, tuttavia, la passione si ripresenta prepotente, l’ultramaratona più che uno sport estremo, è un lungo viaggio, come quello di Ulisse: finché non si giunge a Itaca, non ci si può fermare anche se si è incontrato Polifemo o la bella Circe. Mossi ormai da quello che per loro diviene ‘IL bisogno emergente’, da un qualcosa che, iniziato stando sullo sfondo balza in figura, costantemente, nella loro vita quotidiana, mettendo in discussione anche le relazioni interpersonali, familiari e amicali. 
L’organismo umano è un micro cosmo che tende all’ ‘autoregolazione organismica’ (Perls, 1973), per approfondirne la conoscenza e per conoscersi oltre a psicologi, medici e psicoterapeuti è fondamentale il contributo del diretto interessato, la responsabilità dello sportivo e dell’atleta: mettersi in gioco è la condizione per conoscere se stessi.
E allora mantenere la propria curiosità, provare, sperimentare, cadere, rialzarsi, imparare, non essere limitati nelle cose che si fanno, stare a vedere che succede, sono le forze in campo.
A chi non corre e chiede perché lo si fa, Matteo Simone risponde sempre nello stesso modo: “…e perché tu non lo fai?”. Come scrive l’autore qualcuno considera queste persone ‘matte da legare’, ‘suicide’ o ‘masochiste’; ma per loro l’essenza della vita è sperimentare le proprie capacità personali, misurarsi con l’impossibile, l’incerto, sfide continue per conoscere se stessi, per entrare dentro se stessi e fare un viaggio interiore alla ricerca di se stessi e delle proprie possibilità, capacità di affrontare e ritornare sempre, quando si casca, a rialzarsi.
Un libro affascinante che avvicina alle motivazioni di queste persone, che tratteggia le loro strutture caratteriali e i loro enneatipi, un testo che permette di avvicinarsi a questo tipo di discipline considerate estreme e impossibili, attraverso una sorta di curriculum vitae esperienziale di chi pratica questo Sport.
  Poiché come ci ricorda la psicoterapia della Gestalt è nell’esperienza che risiede la conoscenza. 

              

               Sonia De Leonardis 
                   Coach, Psicologa del Lavoro e delle Organizzazioni, terapeuta EMDR

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