Sotto le 8h30’ era l'obiettivo per
il quale noi donne eravamo lì
Sabato 11 settembre 2021 ha avuto luogo
la 100 km di Winschoten in Olanda e l’Italia ha ben figurato con il poker
femminile formato da Francesca Bravi (7h43’45”), Federica Moroni (7h47’53”),
Denise Tappatà (7h54’08”) e Lorena Brusamento (8h12’19”), arrivate al traguardo
prima di tutte le altre avversarie. Settima donna Francesca Rimonda (8h15’50”) preceduta da Hinke
Schokker (8h13’21”) e Lian Stadhouders (8h14’16”). La vittoria assoluta è stata di Marco
Menegardi, già tre volte campione italiano (2017, 2019 e 2021), con crono
eccezionale di 6h37’09”, ben al di sotto le 7 ore, ha preceduto Iulian Filipov
(6h41’07”) e Piet Wiersma (6h49’47”), a
seguire Massimo Giacopuzzi (6h57’48”), Silvano Beatrici (7h06’58”), Filippo
Bovanini (7h21’17”), Gabriele Turroni (7h21’56”), Martino Angelo Marzari
(7h35’11”) e Giorgio Calcaterra 7h42'46".
Di seguito le impressioni di Francesca (A.S.D.
Vigonechecorre) attraverso risposte ad alcune mie domande.
Ti
aspettavi la prestazione al di sotto le 8 ore e mezza?
No, assolutamente. Era l'obiettivo per il
quale noi donne eravamo lì, perché è il minimo richiesto dalla federazione per
le gare internazionali. Ma lo vedevo come irraggiungibile.
Ottimo risultato per Francesca che ha
centrato il suo obiettivo di essere convocata per le prossime competizioni
internazionali in gare di ultramaratona di 100km.
Da
quando ci stai lavorando? Mi è stato detto che sarei potuta andare in Olanda, su un percorso
molto veloce, subito dopo i Campionati Italiani di Imola, a fine maggio.
Purtroppo però in quell'occasione, alla mia prima esperienza in una
gara/allenamento sopra i 42km, mi sono seriamente infortunata e ho ripreso ad
allenarmi solo a inizio luglio. Anche per i tempi ristretti mi sembrava
impossibile riuscirci.
La
tua gara più estrema o più difficile? Imola. 40km con il ginocchio dolorante. Non lo rifarei. La salute viene
prima, sempre. Ma stavo bene come energie, avrei potuto correre ancora bene.
Purtroppo mi sono infortunata seriamente a entrambe le ginocchia e quelle
ultime ore mi sono trascinata. Dopo ho dovuto stare ferma 5 settimane e
curarmi. Ho imparato la lezione!
Sembra esserci arrivata quasi per caso
Francesca a questo eccellente e brillante risultato, ma si può intuire che
dietro c’è la “stoffa” per esprimersi ancora meglio, c’è il talento e la
predisposizione alla fatica, c’è la voglia di mettersi in gioco e apprendere
dall’esperienza.
Anche se la prima esperienza a Imola è
andata male a causa dell’infortunio, ma comunque ha portato a casa il titolo
italiano categoria W35 concludendo in 8h57’53”, comunque è servita per capire
quanto valeva, cosa poteva fare; è servita per capire in che consiste una gara
di ultramaratona, com’è la sofferenza diversa da quella intensa del mezzofondo,
come si attraversano, affrontano, gestiscono le crisi e chi può essere d’aiuto
per non mollare.
La 100km è una gara lunga e può capitare che già al 30°
km arrivino i dubbi, criticità perplessità e crisi e allora se si è alle prime
esperienze è facile mollare e bisogna affidarsi a qualcun altro più esperto che
può incoraggiare, sostenere, fare compagnia per qualche chilometro in modo che
ritornano le energie fisiche e mentali e soprattutto la fiducia nel portarla al
termine con l’intenzione di riprovarci con una preparazione più adeguata e
mirata come sembra abbia fatto Francesca centrando l’obiettivo.
Cosa
hai deciso di mettere da parte per focalizzarti?
In realtà nulla! Al primo posto nella mia
vita ci saranno sempre i miei figli! Vedono da sempre la mamma che corre, per
loro è normale vedermi uscire con 35 gradi o sotto il diluvio. Ma cerco di
togliere pochissimo tempo a loro, infatti corro principalmente in pausa pranzo,
tranne ovviamente per le gare, in cui cerco di ottimizzare i tempi, magari con
un lungo riscaldamento o continuando a correre fino al momento della
premiazione.
Ottime consapevolezze quelle di
Francesca a non trascurare i propri figli e a cercare di allineare tutto,
passioni e contesti, familiari e sportivi, una grande passione e motivazione
nello sport riuscendo a eccellere ritagliano ogni momento e ogni pausa per
allenarsi.
Continuerai
a limare il personal best? Come? Sono appena atterrata e l'idea di correre di nuovo 100km non mi ispira
tanto! Come ha detto Monica Casiraghi, per migliorare sui 100km, bisogna
migliorare sulla maratona. Magari inizierò da lì, dato che ho abbandonato le
gare di mezzofondo da poco per le lunghe distanze e ho corso solo 3 maratone!
Le ultramaratone di 100km sono belle,
sfidanti ma molto impegnative, a volte possono lasciare il segno, possono
usurare e consumare, e sarebbe bene ogni tanto dedicarsi a distanze minori come
suggeriscono i più esperti tra i quali la primatista italiana Monica Casiraghi
capace di correre la 100km in 7h28’ nel 2003 e lo dice anche Marco Menegardi
rispondendo ad alcune mie domande dopo la vittoria, affermando che ora si
dedicherà alle maratone: “Adesso devo
aumentare la potenza del motore focalizzando meglio sulla maratona per essere
poi più competitivo sulla 100 km”.
Andresti
in Puglia in occasione della 50km del Gargano del 26 settembre?
No, non andrò. Ho bisogno di recuperare.
La tentazione di strafare nei momenti di euforia è tanta, ma a volte i
chilometri "riposati" servono di più di quelli corsi. Devo rispettare
il mio corpo e i miei limiti.
Come
hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?
Pensando che il mio corpo mi mandava dei
segnali e dovevo rispettarli. Io mi spremo parecchio e le mie gambine fanno
tante cose bellissime. Se a volte non riescono, devo essere lucida e
accettarlo. I chilometri non corsi a volte sono più utili di quelli corsi. Sicuramente
ci sto male se sono infortunata, ma uso il tempo per fare altro che altrimenti
trascuro o se posso nuoto ad esempio. E imparare a reinventarsi e reagire è
utilissimo in gara.
Questa di Francesca è una bella
dichiarazione, un grande insegnamento soprattutto per tanti amatori, il riposo
diventa un grande allenamento, quindi per gli allenatori di ultramaratone il
consiglio è di prescrivere ripetute di chilometri di riposo, soprattutto dopo
una prestazione dove si da tutto per centrare l’obiettivo ambizioso di poter
indossare la maglia azzurra.
Prossimi
obiettivi individuali e di squadra? Faccio fatica ora a pensare ai prossimi appuntamenti. Non mi aspettavo
questa prestazione! Devo elaborare un po' tutto il mio ultimo percorso per
capire come programmare i prossimi mesi. Devo capire soprattutto se abbandonare
completamente il mezzofondo o continuare a dedicarmi principalmente a distanze
brevi.
In effetti più si è competitivi, più si
ottengono risultati, più c’è euforia e si vorrebbe partecipare a tante gare di
diverse distanze, ma nella vita come nello sport bisogna fare delle scelte
mirate, non si può essere ingordi e nemmeno si possono mischiare le cose, ci
vorrebbe sempre qualcuno che consiglia, sostiene, supporta, ma qualcuno esperto
che sia presente che voglia bene l’atleta, che fa l’interesse dell’atleta e non
solo i proprio interesse.
Credo che l’idea di non abbandonare del
tutto il mezzofondo sia una buona idea, perché è ora il tempo per queste
distanze, più si va avanti e più si perde elasticità e potenza e aumenta la
resistenza fisica e mentale utilissima per le ultra ma d’altro canto è anche
vero che insistendo ora sulle ultramaratone Francesca potrebbe scendere ben al
di sotto le 8 ore, quindi il suo dubbio e quesito è reale, direi: senti te
stessa, respira, sorridi, decidi serena.
Cosa
ti rimane della gara: odori, suoni, immagini, storie, parole, frasi?
Il tifo!! Tutto il paese era lungo il
percorso a urlare il mio nome scritto sul pettorale. Neanche quando ha iniziato
a piovere le persone hanno smesso di incitarmi. E poi passavo praticamente
tutto il giro nell'attesa di vedere Monica con la tuta della nazionale e il mio
miele in mano. La vedevo sbucare in fondo alla curva con il mio miele in mano e
a ogni giro mi emozionavo.
Questo sembra essere un risultato sia
di Francesca che di Monica e dell’intero movimento italiano che è cresciuto
grazie ai tecnici, coordinatori come Paolo Bravi e Monica Casiraghi, e la IUTA
presieduta da Gregorio Zucchinali che sono attenti agli atleti e agli
organizzatori di gare per permettere a tutti di esprimersi e ai più talentuosi
di provare, sperimentarsi, maturare, crescere come atleti e come persone,
organizzando stage e seminari.
Qual
è stato il tuo percorso sportivo? Ho iniziato a correre nel 1998, in terza media. Facevo gli 80m
ostacoli!
Partivo male dai blocchi e sono passata ai 300metri. Ho gradualmente
allungato la distanza fino ai 1500m. Ho corso i cross, la corsa in montagna, i
vertical, in pista soprattutto! Solo recentemente, dopo più di 20 anni di
atletica, ho corso le prime gare sopra i 10km. Le prime volte mi sentivo orgogliosa di essere riuscita a correre per
così tanto tempo senza fermarmi! Ci sono voluti tanti mesi prima di arrivare a
correre ininterrottamente per un'ora!
Un grande percorso di crescita sportiva
per Francesca fin dalle scuole medie superando ostacoli fisici e mentali e
crescendo come numero di chilometri, come età, come responsabilità, ottenendo
risultati prestigiosi ma restando sempre con i piedi per terra.
Come
sei cambiata attraverso lo sport? Lo sport è lo specchio della vita. Si fatica, non sempre le cose vanno
come si avrebbe voluto, bisogna reinventarsi e ripartire ogni giorno.
Affrontare tante difficoltà rende forti e credo che nel mio risultato in Olanda
ci siano molte sofferenze vissute quotidianamente. Ho conosciuto altri atleti e
tutti avevano una forte motivazione: in quei 100km in realtà ognuno porta un
pezzo di vita.
Lo sport è fatica, superare ostacoli,
incontrare se stessi e altri, e come dice Francesca nelle ultramaratone di
100km c’è anche tempo per scambiare parole per condividere chilometri ma anche
dolori, sofferenza sportiva e personale, si fatica insieme, si suda insieme, si
soffre insieme, ognuno può essere utile per l’altro, si stringo amicizie.
Nello
sport chi e cosa contribuiscono al tuo benessere e/o performance?
I miei figli mi insegnano tanto ogni
giorno. A volte scherzando penso "se ho partorito, posso resistere alla
fatica di una gara"! Non ho un allenatore o un tecnico che mi segue. Mi
alleno come posso e quando riesco e quindi faticherei a seguire un
programma. Sono comunque un po'
"orso", amo correre da sola e non in gruppo. Quello è un momento solo
mio, l'unico della giornata in cui sono solo Francesca, non mamma, figlia,
lavoratrice, amica. Solo io. E mi incito tanto da sola. Ogni allenamento è un
viaggio mentale infinito!
La
gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle? La mia vittoria più bella è stata
al cross del Campaccio. Però poi ripenso all'emozione quando da cadetta ho
vinto il criterium di cross, o a quella gara dove ho stretto i denti e fatto
una super volata, la prima mezza maratona che non finiva mai, la prima maratona
dove mi sono seduta lungo il marciapiede al 27km perché non avevo più voglia di
correre, le 5 vittorie ai Giochi Europei nel 2019, l'oro ai campionati europei
master a Madeira… In tante gare ho provato emozioni uniche. In realtà non so
quale è la più bella. A Winschoten ho urlato tantissimo negli ultimi 200m e
vedevo le persone che, sentendomi, si emozionavano. È stato qualcosa che non
dimenticherò mai. Perché forse in realtà, le emozioni più belle non coincidono
con una vittoria in una classifica ma quando battiamo i nostri limiti.
Ricchissima, performante, emozionate
l’esperienza e la carriera sportiva di Francesca, una numero 1, tante vittorie
in campo internazionale in diverse età e categorie, sempre in gioco anche ora
con intenzioni di peak performance.
Nel 2020, Ai Campionati Europei Master
non stadia a Funchal, nell'isola di Madeira in Portogallo ha conquistato l'oro
della mezza maratona nella categoria W35 con il tempo di 1h34:31, classificandosi
sesta assoluta.
Cosa
pensano familiari e amici della tua attività sportiva?
I miei genitori non sono sportivi e hanno
sempre visto lo sport come tempo sottratto allo studio o al riposo. Sono anni
che sento la frase "ma quando ti riposi"? Quindi tendo a stringere
amicizie soprattutto nell'atletica perché mi sento capita. A Winschoten si è
creato un gruppo molto unito e affiatato: nonostante fossimo diversi, avere un
grande sogno in comune ci ha unito tantissimo.
Lo sport permette di faticare insieme,
di condividere obiettivi sfidanti, difficili ma non impossibili, far squadra e
rete aiutandosi l’un l’altro.
Cosa
hai scoperto di te stessa praticando sport? Che l'impossibile non esiste. Sono la
dimostrazione che una persona normalissima, senza nessun talento innato o doti
particolari, se crede fortemente in qualcosa può ottenerlo. Ci vuole tanto
tempo, ma poi qualcosa di bello arriva. Quando mi chiedono "hai
vinto?" come se fosse l'unica cosa che conta, penso che sono fortunata a
non aver vinto tante volte. Bisogna mangiare tanta polvere per avere lo stimolo
a fare meglio e bisogna essere bravi a perdere se si vuole imparare a vincere.
Spesso le sconfitte sono state delle fortune. In quel momento ero delusa e
soffrivo ma se sono cocciuta e non mollo è perché non mi accontento.
Un
tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport?
Non pensate che se non siete vincenti non
valete. Molti giovani che correvano con me hanno smesso quando hanno incontrato
le prime sconfitte.
Sembra retorica, ma il primo è uno solo. Non sempre è
davvero il più forte. Bisogna credere in se stessi e fare ciò che rende felici,
non ciò che dà finta gloria. Io sono contenta se corro. In Olanda non ho vinto,
eppure sono arrivata urlando di gioia. Noi scegliamo cosa ci rende felici, non
una classifica.
Bella testimonianza sul valore delle
sconfitte che bisogna attraversare per essere vincenti, comunque mi sa che Francesca
ha doti e talento da esprimere in atletica al meglio delle sue possibilità ancora
per diversi anni.
Hai
sperimentato l'esperienza del limite nelle tue gare?
Forse in allenamento! Quante volte l'ho
finito "sulle ginocchia"! Soprattutto nella categorie giovanili, dove
partivo sempre come una bomba e poi scoppiavo! In gara uso di più la testa, poi
con l'età e l'esperienza ho imparato a dosare le energie e capire che la gara
finisce dopo il traguardo, neanche un centimetro prima.
In effetti la gara è più di testa che di
fisico, bisogna sapersi monitorare per capirsi e conoscersi bene per capire
cosa si può fare e come, in quale momento cambiare ritmo o accelerare,
osservando se stessi, il contesto e gli altri.
Quali
sensazioni sperimenti facendo sport (allenamento, pre-gara, gara, post gara?
Io reputo gare solo 4/5 competizioni
all'anno. In quelle do l'anima e prima sono molto tesa. Tutte le altre sono
ottimi allenamenti, quindi partecipo rilassata e scherzo in partenza e durante.
In quelle che contano sono concentrata già dai giorni prima. E dopo... sono
cotta per una settimana! Tante volte le gambe stanno bene ma mi sento senza
energie perché come dico io "ho rischiato tutto il barattolo".
In effetti non si può essere tesi e
tirare ogni domenica, bisogna sapersi gestire nel tempo per durare al lungo e
focalizzarsi per le più importanti gare per esprimersi al meglio centrando mete
e obiettivi nazionali e internazionali.
Ritieni
utile lo psicologo nello sport? Per quali aspetti e fasi?
Siiiiiii! La mia compagna di camera, Elisa,
è stata fondamentale ad esempio, anche Monica Casiraghi mi ha sprotata
tantissimo. Sicuramente serve correre, ma se la testa dice basta, le gambe di
fermano. Il corpo è importante come la testa, non di più. Sicuramente lavorare
sull'autostima mi servirebbe. In gara ho pensato spesso "non c'è la faccio
più" ma intanto correvo e allora pensavo "basta con questi pensieri,
vedi che in realtà ce la fai ancora?" E ho finito!
Sogni
realizzati e da realizzare? Come ti vedi a 50 anni?
Sogno di continuare a vivere lo sport con
questo entusiasmo, perché il giorno in cui al posto di darmi serenità sarà
ansia e preoccupazione posso appendere le scarpette al chiodo. Il mio sogno
vero? Non lo dico, per scaramanzia! Poi non si avvera e invece io voglio
andarmelo a prendere!
Non bisogna mai smettere di sognare
nella vita e nello sport, organizzarsi per percorrere piani e programmi, strade
e percorsi che portano a trasformare sogni in realtà, lavorando sull’autoconsapevolezza,
sull’autoefficacie sulla resilienza,
superando crisi e difficoltà.
Una
frase o parola che ti aiuta nelle difficoltà? In realtà no. Però mi piace ascoltare le
esperienze degli altri e trarne degli insegnamenti. Magari anche come esempi da
non seguire. Vedo persone allenarsi troppo e rendere poco in gara, ad esempio. In
Olanda ho avuto modo di parlare tanto con Monica Casiraghi. Si è definita
"un cagnaccio", ecco forse in gara vorrei la sua grinta, che ancora
adesso trasmette in ogni racconto.
Monica Casiraghi ha vinto tre edizioni
della “100km del Passatore” Firenze-Faenza (2001-2003-2004). Bronzo ai mondiali
100km 2001 di Cleder (FRA) 7h39’42”, bronzo ai mondiali 100km 2002 di Torhout
(BEL) 7:40:00 h. Il 19.04.2003 stabilisce il record italiano 7:28:00 h,
classificandosi al 2° posto alla 100km di Chernogolovka (RUS). Il 16.11.2003
vince il titolo di Campionessa mondiale 100 km di Taipei.
Psicologo,
Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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