Come migliorare
la performance e spunti dal libro Triathlon e Ironman
Sabato 26 Ottobre 2019! Per te tanti consigli su come
migliorare le performance nel running
con la esperta di nutrizione Chiara Sista e lo psicologo Matteo Simone! Dalle
15 sarà inoltre possibile ritirare i pettorali per la corsa del giorno successivo!
Presentato il nuovo libro “Triathlon e ironman. La psicologia del triatleta”
Per affrontare il periodo di
preparazione atletica ci vogliono convinzione, grinta, forza e determinazione. La
cosa importante, quindi, è decidere le priorità e gli obiettivi, e impegnarsi
per il loro raggiungimento. È indispensabile fare progetti credibili a se
stessi. Bisogna sapersi monitorare nel corso del tempo, sapersi testare o farsi
testare.
La preparazione mentale è importante per
gestire eventuali periodi di infortuni o crisi per mancanza di fiducia dei
propri mezzi o per problematiche familiari o di squadra. La preparazione
mentale è importante anche nel decidere sul proprio futuro agonistico e di
benessere fisico. E’ importante farsi aiutare nelle diverse scelte o rinunce.
Di
seguito alcune testimonianza tratte dal nuovo libro
“Triathlon e ironman. La psicologia del triatleta.”
Fabio
Fioravanti: Alla soglia dei 49 anni ho
scoperto il triathlon (pag. 33)
Quali sono i fattori che hanno
contribuito al tuo benessere o alla tua performance? “I fattori che hanno contribuito al benessere e performance sono: la
passione verso tutte le attività che si svolgono nella natura ed anche le forti
motivazioni agonistiche rafforzate dalle soddisfazioni sopraggiunte.”
Lo vedevo sempre con il sorriso,
rispettoso, pronto a salutarti, a darti consigli, circondato da amici che gli
volevano bene: era un leader per loro.
Quali sono le capacità e le
caratteristiche che hai dimostrato di possedere? “Capacità e caratteristiche fisiche: senza dubbio la resistenza quale
caratteristica della mia corporatura. Risorse: le ho trovate nella continua
ricerca della giusta metodologia di allenamento. Qualità: ci pensa sempre madre
natura, ma le ho curate e valorizzate come meglio ho creduto e potuto fare.”
Non basta il talento per diventare
campione, ma occorre sviluppare un’elevata autoconsapevolezza dei propri mezzi
e limiti, e diventare uno “scienziato” dello sport, comprendere come e cosa
fare per tendere all’eccellenza, alla progressione verso la performance. Fabio
dimostra di possedere tutto ciò, così come dimostra di essere forte e
resiliente, non lo hanno fermato continui infortuni, ha solo dovuto cambiare
qualcosa, al limite anche provare altri sport dove, impegnandosi e mettendocela
tutta, passione, impegno, determinazione, egli è risultato comunque
protagonista e performante.
Yi-ol
Cort: Sono entrata nel mondo del
triathlon e me ne sono innamorata (pag. 41)
A cosa devi prestare attenzione nella
tua disciplina? “A mio parere conta
l’alimentazione, il riposo, l’umore, la preparazione, l’allenamento. Stare
concentrati e con obiettivi precisi renderà tutto raggiungibile. Tutto è
fondamentale in tutti i momenti giorno per giorno.”
Tanti sono gli aspetti da curare per
fare sport sperimentando benessere e anche performance: allenamento fisico,
alimentazione adeguata e appropriata, serenità, riposi, massaggi, coccole.
Raffaella:
Lo sport mi fa stare bene, è un
antidepressivo (pag.
43)
Chi ha contribuito al tuo benessere o
performance? “I miei vari allenatori.”
Eh, certamente, per praticare tanti
sport diversi è necessario avere a disposizione un allenatore che ti segua nel
particolare sport, che curi le tua abilità richieste per quella determinata
disciplina sportiva, che ti permette di sperimentare sia benessere che
performance, che sappia quali sono i carichi di lavori necessari e gli
opportuni tempi di recupero, quindi affidarsi ogni volta a un nuovo allenatore
o anche a più allenatori in contemporanea, quando si tratta di sport come il
triathlon: nuoto, bici, corsa, per allenare ogni disciplina nel miglior modo
possibile.
Vitta
Simone: Ho tagliato traguardi che non
avrei pensato di poter raggiungere (pag. 57)
Quali fattori hanno contribuito al tuo
benessere o performance? “Il gruppo di
ragazzi con cui mi alleno è l’unica cosa a cui non potrei rinunciare, sono uno
sprone continuo sia durante gli allenamenti, che in ogni altro momento della
giornata.”
Lo sport diventa un’occasione per stare
con gli amici, per condividere una passione, per giocare assieme, per scontrarsi,
per fare bene da solo e in gruppo.
Nello sport, chi ha contribuito al tuo
benessere o performance? “Il mio
allenatore ha sicuramente i meriti della mia Performance, e la squadra quelli
del mio Benessere.”
Attraverso lo sport, Vitta riesce a
sperimentare sia la performance che il benessere, e questo è importante per
continuare a fare uno sport salutare.
Ritieni utile la figura dello psicologo
dello sport? “Ritengo utile un approccio
psicologico da parte di uno psicologo vero e proprio o di un allenatore
sportivo, se in grado, perché la testa ha una importanza sempre maggiore sia
negli allenamenti che nelle gare sportive di tutti i livelli.”
Una buona percentuale del benessere e
della performance nell’attività sportiva è dovuta all’allenamento mentale:
saper programmare gli obiettivi, saper affrontare le vittorie e gestire gli
infortuni, costruire un buon clima tra atleti e nelle squadre.
Daniel
Fontana: La gara della vita quando ho vinto il mio
primo ironman (pag.71)
Quali sono le condizioni che ti hanno
indotto a fare una prestazione non ottimale? “Errori nella preparazione, mancato recupero degli allenamenti,
overtraining o aspettative sbagliate.”
E’ importante un lavoro di goal setting per decidere e programmare
bene e con attenzione l’obiettivo gara da raggiungere, e così prepararla nel miglior
modo possibile.
Martina
Dogana: Ironman Nizza, vittoria che ha dato una
svolta alla mia carriera (pag. 82)
Martina è riuscita a portare avanti gli
studi, laureandosi in Lingue Straniere e Letterature Straniere all’Università
di Verona, con il massimo dei voti. Martina ora lavora come istruttrice FITri e
FIN, seguendo bambini, ragazzi e adulti.
Martina Dogana è una delle migliori
triatlete italiane. Nel 2008, Martina vince l’Ironman a Nizza e partecipa alla
finale mondiale delle Hawaii, in Kona-Kailua, chiudendo al 15º posto. Challenge
Venice2016 (full distance): 2a classificata con il personal best 9h04’42”.
Qual è stata la gara della tua vita,
dove hai sperimentato le emozioni più belle? “Ce ne sono tante, ma sicuramente quando ho vinto l’Ironman di Nizza,
una vittoria che ha dato una svolta alla mia carriera e un senso a tanti anni
di allenamenti. Inoltre, è stata la gara praticamente perfetta: la prestazione
è stata ottimale grazie la gestione dello sforzo, delle emozioni e
dell’integrazione.”
Nell’ironman deve andare tutto alla
perfezione, si deve conciliare ogni cosa: il giusto sforzo, l’integrazione
ottimale, un buon periodo di preparazione, bisogna trovare la “chimica” vincente,
un buon equilibrio corpo, testa, cuore, si deve incastrare tutto.
Quali sono le condizioni che ti hanno
indotto a fare una prestazione non ottimale? “Mi è capitato di gareggiare in condizione fisiche non perfette (residui
di bronchite asmatica o di influenze intestinali). Soffro tanto il caldo o il
freddo estremi, ma ho anche imparato a gestirmi in condizioni del genere.”
Sono le situazioni difficili che fanno
emergere il carattere, fanno crescere, e ti formano come persona e come atleta.
Gian Luca Di Nunzio: Il triathlon è una condizione mentale (pag. 99)
Quali condizioni ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale? “Il triathlon è anzitutto una condizione mentale. Il ‘non ce la faccio, adesso mi fermo’ è sempre in agguato. Io sono entrato nell’ottica del piacere. Non mi costringe nessuno. In una sola occasione ho interrotto una gara a causa di un allenamento sbagliato o, più specificatamente, a causa di un ‘sovrallenamento’ (il cosiddetto ‘overtraining’): sono arrivato alla gara stanco e scarico, dunque demotivato. Ma si tratta di un caso isolato che, anche se negativo, costituisce comunque esperienza.”
Cosa e quali persone contribuiscono al tuo benessere o tua performance? “Una figura importante e determinante in tal senso nella mia vita, è stata quella di un istruttore di nuoto del Centro Sportivo Esercito di Roma, che mi ha seguito e fatto partire con programmi di allenamento agonistici sin dal principio, arrivando nel giro di pochi mesi a prestazioni dignitose. In seguito ho continuato ad allenarmi con costanza e dedizione, arrivando anche a coprire distanze di 16 km di nuoto settimanali (64 km mensili). Questi risultati personali – che esulano da quelli agonistici – sono alla base della mia soddisfazione. Sono felice e gratificato.”
L’allenatore dovrebbe costruire con l’atleta un progetto di obiettivi raggiungibili, stimolanti, da rivalutare all’occasione, dare feedback adeguati; conoscere le sue potenzialità, i suoi punti di forza e di debolezza; dovrebbe spiegare le sedute di allenamento, l’importanza del gesto sportivo, il significato, raccontare aneddoti, far parte della storia sportiva dell’atleta, condividere momenti di gioia e sofferenza, di vincite e di sconfitte, essere disposto ad ammettere di aver fatto un errore, di aver preteso, di aver sottovalutato, di non aver considerato.
Franco
Varesio: Conta soprattutto la testa per le
ultramaratone e gli ironman (pag.108)
Quali condizioni ti hanno indotto a fare
una prestazione non ottimale? “Quando non
mi sento bene, preferisco sempre mollare per non rischiare, anche se
inevitabilmente poi, subito dopo, mi pento.”
Filippo
Dal Maso: Un traguardo prima si passa con la testa,
poi con le gambe (pag. 120, 122)
Quali meccanismi psicologici
contribuiscono al benessere o performance?“
Un aspetto importante per entrambi è credere in sé stessi e in quello che si
sta facendo, non avere fretta di vedere subito i risultati, altrimenti si
riceve esattamente l’effetto opposto, cadendo in una sorta di depressione
sportiva auto limitante in tutto. L’aspetto psicologico della forza interiore
lo ritengo più importante di quella esteriore. La felicità che si ottiene
subito dopo un allenamento è appagante per tutto il resto della giornata,
soprattutto se tutto è andato bene come da programma previsto.”
È importante avere fiducia in sé,
incrementare l’autoefficacia, essere veramente sicuri di quello che si vuol
fare e di come poter lo fare, sviluppare consapevolezza delle proprie
potenzialità e attitudini.
Quali sensazioni sperimenti facendo
sport (pre-gara, gara, post-gara)? “Nel
pre-gara la tensione e la famosa ansia da prestazione prevalgono su tutto. Puoi
cercare di nasconderle, ma loro ci saranno sempre. Un po’ l’esperienza le
attenua, ma non le puoi eliminare, le famose farfalle nello stomaco ci saranno
sempre.”
Matteo Villani: Ironman 70.3 di Pescara è stata la gara più impegnativa (pag. 161)
Quali sono le condizioni che ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale? “Alimentazione sbagliata pre-gara.”
Manuela
Vilaseca: Sfide e sogni mi motivano
(pag. 148)
Hai sperimentato l’esperienza del limite
nelle tue gare? “In ogni gara cerco di
spingere un po’ di più, a seconda di come mi sento, ma mi conosco così bene che
tendo a non andare oltre il limite. Se sento che le cose stanno andando male,
cambio la mia strategia per prendermi cura di me ed essere in grado di finire.
Per me, le corse non sono solo performance. A volte le cose vanno male e
dobbiamo sapere che abbiamo dei limiti. Se non sono in una buona giornata, devo
solamente rallentare il passo, recuperare quanto più possibile e condurmi verso
il traguardo. Questo è ciò che più conta per me. Non mi piace strafare in una
gara, a meno che sia l’unica alternativa che ho. Portare a termine una gara è
sempre una vittoria.”
Emerge la consapevolezza dell’importanza
del fattore mentale per spingersi oltre, per portare il fisico a sforzi
estenuanti, ma emerge anche la consapevolezza dell’ascolto del proprio corpo, della
possibilità che problemi fisici possano impedire di andare oltre.
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