La mia splendida famiglia, ogni 20
km, mi coccolava e mi incitava
Matteo Simone - 21163@tiscali.it
La 105 km del Gargano, organizzata dall’ASD Stracagnano, è stata vinta da Fabrizio Severini SM55 in 10h41’33” che ha preceduto di pochi secondi Filippo Castriotta SM50 in 10h42’21” e Cosimo Minigrassi SM50 in 10h42’30”.
Tra le donne, la vincitrice è stata
Luisa Zecchino in 12h46’22” che ha preceduto di qualche minuto Rosa Cordini 12h49’47”,
completa il podio Alessandra Liberati 13h51’41”, resta giù da podio Maria
Moramarco 15h52’30”.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Fabrizio attraverso rispose ad alcune mie domande.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Fabrizio attraverso rispose ad alcune mie domande.
Che sapore ti ha lasciato questa gara? “Emozioni indescrivibili, mi sentivo stanco ma forte, perché avevo la mia splendida famiglia che ogni 20 km mi coccolava e mi incitava, con occhioni pieni di amore nei miei confronti. Mia moglie era molto fiduciosa, la mia intenzione era combattere per la categoria, ma riuscire ad arrivare a competere per il primo posto, proprio no. Non so se la vita mi regalerà altri momenti come questi, sportivamente parlando. ”
Posso comprendere la gioia, lo stupore,
la stanchezza di Fabrizio all’arrivo al traguardo come vincitore dopo 105km di
fatica con la sua cara famiglia che lo attendeva al traguardo. La forza
dell’affetto, del tifo, del sostegno della famiglia vale più di tanti
integratori, diventa un nutrimento per l’animo, lo spirito, la mente. C’ero
anch’io in gara e h notato dei cartelli con il nome di Fabrizio, un nome che
non conoscevo e che non immaginavo potesse essere del vincitore, complimenti a
Fabrizio e a tutta la sua famiglia.
Avuto
problemi, criticità? “L’unico
problema è stata la mancanza di forza negl’ultimi km, come se dopo il sorpasso a colui che era in prima posizione,
non sapessi più cosa dovevo fare. Sapevo che ero primo, che potevo vincere per
la prima volta nel mio percorso amatoriale da ultrarunner , ma il mio corpo era
al limite. Soltanto nel rettilineo finale, quando ho visto il gonfiabile in
lontananza, era come se non avessi percorso quegli interminabili 105 km.”
Ebbene sì, Fabrizio ha avuto questa
sorpresa regalo di vedere davanti a lui l’atleta Filippo Castriotta camminare
ai lati della strada, colui che era in testa dai precedenti 60km, e pare che un
po’ sia rimasto spiazzato, forse non capiva quello che stava succedendo e a un
certo punto ha avuto la consapevolezza che poteva proseguire nella sua gara
arrivando fino al traguardo incredulo, recuperando ogni minima energia nascosta
dentro di lui, con gioia ed entusiasmo, forse ancora adesso non si rende conto
di quello che gli e’ capitato e che è riuscito a fare.
C'è un alimento particolare che hai assunto in gara? “Io ho l’abitudine di fare una ricca
colazione, prima di una gara che sia maratona o ultra, mangiando avena, frutta
secca e latte di sola. Ciò mi permette di non ingerire altro cibo per almeno
30/40 km, poi ho mangiato un paio di gelatine pre-gara, fino ad arrivare al 65 °
km, e lì mia moglie mi aveva preparato del pane morbido con parecchia bresaola.
Inizialmente avevo difficoltà nel deglutire, poi piano piano con tanta acqua
sono riuscito ad ingerire il panino. Dopodiché ad ogni incontro con la famiglia,
mangiavo pezzi di grana e bevevo bottiglie d’acqua con integratori.”
In gare di ultramaratone bisogna
nutrirsi e integrarsi a sufficienza e bisogna conoscersi bene, sapere cosa il
corpo accetta, cosa può servire.
Hai
approfondito la conoscenza di altri atleti? “Si ho avuto il piacere di fare conoscenza di atleti locali e non, e
sinceramente ho avuto subito un buon feeling con qualcuno di loro. Ho provato
del sano agonismo che ci motivava reciprocamente.”
Hai qualcosa in comune ad altri atleti? “Sinceramente non so, di sicuro che non amo le 6/12/24 ore specie in
pista, e non riesco ad entrare in quella mentalità. Mi stimola di più partire
da un punto, e raggiungere un traguardo ed arrivare in un’altra destinazione,
come il Passatore e la stessa 100 km del Gargano.”
Gli ultramaratoneti hanno in comune la
voglia di faticare, quasi gratuitamente in quanto in genere i premi non
compensano gli sforzi fatti e i risultati conseguiti, e ci sono diverse
tipologie di ultramaratoneti, quelli che amano la strada, gli amanti dei trail, quelli che corrono a circuito o
su tapis roulant, per ognuno è una grande sfida e una grande scoperta di ciò
che si può o non si può fare, ognuno si avvicina al proprio limite osando e
alzando un po’ l’asticella.
Come ti
prendi cura di te ora dopo questa gara? “Mangio e bevo tutto ciò che mi è mancato negl’ultimi tempi prima
dell’evento, ma mi stancherò presto e tornerò ai miei regimi controllati.”
Per eccellere c’è bisogno di curare
alcuni aspetti ma non per sempre ogni tanto ci si può rilassare e prendersi un
periodo di relax senza regole per ritornare a intravedere nuovi obiettivi con
rinnovato impegno.
Cosa hai raccontato a
casa, al lavoro, agli amici dopo la gara? “Tutte le fasi e le sensazioni vissute durante la lunga battaglia, e
vedendo l’interessamento del racconto, son entrato anche nei particolari. Fa enorme piacere, vedere che
anche chi non pratica sport, vedendo i video sui social del mio arrivo e le
reazioni della mia famiglia, si è altrettanto emozionato fino a rivivere quasi
le nostre stesse emozioni.”
Una gara lunghissima di decine di km e
diverse ore di fatica diventa una lunga battaglia prima di tutto con se stessi
e poi con gli altri atleti avversari per cercare di arrivare prima di tutti e
prima possibile attraversando percorsi impegnativi con clima a volte
sfavorevole.
In quali circostanze hai dimostrato l’importanza del potere della
mente? “Per dire la verità, non solo
in gara ma anche nei lunghi allenamenti duri e intensi , specie nell’estate
passata con temperature proibitive. Ciò mi ha aiutato a sopportare le stesse
condizioni trovate nella 105 km del Gargano. Ed è il superare la sofferenza che
mi rende forte.”
Non si inventa niente, per ottenere
successi in gare di endurance bisogna abituarsi alla fatica, alle condizioni
estreme, sapere a cosa si va incontro e come uscirne fuori ogni volta con
fiducia e resilienza.
Ti sei sentito
campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Sinceramente si , grazie alla partecipazione e alla sudata quanto
inaspettata vittoria alla 100 km del Gargano, un po’ campione mi sono sentito.
In particolare dopo la gara, quando ho ricevuto numerosi attestati di stima sia
telefonicamente che tramite i social da parenti, amici e conoscenti e anche dal
vivo dal pubblico di Mattinata. Anche mia moglie, che mi ha supportato in
questa avventura assieme ai miei figli e mi ha seguito durante tutta
la gara, è stata bombardata di messaggi, per avere aggiornamenti sulla mia
prestazione durante la gara: quando alla fine ha comunicato che avevo vinto, è
stato un continuo alternarsi di squilli di telefonate e di notifiche di
messaggi. Senza poi parlare del riscontro avuto al mio post, con foto e video
della vittoria su Facebook. Devo ringraziare anche tutti i miei
avversari/compagni di avventura che dopo il taglio del loro traguardo, sono
subito venuti ad abbracciarmi e
congratularsi con me. Sono emozioni fortissime.”
Fabrizio torna a casa con un bel
bottino, una vittoria inaspettate e insperata, un carico di emozioni e
sensazioni forti e quasi spiazzanti, tanti nuovi amici e contatti di vicinanza,
stima e apprezzamento, tutto ciò non ha valore economico, ecco perché gli
atleti di endurance sono disposti a faticare, per sentirsi quasi eroi, uno
sport amatoriale che permette di sentirsi campioni.
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta? “Nella mia vita, bene o male ho sempre
praticato sport, dal calcio come fanno quasi tutti i ragazzini, al judo anche agonistico,
non a grande livelli, e forse è per questo che ora sono integro e posso
cimentarmi in queste gare estreme. Poi sono tornato a giocare a calcetto fino a
45 anni, ma dopo ogni partita iniziavo a sentire dolori vari. Da lì la
decisione di smettere di giocare per non creare danni inutili al mio fisico. Solo 2 anni dopo ho avuto l’occasione di fare da
apripista ad una gara podistica, e ne sono rimasto affascinato, e così ho deciso di tentare la mia prima
gara.”
Fabrizio sembra essere un atleta esperto
di vari sport e forse lo judo gli ha insegnato a gestire oltre ai combattimenti
anche le sfide con se stesso e con altri.
Quali
fattori e persone contribuiscono nello sport al tuo benessere e/o performance?
“Per la verità nel running sono una
persona molto solitaria, evito allenamenti in gruppo, perché adoro stare con me
stesso e pensare. La corsa mi da’ benessere psicofisico per tutta la giornata
da affrontare. Capita comunque di allenarmi con qualche runner , ma non molto
spesso anche per motivi di impegni reciproci.”
La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle?
“La prima in assoluto, è stata la mia
prima 100 km del passatore che ho corso nel 2016, avevo realizzato un sogno che
solamente 5 anni prima era impensabile. Poi la 105 km del Gargano che ho
concluso da vincitore.”
La 100km è una gara non solo di fisico,
corpo, forza e resistenza ama anche di testa, dove bisogna tenere a bada
pensieri negativi, permette di elaborare strategie e avvalersi di pensieri
positivi e ricordi positivi.
La tua gara più difficile? “Indubbiamente
l’ultima, la 105 km del Gargano, caratterizzata da un percorso molto ostico con
salite lunghe e dure, e discese altrettanto impegnative, specie dopo 90 km di
gara, da percorrere con un clima piuttosto caldo.”
La 105km del Gargano sembra essere stata
programmata proprio per spiazzare gli atleti, per metterli a dura prova, per
sfinirli.
Quale tua esperienza ti può dare la convinzione che ce la puoi fare?
“Quando arrivi davanti al traguardo di una ultramaratona come la 100 km.”
Quali
sensazioni sperimenti facendo sport (allenamento, pre-gara, gara, post-gara? “La
mia prima maratona la corsi nel 2013 a 49 anni a Roma, dopo un inverno di
allenamenti intensi, durissimi per la mia poca esperienza, fatto di tabelle,
ripetute e riscontri cronometrici. Oggi corro molti km e non mi cimento più in
tabelle, ma correndo a sensazione, e
devo dire che i risultati mi stanno
dando ragione. Sono molto meticoloso nelle mie abitudini sportive, e questo
finora mi ha dato grandi soddisfazioni.”
Tutto passa, passano gli allenamenti
duri e faticosi, passano chilometri di gara da percorrere, rimane la
consapevolezza di esserci riuscito e la voglia di fare di più e meglio.
Quali sono le difficoltà e i rischi nel tuo
sport? A cosa devi prestare attenzione? “Io credo che nello sport se si dosano bene le proprie forze, ascoltando
ogni segnale del nostro corpo, non
cadendo negli eccessi di allenamenti e di ritmi, i rischi sono quasi zero. E’
chiaro che i risultati arrivano dopo periodi più’ o meno intensi di lavoro costante.”
In effetti per ogni cosa che si vuol
fare bisogna dedicarsi con attenzione, costanza e determinazione avendo
pazienza e sviluppando resilienza, se una volta non va bene si può riprovare in
modo diverso e con il sorriso.
Come hai
superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Le crisi con autoconvinzione e orgoglio, le sconfitte le ho sempre
prese con molta tranquillità, essendo un amatore e non un professionista,
infortuni per fortuna pochi, li ho
affrontati con periodi di stop completo o facendo uno sport alternativo tipo
nuoto e bici.”
Un
messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport?
“Io sono dell’idea che lo sport, dovrebbe
essere quasi imposto come materia di studio per i nostri ragazzi, in
particolare queste nuove generazioni, che preferiscono la tecnologia al proprio
corpo. Io sono padre di 2 figli ancora adolescenti, e ho fatto scegliere loro
il tipo di sport da praticare con costanza puntando a divertirsi. Lo sport è
divertimento, aggregazione e se fatto con passione porta a grandi risultati con
importanti soddisfazioni personali, che contribuiscono ad incrementare la
propria autostima.”
Interessante testimonianza che
trasmette sani valori dello sport e il
vantaggio nel praticarlo come scuola di vita e crescita personale.
C’è stato il rischio di incorrere nel
doping? Un messaggio per sconsigliarne l’uso? “Mai e poi mai, io sono per la lealtà in tutto, penso che se sei
scorretto prima o poi dovrai pagarne le conseguenze. Vincere facile, è per me
come prendersi in giro da soli. Ritengo che il doping sia sinonimo di stupidità
e poca stima in se stessi, anche considerando che non sempre porta ai risultati
sperati arrecando comunque danni importanti e a volte irreversibili al proprio
fisico.” Familiari e amici cosa
dicono circa il tuo sport? “Inizialmente
ho avuto qualche difficoltà con mia moglie,
a farle accettare questa mia nuova passione, ma la mia testardaggine e
con il passare del tempo le nostre incomprensioni si sono placate. Chiaramente
cerco sempre di togliere meno tempo possibile alla famiglia, in particolare la
domenica. Durante la settimana mi alleno
al mattino presto prima di andare al lavoro e se mi alleno la domenica mi alzo
presto, mentre tutta la famiglia dorme. Nelle mie uscite per gare, non mi
accompagnano sempre, ma posso dire che c’erano in quelle più difficili ed importanti.”
A tal proposito voglio citare una
domanda di Marzullo che ho ascoltato qualche giorno fa: “E’ meglio perdere una
passione o perdersi in una passione? In effetti bisogna trovare sempre un sano
equilibrio tra passione rischio di dipendenza dallo sport, c’è un tempo per
allenarsi e gareggiare e c’è tempo per dedicarsi ad altre sfere della vita
quale quella lavorativa e familiare. Si può fare tutto con attenzione, consapevolezza
e responsabilità.
Cosa hai scoperto di
te stesso nel praticare attività fisica? “Di avere una grande forza di volontà nei momenti giù difficili, e voler
per forza uscirne con la mente. Oltre a questo ho scoperto di amare lo stare in
completa solitudine, cosa che mi dà la possibilità di concentrarmi solamente su
me stesso.”
Lo sport aiuta a conoscersi e
rivalutarsi, se una persona può sembrare introverso a volte può tirare fuori
una forza mentale, tutto ò relativo, tutto può servire.
Ritieni utile lo psicologo dello sport? Per quali aspetti ed in quali
fasi? “Sinceramente non saprei, io
sono molto autodidatta, e non ho mai avuto la possibilità di confrontarmi con
uno psicologo dello sport, ma credo che sarebbe una marcia in più, in
particolare per un ultramaratoneta o per chi si avvicina ad imprese estreme.”
A volte lo psicologo può servire anche a
mettere un po’ di ordine nella mente dell’atleta che rischia di perdersi nei
propri dubbi e paure.
Prossimi
obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? “Il grande sogno sarebbe la 9 Colli Running, direi che dopo
un’esperienza del genere, potrei mettermi il cuore in pace come runner intendo.
Per il momento la mia testa è ferma alla 100 km del Gargano e chissà, potrebbe
essere in calendario per il 2020.”
Archiviata questa vittoria sembra
davvero interessante la eventuale partecipazione alla Nove Colli running, una
gara che anche Filippo Castritta vorrebbe fare e sarebbe interessante rivedere
i due atleti protagonisti della 100km del Gargano nella doppia distanza, una
gara dove vorrei esserci anch’io, quindi appuntamento al 2020 alla Nove Colli
Running.
Hai un modello di riferimento a
cui ti ispiri? “Modello di
riferimento vero e proprio no, ma mi piace leggere libri e storie di grandi
esperienze estreme. Esempio ‘Oltre di Alessandro di priamo’ e ‘Correre nel
nulla di Giuliano Pugolotti’ e altri.”
Ci
sono parole o frasi che ti aiutano nei momenti decisivi, critici, difficili?
“Parole e frasi specifiche no, però nei
momenti di difficoltà cerco di pensare a come sono uscito dalle crisi nelle mie
ultra precedenti. E mi viene sempre in mente che sarebbe una delusione non
portarla a termine. Penso solo che succeda quel che succeda, l’importante è
arrivare al traguardo, e nelle mie quasi 50 tra maratone e ultra non ho mai minimamente
pensato di ritirarmi.”
Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici
di una sfida, edito
da Edizioni Psiconline.
L’ultramaratoneta
di Corato. Esperienze, sensazioni, emozioni e aspetti psicologici di un
atleta di corsa delle lunghe distanze. Autore: Matteo Simone e Giuseppe Mangione.
Ultramaratoneta:
un’analisi interminabile (coautore Daniele Baranzini),
Edizioni ARAS.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
Gestalt ed EMDR
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