E’ la mente che muove i muscoli,
non il contrario…
Matteo Simone
Massimo sembra essere un grande sportivo, già da piccolo ha praticato tanti sport, dallo sci alla corsa, cimentandosi anche nell’ultramaratona quando era ancora minorenne concludendo la 100km del Passatore in 16h15’30”, quando non c’era ancora il limite di età dei 18 anni e ora continua a divertirsi con la pratica dello sport sperimentando più benessere che performance.
Di seguito approfondiamo la sua
conoscenza attraverso risposte ad alcune mie domande.
Qual
è stato il tuo percorso nello sport? Ho iniziato con lo sci in tenera età, poi come presciistica ho
cominciato a correre in primavera/estate ed è diventato il mio primo sport
abbandonando lo sci, poi dal 1990 al 2000 ho corso in bicicletta principalmente
in mountain bike, ma anche (in misura minore) in bici da corsa partecipando a
diverse Gran Fondo, anche adesso a 62 anni faccio attività sportiva (running,
bici, mtb) in maniera assolutamente soft…
Quando
ti sei sentito campione nello sport? Quasi sempre quando mi riusciva di fare una cosa nel modo migliore (per
me), oppure quando raggiungevo un obbiettivo, tipo finire una maratona in un
determinato tempo, ma ora non è più così, ora mi sento un campione quando mi
riesce di fare attività sportiva in maniera regolare e con continuità.
Partenza della 100 km (Massimo Cere è il n. 1098) |
Nello
sport cosa e chi contribuisce al tuo benessere e/o performance?
Sinceramente nessuno, ho fatto tutto da
solo e per questo ho fatto anche tanti errori in passato, ora visto che la
performance non mi interessa più, mi concentro solo sul benessere curando
l'alimentazione e continuando a fare attività sportiva aerobica, senza
raggiungere i valori di soglia.
Come
vivi il pre-gara, la gara e il post-gara? Una volta il pre-gara lo sentivo molto, ora
non vedo l'ora che arrivi il giorno della gara per stare in compagnia,
l'approccio adesso è diverso, per quanto riguarda il post-gara come ho detto
prima, mi sentivo un campione quando andava bene per me (indipendentemente dal
piazzamento) e, se fosse andata male, lo prendevo come uno stimolo per
migliorare.
Nella vita ci sono tempi e fasi dove si
può spingere e cercare ottime prestazioni e record e periodi dove ci si può
rilassare e continuare a fare sport per puro piacere e per continuare a tenersi
in forma.
Quale
tua esperienza passata ti rende più sicuro di potercela fare?
Io non sono mai sicuro di niente, però
diciamo che la mie esperienze passate (un po' tutte) mi hanno reso abbastanza
sicuro in generale, per lo meno non mi fanno avventurare in ‘imprese’ dove ho
qualche dubbio di potere portarle a termine, come facevo in gioventù...vedi la
100 km del Passatore.
Massimo forse è stato l’unico a correre
la 100km del Passatore da minorenne nel 1976 e poi dal 1977 sono cambiate le
regole e il 30 maggio 1977 corre di nuovo la 100km del Passatore da maggiorenne
portandola a termine in 15h25’.
Cosa
pensano familiari, amici, colleghi della tua attività sportiva?
Sinceramente non sono mai stati miei
tifosi, anzi...a volte vedevano i miei impegni sportivi come qualcosa di poco
necessario o di poco comprensibile, della serie: ‘Ma chi te lo fa fare di fare
tanta fatica?’.
In effetti coloro che corrono sono
sempre visti con giudizio da familiari e amici che considerano l’impegno come
tempo perso e fatica sprecata, ma che corre sa cosa significa preparare e
portare a termine una gara podistica, una maratona e soprattutto una gara di
100km, una grande sfida, grandi scoperte, grandi insegnamenti.
Un
episodio curioso, divertente, triste, bizzarro della tua attività sportiva?
Di tristi nessuno, però ne ho due
divertenti che amo ricordare: il primo era uno sfottò continuo tra me e Vito
Melito (mio grande amico) …gli dicevo: ‘vedi Vito, nel 76 non c'era sul
regolamento il limite minimo di età per partecipare alla 100 Km, per cui
avendola corsa a 17 anni, sono il più giovane d'Italia ad averla portata a
termine, perché l'anno dopo uscì un regolamento che specificava l'età minima di
iscrizione!...18 anni! Per cui il mio record rimarrà imbattuto il tuo purtroppo
no!’ e da lì partivano i suoi improperi in una lingua a me sconosciuta…
Il
secondo: nel Bolognese c'era una gara famosa di 30 km la Porretta Corno alle
Scale, molto dura e un anno (non ricordo quale credo 2012) si disputò in Luglio
e si partì con quasi 30°, sapevo già che sarebbe stata un calvario, oltre alla
temperatura, per le mie condizioni fisiche non certo buone, per farla breve
arrivai ultimo assoluto e a premio di categoria (premiavano i primo 5) perché
si ritirarono in tantissimi…
Questa è una bella ed esclusiva testimonianza, Massimo e Vito due recordman, ma soprattutto vito Melito, un grande ultrarunner del passato, ha vinto 4 edizioni della 100 Km del Passatore (Firenze-Faenza) di cui 3 consecutive nel 1976, 1977 e 1978 dove ha la miglior prestazione di 6h40’31” e ne 1981 dove si è laureato Campione del Mondo con il crono di 6h53’15”. E’ stato anche Primatista Italiano dei 50 Km in 2h 59’44”.
Vito è menzionato nel mio libro “La
100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza”, Edizione Psiconline.
Quali
capacità, risorse, caratteristiche possiedi nel tuo sport?
Poca velocità, ma parecchia resistenza e
molta forza di volontà.
Nella
pratica del tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi? Cosa e chi ti
ostacola? Ora sono i
piccoli grandi acciacchi fisici, causa l'età e l'attività effettuata nel tempo
che a volte mi impediscono di fare sport, da giovane era l'inesperienza,
correvo troppo (perché mi piaceva molto) e molto a lungo e spesso mi bruciavo
non dando al mio corpo il tempo di recuperare.
A volte la corsa chiama ed è difficile rinunciare,
si sperimentano sensazioni ed emozioni uniche e intense, non si vorrebbe
smettere mai, si vuol partecipare a gare sempre più lunghe e/o difficili.
Per
quali aspetti e fasi ritieni utile lo psicologo nel tuo sport?
Nel mio sport e non solo nel mio, a
livelli agonistici lo psicologo lo ritengo quasi indispensabile, perché è la
mente che muove i muscoli, non il contrario…
L'evento
sportivo dove hai sperimentato le emozioni più belle?
Venicemarathon.
Come
hai affrontato, gestito, superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?
Le crisi all'inizio cercavo di
combatterle contrastandole nel momento che si presentavano, poi in seguito
cercavo di impedire che mi venissero con un allenamento adeguato e nel caso le
gestivo in maniera diversa, quasi subendole, rallentando per poi riprendere
dopo che erano passate (se passavano).
Sconfitte:
nessuna, nel senso che anche se una gara andava male per me non era una
sconfitta, ma uno stimolo per capirne il motivo e per fare meglio la volta
successiva. Infortuni: rallentamento dell'attività, terapie giuste fatte da
professionisti e tanta pazienza senza mai demoralizzarsi.
Ottima testimonianza e molto utile per
chi la legge, si tratta di accettare, da una parte, ciò che succede come
avversità e periodi bui e dall’altra parte capire come prevenirli possibilmente
o comunque gestirle, affrontarle e superarle nel miglior modo possibile. E ogni
sconfitta e/o crisi e/o infortunio è sempre una lezione per apprendere e far
meglio la prossima volta.
Cosa
hai scoperto di te stesso e degli altri nella pratica dello sport?
In me stesso ho scoperto un carattere che
non sapevo di avere e che lo sport è una grande metafora della vita, negli
altri ho sempre cercato (e scoperto in alcuni) lealtà e quelli che non lo erano
non li prendevo nemmeno in considerazione. Mi sono fatto parecchi amici che
frequento ancora facendo anche sport assieme.
In effetti lo sport risulta essere un
ottimo orto da coltivare che da piacere e amicizie oltre a fatica e sofferenze.
Quali
allenamenti mentali utilizzi? Nessuno in particolare, diciamo che, soprattutto in maratona, mi
convinco che ‘fra un po' è finita...non manca molto’, al 21Km scollino e dopo è
tutta discesa e che l'ultimo (a volte anche gli ultimi 2) km non esiste, per me
la maratona è di 40 km Arrotondo per difetto…
Ognuno utilizza le sue strategie mentali
per gestire la fatica e soprattutto gare lunghissime come la maratona e oltre,
si suddivide la gara in blocchi da enne chilometri, si considera quello che si
è già corso e comunque tutto passa, passano i chilometri, passa la fatica, si
arriva in qualche modo all’arrivo il più possibilmente attivi ed energici.
200 anni è davvero un sogno ma
continuare a correre è un sogno che si può trasformare in realtà continuando a
fare quello che si può, allenandosi e partecipando a gare per divertirsi e
sfidare se stessi e anche qualcun altro.
Quale
domanda avrei dovuto farti? Pensi che la passione sportiva possa essere trasmessa a un'altra
persona? Penso di sì, non tanto le tecniche (fisiche e mentali) perché lì ci
vuole competenza, il mondo ne è pieno di allenatori improvvisati, ma
l'entusiasmo quello sì… si può e si deve trasmettere.
Ringrazio Massimo per questa
domanda/risposta, in effetti è un obbiettivo di ogni praticante qualsiasi
disciplina sportiva trasmettere entusiasmo nella pratica del proprio sport
raccontando aneddoti e dando suggerimenti semplici per iniziare e per portare a
termine gare sfidanti e poi il resto viene da solo, c’è chi si appassiona e chi
non ne vuol sapere niente, importante è essere di esempio senza insistere.
Quali
sono gli ingredienti del successo? Parlando di sport se escludiamo un buon allenamento che è
indispensabile, direi determinazione, conoscenza dei propri mezzi, intelligenza
e ‘cattiveria’ sportiva in gara e umiltà fuori gara.
In effetti non è sufficiente allenarsi
bene per fare un’ottima performance ma bisogna allenare anche aspetti mentali
quali la consapevolezza di come si è, cosa si vuol fare, come fare, la
determinazione, la tenacia, la grinta, tutto va allenato, così come il
rispetto, l’educazione, la modestia e l’umiltà.
Cosa
diresti a te stesso quando eri più giovane? Di fare meno errori e di evitare di
bruciarmi con gare lunghe in tenera età vedi 100 km a 17 anni.
In effetti si stratta di un’esperienza estrema
ma che potrebbe lasciare il segno, purtroppo a volte ci si lascia prendere
dalle prodezze dei campioni e si vuole imitarli istintivamente, comunque tutto
è insegnamento prezioso.
A
quale personaggio ti ispiri? E’ iniziato tutto con lo sci, per cui il mio idolo era Gustavo Thoeni,
poi non ho avuto particolari personaggi a cui mi sono ispirato.
Gustav Thöni, è considerato uno dei più
grandi campioni di tutti i tempi dello sci alpino grazie alle quattro vittorie
nella Coppa del Mondo (1971, 1972, 1973 e 1975), al secondo posto conquistato
nel 1974, a cinque Coppe del Mondo di specialità e ai successi ai Mondiali e
alle Olimpiadi: vinse la medaglia d'oro nello slalom gigante e quella d'argento
nello slalom speciale agli XI Giochi olimpici invernali di Sapporo 1972,
l'argento nello slalom speciale ai XII di Innsbruck 1976, due ori (slalom
gigante e slalom speciale) ai Mondiali di Sankt Moritz 1974 e altri due titoli
mondiali in combinata nel 1972 e nel 1976.
Come allenatore, guidò la nazionale
italiana e per anni seguì personalmente Alberto Tomba, contribuendo ai suoi
successi (tra i quali la vittoria della Coppa del Mondo, terzo italiano a
riuscirci dopo lo stesso Thöni e Piero Gros).
Matteo SIMONE - 21163@tiscali.it
+393804337230 Psicologo,
Psicoterapeuta
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