lunedì 14 marzo 2022

Valeria Didonna: Ora sono felice di dedicarmi al mezzofondo su pista

 L'atletica è uno sport molto duro sia a livello fisico che mentale
Matteo Simone 
 

Nella vita di ognuno ci sono varie opportunità per intraprendere un percorso sportivo nei vari contesti quali la famiglia, la scuola, relazioni amicali e a volte si fanno scoperte inaspettate che possono cambiare la vita di una persona estremamente in positivo.

Di seguito, Valeria racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso nello sport? Fin da bambina ho sempre avuto lo sport che mi scorreva nelle vene. Per questo i miei genitori mi hanno dato la possibilità di praticare diversi sport come il basket, il tennis e il nuoto. Nel nuoto mi sono cimentata fino all'età di 14 anni e, nel mentre, mi sono anche approcciata per un breve periodo all'atletica leggera. Successivamente sono sempre rimasta sportivamente attiva dedicandomi prevalentemente al fitness. Poi un bel giorno, in un periodo particolare della mia vita, durante l'ultimo anno di università, per scaricare un po' di stress e alleggerirmi di alcune emozioni da cui mi sentivo sopraffatta, mollai immediatamente quello che stavo facendo e andai a correre con la musica nelle orecchie e, lasciandomi trasportare da quel ritmo coinvolgente, corsi senza meta, per il gusto di sentire qualcosa fino in fondo. Quel giorno riuscii finalmente a liberarmi di tutto quello che avevo dentro e a vivere appieno le belle e leggere emozioni che solo la corsa può regalare. E da lì, fu amore. 

Scuola e sport possono andare a braccetto, staccare dallo studio mettendosi in moto e praticando sport aiuta a centrarsi, poi, nello studio con la consapevolezza di avere una vita completa, così come la pratica dello sport non sempre assorbe tutta la vita ma c’è la consapevolezza che ci sono momenti per divertirsi e faticare facendo sport e momenti che bisogna mettersi d’intenzione nello studio per pensare a un futuro performante e competitivo nello sport e nella vita lavorativa e relazionale.
Quando ti sei sentita campionessa nello sport? Non mi sono mai sentita una campionessa ma considero ogni piccolo miglioramento un grande successo personale.

La pratica di un sport aiuta a conoscersi, a incrementare autoconsapevolezza, a capire cosa si vuol e si può fare impegnandosi e apprendendo dall’esperienza quotidiana anche se a volte è faticosa.
Nello sport cosa e chi contribuisce al tuo benessere e/o performance? Il runner's high, lo sballo del runner. Uno stato che mi dona euforia e benessere a 360°. La mia famiglia che con pazienza e amore rispetta il mio stile di vita e rende più agevole la mia routine. Il mio allenatore, Michele Cuoco, che mi affianca quotidianamente con estrema professionalità. Oltre ad essere una figura imprescindibile per il miglioramento della mia performance, grazie al suo costante supporto, la sua empatia e bontà d'animo, riesce a rendere il percorso agonistico, non privo di alti e bassi, decisamente più leggero. E questo giova al mio benessere psico-emotivo.
 
Lo sport apporta tantissimi benefici che compensano la fatica e il tempo dedicato che viene tolto ad altri contesti della vita quotidiana. E’ importante avvalersi di persone competenti e professionali che guidano l’atleta nei piani e programmi di allenamento per cercare di trasformare sogni in realtà gradualmente, senza fretta, ma supportandoli con fiducia reciproca.
Cosa pensano familiari, amici, colleghi della tua attività sportiva? I miei genitori e mia sorella sono contenti perché sanno che la corsa è una parte fondamentale della mia felicità. I miei nonni, invece, mi ripetono sempre che dovrei smetterla perché ‘sfrutto il fisico’. Mia nonna vorrebbe che mangiassi ogni domenica le pietanze ipercaloriche che cucina e a cui spesso rinuncio. I miei amici che sono una folle. Mi ammirano per la costanza e la passione che ho. Quando però vengo meno a qualche uscita serale, soprattutto il sabato prima di una gara, mi detestano.
 
Interessante, utile e simpatica questa testimonianza di Valeria, è vero che i familiari si preoccupano che si sciupi il fisico, soprattutto i nonni che vedono lo sport come una fatica sprecata, senza senso e vorrebbero vedere figli e nipoti sempre in carne. Ma ognuno sceglie il suo stile di vita migliore che apporta sensazioni piacevoli, gioie e soddisfazioni personali facendo sacrifici che si possono fare per un determinato periodo e senza ossessione.
Quali capacità, risorse, caratteristiche possiedi nel tuo sport?
La costanza, la determinazione nel perseguire i miei obiettivi e la meticolosità nello svolgere le sedute di allenamento indicate, senza mai trascurare anche altri aspetti complementari alla corsa. Dal punto di vista fisico sicuramente una particolare dotazione di massa muscolare.

E’ importante avere la consapevolezza di come si è da dove si parte e capire come si vuol diventare e dove i vuole arrivare e con chi, stilando piani e programmi che portano a mete e obiettivi sfidanti e difficili ma raggiungibili e non impossibili per diventare e sentirsi persone migliori.
Nella pratica del tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi? Cosa e chi ti ostacola? Come nella vita, anche nello sport, il percorso non è mai facile. Bisogna far fronte a fallimenti, infortuni, periodi in cui si hanno dei cali fisici, ma se ami follemente ciò che fai, nulla potrà farti mollare. In particolare nell'atletica ci sei solo tu, il tuo respiro, le tue gambe e la tua testa. Puoi solo contare sulle tue risorse e devi resistere alla fatica. 
È uno sport molto duro sia a livello fisico che mentale. Essendo una attività ripetitiva e ad alto impatto c'è anche un'alta probabilità di incorrere in infortuni. Il percorso è tortuoso ma più è dura, più mi incaponisco e quando ci riesco le emozioni valorizzano in una maniera incredibile tutto il pacchetto fatto di sacrifici, sudore e rinunce. Per fortuna in questo bellissimo percorso nessuno mi rema contro.
 
Valeria ha molto chiaro il suo approccio alla corsa che per lei è molto essenziale ed è consapevole che per avere soddisfazioni, successo, performance e benessere bisogna prima fare sacrifici con allenamenti duri e costanti trovando un equilibrio tra intensità e cura di sé. Sembra avere tutto chiaro e sotto controllo, una grande visione del suo sport preferito che dà tanto in termini di restituzione emotiva.
La tua situazione sportiva più difficile? Il mio primo e serio infortunio: edema della spongiosa ossea tibiale, la fase che precede la frattura da stress che mi ha tenuta lontana dalla corsa per circa 6 mesi. È stato difficile non solo giungere alla diagnosi corretta ma soprattutto trovare uno specialista che mi indicasse la terapia risolutiva.
Per quali aspetti e fasi ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? Penso che possa servire durante i periodi un po’ bui per uno sportivo, come quello caratterizzato da un infortunio. Oppure quando non può o non riesce ad allenarsi o a gareggiare per altri fattori. Ma anche per alzare il proprio potenziale o mitigare le proprie debolezze.
 
Purtroppo succede e si mettono incontro infortuni che preoccupano e destabilizzano da una vita che fluisce ottimamente ma bisogna accettare, capire, organizzarsi ed essere fiduciosi e pazienti per poter distrarsi e fare altro che compensi la mancanza di benessere attraverso lo sport e rimodulare piani, programmi, mete e obiettivi.
Come hai affrontato, gestito, superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?
Nel caso dell'infortunio alla tibia, ho lavorato molto sulla mia pazienza, su altre attività funzionali alla corsa e sono diventata molto più motivata e determinata. In quel periodo mi ripetevo sempre il termine ‘resilienza’. Resistere 6 mesi senza correre non è stato facile ma aver affrontato con atteggiamento costruttivo quel periodo buio e averlo superato al meglio è stato per me una grande vittoria. Quando invece si sono verificati altri piccoli problemi fisici è stato sufficiente fare qualche giorno di riposo totale oppure dedicarmi ad altre attività come bici o nuoto. Per il resto, quando mi sono capitati dei momenti in cui ero sottotono, ho cercato sempre di trovare la forza interiore per risollevarmi e ripartire in tempi brevissimi. Anche se ritengo che in questo caso sia sempre utile fare una chiacchierata con l'allenatore o con le persone care che ci sono attorno e di cui ci fidiamo.

La resilienza aiuta ad accettare la situazione, a essere consapevoli come affrontarla e gestirla, a individuare prontamente risorse residue da utilizzare e a essere nonostante tutto ottimisti e pazienti nel saper aspettare che prima o poi passi. 
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? Cimentarmi nel mezzofondo veloce. Un bel sogno realizzato è stato quello di aver terminato anni fa, da neofita della corsa, una maratona dedicata alla mia famiglia, senza sapere cosa significasse correre oltre i 21km. Ora sono felice di dedicarmi al mezzofondo su pista e di sogni ne ho tanti…infiniti alcuni un po' utopistici, altri meno…ma cercheremo con tutte le forze di realizzarne qualcuno finché cuore, testa e gambe saranno allineati.
 
Ogni tanto si tirano le somme e si fanno bilanci rispetto a quello che si è fatto, da dove si è partiti e cosa si vuol fare ora e prossimamente con la consapevolezza che tutto cambia ed è importante conoscersi bene e essere motivati nel raggiungimento di obiettivi e sogni, impegnandosi duramente e con costanza.
Come vivi il pre-gara, la gara e il post-gara? Cerco di rilassarmi il più possibile per placare l'ansia. Curo il riposo, la mobilità e lo stretching. Cerco di trovare carica e focus mentale. Dopo lo start non penso più a nulla se non a correre più forte che posso. Nel post gara se il risultato è in linea con le aspettative, mangio un dolce o festeggio con la famiglia. Diversamente, un po' mi rattristo ma il giorno dopo ho ancora più grinta per continuare ad allenarmi duramente.
 
La gara porta a prepararsi fisicamente e mentalmente per affrontarla gestendo ogni momento prima, durante e dopo, sperimentando tante sensazioni ed emozioni che vanno accolte e metabolizzate serenamente.
Cosa diresti a te stessa quando eri più giovane? Di non avere alcun rimpianto perché ho colto tutte le opportunità che mi si sono presentate. Mi dispiace non aver praticato seriamente atletica da giovanissima ma la carenza di tecnici e di impianti, unita alla mancanza di qualcuno che mi indirizzasse, ha segnato l'andamento della vita...tuttavia non è mai troppo tardi per trasformare i sogni in realtà
 
Nella vita si perdono e si prendono terni, bisogna starci e focalizzarsi sul presente che ha ancora tanto da darci da farci vivere appieno i nostri sogni.
Quali sono gli ingredienti del successo? Sudore, determinazione e rinunce.
Cosa hai scoperto di te stessa nella pratica dello sport? Di avere la testa dura e di non ritenermi mai pienamente soddisfatta dei piccoli risultati raggiungi. È come se pretendessi sempre qualcosina in più da me stessa.
 
Si è sempre alla ricerca di un risultato migliore, bisogna apprezzare quello che si è ottenuto ma sempre pronti a capire come far meglio.
 Matteo SIMONE 

380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Autore di libri di psicologia e sport 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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