Nel 2014 ho 'scoperto' il trail running (e le ultra) ed è
stata una rivelazione
Matteo Simone
Nello sport di endurance dove lo sforzo fisico e prolungato nel tempo per ore e ore, bisogna essere pazienti sia nella preparazione per una gara nel fare le cose con criterio e gradualmente e sia in gara gestendo la gara con la consapevolezza di conservare energie sufficienti fino all’arrivo.
Comunque
bisogna essere testardi nel provare e riprovare nel portare a conseguimento
propri obiettivi sfidanti ma non impossibili.
Di
seguito, attraverso risposte ad alcune mie domande, approfondiamo la conoscenza
di Alessandra che da quest'anno, oltre a correre con l’Ultrabericus Team
A.S.D., corre anche per la Ferrino, nel Ferrino Women Team.
Qual
è stato il tuo percorso nello sport? Ho sempre fatto attività fisica (all'aperto) e praticato
diversi sport fin da piccola. Ma a parte qualche gara di judo alle superiori,
non ho mai fatto agonismo prima dei 20anni. Poi ho iniziato col nuoto pinnato
(fondo in acque libere) gareggiando anche con gli assoluti su distanze anche di
12km. Nel frattempo, ho conosciuto il triathlon che ho praticato per circa 8
anni prediligendo la distanza medio e lungo (ironman per intenderci). Nel 2014
ho 'scoperto' il trail running (e le ultra) ed è stata una rivelazione.
Dal
2014 Alessandra ha iniziato a partecipare a gare di trail portando a termine
anche gare di circa 50 km e ogni anno successivo ha alzato l’asticella portando
a termine gare con più chilometri riuscendo a vincerne anche qualcuna.
Nel
2014 ha portato a termine un paio di ultratrail, il 7 giungo la Dolomiti
Extreme Trail 53km e l’11 maggio l’Elba Trail 52km.
Nello
sport cosa e/o chi contribuisce al tuo benessere e/o performance? A benessere e performance ci
penso solo io con il supporto di mio marito, atleta anche lui. In ogni caso,
credo che non sia del tutto corretto parlare di benessere (fisico) quando si
pratica agonismo ad alto livello e su lunga distanza. Ho imparato a conoscermi
nel tempo, a capire quanto e che tipo di allenamenti fare a seconda
dell'obiettivo. (Sono allenatrice di nuoto e ho studiato quel minimo di
fisiologia da poter evitare problemi seri derivanti da una scorretta
alimentazione e da allenamenti strampalati-regole di base per qualsiasi sport).
Certo,
quando si pratica agonismo ad alto livello e su lunga distanza, il fisico è
messo a dura prova, dalle articolazioni ai muscoli che possono incorrere in
usura o infiammazioni e a maggior ragione sarebbe opportuno avvalersi di
metodi, strategie, persone che possa aiutare a prevenire e/o alleviare
eventuali dolori e/o situazioni di sofferenza fisica in modo da poter
continuare la pratica di uno sport che possa dare comunque benefici a livello
di soddisfazione personale, autorealizzazione, autostima.
Cosa
pensano familiari e amici della tua attività sportiva? Familiari e amici hanno sempre
appoggiato le mie scelte anche se distanti dal loro modo di vivere. Molti amici
praticano il mio stesso sport.
Quando
una coppia pratica lo stesso sport allora è più facile far parte di gruppi di
amici che condividono la stessa passione per allenarsi e partecipare a gare
insieme, confrontarsi e condividere programmi di allenamenti e risultati.
Quali
capacità, risorse, caratteristiche, qualità hai dimostrato di possedere? Qualità… di sicuro per le
lunghe distanze ci vogliono pazienza e testardaggine. Una innata capacità
sopportazione di dolore e stanchezza e non pensare a niente.
Preparazione
e partecipazione a gare lunghissime di ultratrail richiede tanta consapevolezza
dei propri mezzi e anche tanta fiducia e pazienza nel fare le cose bene e senza
fretta, stando tanto tempo in campo in allenamenti e gare accogliendo,
gestendo, superando eventuali criticità nei lunghi periodi di allenamento e/o
gara.
Che
significato ha per te una vittoria o sconfitta? Vittoria e sconfitta: vincere è
indubbiamente esaltante, ma preferisco un 20° posto a un mondiale con un signor
crono piuttosto che vincere la gara di paese con una prestazione mediocre. La
sconfitta è sempre un insegnamento. Se eri al top di forma e ti hanno battuto,
quello è il tuo livello. Se invece non sei al top e non vai come vorresti, io
cerco di finire la gara lo stesso (invece di ritirarmi come fanno molti), a
meno che non stia male sul serio.
Il
25 luglio 2015, Alessandra ha vinto la Trans d'Havet 80km trail. Il 23 aprile
2017, ha vinto in 7h23’52” il 10° Elba Trail 52km, precedendo Cristiana
Follador 7h26’20”. Il 7-8 luglio 2017, ha vinto la 13ème Trail du Cro
115km.
Il
15 giugno 2018 ha vinto la “4ème Ultra-Trail Côte d’Azur Mercantour-145km”. Il
19 novembre 2021 ha vinto il 9° Trail del Cinghiale 103 Km in 14h08’19”
preceduta solamente da due uomini in classifica generale: Vittorio Marchi 13h43’37”
e Stefano Maran 13h37’46”.
Il
19 marzo 2022 ha vinto l’Ultrabericus Cento, 100km trail in 10h33’39”
classificandosi al 6° posto in classifica generale. Il 13-15 settembre 2022 ha
vinto il 6° Tot Dret 130km trail in 25h45’25”.
Il
18 febbraio 2023 ha vinto la 6 Ore Pastrengo Trail totalizzando 56 km.
Quali
sensazioni sperimenti prima, durante e dopo una gara? Sulle sensazioni: Sono tanti
anni che gareggio e ho perso l'ansia pre-gara. Magari un filo di agitazione per
UTMB o il mondiale, ma in linea di massima allo start provo desiderio di
partire. Durante è un arcobaleno di sensazioni che riassumerei con
'realizzazione'; 'dopo' è stanchezza assoluta e soddisfazione.
La tua gara più difficile? La
gara più difficile: il mondiale l'anno scorso in Thailandia. Condizioni climatiche proibitive e
probabilmente avevo già il covid quando ho gareggiato. È servito molto sangue
freddo per gestire 80km.
Sogni realizzati e da realizzare? Realizzati… nello sport direi anche il bronzo a squadre al mondiale dell'anno scorso. A
livello sportivo sogni ce ne sono sempre: mi piacerebbe riuscire ad entrare
alla Western State, fare bene una UTMB, finire il Tor des Geants che farò per
la prima volta quest'anno.
Nel
2019, Alessandra ha portato a termine l’Ultra Trail Tour du Mont Blanc (UTMB)
171km in 32h51’59”.
Ha
rappresentato la Nazionale Italiana il 12 maggio 2018 ai Campionati Mondiali
Trail - Penyagolosa classificandosi al 29° posto, e nel 2022 al Campionato
Mondiale di Corsa in Montagna e Trail a Chiang Mai (Thailandia) classificandosi
25^ in 9h35’11” e conquistando un bronzo a squadra trail lungo insieme a Giuditta
Turini 8^ in 9h00’5” e Camilla Spagnol 23^ in 9h30’52”.
Nella pratica dei tuoi sport quali
sono le difficoltà e i rischi? Nel trail, rischi e
difficoltà possono derivare da un approccio poco cosciente di correre in natura
senza rendersi conto che devi essere preparato e abituato a stare là fuori
anche per giorni. Che piova, che nevichi o che sia la giungla. Inoltre gli
infortuni da sovraccarico sono molto comuni perché spesso si esagera con il
kilometraggio tra allenamenti e gare. Overreaching e più grave over training
sempre in agguato se non sai regolarti (purtroppo ci sono anche moltissimi
allenatori 'diplomati' in due giorni che distruggono letteralmente i loro
atleti).
Quali abilità fisiche e/o mentali
bisogna allenare?
Come tutti gli sport, allenarsi con
costanza, correttamente, rispettandosi. Mangiare di tutto, riposare bene e
divertirsi anche.
Per quali aspetti e in quali fasi ritieni
utile lo psicologo nel tuo sport? Lo psicologo lo
vedrei utile per tutti quei soggetti che hanno disturbi alimentari o conclamati
casi di overreaching e più grave overtraining. Ma anche per tutti quei giovani
e meno giovani neofiti insicuri e che non sanno bene cosa vogliono.
Quali sono i tuoi allenamenti più
importanti e decisivi?
Gli 'allenamenti' più importanti? Quelli
'mentali', quando non sei in forma, è brutto tempo o giri su un circuito.
Nel
trail soprattutto l’ultratrail bisogna essere molto vigili e attenti a
percorrere sentieri soprattutto quando si fa sentire la stanchezza e nelle ore
notturne. Anche gli allenamenti vanno ben calibrati in base al carico da
effettuare per cercare di simulare la fatica in gara e considerando gli altri
aspetti della vita dell’atleta trovando un equilibrio non stressante tra lavoro
e famiglia.
Come hai superato eventuali crisi,
sconfitte, infortuni? Le crisi ho imparato ad accettarle,
a viverle, più che superarle, dopo aver avuto la mononucleosi nel 2021 (peraltro
diagnosticata tardi, a fase acuta passata). Quando ti ammali o ti 'rompi', devi
solo aspettare che ti passi. Non puoi forzare guarigioni. Non serve
arrabbiarsi, anche se è normale essere molto scocciati.
In
effetti, si può dire che le crisi fanno parte dell’allenamento, bisogna
accettarle, gestirle e superarle apprendendo dall’esperienza e diventando
sempre più scaltri, in gamba, pazienti per le prossime che immancabilmente
arrivano in gare lunghissime e durissime di endurance
Un messaggio rivolto ai ragazzi per
avvicinarli allo sport?
Ai giovani dico sempre fate quello che vi
piace prima di pensare al risultato.
In
effetti, la carriera sportiva di Alessandra lo testimonia, ha praticato trail e
ultratrail dal 2014 per pura passione e gradualmente è arrivata a primeggiare e
indossare la maglia azzurra dopo qualche anno.
C'è stato il rischio di incorrere
nel doping? Un messaggio per sconsigliarne l'uso? Doping:
no, mai. Chi ricorre alle scorciatoie o non accetta il suo limite, ha un
problema che va al di là dello sport. In ogni caso io ho l'ansia anche solo a
prendere una aspirina, figurarsi farmaci che possono distruggermi gli organi.
Barare è un concetto che non concepisco.
Avvelenarsi con dei farmaci per migliorare le prestazioni o sopravvivere agli
allenamenti è incoscienza o scarsa intelligenza. Più che sconsigliare
l'utilizzo del doping, prima dovremmo chiederci se questa società incentrata
sul concetto di 'vincente' e 'perdente' sia sana. Finché etichettiamo con
'sfigati' coloro che non realizzano nulla di particolare nella vita, spingeremo
sempre le persone più fragili a ricorrere a droghe o scorciatoie. Credo che
anche 'non farcela' sia un diritto di fermarsi, per riposare e riflettere.
Finché si spinge per essere sempre performanti, senza fermarsi mai, se ti fermi
sei scartato, non credo si otterranno grandi risultati. Propendo piuttosto in
un più massiccio controllo antidoping e sospensione di tutti quei medici e
allenatori compiacenti. La colpa non deve ricadere sempre e solo sull'atleta se
sono coinvolti terzi.
A
volte gli atleti si trovano in condizione di fragilità mentale e si sentono
costretti a fare di tutto pur di non fermarsi o per continuare ad andare sempre
forti e primeggiare a volte a causa della pressione di sponsor, dirigenti,
giornalisti, opinione pubblica. Ci vorrebbe più educazione e psicoeducazione
che prediliga più il benessere della performance o comunque non solo
performance a discapito del benessere.
Hai un modello di riferimento? Ti
ispiri a qualcuno?
Non mi ispiro a qualcuno in particolare.
Ammiro sicuramente molti personaggi nel panorama dello sport. Percorro quella
che sento la mia strada e il mio modo di essere. Ho scelto di vivere tra i
boschi perché questa è la vita che voglio. Lo sport, il trail, lo farei
comunque anche senza gareggiare perché è un modo di vivere.
Una parola e/o frase che ti aiuta a
crederci e impegnarti?
Un frase 'motivazionale' è "la paura
uccide la mente" dal film Dune, di Frank Herbert.
In che modo ti senti un riferimento
per gli altri atleti?
Non mi sento un riferimento né voglio
esserlo. Ognuno deve vivere e sentire a modo suo. Non condivido prese di
posizione estremiste su alimentazione e dedizione totale all'allenamento,
privandosi di tutto. Lo trovo da fanatici.
Cosa c’è dietro un successo? L'impegno,
responsabilità e credere in ciò che fai. Il successo è aver trovato qualcosa che sento parte di me. In generale
deriva comunque da un talento che sposa costanza e dedizione.
Per
ottenere qualcosa ritenuto molto importante, bisogna lavorarci duramente con
costanza e impegno e crederci davvero di poter riuscirci.
Cosa toglie e cosa dà lo sport? Lo
sport non toglie nulla, anzi. Non sento di rinunciare a qualcosa se posso fare
quello che più desidero. Non l'ho mai vissuto come un sacrificio. Di sicuro è
molto faticoso e a volte noioso, se ti alleni tutti i giorni, ma questo fa
parte del gioco e dell'allenamento stesso.
380-4337230
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