Alla Società Villa de Sanctis ho trovato un gruppo
di veri “matti” per la corsa
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Angelo Fiorini, un corridore che praticava il calcio come sport preferito ma poi quasi per caso pian pianino si è avvicinato alla corsa che l’ha coinvolto ed assorbito.
Ecco
come racconta il suo percorso per diventare ultramaratoneta: “Il mio percorso per diventare
ultramaratoneta è stato molto graduale. Ho iniziato anni fa, spronato da un
amico a corricchiare nel parco per passare il tempo mentre i nostri figli si
allenavano alla scuola calcio. Con poco entusiasmo gli ho dato retta perché ero
un amante praticante del pallone. Infatti, fin da ragazzo ho giocato con molta
passione partecipando a campionati regionali con molto successo ma che ho
dovuto lasciare quando a diciannove anni ho iniziato a lavorare e non potevo
più allenarmi per poter giocare la domenica. E così ho continuato, ma solo nel
fare le partite con gli amici e colleghi di lavoro. Quindi la corsa non mi
diceva gran che, ma giorno dopo giorno, km dopo km, la cosa cominciava a
intrigarmi soprattutto perché le gambe rispondevano bene alla fatica e il fiato
c’era!
Così mi sono iscritto a una Società sportiva e ho iniziato ad allenarmi
per fare qualche gara, prima da 10 km, poi la prima mezza maratona, la seconda,
la terza e finalmente la voglia di provare la vera maratona: quella di Roma! E’
stato un successo personale, una grande soddisfazione per un traguardo che fino
a un anno prima neanche mi sarei sognato! E cosi con la consapevolezza di avere
una capacità in tale disciplina, ho continuato e di maratone ne ho fatte in
varie parti d’Italia.
La svolta ci è stata quando ho cambiato società sportiva,
iscrivendomi alla Società Villa de Sanctis, dove ho trovato un gruppo di veri
“matti” per la corsa, tanto da convincermi a fare la prima ultramaratona da 50
Km, la Pistoia Abetone, poi la 100km degli Etruschi poi la ventiquattrore, dove
ho percorso 185 km, poi le Tre Cime Di Lavaredo sulle Dolomiti da 50 km circa e
la Nove colli di oltre 202 km tra i colli dell’Emilia Romagna! Nel giro di tre
anni abbiamo partecipato a tante ultramaratone tanto da vincere per tre anni di
seguito, tra società di tutta Italia, il campionato Iuta che è la ‘formula uno’
degli ultramaratoneti.”
In
pratica Angelo ha sperimentato successo personale e di squadra per aver
contribuito ai successi della sua squadra “Villa de Sanctis”. E, con il tempo, sperimentava
sempre più sicurezza e convinzione di riuscire nelle sue imprese sempre più
ardue.
Ci
racconta la sua motivazione e passione per le lunghe distanze: “La motivazione principale che mi ha spinto a
iniziare tale percorso, è stata la mia caparbietà e tenacia nel cercare il
prossimo risultato dopo averlo ottenuto, sfidando la fatica fisica, grazie a
un’ottima tenuta mentale che in questo tipo di attività estrema è fondamentale
perché le gambe possono essere in forma ma se la testa dice no non vai da
nessuna parte!”.
Angelo
riusciva ad avere, un controllo mentale, riusciva a non farsi fermare dal suo
fisico, era lui che teneva i fili che muoveva a suo piacere e chiedeva alle sue
gambe di portarlo sempre al traguardo a qualsiasi costo.
Angelo
parla dei meccanismi psicologici sperimentai nell’esercizio delle
ultramaratone: “Sono proprio i meccanismi
psicologici che ti spingono a partecipare a gare estreme, la convinzione che
dopo vari risultati positivi, puoi continuare e osare di più! Un altro meccanismo molto importante è la
forza e l’incitamento che ci si trasmette tra atleti che nel frattempo
diventano i tuoi compagni di avventura. L’incoraggiarsi, lo spronarsi uno con
l’altro, è stato un punto di forza in quelle occasioni dove eravamo
fondamentali uno per l’altro affinché si tagliasse il traguardo, dimenticando
la fatica, i dolori fisici che sono tanti.”
I
familiari inizialmente erano contenti dello sport che praticava ma con il
passare del tempo la corsa lo assorbiva sempre di più, Angelo racconta le
preoccupazioni della sua famiglia in pensiero per lui durante le sue imprese: “I miei familiari, moglie e figli, sono stati
contenti di questa mia nuova attività fino a quando si trattava di allenarsi al
parco, fare una corsa salutare, hanno accettato anche la voglia poi di fare
qualche garetta, fino alla mitica maratona di Roma, guardandomi come un extra
terrestre, ma quando ho iniziato l’avventura da ultramaratoneta sono stati
subito contrari prendendomi per matto, perché per loro era inconcepibile che ci
si poteva sottoporre a certi sforzi fisici per sport, rischiando di farsi male.
Quindi con il passare del tempo la mia passione per le gare, è diventato motivo
di discussioni con la mia famiglia, In primis perché preoccupati della mia
salute e poi anche per problemi logistici (soprattutto per mia moglie): panni
sporchi, scarpe infangate d’inverno, i week end sempre impegnato in qualche
gara (anche se a volte le gare si trasformavano motivo per fare gita con le
famiglie che ci seguivano). Per quanto riguarda la vita lavorativa non ne ha
risentito tanto di questa mia attività, avendo degli orari che mi permettevano
gli allenamenti giornalieri.”
Per
Angelo non si trattava di gare estreme, tutto si poteva fare con la giusta preparazione
ed alimentazione: “Cosa significava per me partecipare a gare estreme? il
fatto è che non le ho mai considerate ‘estreme’, si trattava di gare dove
bisognava fare più km e che con un buon allenamento, una giusta alimentazione,
tutto si poteva affrontare. Quindi è stata proprio questa incoscienza a
mandarmi avanti. La gente si domandava: ma chi te lo fa fare! Per una medaglia!
A queste persone rispondevo che solo chi prova una passione poteva capire
l’adrenalina che cresce dentro di te quando fai una cosa cui credi e che non
deve avere necessariamente un rientro economico e la corsa non ne ha nessuno! E
la felicità nel tornare a casa con la medaglia al collo! Capisco che sia
difficile per i più capire questa passione, ma sono soddisfazioni che ti
riempiono di orgoglio anche se certe imprese non portano niente di concreto ma
ti danno una carica che ti fa superare la fatica fisica.”
L’unico
rammarico di Angelo è il non essere stato attento alla sua salute: “Se potessi tornare indietro rifarei tutto,
tranne l’autogol che mi sono fatto nella Sparta Atene nel prendere delle
decisioni durante la gara che mi hanno complicato la stessa, senza aiutarmi.”
Anche
i medici gli consigliavano di ridurre la sua attività fisica estenuante ma
questo succede per tutti gli ultramaratoneti che si rivolgono da medici,
fisiatri o ortopedici per problemi vari: “Un fisiatra al quale mi ero
rivolto per problemi alla schiena e al nervo sciatico, dopo che ha ascoltato
quello che facevo è rimasto allibito, dicendo che era il minimo quello di avere
quei problemi, e che per fare certe cose si ha bisogno di essere seguiti e che
purtroppo nel nostro caso, sono allenamenti “fai date”, che comportano tanti
errori. Io, in quella occasione, l’ho ascoltato solo per il periodo di riposo e
cura che mi aveva prescritto.”
Il
sogno nel cassetto di Angelo è rifare una maratona con serenità: “Visto che ho raccontato tutto al passato,
essendomi fermato, il mio sogno nel cassetto sarebbe quello di poter tornare a
fare almeno una maratona senza la preoccupazione dei tempi, ma avere la
soddisfazione provata la prima volta e ciò significherebbe principalmente per
me, aver rimosso la paura e con la promessa che ciò non significa ricominciare!
Anche perché i miei mi caccerebbero da casa! Grazie a te che mi hai dato
l’opportunità di raccontare”.
Angelo
è menzionato nei miei libri:
“Ultramaratoneta:
un’analisi interminabile”, edito da Aras Edizioni.
“Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici
di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
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Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt
ed EMDR
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