domenica 27 marzo 2016

L’atleta può sentirsi soggetto attivo nel processo di riabilitazione


Matteo SIMONE

 

 

L’infortunio rappresenta un evento destabilizzante l’equilibrio psicologico dello sportivo; un cattivo adattamento all’infortunio può comportare la comparsa di sensazioni di rabbia e impotenza, sbalzi di umore, sensi di colpa, pensieri depressivi, con la conseguente compromissione delle relazioni famigliari, interpersonali, dell’andamento scolastico o lavorativo, l’auspicabile intervento può espletarsi nel prevenire l’incorrere dell’infortunio e nell’aiutare l’atleta infortunato.

Attraverso la meditazione la persona riesce ad aspettare i suoi tempi, i tempi occorrenti per il recupero, riesce a comprendere che tutto passa, tutto sorge e tutto muore, riesce a non reagire agli eventi spiacevoli, riesce a partire dal qui e ora e a programmare una formulazione del goal setting, un piano degli obiettivi graduali con una giusta scansione temporale.

La persona che avrà sviluppato un forte senso d’autoefficacia sceglie obiettivi più elevati, è più motivata, usa le proprie capacità con maggiore efficienza, è meno ansiosa, gestisce meglio i fallimenti, è più tenace e ottiene risultati più soddisfacenti di chi invece ha una percezione negativa delle proprie possibilità.

Cross della caffarella: l’Atletica La Sbarra ben figura con donna 4^ e uomo 5°



 

 

Prime quattro donne arrivano PELLIS Stefania SF35 Free Runners  0:26:19, CELLETTI Alessandra SF45 Scavo 2000 0:26:49, GIUNCHI  Anna SF35 GS Gabbi 0:27:23, LUTTAZI Roberta SF40 Atl La Sbarra 0:27:54.

Primi 5 uomini arrivati SCARDECCHIA Ettore SM45 Running Evolution 0:21:09, ATANASI Gian Pietro SM LBMSport Team 0:21:45, PEGORER Daniele, SM40 Pod Solidarietà 0:23:00, CARTUCCIA Alessandro SM35 Airona Monti Della Tolfa 0:23:02, D'ANTONE Giuseppe SM55 Atl La Sbarra 0:23:07, POLLASTRINI Paolo SM50 Peter Pan 0:23:09.

La particolarità degli primi sei atleti arrivati è che sono di squadre diverse e rappresentano diverse sei categorie, con un grande merito a Giuseppe D’antone che all’età di 57 anni riesce ancora a competere dignitosamente con i più giovani.

L’Atletica La Sbarra ben figura con una donna al quarto posto ed un uomo al quinto posto.

Ma la categoria più agguerrita pare essere quella degli over 75, ben cinque di loro lottano per il podio ma solo tre di loro andranno a premio e sono BALDI Carlo che precede di due secondi GARABELLO Carlo, a seguire ZAINO Aldo di 81 anni ideatore del gruppo facebook https://www.facebook.com/groups/1463063463948885/?fref=ts , quarto arriva FELICE Vincenzo e quinto Pacifico Carmine.

sabato 26 marzo 2016

24 ore a Reggio Emilia 2016, Nico Leonelli percorre 240,740 km


Il Dipartimento di Scienze Biomolecolari Sezione di Biochimica Clinica e Biologia Cellulare dell’Università di Urbino, il CTR Centro Terapia Riabilitativa di Reggio Emilia guidato dal Direttore Sanitario Dr. Roberto Citarella, l’Area Medica IUTA, l’Area Convegni IUTA, l’Area Tecnica IUTA hanno allestito un importante test scientifico della durata di 24 ore.

La prova, i rilevamenti ed i prelievi ematici hanno avuto luogo sabato 12 e domenica 13 marzo, in occasione della gara di 24 ore ad inviti dalla IUTA e dal GP Biasola, sul tracciato stradale omologato e certificato Fidal, di 1.013 metri, a Reggio Emilia.
Tale test, svolto con il riconoscimento del Centro Studi & Ricerche della Federazione Italiana di Atletica Leggera, è stato possibile grazie alla disponibilità offerta dal Dott. Citarella di mettere a disposizione, mezzi e persone idonei per i prelievi, ma anche per il successivo trasporto degli stessi ai laboratori di analisi e successivamente al Dipartimento di Scienze Biomolecolari Sezione di Biochimica Clinica e Biologia Cellulare.

venerdì 25 marzo 2016

Sol Arneodo, lallenatrice di delfini: ho imparato come trattare ognuno di loro



La vita è bella anche perché si fanno incontri interessanti, si conosce gente, ci si interessa agli altri, ad altri mondi diversi e lontani, mi è capitato di incontrare un’allenatrice di delfini ed è interessante conoscere la sua esperienza, quest’attività di addestramento con il mondo animale acquatico, pertanto le ho chiesto di descrivere come si svolgeva la sua attività con i Delfini.

Come è stato il percorso di avvicinamento al delfino? “Quando si inizia a lavorare i primi 7 mesi sono di osservazione. Praticamente il nuovo arrivato si dedica a lavare la cucina, preparare i pesci per i delfini, studiare biologia e teoria di allenamento, e ad osservare e aiutare gli allenatori che già erano in contatto con i delfini.

Dopo sette mesi la prima attività fatta con i delfini è il DPE, che basicamente consiste nel check del corpo: si vede se hanno nuove ferite causate sia dagli altri delfini (il mordersi, spingersi e fare suoni sono i modi di comunicazione che hanno). In base a dove si trova il Rake Mark, che sarebbero i morsi si può definire che tipo di interazione hanno avuto, per esempio se è vicino ai genitali proviene da attività sessuale, se è nella coda sicuramente proviene dallo scappare dal delfino dominante, ecc.) o magari da qualche cosa che si sia rotto nella struttura. Si controllano gli occhi cercando qualsiasi cambiamento nel colore, la bocca cercando ferite, pietre che a volte restano tra i denti quando giocano con la sabbia e odore. Si chiede al delfino di starnutire (chuff) nella mano dell’allenatore e si controlla l’odore del respiracolo che potrebbe essere segno di qualche infezione nei polmoni. Si controlla la linea genitale per vedere se le mucose sono normali.

Poi si separano i delfini in diverse piscine. A volte si sa già che una femmina è in piena ovulazione, quindi per evitare problemi nel momento dell’interazione con i clienti si separa dai maschi.
Ci sono maschi che non cambiano il comportamento, e ci sono alcuni che non mangiano durante questo periodo e vogliono stare solo con le femmine.”


Come succede per qualsiasi lavoro è importante un approccio graduale, di conoscenza del contesto e di ciò con cui si ha a che fare che sia una persona, un animale, un ambiente, quindi importante la parte iniziale di avvicinamento, di conoscenza, di anamnesi, di informazione, di documentazione.



Matteo Colombo vince il Trail Ballando 2016, 30km e 1200mt d+



 

Matteo Colombo vince in 2 ore e 24 minuti il Trail Ballando 2016, 30km e 1200mt d+ lungo sentieri e boschi delle colline di Rivergaro e del Monte Denavolo. MATERIALE OBBLIGATORIO CONTROLLATO ALLA PARTENZA DA GIUDICE UISP: Giacca antivento, riserva idrica mezzo litro, 1 barretta energetica, telo termico, fischietto, scarpe rigorosamente da…TRAIL.

Matteo Colombo, un atleta amante della montagna, dei sentieri, delle ultra trail e ultra sky marathon, una sorta di superman della corsa capace di correre in libertà nei boschi, sentieri e montagne alla ricerca di sensazioni particolari, per sperimentare sempre nuove emozioni ed alla caccia della pura adrenalina che va in circolo e ti permette di andare avanti instancabilmente.

Un po di tempo fa ho invitato Matteo a rispondere a un questionario che ho predisposto che mi sta permettendo di conoscere questo fantastico ed affascinante mondo degli ultrarunner di strada, di sentieri, di pista. Ecco cosa raccontava Matteo Colombo del TEAM TECNICA ITALIA:

Che significa per te partecipare ad una gara estrema?

“Correre mettendomi sempre in gioco con me stesso, con gli altri e con la mia mente, la quale governa sempre il mio corpo.”

In effetti emerge la sfida a sfidare se stessi, mettersi alla prova, ma anche sfidare gli altri, arrivare prima dell’altro, riuscire in una gara dove un altro non riesce.

giovedì 24 marzo 2016

Katia Figini vince l'Asia Ultra Race 2016, corsa a piedi di 160 km nel Vietnam

Matteo Simone 

L'Asia Ultra Race si è svolta dal 20 al 23 marzo 2016 nel Nord Ovest del Vietnam, nella regione di Mai Chau, vicino al confine con il Laos. 
Katia Figini è stata la vincitrice assoluta, precedendo il francese Patrick Cande 19h20’36”
Il percorso passa attraverso molte piantagioni di riso in paesaggi di montagna, con alcuni percorsi tecnici.
E' una corsa a piedi di 160 km in quattro tappe, in autosufficienza con 5000 metri di dislivello positivo, ogni concorrente porta uno zaino contenente l’attrezzatura obbligatoria, cibo e attrezzatura personali. Ci sono alcuni punti di controllo situati a intervalli regolari. 

mercoledì 23 marzo 2016

Giovanna ed Ivano, continuare ad emozionarsi attraverso lo sport




 

A volte lo sport è contagioso, se vedi una persona che conosci che sperimenta benessere attraverso lo sport può capitare che ti fai prendere anche te da questa passione ed allora è fatta, in due è meglio, soprattutto se si tratta di una coppia affiatata.

E’ quello che succede a Giovanna ed Ivano ma anche alla loro figlia, una famiglia di sportivi che si allenano e gareggiano per mettersi alla prova, per confrontarsi con se stessi e con gli altri, per fare squadra con altri atleti che condividono la stesa passione.

L’avere vicino famigliari o amici che hanno la stessa passione, stimola progetti di gare, di allenamenti, di eventi.

Giovanna, una moglie di un runner e mamma di una runner, è riuscita a farsi contagiare ed ora c’è la corsa verso la prestazione migliore, verso la gara un po più lunga, ma tutto ciò Giovanna lo vive serenamente con la sua famiglia, i suoi amici, la sua squadra.

Ecco di seguito il punto di vista di Giovanna ed Ivano sullo sport per il benessere e la performance.

Come hai scelto il tuo sport?

“Grazie a mio marito.”

“Da piccolo, la mia famiglia era di contadini e tra virgolette povera, per cui nei campi si poteva solo correre.”

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