giovedì 13 settembre 2018

Ana Proença: Direi che sono nata per correre

Dizem que nasci para correr
Matteo Simone 

Nella vita si incontrano non solo luoghi e persone ma anche tante consapevolezze.

Si arriva a sviluppare la consapevolezza delle proprie capacità, del proprio corpo, dei propri bisogni e questo può spingere le persone ad assumersi delle responsabilità, per esempio a prendere in mano le redini della propria vita, per esempio cambiando stile di vita, per esempio nutrendosi in modo più salutare o iniziando a praticare attività fisica sperimentando inizialmente benessere e fatica nel cambiamento e poi può capitare che sempre più oltre al benessere si sperimenta la voglia di far parte di un gruppo di atleti, di condividere obiettivi, allenamenti, incontri gare. 

Alessandro Eleuteri, runner: L'aspetto emotivo per vari motivi mi toglieva energie

Matteo SIMONE 21163@tiscali.it

Le esperienze sportive lasciano sensazioni ed emozioni indelebili, soprattutto quando si sperimenta performance, quando si riesce ad ottenere risultati di prestigio ed è importante la presenza di persone che fa il tifo, che supporta,  applaude. 

Di seguito Alessandro racconta la sua esperienza di atleta rispondendo ad alcune mie domande.
La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle?Allora, ne ricordo più di una. La prima sicuramente come emozione è stata la corsa campestre che vinsi con la scuola media (tra l'altro mio padre era lì a vedermi senza che io lo sapessi, e sono stato felice e sorpreso quando ho sentito la sua voce che mi incitava verso la fine della gara). 

mercoledì 12 settembre 2018

Franco Collè vince il Tor des Geants in 74h03’00” Km 339 D+ 30908

I sogni nel cassetto per il momento si sono tutti avverati
Matteo Simone

Franco già nel 2014 vinse il Tor des Geants in 71h49’ e quindi con la vittoria del 2018 è il primo atleta a fare doppietta. 

Il record della manifestazione è di 67h52’15” ottenuto dallo spagnolo Javi Dominguez, che ha vinto il Tor nel 2017.
Al secondo posto si classifica il canadese Galen Reynolds 74h40’36” che precede l'altoatesino Peter Kienzl 77h31’11" e quarto il bergamasco Oliviero Bosatelli 80h49'26".
Il record della manifestazione è di 67h52’15” ottenuto dallo spagnolo Javi Dominguez, che ha vinto il Tor nel 2017.
Tra le donne vince la spagnola Silvia Ainhoa Trigueros Garrote in 87h50'31" che ha preceduto Scilla Tonetti e Jamie Aarons che arrivano insieme in 95h54’35”.

Il mondo dello sport fornisce sempre occasioni di incontro e confronto

Matteo SIMONE 
Psicologo, Psicoterapeuta 

A volte lo sport diventa una terapia, aiuta a passare momenti brutti, aiuta a stare da soli ma anche ad uscire dalla solitudine, aiuta a far parte di un gruppo, di una categoria di atleti, aiuta a prendersi cura di se stessi sia fisicamente che mentalmente, aiuta a scaricare rabbia e tensione.

Lo sport diventa allenamento alla vita, alle intemperie interiori soprattutto se si affronta insieme ad altri con le risorse a disposizione da parte di ognuno. 
Insieme è molto meglio, più fattibile, più affrontabile. E’ importante aiutarsi reciprocamente, aiutare ad aiutarsi, fidarsi e affidarsi per diventare autonomi e più forti dentro. Insieme è molto meglio nella condivisione dell'esperienza di fatica e poi anche di riuscita, gioia, entusiasmo, soddisfazione. 

Franco Collè vince il Tor des Geants 2018 in 74h03’

Matteo Simone

Franco già nel 2014 vinse il Tor des Geants in 71h49' e quindi con la vittoria del 2018 è il primo atleta a fare doppietta. 

Il record della manifestazione è di 67h52’15” ottenuto dallo spagnolo Javi Dominguez, che ha vinto il Tor nel 2017. Al secondo posto si classifica il canadese Galen Reynolds 74h40’36” che precede l'altoatesino Peter Kienzl 77h31’11" e quarto il bergamasco Oliviero Bosatelli 80h49'26".
Il record della manifestazione è di 67h52’15” ottenuto dallo spagnolo Javi Dominguez, che ha vinto il Tor nel 2017.
Tra le donne vince la spagnola Silvia Ainhoa Trigueros Garrote in 87h50'31" che ha preceduto Scilla Tonetti e Jamie Aarons che arrivano insieme in 95h54’35”.
Qualche anno fa ho conosciuto Franco Collè disposto a raccontare delle sue motivazioni, le sue esperienze, le sue impressioni.

Francis Desandrè: Tot Dret 130km 2018, 5 amputati sulle alte vie del “Tor Des Geants”

Matteo SIMONE 

Quando succedono eventi critici che fanno soffrire, catastrofici e traumatici, si attraversa un tunnel e non si sa se si riuscirà ad uscirne fuori e quando tempo ci vorrà. 

Se si riesce a riprendere in mano le redini della propria vita e a cavalcare l’onda del cambiamento con le risorse residue a disposizioni riuscendo a prendere nuovi direzioni che portano a raggiungere obiettivi, mete, vette sfidanti difficili ma non impossibili trasformando sogni in realtà, allora si sperimentano sensazioni ed emozioni uniche, forti, intense che fanno sentire veramente vivi, felici, gioiosi. Attraverso risposte ad alcune mie domande approfondiamo la conoscenza di Francis Desandrè, 50 anni, Team “Gamba in spalla”.
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica?Laddove voglio arrivare arrivo, ognuno di noi deve credere in se stessi per primi.” 

martedì 11 settembre 2018

Chiara Barbieri: È stato il tiro con l’arco a farmi scoprire tutta me stessa

Sogni realizzati direi sicuramente il raggiungimento del podio alla Coppa Italia
Matteo SIMONE  21163@tiscali.it 

Ogni sport ha le sue componenti da curare per il benessere e per la performance dell’atleta, a volte bisogna attivarsi e a volte bisogna essere sereni, tutti gli atleti hanno obiettivi da centrare ma in particolare il tiro con l’arco prevede proprio che si faccia centro per ottenere la performance. 

Di seguito Chiara dell’ASD Compagnia Arcieri Celti (Tricesimo) racconta la sua esperienza.
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta?Ho iniziato a praticare tiro con l’arco per caso, infatti mio papà avendo una sola figlia e femmina cercava a tutti i costi qualcosa da fare assieme a me nel poco tempo libero che avevo in estate durante la quale avevo una pausa dagli allenamenti di pallavolo. Così sebbene non troppo entusiasta mi sono convinta ad andare a fare con lui un corso di tiro con l’arco. Alla fine di questo però non sono riuscita a smettere così per più di due anni ho continuato a fare pallavolo alternandolo al tiro con l’arco, ma come in tutte le cose prima o poi si arriva ad un bivio e si ha l’obbligo, per lo meno morale di prendere delle decisioni. Così ho deciso di lasciare la mia squadra di pallavolo sebbene fossi capitano e di intraprendere un percorso maggiormente individuale che mi ha portata ad innamorarmi letteralmente di questo sport che è il tiro con l’arco.

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