Matteo Simone
Franco già nel 2014 vinse il Tor des Geants in 71h49' e quindi con la vittoria del 2018 è il primo atleta a fare doppietta.
Il record della manifestazione è di 67h52’15” ottenuto dallo spagnolo Javi
Dominguez, che ha vinto il Tor nel 2017. Al secondo posto si classifica il
canadese Galen Reynolds 74h40’36” che precede l'altoatesino Peter Kienzl 77h31’11" e
quarto il bergamasco Oliviero Bosatelli 80h49'26".
Il record della manifestazione è di 67h52’15”
ottenuto dallo spagnolo Javi Dominguez, che ha vinto il Tor nel 2017.
Tra le donne vince la spagnola
Silvia Ainhoa Trigueros Garrote in 87h50'31" che ha preceduto Scilla Tonetti e Jamie Aarons che
arrivano insieme in 95h54’35”.
Qualche anno fa ho conosciuto Franco
Collè disposto a raccontare delle sue motivazioni, le sue esperienze, le sue
impressioni.
Cosa ti motiva ad essere
ultramaratoneta? “La ricerca del mio
limite ed una grande passione per la montagna.”
E’ importante avere la consapevolezza della necessità anche delle energie mentali oltre che di quelle fisiche, è una sorta di completamento e assieme, a braccetto, permettono di proseguire, di andare avanti.
E’ importante avere la consapevolezza della necessità anche delle energie mentali oltre che di quelle fisiche, è una sorta di completamento e assieme, a braccetto, permettono di proseguire, di andare avanti.
Avviene una sorta di dialogo tra mente e corpo, le energie
fisiche e mentali vanno avanti come in una cordata, si considerano e si aiutano
a vicenda, a volte è il fisico che deve impegnarsi e usare forza, potenza,
elasticità, a volte è la mente che deve superare difficoltà e le eventuali
crisi.
Cosa significa per te essere
ultramaratoneta? “A mio avviso essere
ultramaratoneta non vuol dire essere un atleta, bensì una persona che ha
imparato a gestire in modo ottimale le proprie energie fisiche e mentali.”
A volte sono gli altri che comprendono
le tue capacità e fanno di tutto per metterti sulla strada giusta. Basta solo
indirizzarti ed il resto viene da solo, se scopri che si tratta di qualcosa che
ti piace, che fai con facilità e con passione, il resto viene da solo.
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta? “Mi ci sono approcciato quasi per caso grazie
ad uno ‘scherzo’ di mia sorella che mi ha iscritto ad una gara di oltre 300 km.
Dopodiché ho cercato di arrivare alla gara allenandomi in maniera graduale e
progressiva.”
L’ultratrail richiede diverse
componenti, l’amore per la natura, per la montagna, per le sensazioni che si
sperimentano, inoltre l’ultratrail richiede una grande dotazione fisica di base
da poter allenare gradualmente, con passione, motivazione e forte
determinazione. L’ultramaratona diventa uno stile di vita, piace correre a
lungo e sperimentare fatica, sensazioni corporee, raggiungimento di obiettivi.
Hai
sperimentato il limite nelle tue gare?
“Certo, in ogni gara cerco di arrivare al
mio limite, stando attento a non superarlo.”
La gara diventa un test che verifica le proprie
capacità, la propria prestazione cercando di dare il massimo e avvicinarsi al
proprio limite ma sempre con la massima attenzione e rispetto per quello che si
sta facendo, rispetto per gli avversari e amici di gara e rispetto
dell’ambiente naturale.
Quali meccanismi
psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme? “La capacità di riuscire a superare mentalmente le crisi (che sono
inevitabili in questo tipo di gare) ed una grande consapevolezza dei propri
mezzi.”
Le crisi come vengono così se ne vanno
se si è pazienti, se si conoscono bene i propri mezzi e le proprie risorse, se
si ha autoefficacia e resilienza ben sviluppata.
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile? “Ogni gara è di per se estrema…proprio perché
l’atleta, per riuscire ad ottenere una buona performance, deve riuscire ad
arrivare il più vicino al proprio limite cercando di non oltrepassarlo.”
L’estremo si può domare, è importante
una notevole attenzione e capacità di studio e programmazione in vista di
quello che si deve affrontare e quello che si vuole ottenere nello sport e
nella vita, tutto può essere portato nelle possibilità ordinarie.
Quale gara estrema ritieni non
poter mai riuscire a portare a termine? “Nessuna, penso che con la giusta preparazione si riesca a compiere
qualsiasi gara estrema.”
L’estremo è relativo, dipende dalla
motivazione e dalla passione, può diventare estremo una ultramratona
sull’asfalto o sulla pista per un amante della montagna.
C’è una gara estremi che non faresti mai? “Sicuramente le gare senza montagne.”
Pian piano si può andare un poco avanti
per provarsi, per sperimentarsi, per sentire e sentirsi vivo.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in
avanti i limiti fisici? “La voglia di
provare a vedere fino a dove si può arrivare.”
Per ogni impresa bisogna passare
attraverso degli ostacoli, rinunce, sofferenze, difficoltà, crisi, ma una volta
raggiunto l’obiettivo ci si accorge che a volte per ottenere qualcosa di
importante nello sport e nella vita bisogna attraversare momenti di turbolenza.
Che significa per te partecipare ad una
gara estrema? “Significa mettermi
alla prova e cercare di sfidare me stesso nell’ottimizzazione delle energie.”
L’estremo non è solo nell’impresa che si
sta affrontando ma anche nelle piacevoli sensazioni multisensoriali
sperimentate, quindi ne vale proprio la pena sperimentare l’estremo delle due
facce della medaglia.
Ti va di
raccontare un aneddoto? “Ogni gara è
ricca di aneddoti: dai paesaggi mozzafiato che si vedono durante le albe ed i
tramonti, alle allucinazioni durante le lunghe notti del Tor.”
L’ultramaratona ti permette di
allontanarti fisicamente e mentalmente dall’ordinario, dal routinario, dal
normale, ti permette di stare tanto tempo con te stesso premettendoti di
conoscerti a fondo, è una sorta di rifugio interiore ed allo stesso tempo una
sorta di autoterapia. Scendi all’interno di te stesso, fai un viaggio interno
che ti permette poi quando rimetti i piedi sulla terra e ti confronti con gli
altri di sperimentare una sicurezza personale ed una sicurezza in te stesso
rispetto a quello che sei e quello che fai senza badare ad eventuali giudizi
altrui.
Cosa hai scoperto del tuo
carattere nel diventare ultramaratoneta? “Che sono un amante della solitudine e della mia necessità di
ritagliarmi degli spazi lontano dall’inquinamento acustico e luminoso.”
La famiglia prima o poi riesce quale può
essere il benessere sperimentato da una persona dedita all’ultramaratona e se
ne fa una ragione comprendendo che è un lor mondo che considerano fantastico,
accolgiente e sicuro.
Cosa pensano familiari
e amici della tua partecipazione a gare estreme? “Sicuramente i miei famigliari patiscono quando mi vedono stare male o
mi vedono durante qualche crisi, ma sono i primi ad emozionarsi quando vedono
che sono riuscito a compiere un’altra impresa.”
Come è cambiata la tua vita famigliare,
lavorativa? “Beh sicuramente la mia
famiglia si è adattata alla mia vita e quando può mi segue nelle gare, in
alternativa si attacca all’ipad e segue il live trail da casa. La mia vita
lavorativa non è cambiata, anche perché non può cambiare…faccio i normali orari
da ufficio come qualsiasi altro dipendente pubblico, a differenza che le mie
ferie le utilizzo per fare le gare mentre i
miei colleghi le utilizzano per andare al mare.”
In genere gli ultrarunner sono persone
semplici, naturali, sensibili e minimaliste, cercano di non utilizzare farmaci,
molti sono vegetariani, vegani. Nelle gare lunghe è possibile fare
anche dei pasti in quanto i ritmi di corsa non sono notevoli ed il sangue che
affluisce all’intestino per la digestione non penalizza i muscoli impegnati
nell’attività sportiva, comunque è importante conoscersi.
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo? “Non uso farmaci e pochissimi integratori. Nelle gare più corte riesco a
utilizzare qualche gel e barretta, mentre nelle gare più lunghe sono obbligato
ad alimentarmi con pasti normali.”
E’ importante avere sempre degli
obiettivi di miglioramento e ambizione di riuscita e di benessere.
Hai un sogno nel cassetto? “A dir la verità i sogni nel cassetto per il
momento si sono tutti avverati. Ho fatto ben di più di quello che pensavo fosse
nelle mie possibilità. Ovviamente però strada facendo ci si vuole sempre
migliorare e riesco sempre a pormi dei nuovi obbiettivi.”
Un'intervista
a Franco è riportata nel libro "Ultramaratoneti
e gare estreme", di Matteo Simone (Autore) dove è possibile
vedere in copertina, Franco Collè in azione.
Prospettiva Editrice, 2016.
Inoltre,
Franco è menzionato nei libri:
"Sport, benessere e performance"
"Maratoneti e ultrarunner".
Matteo
SIMONE
380-4337230
- 21163@tiscali.it
Psicologo,
Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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