Coltivo
nuovi progetti costruttivi in ottica di migliorare la prestazione sulla 100k
Matteo SIMONE
Coltivare la passione della 100km significa dedicarsi a un grande orto che abbisogna di cura e allenamenti costanti e continuativi di lunga durata e intensi dal punto di vista qualitativo, ma se c’è passione, intenzione, motivazione, obiettivi chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili si può fare tutto, tutto pesa di meno.
Di seguito Roberto, della Bergamo Stars Atletica racconta un po’ del suo
orto rispondendo ad alcune mie domande.
Ciao Rob, cosa combini
ora? “Ciao Matteo! Coltivo nuovi progetti costruttivi
in ottica di migliorare la prestazione sulla 100k.”
La
ciclicità della vita è fatta di programmazione, pianificazione, progetti, attese
e poi tutto passa, passa la gara, la partenza la fatica e quello che rimane le
intense esperienze di gara: incontri, sguardi, ricchezza interiore, nuove consapevolezze che con il tempo bisogna assorbire e farle depositare nel
nostro cuore, corpo, anima e mente che ci aiutano nel futuro per riflettere e
per ricordare come siamo riusciti perché a volte lo dimentichiamo.
Progetti trail? Strada? “A metà ottobre sarò al
Morenic Trail (119K e 2.500 mD+), gara molto corribile sopra Ivrea. E poi da
novembre il pensiero andrà a Seregno 2019!”
Nella mente degli atleti soprattutto degli ultrarunner tanti progetti e sfide difficili e bizzarre per divertirsi e per uscire sempre di più dalla zona di confort per sentirsi vivi davvero sperimentando situazioni, sensazioni, emozioni intense ma con attenzione.
Nuove consapevolezze? “La consapevolezza è di sapermi divertire su qualsiasi terreno: questo è stato un anno polivalente, ho gareggiato su sentieri, asfalto e pista, cosa chiedere di più?”
E’ importante coltivare sempre di più la consapevolezza fluttuante che a volte va via, ci abbandona e ci lascia in balia dell’istinto, delle pulsioni, ma poi la consapevolezza ritorna per ricordarci quali sono le nostre capacità, risorse, caratteristiche, limiti.
E’ importante coltivare sempre di più la consapevolezza fluttuante che a volte va via, ci abbandona e ci lascia in balia dell’istinto, delle pulsioni, ma poi la consapevolezza ritorna per ricordarci quali sono le nostre capacità, risorse, caratteristiche, limiti.
Quando ti sei sentito
campione nello sport? Qual è la gara della tua vita? “Mai sentito tale, i campioni sono altri. La gara della mia vita è
l’Ultra Trail du Mont Blanc nel 2014, non la prestazione in sé ma per chi mi ha
seguito in gara e per chi ho trovato all'arrivo.”
Familiari e amici cosa dicono del tuo sport? “All'inizio c’è stata qualche resistenza ma ora vedono la corsa come
parte integrante del mio Io.”
In
tutto c’è sempre un inizio e poi un percorso fatto di fatica e divertimento, di
crescita e miglioramenti, di stop, infortuni, sconfitte, vittorie, e tanto
altro. Questo è il bizzarro e divertente mondo dello sport.
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta? “Ho iniziato nel 2010 con due ex colleghi con l’obiettivo, entro un
anno, di riuscire a correre 8k. Poi la cosa è sfuggita di mano.”
In che modo hai raggiunto la performance? Chi contribuisce alla tua
performance? “Se di performance si può
parlare, credo che il contributo maggiore venga dalla mia testa dura e da una
soglia del dolore relativamente alta.”
L’atleta
di ultradistanza ha la caratteristica di essere cocciuto, nel senso che se si
mette in testa un’idea, un progetto, la vuole portare a termine a tuti i costi,
si documenta, si allena, si affida a preparatori cercando prima o poi di
trasformare il suo sogno in realtà.
Quale esperienza passata
ti dà fiducia nel raggiungere i tuoi obiettivi? “Il bagaglio di tutte le esperienze.” C’è un
episodio curioso o divertente nella tua carriera sportiva? “Le allucinazioni durante le gare notturne in montagna mi regalano
grandi emozioni. Vedere donne anziane che tendono le braccia verso di me per
poi scoprire essere alberi secchi.”
Coltivare la passione
della 100km significa dedicarsi a un grande orto che abbisogna di cura e allenamenti
costanti e continuativi di lunga durata e intensi dal punto di vista
qualitativo, ma se c’è passione, intenzione, motivazione, obiettivi chiari,
difficili, sfidanti ma raggiungibili si può fare tutto, tutto pesa di meno.
Quali sensazioni sperimenti nello sport: allenamenti, pregara, gara,
post gara? “Le sensazioni sono le
stesse che si provano al di fuori del contesto sportivo ma nella corsa
diventano esponenzialmente più intense. In allenamento ricreo le possibili
situazioni e pensieri durante la gara, crisi annesse, per trovare escamotage e
possibili soluzioni.”
Quali sono le difficoltà e
i rischi nel tuo sport? La gara più difficile? “L’unica
difficoltà è il tempo dedicato, di rischi non ne vedo.”
Quando
c’è un problema è importante comprendere cosa è successo davvero, cosa abbiamo
trascurato, cosa possiamo fare ora, ed è importante non considerare il problema
tutto intero difficile e impossibile da risolvere, ma studiarlo bene e
comprendere da che parte iniziare la risoluzione cercando di curare diversi
aspetti.
Come superi crisi, sconfitte, infortuni?
“Spacchettando il problema e vedendolo sotto più
punti di vista e in tempi diversi, è l’unico modo per banalizzare un infortunio
ed evitare che si ripeta o per accettare una sconfitta (se mai si può parlare
di una sconfitta nella corsa).”
Lo
sport è importante non solo per adulti, ma anche per i ragazzi per essere
educati al gesto sportivo, alla fatica, alla condivisione di un tempo di sport
e di regole, di successi e sconfitte, di allenamenti e gare di squadra
cooperando e dando ognuno il proprio apporto, insomma un vero insegnamento allo
stare in gruppo e anche a riuscire a fare qualcosa a livello individuale con
passione, impegno e determinazione.
Un
messaggio per avvicinare i ragazzi allo sport? “Vivere il
gesto atletico come un gioco, reiterarlo per migliorarlo sarà una conseguenza
naturale da vivere con leggerezza.”
A
volte il doping diventa un cancro dello sport, ammazza lo sport, demotiva le
persone a seguire lo sport e a fare sport.
C’è stato il rischio di
incorrere nel doping? Un messaggio per sconsigliarne l’uso?
“Per fortuna no perché come atleta cresco in un
ambiente genuino. Sapere che a Seregno su 20 controlli ben 2 son risultati
positivi mi ha demoralizzato perché rende la prestazione ancora più relativa,
interpretabile e da guardare con senso critico.”
Lo
sport sviluppa l’autoconsapevolezza delle proprie possibilità, capacità,
limiti, soprattutto lo sport di endurance aiuta a monitorarsi sempre, a fare
attenzione a tanti aspetti non solo a livello fisico ma anche nutrizionale e
mentale.
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare
sport? “La consapevolezza del
problem solving oltre che alla resistenza allo stress.”
Ritieni utile lo psicologo dello sport? “Sì, è una figura sottovalutata ma spesso può fare la differenza tra un
ritiro e un ottimo risultato in gara.”
Nella
mente degli ultrarunnner si affollano sempre pensieri rivolti alle prossime
gare e allenamenti, chilometri da percorrere, paesaggi da visitare, allenamenti
da fare, tempi da migliorare,
Prossimi obiettivi?
“Sicuramente rafforzare l’esperienza sulla 100K”.
Sogni realizzati e da realizzare? “Tanti realizzati ma ancora molti da realizzare.”
Ringrazio
Roberto per le sue risposte e apprezzo la sua modalità di fare sport di
endurance divertendosi nonostante la fatica.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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