Con la mia forza e determinazione ho dimostrato a tutti che si può fare
tanto
Matteo SIMONE
Dal 10 al 16 settembre 2018 si è svolta a Policoro la 6 Days UMF - Italian Ultra Marathon Festival su un circuito di poco più di 1 km.
Il francese Sessegolo Didier ha
vinto la gara di 6 giorni totalizzando 740,300 km precedendo Malena Alessio km
731,704 e il Bielorusso Anatska Leanid 721,470 km.
La
spagnola Tomaz de Aquino Maria Jose vince la gara femminile totalizzando 663,308
km, precedendo l’argentina Cotugno Gabriela 620,564 km, la giapponese Okiyama
Hiroko (Yuko) 608,921 km, Satta Marinella 444,454 km, la svedese Ritella Ann 378,541
km, Montagnin Giuliana 355,472 km, De Mari Claudia 1957 W60 333,308 km.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Claudia De Mari attraverso risposte ad alcune mie domande.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Claudia De Mari attraverso risposte ad alcune mie domande.
Che sapore ti ha lasciato questa gara di 6 giorni? Avuto problemi, criticità? “Questa gara mi ha lasciato un energia interiore ed esteriore molto forte, pur soffrendo molto, perché sono partita con una grossa distorsione alla caviglia, fatta 7 giorni prima, e purtroppo sin dal primo giorno, per sbaglio scarpe, mi sono uscite 6 vesciche molto grosse nei piedi. Ho dovuto alternare bagni in acqua e sale e ago con filo per bucarle.”
Le
gare di lunghe distanza mettono alla prova le persone per la fatica, per le
situazioni di stress e disagio, per la deprivazione del sonno, per il malessere
che si sperimenta nei giorni di gara, ma allo stesso tempo diventano
un’opportunità per approfondire la conoscenza di se stessi e degli altri,
un’opportunità di mettersi alla prova affrontando situazioni e crisi, cercando
di gestirle al meglio, cercando di superare ogni cosa che si presenta,
sperimentando successivamente la fine del viaggio, di avercela fatta nonostante
tutto e tutto ciò fortifica la persona anche nella vita quotidiana che comunque
è un lungo viaggio fatto di incontri e imprevisti da affrontare, gestire
superare al meglio.
Cosa hai scoperto di te,
degli altri, dello sport? “Io, lungo questi 6 giorni, mi sono scoperta e cioè di solito sono sempre seria e arrabbiata, qui benché
avessi molto male perché gli ultimi 2 giorni mi si è aggiunta una cistite con
sangue, pensavo d’impazzire dai dolori, sorridevo, scherzavo, trovavo la forza
di fermarmi davanti alla musica e accennare balli, il penultimo giorno quando
ho capito che si avvicinava la fine di questo viaggio piangevo perché io stavo
bene con me e con tutti loro.”
Le
prove di corsa di lunga distanza mettono a dura prova gli atleti partecipanti
che sperimentano la gara non proprio e non solo come una competizione dove
ognuno concorre contro l’altro, ma si sperimenta una competizione come se fossero
sulla stessa barca che non deve naufragare ma deve arrivare a destinazione con
l’aiuto e il contributo di tutti, tutti i partecipanti avanzano con i
chilometri nelle ore del giorno e della notte e ognuno può chiedere aiuto all'altro concorrente in termini di consigli, alimentazione, vestizione, si
tratta di condurre una nave tutti insieme cercando di fare del proprio meglio
con attenzione.
Le difficoltà maggiori nei
tuoi viaggi ultra? “Purtroppo anche nella 24
ore tante vesciche. Poi, io ho fatto un ultra in montagna dove c’è da sputare
per arrivare in cima, magari aiutandoti con le corde.”
Hai approfondito la conoscenza di altri atleti? “Con gli altri atleti ho stretto una forte amicizia come fosse una vera
famiglia, ci si aiutava moralmente e siccome per me era la prima esperienza
molto lunga perché il massimo che avevo fatto era 24 ore 100 km e maratone fra
cui New York.”
Nelle
gare di lunga distanza si tratta di saper gestire bene le energie, eventuali
dolori, eventuali dubbi o pensieri che vogliono remare contro, diventa
importante saper gestire un po’ tutto, tenere a bada la fame e la sete con
un’integrazione appropriata, gestire pensieri negativi con tecniche di
persuasione o ancorandosi a precedenti situazioni di successo, insomma è una
grande impresa ma non va sottovalutato niente, corpo e mente devono essere
alleati per condurre l’atleta sano e salvo fino alla fine sperimentando sia
benessere che performance.
Un alimento
particolare che hai assunto in gara? “Nel mangiare
ho cercato di rispettarmi mangiando in bianco e, senza strafogarmi, mangiavo il
necessario.”
Nella
mente degli ultrarunner ci sono sempre gare
difficili e sfidanti a cui partecipanti, gli ultrarunner
in genere hanno una grande sicurezza nell'affrontare le loro imprese dovuto al
fatto che hanno sperimentato che se si vuole si può provare a fare tutto con
pazienza e senza fretta e che a ogni problema c’è almeno una soluzione da poter
mettere in atto, quini non si sottraggono a nessuna esperienza nemmeno al
quelle ritenute più stressanti, più impossibili, più al limite.
Prossimi programmi sportivi, obiettivi, sogni da
realizzare? “La prossima è la 100 km
delle Alpi, Gran Canaria e cerco gare di 24 e 12 ore, 6 giorni, mi piace quel
mondo con gli altri e con me stessa.”
Molti
ultrarunner sperimentano una sorta di
rivalsa nella loro vita mettendosi in gioco in attività sportive dove le
sensazioni che si sperimentano sono molto intense e forti, c’è la voglia di
dimostrare prima di tutto a se stessi di riuscire in qualcosa in cui tengo, di
dimostrare ad altri che niente è limitante se c’è intenzione, passione e
motivazione.
In quali circostanze hai dimostrato
l’importanza del potere della mente? “Mi sono
avvicinata a questo mondo per caso. Io, da bambina, sono stata colpita dalla
poliomielite ed ero trattata come una handicappata. I dottori, dopo cure di 10
anni lontano da giochi e vita per bambini, mi vietavano qualsiasi sport; le
suore mi obbligavano a stare seduta emarginandomi. Io, con la mia forza e
determinazione, ho dimostrato a tutti che si può fare tanto, infatti io faccio
anche ferrate in montagna. Ho due figli e voglio ancora fare tanto inserendo
ancora tanti trail in montagna e dire a tutti: non arrendetevi, se avete forza e
volontà, fate ciò che vi sentite.”
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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