giovedì 20 settembre 2018

Tante gare, tanti obiettivi, tante mete nella mente degli ultrarunner

Matteo Simone 

A volte lo sport diventa una terapia, aiuta a passare momenti brutti, aiuta a stare da soli ma anche ad uscire dalla solitudine, aiuta a far parte di un gruppo, di una categoria di atleti, aiuta a prendersi cura di se stessi sia fisicamente che mentalmente, aiuta a scaricare rabbia e tensione.

Nel tempo se il fisico può avere dei ripensamenti, l’esperienza un po’ riesce a compensare soprattutto negli sport di endurance dove non è sufficiente avere muscoli ma anche forza mentale che faccia risparmiare energia con serenità e positività.
Giorgio Calcaterra: Lascio il mondiale 2018, un mondiale bello dove avrei voluto arrivare in condizioni migliori ma che comunque non mi ha deluso.

Tante gare, tanti obiettivi, tante mete nella mente degli ultrarunner, alla ricerca di competizioni sempre più difficili per mettersi alla prova, per testarsi, per apprendere sempre più dall’esperienza. 
Hermann Achmueller: Soddisfatto della tua prestazione al mondiale?Non del tutto, in realtà ambivo ad un crono sotto le 7 ore e sia la preparazione che la forma fisica l'avrebbero consentito. Purtroppo il percorso, tutt'altro che semplice, non l'ha permesso.”

Quando si indossa la maglia azzurra c’è una grande responsabilità di fare bene, c’è anche il rischio di sentire addosso la pressione da parte di tanti che mettono gli occhi addosso all’atleta per puntare un dito, per aspettare un fallimento, ci vuole tanta forza interiore per far bene nonostante tutto con proprie convinzioni, con l’aiuto di persone esperte che ti conoscono bene e ti sanno apprezzare nel mondo giusto senza sottovalutare e senza esagerazioni.
Francesco LupoHo dato tutto quello che avevo, ogni briciolo di energia. Sono riuscito a portare a termine la gara, mi sono difeso, cercando di onorare al massimo la maglia azzurra. Sono pur sempre 100Km e sono tanti gli imprevisti che possono capitare. Per quanto si possa fare di tutto per prepararsi al meglio ad ogni evenienza (sapendo che le crisi arriveranno inesorabilmente) ogni volta è una nuova "avventura". Sicuramente cercherò di fare di più, dovessi avere un altra occasione.”

Nella mente dell'atleta si affollano tanti pensieri e dubbi, tante sensazioni ed emozioni che a volte non si è preparati ad accogliere e riconoscere, incredulità, scarico di tensioni, fine di un periodo carico di aspettative, tensioni, pressioni, senso del vuoto. Questo è il fantastico mondo dello sport.
Paolo Nardi: Ho preparato da zero la mia prima maratona leggendo molto sul web esperienze e consigli di atleti del settore; mi sono consultato con un preparatore atletico specifico, ho parlato con una nutrizionista, una psicoterapeuta, amici ex atleti di esperienza, materiale tecnico in negozi specializzati. Oggi ho un po’ di esperienza (una dozzina di mezze maratone, 11 maratone, 3 ultra e la 100 km, il tutto in poco più di 4 anni) e mi programmo tabelle di avvicinamento e sedute specifiche (fisio/psico/nutriz) al bisogno.”

Le gare di ultramaratona sono momenti considerati anche magici, ci si arriva con una preparazione il più possibile accurata per soffrire il meno possibile, per non incorrere in crisi o difficoltà e cercando di fare sempre meglio con l’aiuto dell’esperienza. Le gare di ultramaratone diventano sempre più opportunità di incontri e confronti, permettono di condividere l’esperienza di gara con altri atleti.
Filippo Castriotta: “Non mi aspettavo di migliorare il 10 e 36 dell'anno scorso visto il forte caldo di quest’anno che tutti gli atleti hanno sentito, compreso il grande Giorgio Calcaterra. Un’altra emozione è stata stare avanti alla partenza con tanti illustri campioni e aver ricevuto ancora i complimenti di Marco Lombardi che non vedevo dalla 100 di Torino dove ci scambiammo entrambi i complimenti, lui per il 2° posto assoluto e io il 3°, che bello quel giorno salire sul podio a una 100 km è qualcosa di veramente magico Matteo.”

Lo sport fa sperimentare tante e diverse sensazioni ed emozioni, ti fa incontrare tanta gente, tanti amici di città e regioni diverse. In particolare la 100km del passatore diventa un incontro di popoli, persone provenienti dal sud, centro e nord Italia comprese le Isole e anche da altre parti del mondo.  
Nicola Ciuffreda: La 100 del Passatore rappresenta per me un viaggio emozionale a contatto con gli amici e altre realtà cittadine sportive che lungo il percorso ci unisce un po’ tutti.”

Lo sport permette di sperimentarsi, mettersi in gioco, incontrare persone, culture e mondi. 
Lo scorso anno, alla 100km delle Alpi tanti partecipanti, tanti incontri prima, durante e dopo la gara. Tra i tanti due angeli custodi visto che ero rimasto senza torcia e senza occhiali e avevo bisogno di un faro, una guida, una persona per potermi affidarmi fino al traguardo ed eccoli arrivare Paolo Ravioli e Matteo Maggioni, due persone che correvano insieme, si aspettavano, complici nella loro lunga gara e pronti ad offrirmi un passaggio, ognuno sulle proprie gambe, fino al traguardo. 
Paolo Ravioli: Ti sei sentito campione nello sport? “Sì, quando ho fatto il mio personale alla maratona di Reggio Emilia, dopo aver finito la 100 km di Asolo la prima volta e dopo aver finito la 9 Colli (ogni volta) e alla 24 Ore di Cesano Boscone quest’anno, perché nonostante la scarsa preparazione sono riuscito a fare una buona gara.”

La pratica dell’attività fisica fa sperimentare benessere fisico e mentale, permette di scaricare tensione e stress che possono derivare da una giornata lavorativa o da altri impegni quotidiani di disbrigo faccende domestiche o burocratiche.
Massimiliano De Luca: 100km del Passatore, cosa significa per te?Questa gara era un sogno inarrivabile. Una sfida solo per me stesso. Volevo vedere cosa c'era oltre la fatidica soglia dei 42 km, cosa si prova a spingersi oltre quella distanza. Ho parlato spesso con persone che l'avevano corsa questa gara, ma come la maggior parte delle cose nella vita, le devi provare sulla tua pelle. Ciò che mi ha spinto a farla è stata la curiosità di mettere alla prova tutto me stesso.”

La 100km del Passatore da Firenze a Faenza diventa sempre più una gara obiettivo di tanti runner e ultrarunner. Si corre ogni anno l’ultimo fine settimana di maggio da oltre 40 anni, decine di anni fa i protagonisti erano i fratelli Gennari che arrivavano sempre a podio e Vito Melito che l’ha vinta.
Ultimamente protagonista indiscusso è Giorgio Calcaterra il Re della 100km, pluricampione al mondo di 100km, vinicitore di 12 edizioni consecutive.
Il pensiero di fare una 100km si innesta in alcuni atleti come un virus anche se gli allenatori li scoraggiano perché la preparazione è lunga, dura e faticosa e dispiace vederli rallentare i ritmi di corsa, i ritmi per forza di cosa devono rallentare. Ma l’essere umano è strano cerca sfide con se stesso, vuole esplorare il mondo che lo circonda ma anche il suo mondo interno.
Importante avere sempre una direzione, un obiettivo difficile, sfidante da poter mobilitare le energie occorrenti per trasformare sogni in realtà. Per tanti è un ingresso nel mondo delle ultramaratone.
Le gare di ultramaratona mettono alla prova fisico e testa, si tratta di praticare sport per ore continuate affrontando fatica estrema e a volte anche salite lunghe che lasciano sfiniti alla fine della lunga gara. 
Veronica Mattioli: È un viaggio lungo 100 km che ti mette a dura prova la testa e lo devi affrontare da sola.”

Lo sport permette di sperimentare sensazioni ed emozioni uniche e intense, lo sport permette di mettersi alla prova, di osare, di alzare sempre più l’asticella, di essere consapevole delle proprie passioni e motivazioni e di andare a rincorrere mete e sogni. 
Michele Fiale: “Ciao Matteo il sogno che coltivavo da anni finalmente l'ho realizzato, quando ho cominciato a praticare podismo dal 1 maggio del 2003 non pensavo minimamente di portare a termine un giorno una 100 km. Leggevo e rileggevo di questa gara ne sentivo spesso parlare nel nostro ambiente e finalmente quest'anno ho trovato le giuste motivazioni per affrontare questa gara. Direi che la mia prima 100 km è stata una bellissima avventura, non la chiamerei gara ma un'avventura un viaggio con me stesso, le mie sensazioni, emozioni, gioie.

La gara del Passatore diventa un must anzi forse un master per tanti runner che vogliono osare correre distanze superiore alla maratona anzi 2 volte e mezza una maratona che solo a pensare può sembrare una pazzia una cosa fuori dal normale e senza senso, è quello che pensano i più, soprattutto i non addetti al settore ma è quello che pensano anche tanti runner e allenatori che sono usuali usare tabelle di allenamento standard. nelle ultramaratone saltano tabelle ed entra in gioco un’apertura mentale all’ignoto, alla sfida, all’avvicinarsi in una zona limite dove si sente di più, le sensazioni sono più forti ma tutto con attenzione, osare senza strafare, prepararsi un po’ per volta ad entrare in questa zona oscura, di dubbio, partecipando a gare dure e impegnative. 
Achille Gianluca: 100km del Passatore, cosa significa per te?Una sfida, non solo atletica, soprattutto mentale, ho imparato che nelle gare lunghe conta molto di più l’aspetto mentale di quello fisico, o meglio, bisogna curare l’aspetto mentale come quello fisico, fisico inteso nel senso di allenamento e di nutrizione adeguata.”

Un mondo di pazzi questi ultramaraatoneti, ma sembra essere una pazzia curativa, è un equilibrio tra pazzia e sanità, è la cosa giusta per loro in quel particolare momento e in quel particolare periodo della loro vita, una pazzia contagiosa, che fa sentire più vivi, più coraggiosi, più performanti, che dà un senso alla vita in quel preciso periodo, condividendo il tutto con altri.
 
Giuseppe Di Gioia: La 100 km del passatore per me è stata sempre un obiettivo, da novembre 2014 precisamente all'arrivo della prima maratona fatta, ne sentii parlare da amici, poi da Domenico (Martino), pensavo fossero pazzi, poi piano piano la pulce si insinuò nel mio cervello. Fino ad arrivare a Faenza.”

100km di corsa a piedi da Firenze a Faenza, un lungo viaggio sulle gambe, sul corpo, con la testa sempre vigile a guidare il corpo, sempre attenti alle proprie sensazioni di fatica o di voglia di cambiare il ritmo, nelle salite si va più piano o si cammina, in discesa si può aumentare il ritmo ma non troppo, al tramonto bisogna coprirsi perché si sale di altitudine, il pomeriggio alla partenza è caldo, di notte si è stanchi e fa freddo, insomma un lungo viaggio alla scoperta di se stessi. 
Alberto Cervo: Il passatore per me è un lungo viaggio dentro di me, alla ricerca di un equilibrio mentale e fisico che mi rafforza ed aiuta a continuare a vivere meglio.”

Le gare di ultramaratone mettono alla prova, diventano viaggi immensi lungo un percorso stabilito ma anche un lungo viaggio dentro se stessi per andare a cercare le motivazioni e le risorse utili per affrontare tali imprese ardue.
Valentina Pici: Sto benissimo, sono felice e mi godo questa magnifica sensazione che mi hanno lasciato addosso questi fantastici 100km... ancora non ci credo. È andata abbastanza bene, poteva andar meglio ed in cuor mio ci speravo ma sono arrivata con il sorriso ed era la cosa che volevo di più in assoluto.”

Matteo SIMONE 
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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