giovedì 13 settembre 2018

Alessandro Eleuteri, runner: L'aspetto emotivo per vari motivi mi toglieva energie

Matteo SIMONE 21163@tiscali.it

Le esperienze sportive lasciano sensazioni ed emozioni indelebili, soprattutto quando si sperimenta performance, quando si riesce ad ottenere risultati di prestigio ed è importante la presenza di persone che fa il tifo, che supporta,  applaude. 

Di seguito Alessandro racconta la sua esperienza di atleta rispondendo ad alcune mie domande.
La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle?Allora, ne ricordo più di una. La prima sicuramente come emozione è stata la corsa campestre che vinsi con la scuola media (tra l'altro mio padre era lì a vedermi senza che io lo sapessi, e sono stato felice e sorpreso quando ho sentito la sua voce che mi incitava verso la fine della gara). 
Un'altra bella è stata un Campionato Italiano UISP di cross che vinsi in rimonta dopo una partenza lentissima ma con una gestione della gara fantastica che mi ha riportato sul gruppo di testa nell'ultimo giro per vincere la gara in una volata bellissima! La terza è stato il personale sul 5000, 14'30" dove penso di aver sperimentato quello che chiamano lo stato di grazia! Ero concentrato a tal punto che sentivo solo il mio corpo, il ritmo, ed era come correre in un tunnel!”

Il flow corrisponde a uno stato psicofisico ottimale: uno “stato di grazia” che rappresenta un elemento predisponente importante per il verificarsi delle cosiddette “peak performances” (prestazioni eccellenti).
Chi è nel flow è assolutamente focalizzato sul presente; avverte un senso di “serenità”; ha la sensazione di muoversi in armonia con l’attività intrapresa, come dentro una corrente, un flusso.
Ti sei sentito campione nello sport?Forse quando vinsi la mia prima gara di corsa campestre ai giochi della gioventù con la mia scuola media, ma non era proprio un sentirsi campione, era di più un sentirsi bravo nel fare qualcosa che mi riusciva naturalmente bene.” 
In che modo lo sport ha contribuito al tuo benessere?Lo sport nel tempo mi ha insegnato a conoscere e rispettare il mio corpo e quindi tenere uno stile di vita sano, era quello che serviva per raggiungere ottimi risultati agonistici. Tuttora continuo a fare sport, non agonismo necessariamente, e ad avere cura di me stesso. Con i miei compagni, tutti fortissimi, mi sono sempre divertito e ci siamo divertiti tanto, era anche fatica ma ricordo tutto con molta allegria.

Lo sport non è solo fatica e performance ma anche incontri e condivisione, benessere oltre alla performance, stile di vita e buone prassi.
Come hai scelto il tuo sport?L'atletica leggera l'ho scelta perché a calcio ero una schiappa! Mio padre diceva che non ero portato, correvo molto ma con poca tecnica e quindi non avrei mai giocato. Ho provato con il tennis un anno, mi piaceva tantissimo, ma dopo un 6-0/6-0 in un torneo interno di fine anno rifilato da un mio amico con cui giocavo spesso anche sotto casa nel suo campo da tennis, ho lasciato anche il tennis ed ho continuato a correre. Forse è stato mio padre inconsapevolmente a farmi cominciare, perché da più piccolo, quando lui usciva a correre per allenarsi (ha fatto l'arbitro di calcio fino all'attuale c2), io volevo che mi portasse con lui e da lì ha visto che avevo già questa predisposizione. Un giorno poi c'erano le gare delle scuole e io volevo correrle ma il professore non mi aveva convocato. Non volevo andare a scuola, volevo correre e così, convinsi mia madre a portarmi al pullman per chiedere al prof se potevo andare con loro. Il prof ha capito la situazione, mi fece salire. Vinsi la gara, e, battei un mio carissimo amico più forte di me fino a quel momento, con cui mi ci allenavo nei pomeriggi a scuola.”

Di solito i bambini si lamentano perché vogliono giocattoli o merende, ma Alessandro da piccolo si lamentava perché voleva correre, sapeva fin da piccolo il fatto suo, correre e gareggiare.
Quali condizioni ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale?Per gran parte delle volte per problemi di sovraccarico!! Si lavorava tantissimo e fisicamente ho accusato molto questa cosa! Il mio allenatore diceva che ero cagionevole di salute, ma ora posso dire che non credo fosse quella la vera ragione! Altri motivi per cui la prestazione ne risentiva era anche l'aspetto emotivo che per vari motivi mi toglieva energie per concentrarmi e focalizzare al meglio cosa avrei dovuto fare in gara. Questo credo sia un compito che l'allenatore dovrebbe avere per mettere un suo atleta nelle migliori condizioni per competere, e a me come a tanti del mio gruppo è mancato molto questo. Ognuno di noi faceva il suo massimo ma, era veramente il massimo?

Cosa e quali persone hanno contribuito al tuo benessere e performance?La mia famiglia, e la mia ex ragazza con cui ero insieme nel periodo in cui ho raggiunto i miei migliori personali.”
Quali i meccanismi psicologici ritieni ti abbiano aiutano nello sport?Meccanismi che usavo per favorirmi negli allenamenti ed anche in gara erano che spesso dividevo le fatiche in diversi segmenti. Un periodo mi ricordo stavo molto bene e magari non avrei dovuto esagerare, ma capitava che finivo il lungo in pista e come gioco facevo gli ultimi dieci giri più o meno partendo da 1'30" scendendo 1" a giro avendo la sensazione di totale controllo del ritmo, e quello mi faceva stare bene e mi divertiva!”
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Uno potrei dirlo ma il mio ex allenatore non lo sa che un giorno di inverno eravamo ai Pratoni del Vivaro per il solito allenamento di corto veloce quando nel momento di partire scende un nebbione che non ci si vedeva a venti metri. 
Partiamo ma dopo 500mt dal punto di partenza i più grandi del gruppo si fermano, si girano, arriviamo noi distaccati che ci fermiamo, e siccome il prof non poteva vederci da quanto era fitta la nebbia si decide di tagliare il corto veloce. Il giro da 1000 diventa da 500 e tutti riuscivamo a passare nei tempi previsti e con i distacchi dovuti, è stato uno spasso!
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica? Che malgrado varie vicissitudini e infortuni che mi hanno impedito di esprimermi al massimo sono sempre riuscito a trovare il modo positivo per ripartire.”
Quali sensazioni hai sperimentato nello sport (allenamento, pre-gara, gara, post-gara?Vabbè, nello sport si provano tutte le emozioni: fatica negli allenamenti, tensione, paura di non poter fare il tempo che ci si è prefissati, adrenalina pre-gara, fatica e adrenalina durante la gara, scoraggiamento post gara se non è andata come si voleva, nello sport si vivono emozioni a 360°.
Quale è stata la tua gara più difficile?
Molte sono state grandi fatiche e sono andate meno bene di quello che mi aspettassi, ricordo una di quando ero junior. Andavo forte, ed avrei corso tra i primi della regione sul cross malgrado ero un anno più piccolo, però mi ero infortunato alla caviglia ma siccome serviva alla squadra la mia presenza l'allenatore mi convocò ugualmente. 
A malapena appoggiavo il piede, ma mi vollero far correre con una rudimentale cavigliera che mi stringeva la caviglia con delle stecche laterali che non mi facevano fare i movimenti laterali. Partii ma dopo un po’ di buche e il salto di un fossato il dolore era così forte che mi uscivano le lacrime, così mi ritirai. Venni rimproverato a male parole dall'allenatore perché non avevo finito la gara! Ecco forse quella è stata la gara più difficile che non ho neanche concluso!”
Hai dovuto scegliere di prendere o lasciare uno sport a causa di studi o carriera lavorativa?No. Diciamo che appena finita la scuola superiore avrei voluto fare il militare e giocarmi la possibilità di farlo nel gruppo sportivo dell'Aeronautica. Al tempo altri miei compagni erano stati chiamati dopo il car a fare l'atleta per il gruppo sportivo. Ho cominciato a lavorare nell'attività di famiglia. Noi abbiamo una macelleria. Sono andato a lavorare con i miei perché serviva un aiuto e avevo comunque la possibilità di allenarmi nel pomeriggio durante la pausa prima di tornare al lavoro. Non è stato facile relazionarsi con il pubblico da dietro un banco specialmente se ci sommi le fatiche dell'allenamento. Ce l'ho messa tutta perché volevo arrivare a correre forte e così a 22 anni ho fatto tutti i miei personali. Poi però forse ho chiesto troppo al mio fisico e ad un certo punto mi sono dovuto fermare per una brutta broncopolmonite. Due mesi di stop, stagione finita e per di più quando ho ricominciato faticavo per correre a 5' al km, ed avevo corso i 5000 in 14'30" solo pochi mesi prima. Quando ho riprovato a rientrare tutto era difficile e sinceramente avevo perso quella grinta e motivazione che mi aveva portato fino a quel livello. Non ho dovuto scegliere di lasciare lo sport per lavoro, ma mi sarei dovuto organizzare meglio per gestire le due cose nel migliore dei modi.”
Hai rischiato di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva?No, ho sempre fatto attività e ottenuto risultati con le mie forze. Molti, già a suo tempo prendevano gli aminoacidi ramificati per recuperare meglio, ed io neanche quelli. Non sono dopanti ma secondo me è il modo di approcciarsi all'uso di questi che predispone l'atleta a trovare qualcosa che lo aiuti a fare la prestazione.”
Un messaggio per sconsigliare il doping?Ai ragazzi voglio dire che tutto quello che serve per migliorare la prestazione ce lo abbiamo già in natura. La natura ci dà la possibilità di fare cose straordinarie, il nostro corpo ci può far fare cose straordinarie, ma dobbiamo metterlo nelle condizioni giuste. Possiamo lavorare duro, ma dobbiamo anche dare il tempo al corpo di recuperare bene mangiando e riposando bene, per poter anabolizzare la muscolatura naturalmente. Ecco, questa fase credo che molti allenatori non la tengono in considerazione sostenendo solo la teoria che più allenamento = risultato. Se così fosse i record sarebbero battuti tutti i giorni continuamente! Ma è evidente che non è così ed è nell'ignoranza e nell'incapacità di aspettare, e programmare senza schemi troppo rigidi, che il doping poi fa la sua comparsa!
Come hai gestito eventuali crisi, sconfitte, infortuni?Crisi, sconfitte, infortuni, delusioni, ce ne sono ma dopo un primo momento di apparente panico ho sempre richiamato la calma e riorganizzato il tutto, per ripartire e guardare avanti.
Potrebbe essere utile lo psicologo dello sport? In che modo e in quali fasi?Dopo tutto quello che ho detto mi pare chiaro che la figura dello psicologo nello sport ha sì una sua importanza! L'atleta ha bisogno di essere secondo me guidato e seguito durante la fase di crescita sia caratteriale che motivazionale. Alcuni vanno da soli e sembra che non ne possano aver bisogno, ma a volte credo che si siano persi per strada tanti talenti proprio per una mancanza di questo tipo di figura! Quante volte sui campi si sente dire dagli allenatori di turno ai ragazzi di non avere gli attributi per una gara andata storta? 
Mi trovavo a vedere una giornata di gare e finita una batteria di 1000 mt mi trovavo vicino a un amico che ora allena dei ragazzi insieme alla moglie (ex atleta nazionale). Un loro ragazzo era appena arrivato 4° nella batteria più forte ma a detta di loro allenatori l'avrebbe dovuta vincere. Gli stavano facendo una lavata di capo che non finiva più, sottolineando che non ci aveva messo gli attributi, etc., etc. come se questo povero ragazzo volesse proprio perderla apposta la gara! 
La figura dello psicologo potrebbe servire prima agli allenatori che riversano delle proprie voglie di rivincita e frustrazioni sugli atleti! Ma comunque anche agli atleti per aiutarli a trovare la capacità di focalizzare l'attenzione su quello che andranno a fare lasciando fuori ansie ed altre cose che possono solo togliergli energie preziose ai fini della prestazione!”.

Quale messaggio vuoi rivolgere ai ragazzi per farli avvicinare allo sport? Beh posso solo dire: fate sport, a qualsiasi livello, ma fatelo! E’ la miglior palestra di vita! E un giorno potremmo sperare di vivere in una società migliore!

L’intervista di Alessandro è riportata nel testo “Sport, benessere e performance. Aspetti psicologici che influiscono sul benessere e performance dell’atleta.”

Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

Nessun commento:

Translate