La dedica è per mia figlia Aurora
che tutte le volte mi dice 'babbo te corri forte' e mi commuove
Matteo Simone
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Si è disputato l’8 settembre 2018 a Sveti Martin na Muri in Croazia, il Campionato Mondiale 100 km di corsa su strada. Tra i partecipanti della gara open vi era anche Francesco Sebastiani che di seguito riporta le sue impressioni rispondendo ad alcune domande.
Come
hai deciso di partecipare? Con chi? “Verso
i primi del mese di giugno fui contattato da un carissimo amico Stefano
Castoldi, dicendomi che sarebbe stata sua intenzione partecipare al Campionato
del mondo master della 100km a settembre in Croazia. L'idea mi parve pazzesca,
non era certo una gara qualunque, ma in cuor mio avevo già accettato la sfida.
Poi con Stefano, un ragazzo a cui diresti di sì anche se ti invitasse a correre
a piedi nudi al polo nord.”
Gli ultrarunner di solito sono sempre pronti a mettersi in gioco, a fare le valigie per partire per gare sfidanti, per prepararsi mentalmente e fisicamente a gare di lunga durata che prevede una grande e lunga fatica nell'arco di una decina di ore.
Come ti sei preparato e organizzato? “Il tempo per preparare una 100km era comunque limitato, venivo dal Passatore dove ero uscito male, da un punto di vista cronometrico, la classica giornata no. Il clima estivo non ha aiutato per svolgere degli allenamenti adeguati, però ho partecipato a gare di 6h, Banzi Curinga e Lavello, apposta per mettere su km sulle gambe.
Gare da cui sono uscito in buona condizione, e ciò ha aiutato il morale. Per quanto riguarda la logistica del Mondiale ha pensato tutto Stefano, e non smetterò mai di ringraziarlo. Ovviamente più si avvicinava la data della gara più la tensione aumentava, così come i dubbi sulla tenuta in gara. Ok correre 6h, ma una 100km è altra cosa. Talmente ero teso che mi sono presentato all'appuntamento con Stefano a Brescia, da dove avremmo proseguito con una sola auto ben 24h prima… la telefonata con cui avvisavo Stefano che ero arrivato a Brescia ha del comico. Quindi tappa forzata a Brescia e poi via il giorno dopo.”
Gli ultrarunner sono sempre disponibili
a mettersi in gioco e a sperimentarsi ma sempre con i loro dubbi, i pensieri
che si affollano nella mente, con la voglia di esserci accanto ai campioni italiani
e internazionali.
Che aria hai
respirato? “Il partecipare ad un
campionato del mondo credo rimanga dentro di noi per sempre. Assieme ai master
partivano pure gli atleti delle nazionali assolute, ed essere lì in mezzo a
quei campioni da dei brividi immensi. Ti senti parte di qualcosa più grande di
te, e ti chiedi se riuscirai a controbattere questa tensione emotiva.
Oltretutto c'era un tempo limite per essere classificati, ed il mio pensiero,
visto anche il percorso, è andato lì.”
Nelle gare di 100km un po’ bisogna
esserci, focalizzati, concentrati nel compito da eseguire e cioè correre
avanzando sempre chilometro dopo chilometro, giro dopo giro e un po’ bisogna
assentarsi con la mente, distrarsi per far avanzare il tempo; è un misto tra presenza e assenza, una sorta di consapevolezza
fluttuante che si apprende con l’esperienza.
Cosa ti ha aiutato e cosa ha remato contro? Cosa è cambiato in te nel
tempo? “Allo sparo tutta la tensione
si è dissolta, e la testa e le gambe erano tutte sulla gara. Primo giro di
2,5km percorso senza pensare a nulla, così come il primo dei 13 da 7,5km. Poi
ho iniziato a razionalizzare la gara. Sapendo che dal 70esimo km avrei patito
comunque ho macinato km di buon passo, passando a metà gara in 4h40', ho retto
bene fino al 75km poi la stanchezza, complice il caldo e la durezza del
circuito si è fatta sentire in maniera concreta. Ho lottato per cercare di fare
il pb sulla distanza, ma alla fine ho chiamo in 10h40', 13 minuti sopra ma
resta la soddisfazione di averla finita bene muscolarmente, senza la famosa
cotta di cui avevo timore.
Lungo il percorso ci incitavamo con Stefano Castoldi
e con gli azzurri della nazionale assoluta, gli sguardi di intesa con Herman Hachmuller,
le parole scambiate con Calcaterra, con Lupo resteranno dentro di me per
sempre. Una parola in più però è per Zambelli, il vincitore del Passatore. In
giornata no ha chiuso la gara per onore di maglia, e prima del suo arrivo ci
siamo incrociati, fermati, battuto il "5" e confortati, ancora a
ripensarci ho i brividi addosso.”
Gli ultrarunner sono sempre pronti a
mettersi in gioco, sono sempre pronti a sfidare se stessi nelle lunghe gare di
ultramaratona, hanno dentro di se coraggio e fiducia per intraprende lunghe
gare di fatica, sforzo, resistenza e a volte anche sofferenza che termina
sempre lasciando sensazioni utili e intense da tenere con se nel cuore.
Cosa porti a casa? “Da allora mi porto dentro un'esperienza sul
lato sportivo ed umano che non ha eguali, ho avuto la fortuna di correre
accanto ai più forti ultrarunners del mondo come per un bambino giocare a
calcetto con Messi, Ronaldo Totti e altri campioni. E di ciò posso solo
ringraziare quel grande amico che è Stefano Castoldi, solo grazie a lui ho
potuto realizzare ciò. Tornato alla quotidianità della mia vita mi porto dentro
la serenità di aver corso bene, di aver saputo usare il raziocinio in una gara
del genere, la consapevolezza che preparando bene una 100km potrei abbattere il
muro delle 10h, poca cosa ci mancherebbe, ma non scordo mai come ho
ricominciato a correre 4 anni fa, e prima poi proverò a battere questo mio
personale muro. Col senno del poi solo un pazzo prepara con 500km scarsi in due
mesi una 100km, ma ogni tanto un pizzico di follia può aiutare.”
Nel mondo degli ultrarunner oltre alla
corsa i sono altri orti da coltivare come quello familiare, lavorativo, amicale
ed è interessante e curioso conoscere quello che altri pensano degli
ultrarunner considerati pazzi e bizzarri per alcuni, eroi per altri. E’
importante sviluppare la consapevolezza di se stessi, del proprio copro,
proprie esigenze e bisogni, proprie capacità e caratteristiche.
Cosa dicono di te amici e famiglia? Cosa racconti agli amici e a casa? “Chi mi segue sul mio profilo Facebook e sa
delle mie gare e non corre mi considera pazzo, pensando che sia
impossibile correre certe distanze... io non cambio e a tutti rispondo: 'se
ci riesco io possono farlo tutti, basta volerlo'. 4 anni fa pesavo quasi
100kg, ora arrivo 69esimo a un mondiale master e 16esimo di categoria,
la dedica è per mia figlia Aurora che tutte le volte mi dice 'babbo te
corri forte' e mi commuove.”
Un’intervista a Francesco è riportata nel libro La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza.
https://www.unilibro.it/libro/simone-matteo/100km-passatore-gara-coraggio-resilienza/9788899566258
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza.
È un libro che racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi con cautela, attenzione, preparazione.
Sono trattati aspetti della psicologia dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il graduale fare affidamento su se stesso.
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
Libri:
http://www.unilibro.it/libri/f/autore/simone_matteo
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