Toute course peut se finir, il
faut juste se préparé physiquement et mentalement
Matteo Simone
Più è dura la gara è più è importante l’uso della testa, Sebastien Balondrade racconta l’utilizzo degli aspetti mentali per fare cose grandi, per superare difficoltà estreme e crisi.
Sebastien sembra essere un Ironman
molto estremo che si allena nella sofferenza e nel dolore per fortificarsi
nello sport e nella vita.
Quali meccanismi
psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme? “Io lavoro molto sull'aspetto mentale nei miei allenamenti. Questi allenamenti
sono essenziali per una performance sulla gara estrema. Mi piace fare
allenamenti molto più duri rispetto alla gara. Durante alcuni allenamenti, mi
provoco volontariamente alcuni problemi che potrebbero accadere in gara come ad
esempio: l'ipoglicemia / ipotermia / disidratazione / ecc. Per quanto riguarda
l’aspetto psicologico, creo una bolla e un mondo a parte che posso controllare
durante le mie gare, mi permette di dimenticare il dolore durante la gara, ma
anche fare passare il tempo più velocemente.
Durante gli allenamenti, creo
anche immagini positive che consistono in buoni ricordi con la mia famiglia per
i momenti peggiori durante la gara. Uso anche un metodo di respirazione 10
minuti al giorno per il rilassamento.”
Molto
interessante la testimonianza di Sebastien per far comprendere come allenarsi
mentalmente per prevenire e prevedere situazioni difficili da affrontare,
gestire, superare; per comprendere come è importante fare esercizi di
respirazione, come simulare in allenamento per poi affrontare la gara con più
sicurezza.
La tua gara più estrema o più
difficile? “Triathlon brutale estreme in
Llanberis senza esitazioni. Questa non è la gara in cui ho sofferto di più, ma
questa è una gara che comprendeva tutte le condizioni davvero estreme sia
fisicamente che mentalmente: le condizioni climatiche ed i percorsi molto
difficili hanno messo il mio corpo a dura prova: era necessario essere molto forti
per non mollare.”
Ci
si può allenare a non mollare, ad aspettarsi tutto, a prepararsi al peggio per
mettersi alla prova e per incrementare autoefficacia e resilienza.
Quale gara estrema ritieni non poter mai riuscire a
portare a termine? “Ogni gara può essere
portata a termine, basta essere preparati fisicamente e mentalmente alle
difficoltà che caratterizza la gara. Tuttavia alcune gare in tutto il mondo
sono molto difficili da completare, perché i cancelli orari sono molto
difficili da rispettare!”
Nelle
gare di endurance bisogna fare i conti con i cancelli orari, le durate delle
gare sono di diverse ore ed a volte di giorni, l’organizzazione della gara
stabilisce dei tempi massimi per ogni step della gara, per esempio in una gara
di Ironman a cui ho partecipato con partenza alle 07.00 i cancelli erano per la
prova di nuoto entro le 09.15, per la prova di bici entro le 15.00 dopo i 120km
ed entro le 17.30 dopo i 180km, mentre entro la mezzanotte bisognava terminare
anche la maratona.
C’è una gara estrema che
non faresti mai? “Mi è capitato di non
terminare la gara per problemi di salute dove i medici mi hanno fermato. Ma
l'anno seguente mi sono presentato alla gara per finirla! Possiamo perdere, è
ciò che rende bello il mio sport: l'imprevisto; ma mi rifiuto di rinunciare a
non finire quello che ho iniziato.”
Se
non si riesce a portare a termine una gara si può sempre riprovare preparandosi
meglio altrimenti si può anche rinunciare.
Cosa ti spinge a spostare
sempre più in avanti i limiti fisici? “Diversi
motivi. Il primo è che ho sempre vissuto in condizioni estreme, prima di
iniziare a fare sport, ho fumato, bevuto, mangiato, senza rispettare il mio
corpo. Oggi è il contrario. L'altra ragione è che trovo molta soddisfazione nel
dolore e nella ricerca di miei limiti; in passato ho fatto soffrire molte
persone e non potrei mai restituirli la loro quota di felicità che li ho levato.
E’ un modo per me di scusarmi nell'accumulare questo dolore dentro di me. Il
problema è che la testa e il corpo si abituano a questo dolore e sono
costantemente alla ricerca di gare più dure.”
Sebastien
Balondrade ha trovato nello sport un modo per espiare le sue colpe ed uno stile
di vita alternativo a quello precedente che lo stava portando lentamente alla
rovina, ora la sua vita è lo sport, la fatica, la sofferenza.
Il dolore
sperimentato nello sport non è vano, ma gli permette di sentirsi vivo, di fare
qualcosa per se stesso, di trovare uno scopo per la sua vita, andare avanti
sempre più determinato nel raggiungere obiettivi sempre più difficili ed
estremi, senza paura.
Cosa pensano familiari e
amici della tua partecipazione a gare estreme? “Sono
particolarmente orgogliosi di me e a volte mi prendono per uno sciocco. Ma non
hanno paura per me in gara perché tutto è sotto controllo: il rischio è minimo.
Questo non è il caso di alcuni allenamenti dove ho potuto mettermi in pericolo
più facilmente.”
In
effetti, per prepararsi a gare ritenute estreme bisogna fare allenamenti
altrettanto estremi che in autonomia diventano difficili e qualche volta anche
un po’ rischiosi per essere in solitudine o condizioni atmosferiche avverse
mentre in gara c’è assistenza per tutto il percorso e comunque in genere c’è un
po’ di compagnia.
Che significa per te
partecipare a una gara estrema? “Queste gare
mi permettono di convalidare il lavoro svolto a monte. Queste gare mi permettono
di stare con me stesso per molto tempo per dimenticare questa società dei
consumi in cui viviamo e mettermi alla prova fisicamente e mentalmente. Così
sentiamo sensazioni e sentimenti estremi durante queste gare; si può essere al
top della forma e un minuto più tardi completamente nel baratro. Mi piace
giocare con i sentimenti estremi. So anche che partecipando a queste gare, la
mia famiglia le vive con me e vibra al mio fianco; vederli felici e passare
attraverso tutte le possibili emozioni mi riempiono di gioia.”
Sebastien
sembra essere sempre alla ricerca di sensazioni forte con la consapevolezza che
tutto passa, tutto cambia e che è importante anche la vicinanza della famiglia
che accudisce, coccola, si preoccupa, sostiene.
Come è
cambiata la tua vita familiare e lavorativa? “Ho la
fortuna di essere una persona molto organizzata e non si lascia sopraffare. Ho
la fortuna di avere un lavoro in cui non lavoro al mattino. Di contro la mia
famiglia viene prima di tutto e voglio prendermi cura dei miei figli (ho 5
bambini) e mia moglie. Senza la mia famiglia non farei molto ed è importante
mantenere l'equilibrio. Questo mi permette di trovare la motivazione e la forza
necessaria quando gli allenamenti diventano molto difficili. Così mi alleno la mattina
molto presto e la sera tardi. Un fine settimana su due, faccio lunghe sessioni
di allenamento. In definitiva posso conciliare vita familiare, il lavoro e
anche lo sport, se il tempo è limitato.”
Sebastien
sembra aver trovato il suo equilibrio nella vita e nello sport con la
consapevolezza che non si può vivere di solo sport ma che è importante anche un
lavoro per mantenere se stesso e la sua famiglia e che comunque la famiglia è
un grande orto da coltivare e innaffiare con presenza, interesse e attenzion.
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti? “Se potessi tornare indietro, ricomincerei in questo modo. Sport con il
supporto di tutta la famiglia mi ha permesso di rivivere, di diventare un'altra
persona, una persona molto meglio di quanto io sia mai stato e mi fa continuare
a progredire. Per me è ormai impensabile fare a meno dello sport. Per la salute
del mio corpo, ma anche per la pace della mia famiglia.”
Per
Sebastien lo sport è stata una grande scoperta, ed è tutt'ora una valida ed
efficace terapia che lo ha rimesso al mondo occupandosi di se stesso, del suo
corpo e della sua mente.
Usi farmaci, integratori?
Per quale motivo? “Non faccio uso di nessun
farmaco, anche quando ho dolore, lascio che il mio corpo si riprende. Io uso
due integratori naturali al giorno: l'olio di fegato di merluzzo al mattino per
la vitamina D che fornisce e la vitalità che ne deriva. Magnesio Marine durante
la notte, per il muscolo ed il recupero dei nervi.”
Ai fini dell'idoneità per attività agonistica, fai indagini più
accurate? Quali? “Ogni anno vado dal medico
per il mio certificato medico. Ogni due anni vado dal mio cardiologo per una visita
completa. Ogni anno un esame del sangue completo e dopo ogni gara estrema un esame
del sangue mirato. Vado anche dall'osteopata e seguo una dieta.”
Sebastien
è consapevole che la sua attività sportiva lo mette a dura prova e che bisogna
essere integri per affrontare situazioni estreme in gara e in allenamento
pertanto non bisogna trascurare visite accurate e alimentazione adeguata.
Qualcuno ti ha consigliato di ridurre l’attività sportiva? “Sì, ovviamente, le persone che mi vogliono bene, vorrebbero che
riducessi un po' per la mia salute. Ci sono anche quelli che non fanno sport e mi
prendono per un pazzo o un extra-terrestre. Mi rendo conto che il mio corpo è messo
a dura prova, ma sempre molto meno che nello stato che il mio corpo era quando
ho iniziato a fare sport.”
Nel libro “Triathlon e ironman. La psicologia del
triatleta", edito da Prospettiva editrice, riporto un’intervista a
Sebastien.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
Sebastien Balondrade, Ironman: Il faut juste se préparé physiquement et mentalement
Sebastien Balondrade, Ironman: Essere
preparati fisicamente e mentalmente
Matteo Simone
Quels sont les mécanismes psychologiques que
vous vous sentez vous aider à prendre part à des courses extremes?
“Je travaille beaucoup l’aspect mental lors mes
entrainements. Ces entrainements sont indispensables pour faire une performance
sur une course extrême. J’aime faire des entrainements beaucoup plus dur que ce
que je vais subir en course. Pendant certains entrainements, je provoque
certains problèmes volontairement qui pourraient m’arriver en course comme par
exemple: une hypoglycémie/ une hypothermie/une déshydratation/etc. côté psychologique, je me suis
créer une bulle et un monde à part que je peux contrôler pendant mes courses,
cela me permet d’oublier la douleur pendant la course mais aussi de faire
passer le temps plus vite. Pendant les entrainements, je me crée aussi des
images positives constituées de bons souvenirs avec ma famille pour les moments
de ‘moins bien pendant la course. J’utilise aussi une méthode de respiration
10 minutes par jour pour la relaxation".»
Quelle était
votre course la plus extrême et la plus difficile ? “L’extrême brutal triathlon
sans hésitation. Ce n’est pas la course où j’ai le plus souffert, mais c’est la
course qui comportait toutes les conditions pour en faire une course vraiment
extrême aussi bien physiquement que mentalement: les conditions météo et les
parcours très difficiles ont mis mon corps à rude épreuve et le nombre de
boucle dans chacun des sports et la montée de 9 kms et la descente dans la nuit
ont malmené mon mental : il a fallu être très fort pour ne rien lâcher.”
Ce qui est
une course extrême que vous pensez que nous ne pouvons pas toujours être en
mesure de terminer ? “Toute course peut se finir, il faut juste se préparé physiquement et
mentalement aux difficultés que la course comportera. Néanmoins quelques
courses au monde sont très dures à terminer car les barrières horaires sont
très difficiles à respecter!”.
Il y a une
course extrême que vous ne feriez pas cela ? « Il m’est
arrivé de ne pas finir de course pour des problèmes médicaux où les médecins
m’ont arrêté. Mais l’année qui suivait je me représenté sur la course pour la finir !
On peut se louper, c’est ce qui fait la beauté de mon sport : l’imprévu ; mais
je refuse de renoncer à ne pas finir ce que j’ai commencé.”
Qu'est-ce
qui vous motive à déplacer de plus en plus transférer les limites physiques ?
“Plusieurs raisons :
La première c’est que j’ai toujours vécu dans les extrêmes, avant le sport, je
fumais, buvais, je mangeais n’importe comment, je ne respecter pas mon corps.
Aujourd’hui c’est tout le contraire. L’autre
raison est que je me satisfais beaucoup dans la douleur et la recherche de mes
limites ; dans le passé j’ai fait souffrir beaucoup de personnes et je ne
pourrais jamais leur rendre cette part de bonheur que je leur ai enlevé. C’est
une manière pour moi de m’excuser en accumulant cette douleur en moi…Le
problème c’est que le corps et la tête s’habituent à cette douleur et que je
suis sans cesse à la recherche de courses encore plus dures.”
Qu'est-ce que votre famille et vos amis de
votre participation à des courses extrêmes? “Ils sont surtout fier de moi et me prenne parfois pour un fou. Mais ils
ont moins peur pour moi en course car tout est maitrisé et je suis entouré: le
risque est minimum. Ce n’est pas le cas dans certains entrainements où je
pourrais me mettre en danger plus facilement.”
Qu'est-ce que cela signifie pour vous de
participer à une course extreme? “Ces courses me permettent de valider le travail effectué en amont. Ces
courses me permettent aussi de me retrouver avec moi-même pendant un long
moment, d’oublier cette société de surconsommation dans laquelle nous vivons et
de me surpasser physiquement et mentalement. On ressent tellement des
sensations et sentiments extrêmes pendant ces courses; tu peux être au top de
ta forme et la minute d’après complètement au fond du gouffre: j’aime jouer
avec ses sensations de l’extrême. Je sais aussi qu’en participant à ses
courses, ma famille va les vivre avec moi et vont vibrer à mes côtés; les voir
heureux et passer par toutes les émotions possibles me remplissent de bonheur.”
Comment votre vie de famille, le travail? “J’ai la chance d’être une
personne très organisé et qui ne se laisse jamais débordé. J’ai la chance
d’avoir un travail où je ne travaille pas le matin. Par contre ma famille passe
avant tout et je veux pouvoir m’occuper de mes enfants (j’ai 5 enfants) et de
ma femme. Sans ma famille je ne serais pas
grand-chose et il est pour important de garder cet équilibre. Cela me permet de
trouver la motivation et la force nécessaire quand les entrainements deviennent
très difficiles. Je m’entraine donc très tôt le matin et tard le soir. Un
weekend sur deux, je fais de longues séances. En définitive j’arrive à
concilier, famille, travail et sport même si des fois c’est limite.”
Si je pouvais revenir en arrière que
feriez-vous ou pensez-vous pas? “Si je pouvais revenir en arrière, je recommencerais dans cette voie…Le
sport avec le soutien de toute famille m’a permis de revivre, de devenir une
autre personne : une personne bien meilleure que je ne l’ai jamais été et je
continue à progresser. Pour moi il est maintenant inconcevable de faire sans
sport. Pour la santé de mon corps mais aussi pour la tranquillité de ma
famille.”
Utilise des médicaments, des suppléments?
Pourquoi? “Je n’utilise aucun
médicament même en cas de douleur, je laisse mon corps récupéré de lui-même. J’utilise
quotidiennement deux compléments alimentaires naturelles: l’huile de foie de
morue le matin pour la vitamine D qu’elle procure et la vitalité qu’elle
m’apporte. Le magnésium marin le soir, pour la récupération musculaire et
nerveuse.”
Aux fins du certificat à l'activité
concurrentielle, faire une enquête plus approfondie? Quoi? “Chaque année je vais voir
le médecin pour avoir mon certificat médical: il me prend ma tension et les
battements du cœur. Tous les deux ans, je vais
chez mon cardiologue pour un examen complet qui comprend électro cardiogramme,
écographie et test d’effort. Tous les ans, une prise de sang complète et après
chaque course extrême une prise de sang ciblée. Je vais voir aussi l’ostéopathe
et j’ai un suivi diététique.”
Quelqu'un vous a recommandé de réduire le sport? “Oui, forcément les gens
qui m’aiment aimeraient que je réduise un peu pour ma santé. Il y a ceux aussi
qui ne font pas du tout de sport et me prenne pour un fou ou un
extra-terrestre. Je suis conscient que mon corps
est mis à rude épreuve mais toujours beaucoup moins que dans l’état que mon
corps était quand j’ai commencé le sport.”
Nel libro “Triathlon e ironman. La psicologia del
triatleta", edito da Prospettiva editrice, riporto un’intervista a
Sebastien.
Il libro è stato presentato venerdì 29 novembre, bar caffetteria via Olevano Romano 37, a Roma.
Moderatore: il triatleta Stefano Spina. Sono intervenuti, oltre all'autore:
Alessandra Lippa (triatleta e presidente dell'Associazione Woman Experience) e
Fabrizio Terrinoni (triatleta Ironman). Servizio fotografico a cura di Aldo
Zaino, l'atleta runner classe '35. Servizio video a cura di Flavio Gioia.
Ospite d'eccezione Beatrice Mallozzi, campionessa mondiale triathlon juniores.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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