Io vivo la montagna,
lassù ho sogni realizzati e da realizzare
Matteo Simone
Le passioni permettono di vivere una vita felice e interessante, ricca di interessi, sfide, entusiasmo.
Soprattutto lo
sport fatto all’aria aperta è una passione che dà tanto alle persone in termini
di benessere ed esperienze che emozionano e aiutano a conoscersi meglio.
Di
seguito Roberta racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Ti
sei sentita campionessa nello sport almeno un giorno della tua vita? “Si,
certo. Mi sono sentita campionessa quando ho realizzato di essere in grado di
fare cose che non avrei mai immaginato. Le volte che sono andata a podio invece
non mi hanno mai fatto sentire campionessa.”
La passione e la motivazione di fare
qualcosa che appassiona è un grande motore che permette di spingersi sempre
oltre, di voler fare qualcosa di più difficile, importante e sfidante.
Qual
è stato il tuo percorso per diventare atleta? “Pallavolista in gioventù,
sport che, anche se saltuariamente ho continuato fino ai 35 anni e più. All'età
di 38 anni ho iniziato a corricchiare per conto mio. Distanze mai superiori i
18 km mi hanno permesso di fare la mia prima maratona a Venezia sotto le 4 ore.
Da lì il passo è stato breve per i 68 km nello stesso anno.
L’anno dopo ero già
a cercare gare che mi dessero i punti per l’UTMB realizzato nel 2008, dopo soli
2 anni. 2009 me ne andavo a fare la PTL 240 km e dopo sole 1 settimana l’edizione
zero del Tor des Geants 330 km. E così via. Il tutto contornato da mtb, skialp,
multisport, triathlon, alpinismo, arrampicata. Il mio senso dello sport è stato
non concentrarmi su di uno ma di farne tanti. Questo mi ha fatto stare sempre
ad un livello mediocre ma un atleta felice in quanto mi sarebbe spiaciuto non
sperimentare.”
L’UTMB è una gara di circa 171 km per
10.000 m D+, con partenza da Chamonix, in regime di semi-autosufficienza, in un
tempo limite di 46:30 ore. La PTL (Petite trotte à Léon) è una delle gare
dell’UTMB. La PTL si corre in squadre di 3 persone indissociabili e solidali,
senza classifica. La partenza della 13a edizione della PTL è programmata per
lunedì 24 agosto 2020. Il Tor des Geants è una gara
di ultratrail di 330 km - 24000m D+:
Nello sport cosa o chi ha contribuito
al tuo benessere e/o performance? “Ho sempre contato solo su me stessa,
chiaro che conoscere altre persone hanno agevolato la velocità degli eventi, ho
trovato molte persone disponibili. La mia cocciuttaggine, la mia curiosità, il
mio ottimismo e la mia grande dote di adattamento ma soprattutto l’entusiasmo.
“
Lo sport, soprattutto di endurance
permette di conoscere la fatica facendosela amica, perché si scopre che passa
tutto, sia la fatica che le eventuali crisi e che si riesce a completare percorsi
e gare con intenzione ed entusiasmo.
Qual è stata la gara della tua vita,
dove hai sperimentato le emozioni più belle? “Diciamo che le emozioni le
ho provate in tantissime gare. Ogni volta era la prima volta. Ho assaporato
tutto quello che potevo. I miei ricordi sono costellati di intense emozioni. Il
Tor des Geants è nato sotto i miei (e di altri) piedi. Chiaro che ogni volta
che ripercorro quei sentieri li sento un po' miei. Lo stesso vale (per motivi
diversi) per la PTL. Non è una gara ma è un’avventura straordinaria che riesce
a portarci fuori dal nostro mondo costruito. Da provare.”
Interessante e apprezzabile la voglia di
Roberta di cercare sempre nuovi stimoli, gare più difficili, lunghe e sfidanti
da sola o in compagnia apprendendo sempre dall’esperienza e migliorando
attraverso il confronto e l’ascolto di amici e altri atleti.
Quali sono le
tue qualità, capacità, caratteristiche e limiti? Come e quando li hai scoperti?
“Non sono veloce ma amo ciò che faccio e come lo faccio. Lo spirito di
avventura, la spensieratezza ed una certa attitudine a voler risolvere gli
errori mi hanno portato ad essere sempre una vincente. Mi so adattare alle
situazioni critiche, sono ottimista e testarda. L’ho scoperto durante le ultra,
soprattutto quelle in autonomia e con il GPS. Notevole gestione, non mi arrendo
mai. Cresce in me una forza misteriosa che riesce pure a stupirmi. Dote a mio
avviso super.”
Il mettersi in gioco in allenamenti e in
gare è sempre una grande scoperta di proprie caratteristiche, qualità, capacità
e anche limiti.
Un episodio curioso o divertente della tua attività
sportiva? “Mi sono catapultata nel mondo del trail (lunghe distanze)
praticamente per caso e soprattutto per curiosità. Ricordo la mia prima ultra a
Dolcedo (Trincheri la via marenca), ero ospitata dalla mamma di Lorenzo in
camera con un ragazzo simpatico. Chiacchierando gli chiedo se anche a lui
piacciono le lunghe distanze… Lui timidamente con il suo caro sorriso mi
risponde: si, mi piacciono. Ed io: ah, ma sei di Lanciano… Hai fatto l’Ecomaratona
dei Marsi? Si sì, ho fatto tutte le edizioni. Beh, non sapevo ma davanti a me
avevo Mario Fattore che era stato campione mondiale dei 100 km e che i ‘Marsi’
li aveva pure vinti. Ho adorato questa umiltà, dote che ancora ricerco negli
atleti. Non sopporto chi si vanta delle prestazioni.”
Interessanti gli incontri che si fanno in
allenamento e in gara, tutti sono disposti a condividere racconti e aneddoti,
dai campioni agli atleti più comuni, la fatica è uguale per tutti.
Quali
sensazioni ed emozioni sperimenti facendo sport (allenamenti, pre-gara, gara,
post-gara)? “Stacco completamente la spina. Gli allenamenti in realtà a
volte sono noiosi perché creati in ritagli di tempo. Nelle gare, soprattutto le
lunghe mi piace il senso di libertà che raggiungo non appena il gruppo si
sfalda e mi ritrovo sola o quasi. Mi godo l’ambiente, l'incontro con gli
animali, i tramonti, le albe e gli altri atleti che si intervallano. Con questi
solitamente si forma gruppetto e si inizia a socializzare. Nel dopo gara si
cerca di festeggiare. Molte volte però non comprendo le delusioni di molti che,
secondo me non godono a pieno di questi momenti in quanto li trasformano in ‘numeri’
vanificando il beneficio stesso.”
Sensazioni intense e variegate sono quelle
che sperimentano gli utlrarunner a contatto con la natura e la fatica, con la
luce e il buio, con la sete e la fame, prima della partenza, sulla linea dello
start, durante la gara, all’arrivo e dopo la gara per ricordare e raccontare
quello che si è vissuto, cosa si è sperimentato.
Quali sono le difficoltà e
i rischi nel tuo sport? A cosa devi prestare attenzione? “I rischi sono
legati alla tipologia dell'ambiente. Molte volte in alta quota può essere
difficile gestire alcune situazioni. Ci vuole tanta testa, sangue freddo, mente
lucida e un briciolo di fortuna che non guasta mai. Non ci si deve infortunate
in certe situazioni, potrebbe rivelarsi molto pericoloso. Bisogna conoscere sé
stessi e le proprie capacità. A volte ci sono passaggi esposti. Bisogna essere
in grado di farli da soli. Non sempre può esserci l’organizzazione ad aiutarti.
Il meteo: bisogna essere provvisti di tutto quello che in condizioni normali
non serve. È una questione di sopravvivenza. Bisogna essere pronti a tutto.”
In montagna non si scherza, soprattutto in
alta montagna quando si è sui 4.000 metri, si può essere stanchi, si può aver
fame e freddo, ci possono essere condizioni climatiche avverse.
Bisogna essere
sempre lucidi e fiduciosi per affrontare ogni imprevisto e prendere le decisioni
più idonee per proseguire o fermarsi.
Quali sono le condizioni che ti hanno
indotto a fare una prestazione non ottimale? “Infortuni. Nonostante mi
sia fatta male in parecchie gare, ho sempre portato a termine lo stesso, ovvio
che il risultato era quello che era. Con conseguenze disastrose per il fisico.”
Cosa ti fa continuare a fare sport? Hai rischiato di mollare? “Io non
posso stare senza sport, la mia vita è fatta di sport, natura. Non mollo, non
ancora.”
Lo sport è un grande aiuto per le persone,
è una valvola di sfogo, è un modo per sperimentare libertà attraverso il
movimento e percorrendo sentieri stupendi, bisogna sempre essere all’erta ad
ascoltare i messaggi del proprio corpo per capire di cosa ha bisogno, per
giocare d’anticipo e non stressarlo troppo o comunque piegarlo senza spezzarlo.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Testa alta
e testa bassa. Non ho mai smesso di lottare e, per quanto riguarda le crisi le
ho semplicemente fatte passare, aspettando e modificando gli obiettivi. Se dai
tutto e non si riesce, si ha dato il massimo. Io questa non la considero una
sconfitta.”
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport?
“Lo sport fa crescere bene, ti rende migliore. Con lo sport si socializza ma
si impara a stare bene anche da soli.”
Come ti vedi a 50 anni? “A
volte spacco i sassi e vado come una matta… Poi torno sulla terra ferma e mi
dico che forse dovrei ridimensionare. Ma il mio essere sbarazzino è più forte.
Solo quando si rivolgono a me con ‘signora’ me ne rendo conto di averli, i 50.
Sento la differenza ma me ne frego. Non ci penso.”
Attraverso lo sport si conoscono persone,
culture e mondi, è un ottimo strumento di benessere e di conoscenza per tute le
età e con ogni modalità.
Un messaggio per le donne? “Siamo in grado
di fare cose straordinarie con lo sport. Non ho mai fatto distinzione tra uomo
donna… Forse è per questo che non ho avuto problemi di genere.”
C’è
stato il rischio di incorrere nel doping? Un messaggio per sconsigliarne l’uso?
“Mai. Non condivido e non apprezzo chi lo fa anche se so benissimo che c'è,
non solo nel mondo dell’agonismo. Lo sport è bello da vivere così com'è. Se ti
alleni vai di più se non ti alleni c'è
un po' più di sofferenza. Il gusto di ottenere una cosa con le proprie forze è
impagabile. Per non parlare delle conseguenze di salute dopo l’uso del doping.
Tutto si paga! Ma ne vale proprio la pena? Proprio no.”
Tutto ha un costo da pagare, barare
annulla persone e sport, ammala atleti e discipline sportive, meglio cercare di
arrivare dove uno può con le proprie forze apprezzando il proprio sforzo e la
fatica.
Familiari e amici cosa dicono del tuo sport? “C'è chi dice
che sono una pazza, chi mi sostiene e tifa. Molti sono curiosi di come preparo
e vivo questo tipo di sport. Mia mamma (88anni) dice che dovrei smettere… Io
invece cerco di ritardare il più possibile. Io vivo la montagna, lassù ho sogni
realizzati e da realizzare… Ma soprattutto sto bene. Vivo di attimi sublimi.”
Cosa hai scoperto di te stessa nella pratica del tuo sport? “Che ho
la testa dura, che sono dura a mollare. Prima o poi… arrivo (quasi) sempre.
Che riesco a gestire situazioni con mente lucida. Poi riesco sempre a meravigliarmi.”
Lo sport aiuta a comprendere che c’è
sempre una via di uscita per tutti e da ogni cosa, c’è sempre almeno una soluzione
per ogni problema.
Ritieni utile lo psicologo dello sport? Per quali aspetti
ed in quali fasi? “Sinceramente io non ne ho avuto bisogno però ho
notato che non faccio testo. Molte persone hanno bisogno di una figura che
accompagni, anche solo mentalmente il loro percorso. Io sono indomabile, vado
troppo a sensazione, non ci andrei d'accordo.”
Prossimi obiettivi? Sogni
realizzati e da realizzare? “Ritorno a fare l’Ipertrail della Bora in
autonomia con GPS 173 km a gennaio. Altri obiettivi al momento non me ne sono
posti. Sogni tanti, da realizzare ci sarebbe un multisport di quelli in squadra
in completa avventura...quelli che durano una settimana. Mi piacerebbe tanto ma
costano follie. Chissà.”
Nella mente degli ultrarunner ci sono
sempre mete e sogni da raggiungere nelle condizioni più difficili e sempre con
più sicurezza.
Hai un modello di riferimento? Ti ispiri a qualcuno? “In
realtà no, nessun modello. Quando ho iniziato a fare l’ultra distance non
eravamo molti e non conoscevo nessuno. E poi siamo ognuno diverso e bello per
quello che si è.”
C’è una parola o frase utile nei momenti di crisi o
difficoltà? “Io mi sprono spesso, parlo con me, borbotto, mi stimolo, mi
creo delle sfide, mi complimento. Non dico mai ‘non mollare' ma piuttosto 'dai, brava…', ecco. Io conto se sono in crisi, conto
fino a 10, fino a 20, 30, continuo a contare, a volte fino a 100, fino al
prossimo cartello, alla curva, all’albero.”
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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