giovedì 19 dicembre 2019

Rigers Kadija, secondo alla Boa Vista Ultra Marathon 150 km

Questa gara mi ha insegnato che si può andare oltre la fatica

La Boa Vista Ultra Marathon 150 km è stata vinta da Duarte Oliveira Jailson Manuel che ha preceduto Rigers Kadija e Corrado Buzzonal. La prova femminile è stata vinta da Mattea Geraci che ha preceduto Francesca Billi. Di seguito Rigers racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Ciao Rigers, complimenti, hai fatto tutto da solo?Ciao Matteo! Io ho corso i 150 km da solo, ma la mia preparazione è stata supportata da diverse persone quindi la mia prestazione è il risultato del lavoro di molti.

Una gara davvero impegnativa con un tempo massimo di percorrenza di 40 ore, Rigers ha portato a termine la sua prova in meno di 24 ore arrivando secondo ma dietro questa prova ci sono tante ore di allenamento, tanti progetti, tante persone che aiutano, supportano, consigliano.
È stato faticoso?La sfida è stata molto faticosa, quasi 24 ore di gara, la parte più dura sono stati gli ultimi 50 km.” 
Cosa hai scoperto in questa gara ultra? Questa gara mi ha insegnato che si può andare oltre la fatica, che il pensiero positivo crea nuove energie, che la mente è capace di modificare le sensazioni che arrivano al fisico se l'obiettivo è fortemente perseguito.”

Una gara davvero impegnativa della lunghezza di 150 km dove l’atleta incontra tanti ostacoli interni ed esterni, crisi e difficoltà da interpretare, gestire, affrontare e superare per arrivare fino al traguardo.
Dove vuoi arrivare come atleta?Come atleta mi piacerebbe affrontare nuove sfide in giro per il mondo, con l'obiettivo di migliorare me stesso, conoscermi meglio in quei momenti di massima fatica e condividere con gli altri la mia passione.” Cosa ti è mancato per vincere la gara?Per vincere la gara mi è mancata una preparazione competitiva alla distanza: io sono partito con l'obiettivo di finirla, poi al 100° stavo bene e ho iniziato a competere.

Rigers sembra essere un amante delle sfide, gli piace sperimentarsi, trovarsi nelle situazioni più difficili da gestire lungo i percorsi di gara che non lo fermano ma lo rafforzano mentalmente, diventando sempre più sicuro di sé e più resiliente.
Come si costruisce un podio in un'ultramaratona?Un podio in una ultra si costruisce dal primo secondo in cui pianifichi di correrla. Devi preparare la testa mesi e mesi prima, ad uno sforzo immenso, devi arrivare convinto e prevedere cali di energia e motivazioni, devi prevedere che la fatica ti parlerà sempre e cercherà di fermati, e tu in quei casi devi avere sempre una risposta forte e decisa.”

Interessante la testimonianza di Rigers, infatti un podio si costruisce tempo prima con la motivazione a partecipare a una gara e volerla correre nel miglior modo possibile cercando di vincerla o di andare a podio o comunque fare una prestazione eccellente. Il giorno della gara bisogna essere motivati e concentrati per l’intera durata della gara che prevede momenti che possono essere destabilizzanti per l’atleta dove è costretto a tirare fuori le energie residue fisiche e mentali per far fronte a dubbi e crisi durante il lungo percorso.
 Vale la pena lavorarci?Vale la pena fare tutti questi sacrifici perché è un'esperienza che ti aiuta a scoprire meglio te stesso, elimina tutto ciò che è superfluo, rimane solo l'uomo, che lotta con se stesso, che convoglia le sue energie verso un unico obiettivo, sereno, felice, ti godi la vitalità e il benessere del tuo corpo, una macchina perfetta.”

Concordo con Rigers, vale davvero la pena incontrare la fatica e farsela amica perché permette di conoscersi meglio e arrivare, nonostante tutto, fino alla fine con soddisfazione di quello che si è riusciti a fare con intenzione e impegno costante.
Che tipologia di atleta ti consideri?Sono un'atleta a cui piace mettersi sempre alla prova, sono molto competitivo nelle brevi distanze, sia nelle gare a ostacoli che nei trail, allargando la lente posso dire che in realtà non è la vittoria a darmi il massimo della soddisfazione, anche se è l'obiettivo principale: ciò che mi ripaga è la sfida in sé, dare sempre il massimo, vincere senza dare il massimo non mi regala grandi emozioni.

Rigers sembra avere un’elevata consapevolezza delle sue risorse, possibilità, qualità e caratteristiche. È sempre motivato a cercare nuove sfide per mettersi alla prova e sperimentarsi cercando di fare del proprio meglio senza evitare la fatica ma rafforzandosi con l’esperienza.
Che progetti hai in mente?A breve inizierà la mia preparazione per la nuova stagione OCR trail. Al momento non ho pianificato nessuna super sfida ma se ne avrò la possibilità ho già un'idea che mi balena in testa: vorrei correre una maratona in siberia, nel villaggio più freddo al mondo.”

Nella mente degli atleti e soprattutto in quella di Rigers ci sono sempre sfide difficili e bizzarre e mi vien da dire che per Rigers il meglio debba ancora venire, sentiremo ancora parlare di lui.

Psicologo, Psicoterapeuta          
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