Questa gara mi ha insegnato che si
può andare oltre la fatica
La Boa Vista Ultra Marathon 150 km è stata
vinta da Duarte Oliveira Jailson Manuel che ha preceduto Rigers Kadija e
Corrado Buzzonal. La prova femminile è stata vinta da Mattea Geraci che ha
preceduto Francesca Billi. Di seguito Rigers racconta la sua esperienza
rispondendo ad alcune mie domande.
Ciao
Rigers, complimenti, hai fatto tutto da solo? “Ciao Matteo! Io ho corso i 150 km da solo, ma la mia preparazione è
stata supportata da diverse persone quindi la mia prestazione è il risultato
del lavoro di molti.”
Una gara davvero impegnativa con un tempo
massimo di percorrenza di 40 ore, Rigers ha portato a termine la sua prova in
meno di 24 ore arrivando secondo ma dietro questa prova ci sono tante ore di
allenamento, tanti progetti, tante persone che aiutano, supportano,
consigliano.
È stato faticoso? “La sfida è stata molto faticosa, quasi 24
ore di gara, la parte più dura sono stati gli ultimi 50 km.”
Cosa hai scoperto in questa gara ultra? “Questa gara mi ha insegnato che si può
andare oltre la fatica, che il pensiero positivo crea nuove energie, che la
mente è capace di modificare le sensazioni che arrivano al fisico se l'obiettivo
è fortemente perseguito.”
Una gara davvero impegnativa della
lunghezza di 150 km dove l’atleta incontra tanti ostacoli interni ed esterni,
crisi e difficoltà da interpretare, gestire, affrontare e superare per arrivare
fino al traguardo.
Dove vuoi arrivare
come atleta? “Come atleta mi
piacerebbe affrontare nuove sfide in giro per il mondo, con l'obiettivo di
migliorare me stesso, conoscermi meglio in quei momenti di massima fatica e
condividere con gli altri la mia passione.” Cosa ti è mancato per vincere la gara? “Per vincere la gara mi è mancata una preparazione competitiva alla
distanza: io sono partito con l'obiettivo di finirla, poi al 100° stavo bene e
ho iniziato a competere.”
Rigers sembra essere un amante delle
sfide, gli piace sperimentarsi, trovarsi nelle situazioni più difficili da
gestire lungo i percorsi di gara che non lo fermano ma lo rafforzano
mentalmente, diventando sempre più sicuro di sé e più resiliente.
Come si costruisce un podio in
un'ultramaratona? “Un podio in una
ultra si costruisce dal primo secondo in cui pianifichi di correrla. Devi
preparare la testa mesi e mesi prima, ad uno sforzo immenso, devi arrivare
convinto e prevedere cali di energia e motivazioni, devi prevedere che la
fatica ti parlerà sempre e cercherà di fermati, e tu in quei casi devi avere
sempre una risposta forte e decisa.”
Interessante la testimonianza di Rigers,
infatti un podio si costruisce tempo prima con la motivazione a partecipare a
una gara e volerla correre nel miglior modo possibile cercando di vincerla o di
andare a podio o comunque fare una prestazione eccellente. Il giorno della gara
bisogna essere motivati e concentrati per l’intera durata della gara che
prevede momenti che possono essere destabilizzanti per l’atleta dove è
costretto a tirare fuori le energie residue fisiche e mentali per far fronte a
dubbi e crisi durante il lungo percorso.
Vale
la pena lavorarci? “Vale la pena fare
tutti questi sacrifici perché è un'esperienza che ti aiuta a scoprire meglio te
stesso, elimina tutto ciò che è superfluo, rimane solo l'uomo, che lotta con se
stesso, che convoglia le sue energie verso un unico obiettivo, sereno, felice,
ti godi la vitalità e il benessere del tuo corpo, una macchina perfetta.”
Concordo con Rigers, vale davvero la pena
incontrare la fatica e farsela amica perché permette di conoscersi meglio e
arrivare, nonostante tutto, fino alla fine con soddisfazione di quello che si
è riusciti a fare con intenzione e impegno costante.
Che tipologia di atleta ti consideri? “Sono un'atleta a cui piace mettersi sempre alla prova, sono molto
competitivo nelle brevi distanze, sia nelle gare a ostacoli che nei trail,
allargando la lente posso dire che in realtà non è la vittoria a darmi il
massimo della soddisfazione, anche se è l'obiettivo principale: ciò che mi
ripaga è la sfida in sé, dare sempre il massimo, vincere senza dare il massimo
non mi regala grandi emozioni.”
Rigers sembra avere un’elevata
consapevolezza delle sue risorse, possibilità, qualità e caratteristiche. È
sempre motivato a cercare nuove sfide per mettersi alla prova e sperimentarsi
cercando di fare del proprio meglio senza evitare la fatica ma rafforzandosi
con l’esperienza.
Che progetti hai in
mente? “A breve inizierà la mia
preparazione per la nuova stagione OCR trail. Al momento non ho pianificato
nessuna super sfida ma se ne avrò la possibilità ho già un'idea che mi balena
in testa: vorrei correre una maratona in siberia, nel villaggio più freddo al
mondo.”
Nella mente degli atleti e soprattutto in
quella di Rigers ci sono sempre sfide difficili e bizzarre e mi vien da dire
che per Rigers il meglio debba ancora venire, sentiremo ancora parlare di lui.
Psicologo, Psicoterapeuta
Nessun commento:
Posta un commento