Il sogno più grande è tornare a correre ai
miei livelli precedenti l'infortunio
Matteo Simone
La vita è fatta di fasi e di priorità, c’è il momento del gioco, della crescita e c’è il momento dello studio, del lavoro, della maturazione, della responsabilità.
Ci sono momenti dove si possono fare
più cose, si portano avanti diversi progetti e ci sono momenti dove bisogna
fare scelte importanti e decidere del proprio futuro portando avanti progetti
sfidanti e importanti e tralasciando qualcosa ritenuto al momento meno
importante.
Di seguito, Ylenia racconta la sua
esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso
per diventare atleta? “Ho sempre praticato sport sin da piccola,
iniziando con il nuoto, la ginnastica artistica, l'hockey su ghiaccio e
l'atletica leggera, dei quali gli ultimi due, mantenuti contemporaneamente per
più anni, arrivando però a 16 anni a scegliere definitivamente di dare la
priorità massima all'atletica. Lo sport ha quindi sempre fatto parte della mia
vita e di questo ringrazio tantissimo i miei genitori, per aver trasmesso a me
e mio fratello questo valore immenso.”
Lo spot davvero può diventare un grande
valore per la persona che lo pratica o lo ha praticato acquisendo conoscenze e
competenze utili per gestire la vita di tutti i giorni che al giorno d’oggi è
molto competitiva e frettolosa e bisogna farsi spazio tra la gente per farsi
conoscere, per trovare lavoro, per essere qualcuno.
Come sei cambiata
attraverso lo sport? “Più che cambiata, mi sono formata attraverso lo
sport. La disciplina che mi hanno insegnato ad avere sul campo e in pista, l'ho
sempre ritrovata nello studio e nella vita. La determinazione e la capacità di
trovare sempre una soluzione ai problemi, che è quello che lo sport insegna,
non mollare mai perché c'è sempre un'altra possibilità.”
Bella la testimonianza di Ylenia, belle
parole, è vero, c’è sempre almeno una soluzione ad ogni problema e questo lo
sport aiuta a comprenderlo attraverso le crisi, gli infortuni e le sconfitte
che bisogna da una parte accettare e da un’altra parte cercare di studiare,
affrontarle, gestirle e superarle per andare avanti senza mollare ma con più
consapevolezza e convinzione per ottenere sempre qualcosa di importante sia
nello sport che nella vita.
Nello sport chi e cosa hanno contribuito al tuo
benessere o performance? “In primis, i miei genitori perché mi hanno
sempre sostenuta, accompagnata, credendo sempre in me. Poi ho sempre avuto
allenatori e insegnanti degni di questo ruolo che hanno saputo tirare sempre
fuori il meglio di me. L'atletica l'ho iniziata in una società, per poi
cambiare dopo qualche anno e trovare chi è poi diventato da 14 anni il mio
allenatore, amico, secondo papà. La persona che a 16 anni mi ha preso per mano
e cresciuta come atleta e come persona, a lui devo tantissimo, se non tutto,
ciò che sono ora. Devo però anche ringraziare chi su questa strada mi aiuta a
stare bene o a recuperare: la mia nutrizionista da ormai 16 anni e il mio
attuale fisioterapista, soprattutto.”
Queste domande servono anche a sviluppare
tanta consapevolezza nell’atleta che a volte tiene oscurata o nascosta così
some servono le risposte per conoscere il mondo degli atleti e ciò che bisogna
fare per eccellere nello sport o quanto meno per sperimentare benessere. Molto
belle e illuminanti le parole ma soprattutto i ringraziamenti di Ylenia verso
persone che la sostengono, che ci credono, che supportano, consigliano,
supportano. Tutto ciò di cui ha bisogno l’atleta per essere più sereno e
compensare la grande fatica degli allenamenti e delle gare, fatica fisica e
mentale.
Qual è stata la gara della tua vita dove hai sperimentato le
emozioni più belle? “Il ricordo più bello che mi viene in mente subito è
l'800 indoor del 2008, dei campionati italiani juniores ad Ancona. Eravamo un
gruppetto con i tempi molto vicini e solo le prime due si sarebbero qualificate
per un incontro in Germania con la Nazionale. Arrivai seconda ed è stato
bellissimo perché per quella gara erano scesi anche i miei, facendosi 6 ore di
macchina e abbracciarli all'arrivo è stato straordinario.”
La vita è fatta di presente, passato e
futuro, la cosa importante è il presente che si vive ora, il passato non c’è
più e il futuro deve ancora arrivare, quindi ora è il momento di vivere,
sperimentare, apprendere, insegnare ma il passato serve per ricordare
benessere, competenze, successi che ci sono stati, che ci hanno fatto
sperimentare sensazioni ed emozioni uniche e intense, il futuro serve per avere
una meta, una strada da seguire, un impegno da portare avanti, un senso.
Complimenti a Ylenia per quella prestazione di circa 11 anni fa che gli ha dato
una carica e un entusiasmo perenne da tenere sempre a mente, nel cuore, e nelle
sensazioni corporee.
Cosa pensano familiari e amici della tua attività
sportiva? “I miei familiari mi hanno sempre sostenuta, credendo molto
nello sport sia come educazione che come ricerca del risultato. Chiunque mi
conosca sa quanto sia fondamentale e prioritario per me l'atletica e quanto non
potrei vivere senza sport, quindi sono anche loro sempre pronti a sostenermi.
Inoltre, negli anni, avendo dovuto spesso sacrificare parte della vita sociale,
i veri amici sono invece quelle persone che sono sempre rimaste al mio fianco,
nonostante i miei impegni mi portassero talvolta ad essere poco presente.”
Mai lasciare gli atleti sa soli, meglio
sostenerli e supportarli interessandosi a loro ed essendo presenti. L’atleta ha
gioie e dolori e tutto va condiviso con le persone care diventando un vero team
che assorbe i colpi e brinda i successi.
Cosa hai scoperto di te stessa
praticando sport? “E' una continua scoperta, in realtà. Sono una persona
che pretende molto da sé stessa e che non si accontenta. Ho difficoltà ad
accettare un risultato negativo, ma sono sempre pronta a ripartire. Quando mi
devo descrivere come persona, mi associo molto al mio sport. L'atletica
richiede il massimo dal punto di vista fisico e mentale e negli ultimi anni,
dove ho subito un brutto infortunio, che mi ha tenuta lontana dall'attività per
tre anni, ho capito di non poterne fare a meno.”
Nello sport si investe tanto in termini di
tempo, di impegno, di attrezzatura, di obiettivi, diventa un grande orto da
coltivare che a volte non dà frutti o subisce danni e allora bisogna
riorganizzarsi, essere fiduciosi, insistere in modo diverso ma sempre con il
sorriso cercando di ripartire sempre con più entusiasmo, rimodulando mete e
obiettivi.
Hai sperimentato l'esperienza del limite nelle tue gare? “Si,
io ho una gestione di gara che mira sempre a raggiungere il limite, magari non
sempre nel modo giusto, ma quello è l'obiettivo, in modo da non avere rimpianti
dopo. Gli 800 metri sono una gara tosta dal punto di vista fisico e io non sono
una che li gestisce di tattica o in modo strategico. Di solito parto forte e in
allenamento cerco di costruire sempre di più i metri in cui ho ceduto in gara.
In ogni caso, raggiungere quel limite è una delle sensazioni più belle e
appaganti che si possano provare.”
Se i 400 metri sono considerati il “giro
della morte”, gli 800 metri potrebbero essere considerati il “doppio giro della
morte” e quindi bisogna essere consapevole che tale gara comporta la ricerca
del limite a una velocità che sia elevatissima ma che regga la durata dei 2
giri con convinzione e resistenza estrema, ma si può fare tutto con allenamento
mirato fisico e mentale osando e gestendo sensazioni avverse.
Quali
sensazioni sperimenti facendo sport (allenamento, pre-gara, gara, post-gara)? “L'ansia
è generalmente la mia compagna più stretta. Purtroppo negli anni non è mai
migliorata la mia gestione e spesso ha condizionato in negativo le prestazioni.
In ogni caso, le sensazioni che lo sport mi fa provare sono il controllo di me
stessa, del mio corpo, la libertà, l'assoluta felicità e soddisfazione e, al
contrario, anche la più profonda delusione. È bellissimo sentire la sensazione
di avere una passione prioritaria nella propria vita, per cui si è disposti a fare
di tutto.”
Ylenia sembra essere non rassegnata ma
molto consapevole e compassionevole, quello che non si può sconfiggere si può
accettare e farselo amico, e così sembra essere per la sua ansia che diventa,
per il momento amica, ma per studiarla e capirla meglio, non si sa mai un
domani possa essere utile per un’attivazione ottimale più proficua.
Quali
sono i tuoi pensieri in allenamento e in gara? “I miei pensieri spesso
sono ‘negativi’, riferiti al risultato, caratterizzati dalla paura di non
farcela, quindi una proiezione che talvolta rischia di avverarsi. Però mi parlo
molto mentre corro, mi do consigli e cerco di spronarmi. Mi sento molto ed è
molto bello perché sono momenti in cui si è davvero in contatto con il proprio
io più profondo.”
Chi sposa lo sport, spasa anche tutto ciò
che concerne allenamenti e gara, fatica, impegni, dubbi, incertezze, ma si può
diventare sempre più manager di sé stessi prendendo le redini della propria
vita e il controllo della mente attraverso tecniche e metodi quali respirazione,
meditazione, visualizzazioni o confrontandosi con figure professionali come lo
psicologo che può aiutare a lavorare sulle criticità e tirare fuori risorse
dagli atleti.
La tua gara più estrema o più difficile? “Solitamente
sono io stessa a rendermi più difficili di quello che dovrebbero essere le
gare. Indubbiamente, quelle gare in cui ci si giocava il passaggio alla fase
successiva, sono state le più complicate da gestire mentalmente. Ricordo una
semifinale di un campionato italiano sui 400hs a Rieti, ero categoria promesse,
e rientravo da un infortunio. Il passaggio alla finale della mattina seguente
non era per nulla prevedibile, quindi essere arrivata seconda in batteria ed
entrare in finale, è stata una delle gioie più grandi mai provate. Al traguardo
ricordo l'abbraccio con il mio allenatore ed è stato stupendo raggiungere
questo risultato.”
Passa la fatica, passa la crisi, passa
l’ansia e si può riuscire a ottenere risultati prestigiosi, nonostante tutto,
grazie all’impegno individuale e di chi circonda l’atleta formando una grande
squadra che condivide gioie e successi.
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti
fa continuare a fare sport? “Mi sono posta questa domanda spesso durante
i 3 anni di stop dalla corsa per infortunio, durante i quali non c'è stato un
secondo in cui mi è venuto il dubbio di smettere, nonostante tante persone e
medici, mi consigliassero di valutare questa ipotesi. La risposta è
indubbiamente l'amore assoluto per ciò che è l'atletica, per le sensazioni che
trasmette, il bisogno di agonismo e di risultati. Il non volere rimpianti
rispetto alle mie possibilità, la voglia di esprimerle tutte e di ottenere il
massimo possibile.”
Si mette tutto in conto, successi e
sconfitte, stop e riprese, entusiasmo e demotivazione, tristezza e felicità e
lo sport è una grande opportunità per apprendere dall’esperienza.
Come hai
superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Sono sempre stata
soggetta a problemi fisici di varia natura, ma il più grave l'ho subito nel
2016, due operazioni al piede con successive complicanze. Sono stati i tre anni
peggiori della mia vita, ma anche quelli in cui ho capito quanto tutto ciò che
avessi fatto fino a quel momento significasse per me. Sono stati fondamentali i
miei genitori, il mio allenatore, il mio fisioterapista e lo Yoga, disciplina
verso la quale ero sempre stata scettica e chiusa. Quando incontrare colei che
è poi diventata la mia insegnante, mi ha trasmesso tanto e mi ha aiutato a
sopportare e gestire meglio il periodo di stop.”
Lo dico sempre che per sperimentare
benessere e performance nello sport non è sufficiente il talento, l’allenamento
fisico e mentale, il nutrizionista, l’attrezzatura sportiva, sono
indispensabili anche le coccole che comprendono il fermarsi, rallentare,
l’occuparsi di sé stesso considerando i massaggi e metodi quali meditazione e
yoga.
Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport? “Ho
la fortuna di fare un lavoro a contatto con i ragazzi e lo sport tutti i giorni
e a loro dico sempre che lo sport può dare tanto, non solo in termini di
risultati e salute ma anche e, alla loro età soprattutto, dal punto di vista
umano, personale e di relazione con gli altri. Aiuta ad esprimersi e a
conoscersi davvero.”
Come ti vedi a 50 anni? “Non tanto diversa
da adesso, atleta, il livello si vedrà, e professoressa di educazione fisica,
lavoro che non cambierei con nulla al mondo.”
La vita è ciclica, Ylenia ha ricevuto
tanto dallo sport, dai genitori, allenatore e altre figure professionali e ora
tocca a lei passare tutto alle nuove leve con competenza e passione.
Ritieni
utile lo psicologo nello sport? Per quali aspetti e in quali fasi? “Ritengo
che sia una figura fondamentale sempre, perché per arrivare ad essere utile in
gara è necessaria una conoscenza approfondita reciproca prima, durante il
percorso che conduce alla competizione, affinché l'atleta si fidi e si affidi.
Ritengo sia utile per gestire l'eventuale ansia da prestazione, quindi prima,
ma anche dopo, indipendentemente dal risultato, per ottimizzare la prosecuzione
della preparazione. Ritengo sia fondamentale durante eventuali fasi di stop,
per gestire al meglio le emozioni che prevarranno e che rischiano di affondare
dal punto di vista psicologico l'atleta.”
Vero, l’atleta a volte incontra e subisce
diverse ansie e pressioni che lo portano ad essere tropo teso con dispendio di
energie e a volte anche insicuro e poco fiducioso di sé stesso. È importante
confrontarsi e lavorarci con una figura professionale per fidarsi e affidarsi,
nelle diverse fasi che vanno dagli obiettivi da programmare in base alle
proprie capacità e possibilità, le fasi intense di fatica, il pre-gara e
soprattutto il post gara quando c’è una vittoria per valutare come si è
riusciti a vincere e quindi cercare di consolidare e ricreare le stesse
condizioni in futuro.
Sogni realizzati e da realizzare?
Prossimi obiettivi? “I prossimi obiettivi li dobbiamo ancora stabilire,
non appena la forma fisica mi consentirà di tornare a ripensare e riprogrammare
le gare. In ogni caso, mi auguro con tutto il cuore di poter fare una bella
stagione outdoor. Al momento, il sogno più grande è tornare a correre ai miei
livelli precedenti l'infortunio.”
Si riparte sempre con entusiasmo e
convinzione, ricordando quello di buono che si è fatto in passato e ricercando
le stesse condizioni che hanno permesso ciò.
Un messaggio alle donne del
mondo? “Al giorno d'oggi la figura della donna è al centro di tanti
movimenti e situazioni. Indubbiamente, il ruolo della forza della donna si sta
facendo sempre più spazio e non solo come voce nel mondo, ma finalmente
attraverso traguardi importanti. Io credo che dobbiamo, tutte insieme, credere
sempre di più in questa nostra forza, qualunque sia il motivo che ci porta a
voler lottare. Lo sport è un mondo che dobbiamo sempre di più permetterci di
esplorare e attraverso di esso far sentire e vedere il nostro valore.”
Una
frase o parola che ti aiuta nelle difficoltà? “’Sono sempre i sogni a
dare forma al mondo’.’Never give up’.” ‘Ricordati chi sei’.”
Lo sport è una grande opportunità per far
conoscere proprie potenzialità, qualità, caratteristiche, risorse straordinarie
sia a livello individuale che di squadra.
Cosa dà e cosa toglie lo sport?
“Per me lo sport dà vita, senza non sto bene e perdo ogni stimolo nel fare
qualunque altra cosa. Mi dà benessere, salute mentale e fisica, sogni e
soddisfazioni. A mio avviso non toglie nulla, perché il tempo dedicato ad esso
è investito in qualcosa che non sostituirei con nient'altro. Per me i sacrifici
non sono mai stati tali, ma semplicemente scelte di vita.”
Ti ispiri a
qualcuno? “Elisa Cusma è sempre stata l'atleta italiana che ho stimato
di più, ma come ispirazione prendo sempre e solo i miei sogni. Indubbiamente
però tutto ciò che lei ha raggiunto mi è stato di forte stimolo negli anni.”
Riporto un’intervista a Elisa Cusma nel libro “Lo sport delle donne. Donne sempre più determinate, competitive e resilienti” – 8 ottobre 2018 di Matteo Simone (Autore).
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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