La gara della vita? La
prima vittoria sul ring di pugilato
Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it
Praticare uno sport significa focalizzarsi e impegnarsi per un periodo per costruire una meta o un obiettivo da raggiungere apprendendo dall'esperienza e con l’aiuto di amici, familiari e figure professionali.
Di seguito Massimiliano racconta la sua esperienza
rispondendo ad alcune mie domande.
Quali aspetti incidono sul tuo benessere e/o performance? “Credo fermamente che all'apice del
benessere ci sia il contesto in cui un atleta vive. I compagni di squadra e gli
allenatori in primis, ma non meno importante gli amici, i colleghi e la
famiglia. Indubbiamente un tenore di vita rilassato e piacevole, e lo stimolo
da parte delle persone a cui teniamo contribuiscano a creare motivazione con
conseguenti benefici anche sulle performance.”
La pratica dello sport richiede tempo e
comporta fatica e l’atleta necessita di serenità e di recuperi appropriati.
Ti
sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Non
posso reputarmi con certezza un vero campione, ma posso affermare di aver avuto
le mie soddisfazioni. Alcune persone mi hanno confessato di sentirsi ispirate
da ciò che faccio e secondo me, ciò va sopra al vincere una gara. Come io
traggo ispirazione dai ‘pezzi grossi’ sapere che altre persone traggono
ispirazione da me è forse il più gran traguardo che io possa raggiungere e
credo che questa sia la vera aspirazione di un campione.”
Ognuno trae ispirazione da qualcun altro
e apprende metodi e tecniche di allenamento e gestione della gara diventando
sempre più esperti e di ispirazione per altri neofiti.
Qual è stato il tuo
percorso per diventare atleta? “Ho sempre amato il movimento e l'attività
fisica sin da bambino. Ho provato parecchie discipline iniziando con gli sport
di squadra più¹ classici come il calcio e il basket, per poi spostarmi sugli
sport da combattimento stabilizzandomi sul pugilato. Ho amato molto questo
sport, non tanto per il combattimento quanto più per la conoscenza e la
consapevolezza in sé stessi che l'allenamento porta a scoprire. Mi sono
spostato poi su altri campi come la capoeira, e il parkour, discipline
acrobatiche che mettono a dura prova le potenzialità del corpo umano, e ora le
attività che in assoluto prediligo nella mia vita sono la corsa e l'apnea
subacquea.”
Nello sport chi e cosa ha contribuito al tuo
benessere e/o performance? “In primo luogo mio padre,
che mi ha sempre sostenuto partecipando attivamente alla mia vita sportiva. Ho
avuto inoltre la fortuna di trovarmi sempre in ambienti favorevoli, con ottimi
allenatori che svolgevano al meglio il ruolo di motivatori e maestri, nota
secondo me fondamentale per la crescita di un atleta.”
Cosa pensano
familiari e amici della tua attività sportiva? “L'attività sportiva che
pratico ora è un'attività per molti piuttosto singolare: l'apnea subacquea è
probabilmente tra le ultime pratiche a cui si pensa con il termine ‘sport’.
Molti non sanno nemmeno che è possibile allenare le proprie capacità di apnea.
Per questo motivo la gente è sempre incuriosita quando parlo di ciò che faccio
e mi fanno parecchie domande e spesso (diversamente da come accadeva con il pugilato)
mi dicono che vorrebbero provare almeno una volta nella vita.”
La gara della tua vita dove hai sperimentato le
emozioni più belle? È stata la prima vittoria ottenuta sul ring di
pugilato, precisamente il mio terzo match. Ero particolarmente motivato e mi
ero allenato bene, malgrado un fastidio alla zona lombare che mi torturava da
qualche mese. Ho notato sin da subito che il mio avversario era ben preparato,
ma ascoltando bene l'allenatore e focalizzando i miei pensieri sulla tecnica e
sulla resistenza, sono riuscito a concretizzare la vittoria. È stata una gran
giornata.”
Interessante testimonianza per
comprendere come si costruisce una vittoria dopo allenamenti duri e impegnativi
con accanto un allenatore che ci crede, con attenzione, focalizzandosi
sull'obiettivo e sull'avversario e con forte motivazione.
Cosa hai scoperto
del tuo carattere praticando sport? “La pratica mi porta a credere in
ciò che faccio: È sorprendente vedere come migliorando un po' la tecnica,
magari affidando la nostra formazione ad un preparatore più esperto di noi ci
ritroviamo ad ottenere delle performance che mai avremmo pensato di
raggiungere, performance che, prima di provare a cimentarci nella disciplina,
pensavamo fossero esclusive dei professionisti. Con ciò intendo dire che lo
sport mi aiuta ad essere tenace e credere nel progresso e nella ‘performance’
anche nelle situazioni che non sono strettamente correlate con lo sport,
sapendo che non devo darmi per vinto solo perché reputo un obiettivo difficile,
ma ho imparato a pormi dei piccoli step, brevi obiettivi che passo passo mi
portano ad un evidente miglioramento della performance, tanto nello sport
quanto nella vita quotidiana.”
Un episodio curioso o divertente della tua
attività sportiva? “Un episodio piuttosto curioso, ma che mi ha dato una
certa soddisfazione è accaduto circa un mese fa: ero in vacanza alle Canarie, e
durante un'uscita in barca a vela allo skipper era caduta la lente degli
occhiali sul fondo del mare (per fortuna erano pochi metri di profondità). Per
fortuna aveva un apneista a bordo, e senza fare domande sono sceso sul fondo.
Dopo un paio di tentativi sono riuscito a recuperare la lente. Mi ha ringraziato
per tutta la durata dell'escursione.”
Lo sport dà competenze e incrementa
fiducia in sé, e tutto ciò può essere utile anche nella vita di tutti i giorni
per sé stessi o per gli altri.
Quali capacità, risorse, caratteristiche,
qualità hai dimostrato di possedere? “Credo di poter vantare una certa
costanza in ciò che faccio. Non sono un professionista ma voglio riuscire a
comportarmi come tale, dando all'attività la precedenza sulle altre cose.
Diversamente da come chi non vive questo mondo possa credere, la cosa non mi
costa grossi sacrifici e preferisco di gran lunga godermi un allenamento nel
pieno delle mie potenzialità piuttosto che penalizzarlo per godermi un vizio,
non escludo i piaceri dalla mia vita ma preferisco privilegiare l'attività
fisica. Ho scoperto di possedere una forte costanza negli allenamenti e
difficilmente ne salto uno.”
Hai sperimentato l'esperienza del limite nelle tue gare? “Onestamente
faccio un po' di fatica a dare un reale significato alla parola limite. Credo
che esso sia estremamente influenzato dalle condizioni in cui affrontiamo la
performance. Se per limite si intende la massima prestazione che il corpo è in
grado di esprimere, è inevitabile che essa sia determinata da quanto teniamo a
tale prestazione. Durante una gara c'è di mezzo l'adrenalina e durante gli
allenamenti c'è lo stimolo della gara imminente e quello che in una situazione
può essere visto come un limite, in un ambito diverso tale barriera potrebbe
esser rotta con vigore.”
Se veramente si è motivati e
intenzionati, si riesce ad andare oltre ogni limite, si sperimenta uno stato di
trance, il cosiddetto flow e tutto diventa più fluido e facile, si ottengono
cose straordinarie credendoci.
Quali sensazioni sperimenti facendo sport
(allenamento, pre-gara, gara, post-gara)? “Lo sport rappresenta un
elemento essenziale per la mia quotidianità. Gli allenamenti (che siano essi
mirati ad una gara o meno) mi mantengono in equilibrio, senza di essi mi sento
di andare in sovraccarico, di avere energie da dover spendere (anche il mio
sonno ne risente!) Approfitto di una corsa, qualche chilometro per il lungomare
per spensierarmi un po', la testa svaga ovunque, dai doveri quotidiani, ai
progetti per il futuro, generalmente quello è un momento per me, e se talvolta
sono stanco o svogliato, mi sforzo di non negarmelo perché so che alla fine ne
trarrei beneficio. Gli allenamenti in piscina sono un momento essenziale per
godermi del tempo di qualità coi compagni di squadra, con i quali adoro passare
il tempo e dai quale cerco di ‘rubare’ osservando per migliorare la mia
tecnica. Gli allenamenti pre-gara sono fondamentali, li affronto con
determinazione, sapendo che la gara è imminente e voglio essere al top. Mi
domando se sarò pronto, cerco più che mai di lavorare sui miei difetti, i miei
pensieri convergono inevitabilmente sul fatidico giorno e non nego che talvolta
l'emozione mi rallenta nel prendere sonno durante la notte. E' una sensazione
meravigliosa.
La gara, sembra assurdo che siano solo quei due minuti a
determinare l'esito di mesi di duro allenamento, ma è proprio per qui due
minuti che un atleta si sacrifica ogni giorno. Il giorno della gara è un
cocktail assurdo di sensazioni. Più importanti tra tutte emergono le risate con
in compagni di squadra che smorzano la tensione dovuta a quel po' di ansia da
prestazione, ma è molto importante concentrarsi e focalizzare su ciò per cui ci
si è preparati. Gli ultimi accorgimenti dell'allenatore, gli ultimi lavori
sulla tecnica, le cose da tenere a mente sono molte. Post gara ho sempre la
sensazione che potevo fare di più. Cerco di accontentarmi sempre del risultato
ottenuto e se anche non fosse stato il massimo, non voglio farne un dramma. Di
solito al termine delle gare si va a cena tutti insieme per cui si crea sempre
un bel momento. Nei giorni seguenti allento un po' con gli allenamenti ma è
inevitabile che ogni giorno mi rivivo tutta la gara attimo dopo attimo cercando
di capire cosa è andato bene e cosa posso migliorare.”
Lo sport diventa uno stile di vita e
un’opportunità per conoscersi, sperimentarsi e mettersi in gioco.
La tua gara più estrema o più difficile? “Francamente non credo di
poter vantare una vita agonistica tanto dettagliata. Il primo evento a cui ho
pensato con questa domanda però è stato un incontro di pugilato che ho
disputato anni fa. Il primo incontro nella mia carriera da pugile che io sia
riuscito a vincere. Dopo una sconfitta ed un pareggio, ero determinato più che
mai a portare a casa una vittoria. L'avversario era visibilmente più alto di
me, e fin da subito si è dimostrato preparato, ma seguendo bene le istruzioni
del mio allenatore all'angolo, e credendo nella vittoria sino all'ultimo istante,
ho tenuto duro. Non ho mollato, nonostante la stanchezza ho cercato di tener
testa all'avversario cercando di tenere la guardia alta e dimostrando quel tanto
che serviva di aggressività per accumulare i punti. Al momento del verdetto l'arbitro
ha alzato il mio braccio.”
Quali
sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione nella tua disciplina
sportiva? “Nell'apnea subacquea il rischio maggiore è senza dubbio
l'ipossia. La carenza di ossigeno è un elemento estremamente pericoloso per l'essere
umano e non va mai sottovalutato, non è raro infatti che durante gli
allenamenti o talvolta anche nelle gare, un atleta possa mettere a repentaglio
la propria salute, e capita in circostanze estreme che esso ci rimetta anche la
vita. Negli ultimi anni sono stati adottati mezzi sempre più efficienti per
migliorare le performance senza trascurare la sicurezza, ma purtroppo non è
ancora così difficile che in cerca della prestazione, l'atleta metta a dura
prova il proprio fisico e si metta in pericolo con le sue stesse mani.”
Pochi minuti di prestazione richiedono
un’attenzione costante e una preparazione mirata per non rischiare eventuali
eventi critici.
Quali condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a fare
una prestazione non ottimale? “Nell'apnea, per avere una prestazione
ottimale è essenziale il massimo rilassamento fisico e mentale. Anche solo l'acqua
più fredda del solito è sufficiente a distogliere la concentrazione. Anche la
cena della sera precedente può rivelarsi scomoda o in alcuni casi (se si
cercano prestazioni importanti, specialmente in profondità) può essere
pericolosa. Per quello che mi riguarda, cerco di fare attenzione a come preparo
una performance, anche una ordinaria sessione di allenamento limitando i
fattori che possono risultare ‘scomodi’.”
Più è alta la posta e più è importante
non solo l’allenamento fisico ma anche la preparazione mentale che possa far
centrare l’atleta su ciò che sta facendo proprio in quel momento senza distrazioni
e tenendo a bada eventuali sabotatori interni quali pensieri negativi, dubbi,
incertezze.
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport?
“A indurmi a mollare in passato c'è stata sicuramente la perdita di
motivazione. In realtà più che mollare ho semplicemente cambiato campo,
cercando ciò che mi ispirava maggiormente. Quando però c'è poco feeling con i
compagni, quando la disciplina non è concorde con lo stile di vita, bisogna
mettere sulla bilancia le cose e valutare quali sono le priorità.”
Tutto passa, tutto cambia, è importante
cavalcare l’onda del cambiamento con nuovi stimoli e rimodulando mete e
obiettivi da raggiungere seguendo nuovi percorsi e sentieri alternativi.
Come
hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Per fortuna non ho
mai avuto grandi difficoltà sotto questo punto di vista, ma normalmente nei
casi più drammatici credo che la medicina migliore sia dare tempo a sé stessi:
rallentare un po' il ritmo per qualche settimana può giovare a non vedere lo sport
come un obbligo, non bisogna mai dimenticarsi infatti che lo si pratica per passione.
Personalmente almeno un mese o due ogni anno mi prendo la libertà di
rallentare, senza fermarmi del tutto ma limitandomi a godermi qualche
allenamento puramente ricreativo, dimenticando orologi, cronometri, distanze e
tempi, dimenticando le performance e mirando solo al puro divertimento e alla
passione.”
Ogni tanto è importante fermarsi,
rallentare, recuperare, riposarsi e prendersi cura di sé e del proprio corpo
per ristabilire equilibri ricaricandosi energeticamente e mentalmente.
Un
tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport? “Provate,
provate e riprovate! Appassionatevi, lo sport non è solo quello che si vede in TV o vicino casa, ma ci sono migliaia di discipline in cui potreste ritrovare voi
stessi. Fa bene, al corpo e soprattutto alla mente, lo sport è uno stimolo alla
vita stessa. Non bisogna eccellere per forza, per essere campioni non sono
indispensabili trofei e medaglie, ciò che conta è la fiducia in sé stessi, la
costanza e la passione. Siate appassionati, non smettete mai di cercare finché
non siete certi di aver trovato voi stessi in ciò che fate.”
Nella vita ci sono tanti test e prove da
fare, tanti esami e valutazioni da superare, bisogna sempre provare e riprovare
in modo diverso con il sorriso.
C'è stato il rischio di incorrere nel doping
nella tua carriera sportiva? Un messaggio per sconsigliarne l'uso? “Non
c'è mai stato nella mia vita il rischio di doping. Non ho mai trovato stimolo
nel cercare una performance con l'ausilio di sostanze che alterano la mia
prestazione. Consiglio a tutti gli atleti di starvi lontano. Lo sport
rispecchia l'anima dell'atleta e se si ricorre ad una prestazione compromessa, è
evidente che anche l'anima lo è. Dovremmo praticare la nostra passione per
quello che è, accettando i nostri limiti e cercando di migliorare in modo
pulito.”
Ritieni utile lo psicologo nello sport? Per quali aspetti e in
quali fasi? “Non credo di aver mai pensato ad una visita dallo psicologo
in ambito sportivo, ma non mi sento di sconsigliarla. La fase più critica per
un atleta credo che sia il sovrallenamento, motivo per il quale si potrebbe
essere tentati di mollare, o peggio di ricorrere al doping. Lo psicologo
potrebbe essere un elemento essenziale per richiamare l'attenzione dell'atleta
negli elementi essenziali della sua stessa persona, distaccandolo dalla corsa
alla performance.”
Concordo, inquinare la prestazione con
sostanze e metodi dopanti significa inquinare sé stessi.
Se potessi tornare
indietro cosa faresti o non faresti? “Non credo di aver rimpianti nella
mia carriera sportiva. Se tornassi indietro riproverei tutte le discipline che
ho provato sino ad ora. Ho avuto in passato dei periodi di fermo, che forse
dedicherei a sport che non ho ancora avuto l'opportunità di provare, come la
ginnastica artistica. Da sempre ho un debole anche per questo sport.”
Sogni realizzati e da realizzare? Prossimi obiettivi? “Intanto
ho raggiunto performance nell'apnea, che stentavo a credere di poter
raggiungere, o almeno in così poco tempo. Tra gli obiettivi da realizzare,
sicuramente vorrei praticare l'apnea nei mari più belli del pianeta. Tra tutto
mi piacerebbe senza dubbio riuscire a diventare istruttore e poter trasmettere
la mia passione.”
"Sport, benessere e performance. Aspetti
psicologici che influiscono sul benessere e performance dell’atleta", di Matteo Simone. Editore: Prospettiva Editrice. Collana: Sport & Benessere. Data di Pubblicazione: 15 novembre 2017.
Attraverso questionari ho raccolto il punto di vista di atleti comuni e
campioni, per approfondire il mondo dello sport, e in particolare gli aspetti
che incidono sul benessere e sulla performance. È fondamentale conoscere il
loro punto di vista a completamento delle teorie relative agli aspetti che
incidono sul benessere e la performance dell’atleta e della squadra. Lo
psicologo dello sport a volte diventa una figura di riferimento per il singolo
atleta, per l’intera squadra, per lo staff, i tecnici, i dirigenti.
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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