È fondamentale aver chiaro in testa quale siano i reali obiettivi
Matteo SIMONE
Il 25 maggio 2024 ha avuto luogo la 49^ edizione della 100km del Passatore con partenza da Firenze sabato 25 maggio ore 15.00 e arrivo a Faenza, con tempo massimo a disposizione di 20 ore.
Il vincitore assoluto è stato Federico Furiani in 7h10’58”, precedendo Massimo Giacopuzzi 7h18’21” e David Colgan 7h26’26”.
Tra le donne ha vinto Federica Moroni in 7h53’02”, precedendo Serena Natolini 7h54’58” e Silvia Luna 8h01’07”.
Da menzionare Paolo Reali (Nuova Podistica Latina) che l’ha terminata in 17h59’27” e di seguito, approfondiamo la sua conoscenza attraverso risposte ad alcune mie domande.
Ciao, soddisfatto per la 100km del Passatore? Ciao Matteo, ormai è la nona edizione del Passatore per me, difatti una non me l'hanno considerata in quanto il chip non ha rilevato il passaggio, per cui mi risultano otto edizioni. Quest'anno purtroppo non avevo tanta voglia ma ero già iscritto all'edizione dell'anno scorso che poi non si è svolta, causa l'alluvione.
Il mio obiettivo primario era quello di arrivare al Passo della Colla in uno stato di freschezza per poi gestire il resto del percorso evitando di farmi prendere la foga di correre in salita come è successo due anni fa per accompagnare un amico incontrato in prossimità della stessa. Purtroppo, però non è andata così, vuoi perché ho sofferto il freddo durante la discesa, vuoi perché ho usato delle scarpe diciamo un po' vecchie e rigide. Ho cominciato a rallentare di molto gli ultimi 20-25 km e alla fine sono arrivato in 18 ore. Soddisfatto? Che rispondere .si, soddisfatto considerando che quest'anno ho corso tre maratone, il Passatore, randonnée varie, che l'età va avanti, che amici ben più giovani e allenati di me si son fermati alla Colla o hanno chiuso con tempi alti. D'altra parte, il mio personale di 12 ore e 05, lo feci a suo tempo, mi accontento.
È importante avere chiari i propri obiettivi ed essere consapevole del proprio stato di forma e di quello che si può fare. Paolo è un ultramaratoneta da tanti anni, ha corso più volte il Passatore oltre a tante altre ultramaratone e la sua miglior prestazione risale alla sua prima partecipazione alla 100km del Passatore, quando era ancora un giovanotto, il 26 maggio 2012 con il crono di 12h05’20”. Era la 40^ 100 km del Passatore, Firenze-Faenza e vinse Giorgio Calcaterra in 6h44’51”, precedendo Daniele Palladino 7h07’05” e il russo Dmitri Tsyganov 7h07’11”. Tra le donne vinse Monica Carlin (decima assoluta) 7h35’07”, precedendo la russa Irina Pankovskaya 8h02’54” e Paola Sanna 8h04’05”.
Potevi fare meglio? Certo che avrei potuto fare meglio con un allenamento più mirato dedicato alla sola corsa. In questo tipo di prove endurance con impegno massimo, diventa importante mantenere un sano equilibrio, una prestazione così lunga la si costruisce mentre la si fa; siamo tutti qui per provare qualcosa di noi stessi e forse anche per trovare qualcosa. È fondamentale aver chiaro in testa quale siano i reali obiettivi, fare quello che si può fare e non quello che si deve fare, senza eccessive pretese ed esagerazioni, non temendo il giudizio degli altri, di chi sta a casa e ci giudica a posteriori.
Questo tipo di competizioni vanno considerate come dei momenti di conoscenza interiore, un viaggio con se stessi combattendo le angosce, le paure che ci attanagliano come anche nella vita. In qualunque modo sia andata la prova è sempre il caso di non recriminare, dobbiamo accettare anche la sconfitta riconoscendo che abbiamo fatto del nostro meglio. Ogni esperienza ci deve portare a dire: 'ora mi conosco di più, so dove devo migliorare, quale sono gli aspetti dell’allenamento che devo curare di più' e godersi un sano recupero, leccarsi le eventuali ferite, farsi accudire dai familiari, gli amici. Concludere tale tipo di prestazione diventa una fonte importantissima di autostima per aver compiuto ’l’impresa’; per aver compiuto qualcosa di grande da cui deriva la riconoscenza di tutti, diventa una risorsa da custodire per sempre.
È importante avere chiari i propri obiettivi ed essere consapevole del proprio stato di forma e di quello che si può fare.
Non è importante solo la performance ma anche il benessere che si percepisce in questo tipo di gare di endurance considerate quasi estreme ma ricercate essendo viaggi da soli o in compagnia, mettendosi in gioco, facendo esperienza da soli o in compagnia, godendosi il percorso anche se è difficile e faticoso.
Che significa per te? Quest'anno l'assenza delle autovetture ha restituito ai podisti libertà di correre da soli immersi nella natura per godersi la notte senza clacson, luci abbaglianti e gas di scarico. Mi sono divertito per la presenza goliardica di vari gruppi che si accompagnavano a suon di musica. Oggi rimane una delle gare più affascinanti che si conoscano, a detta di tutti la corsa più bella del mondo, che tutti i podisti, italiani e non, almeno una volta nella vita, dovrebbero disputare.
Davvero una ricca e unica esperienza faticosa ma molto ricercata da tanti per provare questa lunga ultramaratona di giorno e di notte, con altri disposti a mettersi in gioco.
Le fasi più critiche e quelle dove ti sei espresso al meglio? Devo dire che i primi 10 km, fino allo scollinamento dopo Fiesole, ho corso in uno stato per dir poco 'comatoso', avevo la nausea e già incominciavano a farmi male le gambe; però poi, man mano che andavo avanti, anche grazie al clima mite e fresco e alla compagnia di persone che incontravo lungo il percorso, ho ripreso fiducia in me stesso e ho incominciato a velocizzare il passo.
Gli allenamenti più importanti e fondamentali? Purtroppo, mai come quest'anno l'allenamento è stato precario in quanto, ho riscoperto da tre anni la bicicletta da strada e ultimamente ho corso 3 randonnée da 200 km nonché una da 600 in Toscana a fine aprile svolgendo quindi allenamenti sia in bicicletta che in corsa, arrivando stanco a quest'ultimo appuntamento.
La consigli? Il consiglio che do a tutti coloro che intendono cimentarsi in questa corsa è quello di allenarsi bene facendo varie maratone ma anche Ultra e non guasta anche correre qualche Trail che dà la potenza soprattutto in salita. Dopodiché, sempre per potenziare le gambe, fare molte ripetute, il cosiddetto Fartlek; avere delle buone scarpe ammortizzate, alimentarsi bene sia lungo il percorso che i giorni precedenti la gara. Bisogna alimentarsi bene sin dalla partenza, soprattutto con dei liquidi a ogni Ristoro; bisogna evitare di strafare partendo veloci, rallentando e andando al passo lungo le salite.
Nella vita di ognuno ci sono fasi e periodi, priorità, scelte, si prende quello che c’è, si inseguono sogni, passioni e obiettivi con il piacere di farlo e con la consapevolezza che tutto passa e tutto cambia.
Trattasi di gare considerate anche estreme da allenare e da partecipare per i tantissimi chilometri, per le condizioni atmosferiche, per l’integrazione adeguata.
Come ti è sembrata questa gara? Quando si pensa all’ultramaratona, si pensa a questa gara, questo cammino estenuante lungo l’Appennino che da Firenze porta a Faenza. Per l’ennesima volta, mi accingo a correre questa follia per alcuni, ma un sogno per noi che ci crediamo, è come ormai un appuntamento quasi d’obbligo.
Odiata e amata allo stesso tempo, vuoi proprio perché avendo cancelli orari molto larghi viene corsa da tanti con poco o addirittura senza allenamento, indi al di fuori della loro portata, aumentando così la possibilità di infortuni vuoi, per la presenza delle auto e biciclette degli accompagnatori degli atleti che creano intralcio ai concorrenti. La 100 km del Passatore va oltre, passa sopra a tutto.
La storia di questa gara in Italia è la storia delle ultramaratone e solamente chi l’ha vissuta arrivando al traguardo di Faenza, a volte in lacrime può descrivere la gioia che si prova; si tratta di un viaggio con se stessi e come ogni ‘impresa’ necessita di un pizzico di follia. Da persona normale prima della partenza, ci si trasforma in una persona migliore all’arrivo; è una grande occasione per dimostrare a se stessi che si possono fare grandi cose in quei momenti; rialzarsi miracolosamente ogni volta che si ‘cade‘. E come tutte le grandi corse, essa diventa una metafora della vita, un'intera esistenza raccolta nell’arco della durata di questo viaggio interiore; un viaggio che ognuno fa dentro e con se stesso e che sole le lunghe distanze permettono di realizzare. Cento chilometri da Firenze a Faenza partendo di pomeriggio e arrivando di notte o la mattina dopo, attraversando il cuore dell’Appennino passando nei paesi e nei borghi che restano svegli ad aspettare i partecipanti e ad applaudirli.
Ti hanno preoccupato le salite, il caldo, il freddo? La seconda parte, dopo il Passo della Colla, per molti viene considerata la più difficile in quanto alcuni ritengono che da lì inizi il Passatore e forse è vero perché chi si è gestito bene nella prima parte saprà far bene anche la seconda, perché tra l'altro si dovrà affrontare la notte, il freddo, la nausea per la stanchezza. i dolori a livello generale. Momenti di buio e di sconforto si alternano a momenti di euforia determinata, anche dall’incontro di sempre nuovi amici lungo la strada, compagnia questa che permette di superare i tanti timori e situazioni insite in un percorso di tal fatta. E come in tutte le ultramaratone, difficilmente si resta indifferenti. Esse lasciano un segno indelebile che serve come esperienza per affrontare nuovi limiti. Ciò che rimane è un bagaglio umano di notevole spessore, ci si mette in gioco per testare la propria resistenza fisica, la capacità di sostenere certi ritmi, superare i propri, ascoltare interiormente se stessi, le proprie emozioni e fatiche, percependo alla fine valori essenziali, quali il rapporto con gli altri. È diventata il sogno proibito, la sfida, la madre di tutte le corse per le migliaia di ‘folli’ che hanno deciso di provarci.
Una gara che per alcuni può sembrare interminabile per le difficoltà che si incontrano, prima le salite, poi la notte, poi la stanchezza, per alcuni c’è la voglia di fermarsi, di farsi accompagnare all’arrivo.
Cosa hai in programma ora? Nonostante le sofferenze, i sacrifici e chi ne ha più ne metta, il pensiero è sempre quello di ritornare l'anno successivo.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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