Voglio essere brava e resistente e farcela come alcune amiche donne
Dott. Matteo Simone
Lo sport permette di appassionarsi e puntare a obiettivi e mete sfidanti, difficili ma non impossibili, alzando sempre un po’ l’asticella.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Jessica Carbone (Atl. Pavese) attraverso risposte ad alcune mie domande.
Quando ti sei sentita campionessa nello sport? Mai, penso sempre di essere una comunissima ragazza in difetto, molto lenta che fa quello che può.
Quale è stato il tuo percorso nello sport? Ho sempre fatto sport fin da piccola mai a livello agonistico: nuoto, karate, danza hip hop e da quando ho 16 anni ho mollato tutto questo che mia mamma non intendeva più finanziari anche perché non lo meritavo non essendo molto brava a scuola e ho fatto da me, praticamente tutti i giorni jogging.
Poi, dai 22 anni ho iniziato a iscrivermi a diverse società di corsa, cambiandole in base alla mia comodità del momento; intendo per domicilio, cambi di lavoro e compagnie. A 22 anni ho fatto la mia prima mezza maratona a Vigevano,‘La scarpa d'oro’, poi da lì diverse altre gare.
La prima maratona nel 2017 a Reggio Emilia, da lì in poi altre maratone in Italia. La prima ultra è stata la 50 km dell’Adda nel 2024 e l'ultima la 100km del Passatore nel 2025. Nel 2016 intanto mi sono anche tesserata per il triathlon, ho fatto qualche gara sempre con risultati di poco conto. Sono arrivata alla distanza Triathlon Medio, ho tentato due volte la distanza full, purtroppo non ci sono riuscita. Attualmente mi alleno per i tre sport senza particolari tabelle o pretese.
Una bella carriera sportiva a iniziare dalla giovanissima età e passando alla corsa, poi la maratona e poi l’ultra fino alla 100km e in seguito anche il triathlon che consiste in tre discipline sportive (nuoto, bici e corsa).
Quando la pratica di uno sport appassiona, si cercano sempre nuovi stimoli per allenarsi e seguire percorsi di allenamento per portare a termine sfide davvero importanti come la maratona, la 100km, l’Ironman (3,8km nuoto, 180km bici, maratona 42,195km).
Jessica prima che corresse con l’Atl, Pavese ha corso con le seguenti società: G.S. San Martino, Raschiani Triathlon Pavese,Tempo Impegnato-Atl. Tidiesse, Running Oltrepo’.
Jessica ha corso la sua prima mezza maratona il 13 marzo 2016 a Vigevano in 2h04’46”, poi è tornata a Vigevano il 17 marzo 2019 ottenendo l’ottimo crono di 1h39’32”.
Jessica ha corso la sua prima maratona il 10 dicembre 2017a Reggio Emilia in 4h11’53” e il 18 novembre 2018 ha ottenuto a Verona l’ottimo crono di 3h41’42”.
Jessica ha corso la sua prima ultramaratona il 20 ottobre 2024 portando a termine la 50 km nel Parco dell'Adda (47km) in 4h52” e il 24 maggio 2025 ha portato a termine la 100 km del Passatore, Firenze-Faenza in 14h11’20”.
Nello sport chi e cosa contribuisce al tuo benessere e performance? Le persone che si allenano con me e mi stimolano, il mio ragazzo; i consigli, il supporto, la vicinanza di Daniele Giacobone, della mia squadra di atletica, degli altri compagni di squadra e, se possibile, anche nuove conoscenze che mi stimolino a vedere sempre qualcosa di nuovo in uno sport che fai da anni e che scegli di portare avanti ancora. Mi fa stare bene, sto scoprendo negli ultimi tempi di essere anche sufficientemente riposata e non strafare nella mia vita.
Insieme risulta essere sempre molto meglio negli allenamenti e nelle gare, condividendo fatiche e soddisfazione, accogliendo consigli e suggerimenti da amici e soprattutto se si è seguiti da un bravo allenatore.
Quale tua esperienza ti dà la convinzione di potercela fare nello sport e nella vita? Sapere di avere già fatto gare della distanza che sto percorrendo in quel momento, se non maggiore, mi dà la sicurezza, la grinta e lo stimolo per farcela. Anche l’esperienza altrui mi aiuta e mi dà la sicurezza, la consapevolezza che altri in condizioni di salute più precarie della mia ce l’anno fatta, oppure penso anche ad altre esperienze di vita altrui in generale, alle sfide di vita personali di un peso diverso dallo sport che sono state portate a termine da persone che magari nemmeno credevano di avercela fatta ma così alla fine è stato.
Si cerca sempre di far meglio ma dopo essersi messi in gioco in altre gare un po’ meno difficili, apprendendo da ogni esperienza sia propria che altrui e potenziando aspetti critici scoperti in allenamenti e gare.
Cosa pensano familiari e amici? Molti pensano che sia matta e hanno ragione, però non vogliono ammettere che è una pazzia buona. Il mio ragazzo mi stima tantissimo, è dolcissimo, dice che sono una campionessa famosa e che mi aspettano i giornalisti (ahahahah), i miei familiari sono contenti e calorosi al riguardo.
È importante essere compresi, supportati, avere amici e familiari che fanno il tifo e lasciano fare senza criticare ma apprezzando la costanza, l’impegno, il coraggio che costruisce personalità solida, responsabile, fiduciosa, resiliente.
Un episodio triste, bizzarro? Ce ne sono tanti, mi viene in mente quando un signore durante una maratona, uno sconosciuto, si è messo a urlare il mio nome davanti a tutti perché voleva che stessi accanto a lui e la facessi al suo passo, so magari di essere stata crudele a non aspettarlo, però non lo conoscevo e si sono girati tutti.
Oppure una volta che ho fatto una gara di triathlon e nella fretta di vestirmi mi rendo conto solo nella frazione di bici di avere un cavo USB del telefono infilato nel body e non me ne ero accorta durante tutta la durata della frazione nuoto...
Quali sono le tue capacità, risorse, caratteristiche? Sorrido più che posso fino alla fine se possibile, ed è successo, so che mentalmente mi aiuta. Se possibile faccio qualche battuta scherzosa agli altri che ahimè non sempre mi calcolano visto che sono concentrati (e fanno bene), sono umile e autoironica quando vedo i risultati finali in classifica hehe. Sono resistente💪, sono un diesel.
Attraverso lo sport, la fatica, i successi, le crisi, si conosce sempre di più se stessi e gli altri, i propri punti di forza, apprezzandoli e ricordandoseli.
Che significa per te correre ultramaratone? È una sfida con se stessi, un progresso, un upgrade, crescere, passare a livelli successivo, è isolarsi dal mondo per qualche ora, è amare la sofferenza e cercare di sopportarla sempre di più, sperando alla fine di uscirne forte, più paziente e forte di prima e sperando di vedere alla fine le difficoltà e le sofferenze della vita con più coraggio e più leggerezza.
E poi significa viaggiare, avventura, paesaggio, imprevisto e sentirsi wild in questa vita sempre impostata. È essere se stessi, è stare con sé stessi e non rendere conto per un attimo della persona sudata, affaticata, puzzolente che sei a nessuno.
Bellissima e utilissima testimonianza, di come la pratica di uno sport scopre un mondo fatto di libertà, coraggio, prove, mettersi in gioco.
Hai un riferimento, ti ispiri a qualcuno? Agli amici che si allenano, a donne che si allenano pur avendo figli, lavoro, casa, marito e passioni, voglio essere brava e resistente e farcela come alcune amiche donne, dico sempre che vorrei essere una donna fortissima. E poi mi ispiro tanto a mia madre che per me è la donna più forte del mondo in assoluto senza se e senza ma, non nello sport, ma nella vita e per ciò che ha affrontato da sola, non sarò mai come lei.
Bellissimo questo elogio alle donne e soprattutto alla mamma, davvero un’emozionate testimonianza di come lo sport aiuta a sviluppare consapevolezza di ciò che si può fare grazie all’ispirazione di altri che hanno provato e ci sono riusciti.
Quali sensazioni sperimenti facendo sport? Benessere, forza, immaginazione e sofferenza ma poi la soddisfazione di averla sopportata e superata.
Quali sono le difficoltà e rischi? Gli infortuni, la stanchezza, le condizioni meteo che vorremmo sempre ottimali (no pioggia, no troppo caldo e no troppo freddo).
Per ottenere qualcosa bisogna crederci e mettersi in gioco nonostante eventuali difficoltà e criticità, con la consapevolezza che più dura è la lotta e più glorioso sarà il trionfo.
Quali condizioni ti ostacolano? Il caldo eccessivo, mi è capitato diverse volte di stare male, e la pigrizia tante volte di cominciare lo ammetto.
Cosa ti spinge a fare sport? Il fatto di avere scoperto che è la fonte del mio benessere, della mia stabilità mentale e del mio equilibrio nelle relazioni altrui. Il desiderio di viaggiare e vedere posti nuovi, Intendo anche semplicemente un nuovo percorso o sentiero vicino a casa, il desiderio di restare in forma e il fatto di sentirmi in forma e l'esigenza di aumentare la mia autostima grazie all’allenamento. Infine, il desiderio di arrivare in gara senza eccessiva sofferenza con un buon allenamento.
La pratica di uno sport non è solo fatica ma anche benessere, scoprire persone e luoghi, scoprire se stessi e potenziare aspetti che risultano critici.
Ritieni utile lo psicologo? Lo ritengo utile anche se non sono seguita da uno psicologo; tuttavia, cerco continuamente stimoli mentali consigli attraverso dialoghi con le persone, sia sportive che non, nei libri e nelle esperienze di vita. Comunque penso sia davvero fondamentalmente arrivare mentalmente preparati e carichi di riserve e strategie mentali.
L’evento sportivo dove hai sperimentato le sensazioni più belle? In generale quando ho superato i momenti che avrebbero potuto portarmi ad arrendermi: ho imparato durante il triathlon olimpico di Sirmione quando avevo un po' di panico in acque libere, non mollando, che tutto ciò che voglio si trova al di là della paura e questo mi ha reso enormemente felice, oppure quando durante il Passatore, al 32esimo km sono stata male, ho aspettato un pochino e mi sono fatta coraggio vedendo che tutti proseguivano e se ce l’avrebbero fatta gli altri camminando e senza pretese anche io ce l’avrei fatta ugualmente, vada come vada, insieme a tutti, insieme al fiume di gente. La gara è anche imprevisto, è proseguire, trovare la forza correre di notte, sentirsi infiniti dentro e fuori, è stato bellissimo.
Bellissima e utilissima testimonianza di come uno sport durissimo come l’ultramaratona, anche se può incutere timore, se si riesce ad andare avanti e non mollare, incrementa coraggio e autostima di potercela fare in altre occasioni sportive durissime ma anche nella vita quotidiana in situazioni difficili.
Qual è stata la situazione sportiva più difficile? Durante il Passatore, la gara di 100km da Firenze a Faenza. Ho avuto un colpo di calore, episodio di vomito, malessere intestinale al 32esimo km a Borgo San Lorenzo. Mi era capitato altre volte in allenamento e in gara. A quel punto io mi ritiro sempre, è stato davvero faticoso combattere mentalmente soprattutto ancora con la paura della distanza che ancora mi mancava, con la delusione di metterci un tempo infinito, e anche il dispiacere al contempo di ritirarmi e buttare via l'allenamento, i soldi spesi i sogni e le speranze mie e degli altri. Ce l'ho fatta prima di tutto partendo dalla consapevolezza di essere una persona normale, che l’avrei finita anche camminando normalmente e poi il resto è venuto da sé.
Allora ho capito che tutte le grandi cose partono dall’inizio, dalla base, dall’essere semplici e comuni mortali, a volte inconsapevoli ma dotati di infinite risorse dentro di noi che piano piano escono e fioriscono da sé se le stimoli. E se cadi rinasci sempre dal punto di partenza, dalla base, nulla di impossibile.
In effetti, a volte abbiamo tantissime risorse che escono fuori all’occorrenza, quando sembra che siamo spacciati e che tutto è finito, il corpo o la mente riescono a reagire e a continuare trasportandoci avanti fino alla conclusione.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte infortuni? Con pazienza, calma speranza, partendo dalla base, non vergognandomi di chiedere aiuto agli altri, accettando i miei limiti.
Fiducia e speranza sono ottime risorse per chi vuole andare lontano, per chi vuole fare cose grandi ma senza fretta e senza temere eventuali giudizi di se stessi e degli altri.
Un messaggio per avvicinare i ragazzi allo sport? Direi loro che non c'è attività sociale e ludica più appagante dello sport. Non uno sport in particolare, basta che diverta e che scateni stimoli per evolvere e continuare a farlo o a rinnovarlo.
La vita è fatta di interessi, curiosità, stimoli, passioni, basta lasciarsi andare dall’intuito, esplorare, provare, mettersi in gioco, fare esperienza, capire cosa è meglio per noi.
Cos'hai scoperto di te stessa nel correre ultramaratone? Di avere tante risorse, di avere imparato tanto e di avere ancora da imparare. È un mondo interiore da esplorare con calma pieno di sfaccettature che non cogli subito ma pian piano con l'esperienza, parlo di quel background emotivo e mentale in grado di sostenerti fino alla fine.
Ho scoperto che sono un po' solitaria e selvatica, che parlo molto con me stessa e che ho scelto di fare tutto questo, e magari è un po' brutto o strano da dire, perché forse non sono in grado di apprezzare appieno la gioia, la semplicità e l'allegria, allora sono sempre in cerca di qualcosa di più e forse in alternativa sto cercando di amare più che posso la sofferenza fisica visto che non ho molto successo nell’amare ciò che da piacere immediato. E un discorso un po' complesso suppongo.
A volte c’è bisogno di saper contattare se stessi faticando, ascoltando il proprio respiro e le proprie sensazioni corporee per conoscersi sempre meglio e capire fino a dove si può arrivare e poi come preservarsi e tutelarsi.
Una frase una parola che ti aiuta a crederci? Cattivi fino alla fine, tutto e possibile, l’impossibile richiede solo più tempo, non arrenderti, rischi di farlo un'ora prima che avvenga il miracolo.
Prossimi obiettivi? Mi piacerebbe fare un Trail da 100km e un Ironman, l’Ironman è per una promessa che ho fatto a una persona...che considero più come un messaggero dal cielo che un amico.
Credo che tutto verrà a suo tempo, ci siamo quasi, provando e riprovando e dove non si riesce si può sorridere e provare in modo diverso, senza stress, senza fretta.
Come ti vedi tra 10 anni? Zoppa e infortunata🤣...ma spero anche di correre assieme a un figlio al suo passo (impossibile sarà troppo veloce per me).
Quanto credi in te stessa? Non molto, ci devo sempre lavorare tantissimo.
Il tuo vissuto prima, durante, dopo una gara? Prima di una gara sono agitata, mi batte forte il cuore, vorrei anche non partire, mi sembra di dovere prendere un treno per un viaggio lunghissimo o un areo per l'Australia, poi una volta che salgo sono cavoli miei e mi cucco il viaggio.
Durante: sono molto concentrata, paziente riflessiva, speranzosa, do tutto...a metà spesso mi prende l'ansia di non farcela e poi mi demoralizzo vedendo che sono molto più lenta rispetto ad altri...allora dico: zitta e corri! E questo mi aiuta molto. Dopo: spesso sto male, ho mal di testa e mi viene da vomitare. Guardo gli altri tutti belli contenti e non capisco...non voglio mangiare, non voglio niente, ho bisogno di riprendermi...dopo una mezz'oretta già va meglio...e sofferenza fisica, poi pian piano arriva la soddisfazione mentale.
Tanta roba prima durante e dopo una gara, dall’ansia da prestazione, alla fatica fisica e mentale ma anche la voglia di portare a termine quanto prestabilito con la consapevolezza che tutto passa e poi resta la gioia di avercela fatta nonostante tutto.
Come gestisci eventuali ansie, tensioni e pressioni? Respiro con il diaframma, deglutisco e mi guardo intorno, cerco di prendere molto contatto con la realtà, penso ai sorrisi delle persone care. E poi dico: zitta e corri. E poi penso che la vita sia davvero molto di più e molto più grande di ciò che sto facendo.
Ottime strategie fisiche e mentali per gestire ogni situazione difficile, critica, avversa, partendo dal respiro, passando al sorriso con la consapevolezza che la vita è bella e va vissuto ogni aspetto piacevole o spiacevole.
Dott. Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR















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