Dott. Matteo Simone
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| Percorso Puglia Challenge |
Il 20 agosto 2025 Vito Rubino ha portato a termine una sfida di ultra-triathlon non-stop inedita per una durata complessiva di circa 58 ore (nuoto 20km, corsa 75km, 380 km).
Vito ha iniziato la sua lunghissima sfida dalle Isole Tremiti nuotando per circa 20km fino a Torre Mileto (FG), poi ha corso per 75 km su sentieri fino a Manfredonia (FG) e per ultimo ha pedalato per 380 km fino a Santa Maria di Leuca (LE), la punta estrema della Puglia. (Per confronto un Ironman comprende 3.8km a nuoto, 180km in bici e 42,195 km di corsa.)
Di seguito approfondiamo l’esperienza di Vito Rubino attraverso risposte ad alcune mie domande.
L’idea è nata dal desiderio di attraversare tutta la Puglia da nord a sud unendo tre sue caratteristiche geografiche: le isole Tremiti distinte dal resto della penisola, il Gargano con la sua ricca orografia e il tavoliere con la sua forma allungata. Il modo più naturale per percorrere tutta la Puglia, per me è stato con una traversata a nuoto, una corsa in montagna e poi un allungo finale in bici. La sfida è stata non-stop, nel senso che è stato uno sforzo continuo, anche con le dovute pause, invece che a tappe.
Davvero una grande impresa sportiva, naturalistica, paesaggistica; un andare oltre ogni immaginazione percorrere tratti lunghissimi di nuoto, corsa e bici. Soprattutto il nuoto dalle lontane Isole tremiti alla terra ferma, al nord della Puglia e poi la corsa sui sentieri saliscendi del Gargano godendo i luoghi molto belli e per finire la lunghissima attraversata in bici dopo aver già faticato per tanti chilometri a nuoto e di corsa, per tante ore di sport.
Davvero un esploratore del limite, un ricercatore di sensazioni ed emozioni, alla scoperta di se stesso e del mondo che ci circonda.
Che percorso hai seguito?
Ho iniziato la traversata a San Domino (alle 4 del mattino) e ho finito alla spiaggia di Torre Mileto, poi sono andato correndo da Torre Mileto a Cagnano Varano. Da Cagnano ho preso il sentiero delle Anguille fino a San Giovanni Rotondo, con una piccola deviazione per passare da Monte Calvo, il punto più alto del Gargano. Ho poi raggiunto Manfredonia, scendendo nella valle dell’Inferno. Il dislivello positivo è stato di circa 2000 metri.
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| Traversata tremiti |
I nomi di questi posti sono molto evocativi della storia a essi associata. Il sentiero delle anguille è legato al commercio di anguille da Cagnano Varano a San Giovanni Rotondo e anche alla tragedia che coinvolse una decina di questi commercianti che alla Vigilia di Natale del 1846 vennero fatalmente sorpresi da una tempesta di neve a pochi chilometri da San Giovanni Rotondo. Il posto può essere particolarmente ostile perché quando sono passato io in piena estate in quell’esatto punto, dove adesso c’è una targa commemorativa, facevo fatica a stare dritto per il vento fortissimo.
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| Arrivo Torre Mileto |
Vito, da diversi anni, sta dimostrando di avere davvero un bel coraggio, una grande forza e tanta resistenza e resilienza. Decidere, progettare, studiare e poi partire alle 4,00 di mattina per tantissime ore di sport è davvero una grande sfida ma non improvvisata, costruita dopo anni, gare e altre sfide importanti, incrementando sempre più consapevolezza di se stessi, capacità, qualità, caratteristiche, meriti, alla scoperta di momenti esclusivi e apprezzando ogni momento che sia di fatica o gioia.
Quali sono stati i momenti più belli?
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| Corsa |
Raggiungere Monte Calvo a mezzanotte e guardare da una parte le luci delle isole Tremiti da dove venivo e dall’altra quelle del Golfo dove mi dirigevo, mi ha aperto gli orizzonti. Poi il momento in cui ho raggiunto la punta estrema della Puglia dove il Mar Adriatico si unisce allo Ionio è stato il coronamento di questo sogno.
Si percepisce davvero una grandissima esperienza mistica e avventurosa, vivendo appieno la propria vita portando a termine progetti costruiti con dettagli e minuziosità.
Come hai organizzato le transizioni?
Avevo l’occorrente per la corsa sul gommone. Appena sceso in spiaggia mi sono cambiato per correre e ho lasciato l’occorrente per il nuoto sul gommone (che poi mi sono fatto spedire in un secondo momento). La transizione per la bici l’ho fatta a Manfredonia.
La traversata 7h30, la corsa 16h20 e la bici 16h30. Non ho avuto nessun Team al seguito, solo un gommone con lo skipper che mi ha seguito durante la traversata ma sono stato in autosufficienza durante tutto il resto del percorso. Questo ovviamente ha reso il tempo totale di percorrenza significativamente più lungo che con una squadra di supporto al seguito, in quanto dovevo di volta in volta rifornirmi di acqua e cibo nei vari posti, contrariamente a quanto succede in una gara con una squadra al seguito che si occupa di tutto questo.
Una sfida che può essere considerata estrema solo a immaginarla, per di più in autosufficienza, stando da soli pronti a gestire ogni evenienza, criticità, avversità, con l’auspicio che tutto vada bene, come previsto.
Hai fatto incontri piacevoli e spiacevoli nei tre percorsi?
La notte prima della traversata ho dormito in una pineta alla punta di San Domino. Non appena ho chiuso gli occhi, sono stato subito svegliato dal pianto di un bambino, una cosa piuttosto strana visto che ero da solo, lontano da case o alberghi. Poi un altro pianto, e subito dopo un altro ancora. Poi ho capito: erano le diomedee, gli uccelli marini che abitano le Tremiti. Secondo il mito, l’eroe greco Diomede, dopo la guerra di Troia, fondò una colonia alle isole Tremiti, dette per questo isole Diomedee. Alla sua morte, Afrodite trasformò i compagni di Diomede in uccelli marini, le diomedee appunto, il cui canto sembra un lamento per piangere la morte di Diomede. Insomma, la notte prima della traversata non sono riuscito a chiudere occhio.
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| Bici |
Ti sei riposato in qualche momento? Hai rischiato colpi di sonno nel finale in bici?
Ho dormito circa 30min durante la parte di corsa all’imbocco della valle dell’Inferno. Ero talmente stanco, anche per la notte precedente passata in bianco, che ho dovuto cercare un piccolo spazio in un campo di spine perché in quel momento non c’era altro, e anche per restare in tema con il nome della valle! Prima di cominciare ad andare in bici, ho dormito un'ora e mezza, e poi un'altra mezz’ora nel Salento. Quindi diciamo 2h30 in totale.
I tre percorsi erano chiari o hai rischiato di allontanarti?
Avevo una idea di massima del percorso da seguire, ma ho dovuto prendere diverse decisioni sul momento, in alcuni casi mi sono allontanato dal percorso prefissato e sono dovuto tornare sui miei passi.
Le ore e i momenti più difficili nelle tre discipline?
Sicuramente durante i colpi di sonno e durante i cali di energia. Un'avventura di questo tipo è molto stimolante, ma l’aspetto più difficile è proprio quello di far fronte alla stanchezza e al calo progressivo delle energie per poter continuare, ritrovando forza e motivazione.
Si può fare tutto ma è importante conoscersi bene, capire come ci si sente, a cosa si potrebbe andare incontro e cercare prima di tutto di prevenire e poi saper rimediare, rimodulare ogni obiettivo, percorso, meta, sogno.
Hai utilizzato integratori alimentari? Cosa facevi per restare sveglio e lucido?
Con tutti i posti dove mangiare bene in Puglia, usare integratori mi sembrava un insulto. Quindi, piuttosto mi assicuravo di mangiare il giusto per assicurare un corretto supporto calorico. Poi per mantenermi sveglio ascoltavo musica.
Dopo 58 ore, quali erano i desideri: dormire, lavarti, pietanza particolari?
Appena arrivato a Leuca, per festeggiare e rinfrescarmi mi sono andato a fare una bella nuotata.
Ritieni l’impresa estrema, stimolante, rischiosa?
La ritengo di una bellezza incredibile per la natura del posto. Inevitabilmente ci sono dei rischi, alcuni calcolati, come le conseguenze della stanchezza e i colpi di sonno, e altri imprevisti, come l’incontro con la verdesca, ma tutto sommato gestibili.
Certo, l’impresa la considero allettante ma non mi sento in grado di farla in autonomia, se un giorno Vito decidesse di rendere fruibili tali imprese anche agli altri ci farei un pensierino.
Una delle lezioni più importanti di questa impresa è quella di affrontare con coraggio le sfide. La notte prima della traversata pensavo a un ostacolo insormontabile. Questa esperienza mi ha aiutato a superare i miei limiti e mi ha spinto all’auto-miglioramento. Spero che possa essere di ispirazione anche per altri nel superare i propri limiti e affrontare le proprie sfide, non solo in ambito sportivo ma anche e soprattutto nella sfera professionale e personale. Un altro impatto è che questa avventura mette in evidenza le bellezze e le fragilità del nostro territorio e ha anche lo scopo di sensibilizzare un’attenzione verso un ambiente delicato che noi abbiamo il dovere di rispettare e proteggere.
Esperienze davvero impegnative, faticose, considerate estreme ma che si possono fare con preparazione adeguata, progettazione accurata e arrivandoci gradualmente dopo allenamenti e gare altrettanto sfidanti, che permettono di conoscere sempre più non solo se stessi ma soprattutto il territorio circostante e soprattutto nelle diverse ore della giornata, notte compresa, con la luce del giorno e l’oscurità della notte.
Davvero un’esperienza mistica in contatto con se stessi, incrementando sempre più fiducia in sé e resilienza nel voler e poter fare cose impegnative e gratificanti non solo nello sport ma anche nella vita quotidiana, familiare, professionale.
Vito è menzionato nei libri:
“Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
“Cosa spinge le persone a fare sport?”, edito da Aracne Editrice.
Inoltre, nel libro “Lo sport delle donne. Donne sempre più determinate, competitive e resilienti” (8 ottobre 2018) è riportata un'esperienza, raccontata da Vito Rubino e sua moglie Palas Policroniades, dal Canada al Messico in mountain bike tandem per 30 giorni.
Dott. Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR












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