Matteo SIMONE
Chi sceglie di essere ultramaratoneta e di
partecipare a gare estreme sembra che non abbia limiti, vuole andare avanti,
vuole cercare competizioni sempre più dure, difficili, e solo l’infortunio,
l’incidente, un malessere può fermarli.
Quindi si smette per motivi di salute,
per logorio, impossibilitati a continuare.
Si smette a malincuore, si vorrebbe
essere invincibili, imbattibili, supereroi, infiniti, quasi immortali.
Di seguito alcune risposte di atleti alla domanda: Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?
Angelo Fiorini: “Non
ho mai pensato di smettere ma nel momento di massino entusiasmo e di ottima
forma fisica, ho dovuto fermarmi a causa di gravi problemi fisici dovuti alla
gara più estrema alla quale ho partecipato, la Sparta Atene di 245 km,
nell’ottobre del 2011. Dopo 172 km, sono stato costretto a fermarmi e lo sono
fino a tutt’oggi!”.
Stefano La Cara: “Sono ancora giovane, semmai penso a come fare di più e
meglio.”Vincenzo Luciani: “Fosse stato per me, non avrei smesso mai.
Però ho smesso di correre le ultramaratone nel 2007, perché ormai la componente
di sofferenza era diventata superiore alla gioia e alla soddisfazione della
corsa. Per me è stato sempre importante, essendo un amatore, nel vero senso
della parola, divertirmi e quando la corsa non è stata soprattutto divertimento
ho deciso a malincuore di smettere. Conservo però la mentalità
dell’ultramaratoneta e sono capace in qualsiasi momento, anche a corto di
allenamento di percorrere lunghe distanze perché sono corazzato mentalmente a
sopportare la grande fatica, nella corsa e nella vita (in media lavoro dalle 12
alle 16 ore al giorno).”
Franco Draicchio: “Noooooooooooooooooooooooooooooooooooooo.”
Mauro Firmani: “No, ora le maratone sono in funzione di
allenamento per le gare più lunghe. Fino a quando ce la farò continuerò ad
essere un ultramaratoneta.”
Marco D’Innocenti: “Si. Lo scorso anno. Da allora non ho più
corso ultramaratone. Ma sto pensando di tornare a correre il Passatore.”
Paolo Zongolo: “No mai, non si smette di esserlo o si è o
non si è.”
Ivan Cudin: “Quando correre ultramaratone diventerà
sofferenza pura, quando ragioni familiari o lavorative me lo impediranno o se
per ragioni fisiche non sarò più adeguato a questi forzi estremi rinuncerò
serenamente consapevole che è passato il tempo per questa attività che amo.”
Giuseppe Mangione: “Non ci penso proprio a smettere a meno che
non ci sia un serio infortunio.”
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
Nessun commento:
Posta un commento