Racconti di
gare estreme, dove si arriva al punto di rischiare di morire o comunque dove si
sperimentano condizioni estreme di fatica fisica o atmosferica, oppure si
rischia di perdersi o precipitare. Difficili sono considerate anche le gare
dove si ripete un breve circuito per tantissime ore. Ma tutto ciò non basta per
limitare il rischio, si arriva al punto di chiedere di essere incatenati.
Alcuni atleti sono abbastanza resistenti alle gare estreme superano tutte le
difficoltà e i rischi e si proiettano su nuove sfide da affrontare serenamente
con sicurezza. Estreme e difficili sono considerate anche quelle dove non vi è
motivazione, si corre con svogliatezza, quindi è importante credere in quello
che si fa ed avere la passione che ti sostiene. Ecco cosa raccontano alcuni
ultramaratoneti:
“La gara più
estrema e difficile per me, si è capito, è stata proprio la Sparta Atene, ed è
quella che sicuramente non porterò mai a termine proprio perché essendo fermo
già da tre anni, e mai decidessi di riprendere un percorso di gare, sarà quasi
impossibile ritornare ad avere la preparazione per tornare a pensare a
rifarla!”
“La 100km del Passatore ed il
Gargano Raid di 77km e 3000mt D+, corso per metà in solitario.”
“La TDS del Monte Bianco, 29 ore con
dislivelli durissimi, discese durissime, dove bisognava reggersi alla corda,
stare attenti a non scivolare giù nei burroni.”
“L’Ironman Frankfurt, quando dopo 10
ore di gara arriva la crisi fisica, e soprattutto mentale, proseguire è dura.”
“Come dicevo poc’anzi, la 100 km delle
Alpi è stata la più difficile. Ho camminato per quasi 40 km, 10 dei quali
scalzo sui talloni, di notte e in salita.”
“Credo l’Ironman di Lanzarote.”
“La 12 ore di Carapelle, un circuito di
355m ripetuto per 200 volte, dopo 10h30’ non ne potevo più e sono andato a
casa.”
“Di gare ne ho corse tante e tra le più
dure al mondo: Spartathlon, Badwater, Ultrabalaton, Nove Colli Running,
Brazil135... La gara estrema più dura? La prossima, il passato è passato ed è
vivo nei ricordi in un cassetto del mio cuore.”
“La Pistoia-Abetone, ben più dura di una
100 km!”
“Le 24h in pista una cosa per me
inconcepibile, ma l’ho corsa!!!”
“Quelle che non ho finito. Il che vale
anche per un 1500 m in pista in cui mi ritirai completamente devastata all'età
di 14 anni.”
“La Spartathlon.”
“La mia gara più estrema credo sia stata
la 50km dentro le grotte di Stiffe (AQ) dove l’umidità era al 100% e ho dovuto
affrontare 17.000 scalini. Mentre la gara più dura è stata il Cammino Inca in
Perù dove abbiamo superato 2 passi sopra i 4000mt slm e non avevo fiato per
respirare.”
“Quelle che ho affrontato senza
consapevolezza o senza coscienza delle mie possibilità.”
“24 ore...e poi la prima (100k torino
saint vincent).”
“La gara piu estrema la 48 ore e penso
anche la piu difficile.”
“La prima, il passatore però andata pure
bene 12 e 22.”
“Una gara in Spagna di 100km con 8000m di
dislivello in cui mi sono persa nella nebbia. Angoscia allo stato puro, potrei
dire terrore.”
“Il Tor des Geants, ma e’ stata anche
l’esperienza più bella che abbia mai sperimentato!”
“Penso che la gara più difficile sia la
24h sia fisicamente che psicologicamene.”
“Tutte le 24h effettuate con la Nazionale
(finora 4).”
“La più difficile è stata la utlo! Fatta
senza un minimo di preparazione e portata a casa comunque!”
“Quella in cui ho avuto (mi capita spesso)
problemi di stomaco.”
“Nella maremontana di due anni fa ho pensato
di morire per il freddo, arrivare al ristoro e stato una impresa fatta piu che
per una gara per sopravivere.”
“Forse estrema come difficoltà tecnica il
Trofeo Kima, per via dei tratti esposti e con catene in alta montagna. Per me
che pochi anni fa soffrivo di vertigini a un metro da terra è stata una
vittoria. La più difficile a livello di resistenza, la Diagonale de Fous (29
ore di gara).”
Dalle risposte alla decima domanda emerge
da un lato una sorta di dipendenza dal ricercare il limite, quasi una sorta di
inconsapevolezza e di perdita di controllo, infatti in qualche modo si cerca
aiuto a famigliari di intervenire per farsi legare e non osare troppo.
Gli ultramaratoneti raccontano episodi di
sofferenza dove hanno continuato ad andare avanti per portare a termine la
competizione es. “Ho camminato per quasi 40 km, 10 dei quali scalzo sui
talloni, di notte e in salita.”, ma alcuni riportano di essersi fermati ed aver
deciso di rinunciare nella loro impresa troppo ardua, es. “Un circuito di 355m
ripetuto per 200 volte, dopo 10h30’ non ne potevo più e sono andato a casa.”
Matteo
SIMONE
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