Si è svolto a Policoro il Festival delle ultramaratone dove è stato possibile partecipare a gare della distanza minima di una maratona 42,195 metri fino a una distanza massima di 1.000 miglia.
Tra le competizioni valide come Campionato Italiano vi è stata la 6 giorni dove ha visto assegnare il titolo italiano a Matteo Nocera della Napoli Nord Marathon, una gara vinta da Seen Orsvam (Svezia) che ha totalizzato 708,08 km e ha preceduto Matteo Nocera e Jean Louis Vidal (Francia) arrivati insieme con un totale di 612,421 km. Di seguito approfondiamo la conoscenza di Matteo attraverso alcune mie domande.
Come hai gestito il periodo del covid? "Beh, innanzitutto ho cercato soluzioni sicure per la mia famiglia e poi gestita la quotidianità nel rispetto degli altri ovviamente".
Come hai tenuto alta la motivazione per continuare ad allenarti seriamente? "Ho pensato che quando tutto sarebbe finito, perché sarebbe finito, io dovevo essere pronto, dovevo lottare e vincere la battaglia con il nemico invisibile ..!".
Alcuni mesi fa e precisamente il 29 luglio 2020, Matteo mi comunicò il suo intento di partecipare alla 6 giorni: "Il 7 farò la 6 days a Policoro. In questi anni ho imparato tanto…, soprattutto dalle debacle in gare così dure. Mi sento pronto adesso, soprattutto di testa, forse di gambe lo sono sempre stato ma mancava l'elemento chiave. Hai contribuito anche tu".
In effetti Matteo ha dimostrato di essere paziente, cauto, focalizzato e resiliente per non aver speso da subito tutte le energie, per aver saputo aspettare per prendersi il titolo voluto già da tanto tempo.
A chi dedichi il titolo italiano 6 giorni ultramaratone? "Questo titolo italiano è sicuramente il più bello il più sofferto e voluto. Lo dedico a tutte le persone che mi sono state vicine in questa lunga preparazione, ogni uno di loro ha speso tante emozioni per me. Impagabili".
Un titolo desiderato, voluto, sofferto ma conquistato con tanti allenamenti fisici ma anche con strategia mentale, cuore, passione e testa per portare a casa un grande risultato trasformando un sogno in realtà.
Quali sono stati i momenti più difficili e come li hai gestiti? "Beh di momenti difficili ce ne sono stati tanti, una gara che prevede 144 ore totali non può essere complicata, ho messo in pratica tanti aspetti psicologici che prima cercavo di comprendere in teoria, resilienza, la parola resilienza messa sul serio in pratica".
E' facile parlare di teorie, tecniche e strategie ma quando sei sul campo di gara sei da solo con il tuo corpo, le tue gambe, la stanchezza, dubbi e paure che assalgono e allora bisogna focalizzarsi e concentrarsi sul respiro e le sensazioni corporeo metro dopo metro, distraendosi e focalizzandosi, cercando il "flow" ma anche nutrimento giusto e abbigliamento adeguato andando sempre avanti e ricordando dove ci si trova da dove si è partiti e cosa si vuole ottenere.
Cosa hai scoperto ancora di te stesso e cosa puoi migliorare? "Dal punto di vista atletico che ho un grande recupero e questo mi ha permesso di correre per 6 giorni dandomi sempre energie nuove, mentalmente e che sto maturando come atleta di endurance".
Dice bene Matteo sta maturando tantissimo attraverso l'esperienza, attraverso gli errori ma anche attraverso i successi, non essendo il primo titolo italiano e nemmeno la prima vittoria, Matteo ' un atleta delle lunghe distanze da tempo.
Famiglia e amici in che modo si interessano a te e ti supportano? "La famiglia, gli amici e gli affetti cari hanno rivestito un ruolo fondamentale, in allenamento essere accompagnato e avere avuto il supporto di chi mi vuole veramente bene, questo ha contribuito a fare la differenza".
La cosa bella di Matteo è che ha sempre un pensiero non solo per lo sport e le ultramaratone ma anche per la sua famiglia, la moglie e la piccola elisa, così come in mente ha sempre il suo papà.
Cosa diresti a Matteo di 10 anni fa? "Continua così, ma usa la testa tanta".
Quanto conta il sostegno di famiglia, amici e dei tuoi fan e come contraccambi? "Tantissimo. Sanno che gli voglio veramente bene".
Matteo può continuare con il vantaggio di usare sempre più la testa che guida il corpo con una grande passione che lo accompagna.
Quanto e come soffri e gioisci negli allenamenti e gare? "Soffri ma sogni, la celebre frase di un grandissimo atleta del sud Pietro Mennea, il mio pensiero ricorrente in gara e in allenamento".
Per godere bisogna sempre soffrire, più si soffre e più si apprezza quello che si riesce a fare e a ottenere con la dura fatica che diventa una grande amica.
A quale campione del passato o del presente ti senti più vicino? "Mi sento vicino ai grandi Campioni che ho conosciuto e che si sono battuti in gara con me, ognuno di loro mi ha dato veramente tanto. Colgo l'occasione per salutarne uno, un vero fuoriclasse, Jan Louis Vidal, che atleta! Battermi alla pari con lui e il Re Vichingo Stan Orsvarn sarà per me un ricordo indelebile. Sono tra i migliori al Mondo e li ringrazio per avermi fatto crescere".
Un'intervista a Matteo Nocera è
riportata nel libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una
sfida”, Edizioni Psiconline.
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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