Ciò che mi porto a casa è molto di
più di una vittoria
Matteo SIMONE
Il 15 ottobre 2022 ore 14:00, ha avuto inizio a Castellaneta Marina (TA) la “Big Dog's Backyard World Championship - L'ultimo Sopravvissuto”, organizzata dall’ASD Tri4noma.
Si tratta di una gara a eliminazione su
un circuito di 6,706 km con il tempo limite per completare ogni giro di 60
minuti.
La vincitrice della gara open è stata Sara
Pastore che è riuscita a correre 28 giri consecutivi di 6,706 km nel tempo
limite di un’ora per giro, totalizzando 187,6 km. Tra i partecipanti anche
Giorgio Calcaterra che ha totalizzato 181km in 27 ore.
Il vincitore assoluto è stato Antonio Di
Manno che con il record personale di 57 giri ha totalizzato 382km.
Di seguito, approfondiamo la conoscenza
di Sara attraverso risposte ad alcune mie domande.
Complimenti
Sara, com'è andata la gara? Soddisfatta? Criticità?
L'ultimo sopravvissuto è una gara
particolare che richiede al corpo e alla mente uno sforzo non indifferente. Non
posso che essere soddisfatta di come sia andata, il mio organismo ha sostenuto
bene la fatica, la mancanza di sonno e il fabbisogno energetico. Le gambe si
sono abituate di ora in ora a fermarsi e, dunque, i muscoli ad allungarsi e a
ripartire nel gesto di una corsa che diventava durante il giro man mano sempre
più fluida. Il resto l'ha fatto la testa, determinata a finire ogni singolo
giro, anche quando sono inciampata e ho terminato il giro con le ginocchia
sanguinanti.
Una vera sfida è la gara dell’ultimo
sopravvissuto, una gara dove non bisogna correre il più veloce possibile per
arrivare prima di tutti, ma bisogna gestirsi ogni ora rientrando nel tempo di
un’ora per poter essere al via ogni ora successiva. Dove ogni ora qualcuno può
rimanere fuori dai giochi e resta in gioco chi ha più talento, chi ha più teta,
chi sa gestirsi nell’integrazione, nella costanza nell’economia del gesto
sportivo.
Hai
scelto tu questa gara o ti hanno coinvolto? Mai come questa volta sono stata io a
scegliere questa gara: l'anno prima mi ero ripromessa che ci sarei stata e da
tempo ripetevo al mio amico Antonio Di Manno, vincitore della gara a squadre,
che desideravo fare questa esperienza.
Sara sta facendo grandi passi un po’ per
volta, valutando e definendo i suoi prossimi obiettivi con cura e attenzione,
presentandosi alla partenza di gare di ultramaratona ben consapevole di cosa va
incontro e con voglia di fare sempre meglio.
Quali
allenamenti sono risultati importanti e/o fondamentali?
Non saprei dirlo. E' una gara
particolare, dove ogni atleta si allena in modo diverso e nella fase di
allenamento molti inseriscono delle simulazioni, cosa che, da allenatrice,
suggerisco di fare anche io a un mio atleta. Tuttavia, il mio lavoro continuo
con il corpo da istruttrice di running, fitness, pilates e yoga, mi porta a
dover ritagliare il tempo per il mio allenamento personale. Mi sono chiesta in
che modo potessi unire il "dovere" all'allenamento e il risultato è stato:
mettere sulle gambe tutti i km che potevo e, quando non riuscivo ad uscire per
la corsa quotidiana, effettuare tutti gli spostamenti per Roma a piedi di
corsa. A volte i chilometri della giornata erano sono una 15ina, altre volte
27, la domenica ne raggiungevo 30 o 35 perché aggiungevo alle gare in
calendario (in genere distanze vicine alla mezza maratona corse ad un buon
ritmo) ogni fine settimana un bel riscaldamento e un lungo
"defaticamento". Il mio obiettivo era allenare non solo il mio corpo,
ma anche la testa e far sembrare la corsa il gesto più naturale possibile in
modo da poterlo ripetere senza troppa fatica.
Per preparare gare di ultramaratona,
bisogna fare tanti chilometri ma più che altro bisogna essere confidenti con la
fatica, quindi ogni occasione per faticare è ben accetta, che sia un tratto di
strada a piedi o prendere le scale invece che l’ascensore, aiuta a costruire un
corpo e una mente resiliente e pronta a faticare per più ore, anche per più
giorni, sapendosi gestire e integrare adeguatamente per recuperare ciò che si
spende in termini di energie.
Ti
alleni da sola o in compagnia? Mi alleno spesso da sola perché "ritaglio" durante la
giornata i momenti per me e non sempre riesco a organizzarmi con gli altri.
Quando possibile corro con il mio compagno, ma accade credo due o tre volte al
mese.
Eventuali
allenatori? Tecnici? Amici più esperti? Essendo io stessa allenatrice non sono seguita da altri amici o
tecnici.
Paura,
tensione, ansia, durante gli allenamenti? Prima e durante la gara?
Affronto gli allenamenti nel modo più
naturale e sereno possibile: so che il mio corpo non è una macchina e a volte
si può sentire più o meno stanco o provato dalla giornata e dal carico
muscolare. Credo che la corsa, in
allenamento o in gara, non debba essere vissuta con tensione, paura o ansia, ma
debba essere gestita con serenità, ringraziando le proprie gambe e il proprio
corpo per quello che riescono a fare se mossi da volontà e motivazione. L'idea
di una corsa che sia principalmente tensione e fatica è lontana dalla mia idea
di benessere e credo che in molti casi non sia d'aiuto neanche a livello
agonistico.
L’allenamento è fatica ma non solo, è
anche piacere nel riuscire e soddisfazione nel continuare a coltivare una
grande passione. E’ importante allearsi con le parti del proprio corpo ed
essere consapevoli che non possono stare sempre a nostra disposizione, non
possono sempre faticare ma a volte dobbiamo trattarle bene con cure adatte e
riposo necessario.
Cosa
hai scoperto ancora di te? Ho scoperto che posso "resistere" a una corsa lunga più di un
giorno, al freddo umido della notte e al non dormire (in realtà non sono mai
stata una gran dormigliona). Ho scoperto che se ho un obiettivo la mia testa è
capace di superare dolori o momenti critici con rapidità. Ginocchia
sanguinanti, doloranti o no io quel giro dovevo finirlo, il dolore sarebbe
passato. Mi sono ri-scoperta più caparbia e forte mentalmente e fisicamente di
quello che credevo.
Approcciarsi alle ultramaratone,
significa anche inoltrarsi in se stessi, scoprire proprie possibilità, risorse,
caratteristiche, scoperte nuove alzando sempre più gradualmente l’asticella
delle difficoltà, apprendendo sempre un po’ di più su se stessi e sugli altri.
Cosa
hai portato a casa? Cosa hai lasciato lì? Ogni gara è un viaggio e il bagaglio di
ritorno è sempre più pieno e pesante di quello dell'andata. Faccio fatica a
chiudere la cerniera della valigia questa volta, perché ciò che mi porto a casa
è molto di più di una vittoria. Mi porto a casa le chiaccherate dei primi giri,
le mie "interviste" per conoscere i miei compagni di viaggio quando
ancora eravamo freschi e lucidi, mi porto a casa lo spirito di coesione e
collaborazione tra atleti nonostante si sia trattata in tutto e per tutto di
una competizione, mi porto a casa ogni arrivo e ogni partenza, perché ogni
volta le emozioni erano diverse. Mi porto a casa il piacere di aver corso
accanto a chi mi conosceva bene e mi ha conosciuta ancora di più stando ancora
una volta al mio fianco. Mi porto a casa gli sguardi all'inizio disorientati,
ma poi sempre più partecipi, di mio papà e mio fratello che mi hanno
accompagnata e ancora una volta hanno mostrato quanto il loro affetto fosse un
fondamentale carburante della mia forza.
A
Castellaneta ho lasciato quella pineta che da piccola amavo esplorare (durante
le vacanze estive vado lì da quando sono nata), ma che non avevo mai visto con
questi occhi e durante il buio intenso della notte. Lascio ancora una volta un
po' di me, un po' dei miei sorrisi e un po' dei miei "alé alé" per
incitare gli altri atleti in gara.
Questa sembra essere una bellissima
testimonianza di una gara competitiva ma ricca di benessere percepito con amici
di fatica e familiari. Viene fuori l’importanza dell’approccio allo sport sereno
e volto a riscoprire, oltre a se stessi e agli altri, anche luoghi che già si
conoscevano in modo diverso. Ricche e intese esperienze accanto a persone care,
atleti e non per perseguire obiettivi e viaggi in comune, condividendo, gioie,
passioni, fatiche.
Prossimi
obiettivi? Il mondo
ultra mi affascina e sicuramente ci "ricadrò" presto. Superare i
187,6 km è sicuramente un obiettivo, in più sarebbe bello poter concludere una
100km o una 24h con i tempi desiderati.
Sogni
da realizzare? Poter
continuare a correre con la stessa passione, serenità e voglia di sempre.
Sembra che per Sara il meglio debba
ancora venire sia nel mondo ultra dello sport che nella vita quotidiana, con
tanta facilità e serenità.
Cosa
dicono i tuoi amici di squadra? Si sono complimentati con me e hanno ritenuto la mia impresa
eccezionale, mi hanno detto di aver sempre creduto e di continuare a credere
nel mio potenziale.
E’ importante far parte di una squadra
che sostiene, che incoraggia, che corre accanto, che stimola, considerando lo
sport uno strumento di unione, confronto, condivisione.
Matteo
SIMONE
Psicologo,
Psicoterapeuta
380-4337230
- 21163@tiscali.it
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