venerdì 25 novembre 2022

Pasquale Caputo a piedi da Monaco a Barletta: Tante commozioni, tanta emotività

 Con il mio cammino di ritorno ho scoperto che mio padre era un Grande uomo 
Matteo Simone 
 

Pasquale Caputo, 73 anni, ha percorso 1700 chilometri da Monaco di Baviera a Barletta, sulle orme del padre Francesco, militare internato dal ’43 al ’45 a Moosburg, Memmingen e Kaufbeuren che dopo la liberazione fece lo stesso suo cammino per tornare a casa 

Di seguito, approfondiamo la conoscenza di Pasquale attraverso risposte ad alcune mie domande. 
Ciao Pasquale, complimenti per il tuo lungo cammino, cosa hai scoperto? A partire da Monaco tanto interesse, accettazione, accoglienza sia da italiani residenti che da autorità e associazioni tedesche. Oltre ogni aspettativa.  

Ci vuole un bel coraggio ed è una grande sfida, percorrere un cammino lunghissimo dalla Germania alla Puglia, ma quando c’è motivazione e un forte interesse si può fare tutto, soprattutto con il pensiero rivolto a qualcuno a cui si è legati affettivamente come il proprio padre che ha passato momenti di disperazione, sconforto, paura, terrore come può essere una guerra con conseguente prigionia. 
Cosa ti ha spinto a intraprendere questo lungo cammino? Il magnifico rapporto che ho sempre avuto con mio padre, il giusto riconoscimento morale che non ha avuto in vita e che non ha mai rivendicato, il fatto che dalle vicende dei suoi anni persi in quel periodo storico della sua vita è nata la mia formazione culturale morale politica. 
 
L’esperienza di Pasquale sembra essere un’esperienza di rinascita, di crescita post traumatica, dal vissuto di suo padre che ha tanto penato, lui ha trasformato e ottenuto un valore aggiunto a quanto successo e sofferto da parte del padre. Una giustizia morale che si è fatto da solo immedesimandosi nei passi di suo padre, tantissimi passi dalla Germania alla Puglia, sofferente, stanco ma soddisfatto e libero. 
Hai un messaggio tra trasmettere in generale o a qualcuno in particolare? Il ripudio della guerra, la vigilanza dei valori della Costituzione che i ragazzi d'allora hanno conquistato con il sacrificio della vita, con privazioni inaudite e con i più importanti anni dell'esistenza di un uomo svaniti per la follia delle dittature.  
 

In tempi di guerra da qualche parte del nostro mondo, Pasquale lancia messaggi di pace con il cammino, grazie all’attività fisica si può dimostrare che le guerre sono inutili. 
Cosa e/o ci ti ha aiutato e/o ostacolato? Non ho percepito nessun ostacolo o impedimento, sono andato avanti sospinto da un impegno che avevo preso con me stesso da tanti decenni e dalla consapevolezza che c'erano milioni di ragazzi che come mio padre cercavano ancora una collocazione nella storia e mi sostenevano e mi portavano avanti. 

Il gesto di Pasquale è per ricordare e dare merito a suo padre così come a tanti altri che hanno vissuto un’esperienza simile e dimenticati da tantissimi. 
Hai avuto particolari paure, ansie, tensioni lungo il cammino? Non ho avuto nessun tentennamento, nessun timore. Tante commozioni, tanta emotività, questo sì. 
 

Sembra essere stato oltre a un lungo percorso di attività fisica anche un lungo percorso di attività mentale, riflessiva, a contatto con se stessi e gli altri incontrati durante il lungo percorso, contattando prima di tutto il proprio genitore all’interno di se stessi. 
Hai fatto incontri simpatici, antipatici, bizzarri, sorprendenti? Tutti gli incontri si sono rilevanti positivi, tutti hanno lasciato un senso e un ricordo indelebile. Cito uno su tutti. In un paese tra la Germania e l'Austria una donna ucraina, faceva parte di un gruppo di rifugiati, mi ha offerto il pranzo e la cena. Ho pensato ai ragazzi come mio padre che ritornarono a piedi a casa dai lager a tutta quella umanità che si prodigò per dargli la possibilità di sopravvivere. 

Il contatto con la sofferenza è una dura prova ma permette di crescere e maturare e avere la consapevolezza di sé, si rimane sopresi a vedere che tante persone donano il poco che anno, l’essere umano può essere ricco dentro donando il poco che ha a chi incontra nella difficoltà e nella sofferenza, senza giudizi e pregiudizi. 
Hai trovato ospitalità e interesse da parte di cittadini, associazioni, istituzioni?
In tutte le 72 tappe ho ricevuto accettazione in tutte le forme. Debbo ringraziare gente comune, uomini donne associazioni culturali sportive, comuni, l'Esercito Italiano. 

Eventi e sfide come quelle di Pasquale entrano nel cuore delle persone e si aprono porte e opportunità per essere accolti e condividere tempo e pietanze insieme. 
Com’è stata la partenza? E il ritorno a casa? La partenza è stata come il varo di una nave, è stata l'apoteosi del lavoro sostenuto dalla Barletta Sportiva per organizzare il Cammino. Il ritorno un tripudio di festa e di emozioni. 

Molto intense e significative le parole di Pasquale, la partenza come il varo di una nave, si è trattato di un progetto che ha preso i primi passi dalla città di Barletta grazie al sostegno di una grande
associazione di atleti, corridori, maratoneti e ultramaratoneti che hanno spossato l’intento di Pasquale di fare questo lungo viaggio fisico e mentale tornando a casa stanco ma soddisfatto e arricchito internamente.
 
C’è qualcuno che ha fatto tratti con te o comunque partecipato al tuo cammino? Una mia nipote mi ha raggiunto a Trento da Biella e abbiamo percorso insieme la tappa Trento/ Rovereto. Diversi mi hanno contattato da località limitrofe al mio percorso. È stato come se mi accompagnassero fisicamente. 

In effetti tanti sono stati nel cuore e nella mente di Pasquale lungo il viaggio ed è bello condividere tratti con persone care.
 
Come eri organizzato? Avevi una tabella di marcia? Soste programmate? Criticità, Cambiamenti di percorso? Imprevisti? È stato organizzato e studiato con mie indicazioni dai miei amici della B.S. A volte mi sono discostato dal programma sempre seguito dall'organizzazione per motivi logistici o per contatti con i mezzi di comunicazione, radio televisione o enti che chiedevano incontri. 

Pasquale è stato supportato dalla sua associazione di appartenenza e contattato da tanti che erano curiosi della sua impresa e del suo messaggio del ricordare e non dimenticare. 
Ora come stai? Come ti ha cambiato questo lungo cammino? Questo ritorno mi ha arricchito di conoscenze, cultura, certezze di umanità. Non potevo andare via da questa vita con il rammarico di non aver dato seguito ad un sogno coltivato per 66 anni, avevo un rapporto bellissimo con mio padre, ma per merito suo; con il mio cammino di ritorno ho scoperto che mio padre era un Grande uomo.
Un pensiero va a tutti quei ragazzi di quel periodo storico e generazionale. Ringrazio tutte le persone che in qualsiasi maniera mi hanno aiutato durante il cammino e che non dimenticherò mai e tutti gli amici della B. S. che hanno contribuito a realizzarlo.
 
 
Una bella testimonianza, una bella storia di vita di un figlio alla ricerca del padre, trasmettendo messaggi di pace e amore con il contributo di un’Associazione che oltre a fare sport, fa cultura ed educazione. 

Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

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