In ogni gara cerco di arrivare al mio
limite, stando attento a non superarlo
Matteo Simone
Zzam Agency @davide Verthuy
Tra il 10 e il 16 settembre 2023, si è
svolto il Tor des Géants, gara di endurance trail di 330km e 24000d+, tempo
massimo: 150 ore, partenza e arrivo: Courmayeur - Valle d’Aosta.
Il vincitore è stato Franco Collè, per la
4^ volta e con record di 66h39”, aveva già vinto nel 2014, 2018 e 2021. A
seguire il francese Romain Olivier 69h49’38” e il canadese Galen Reynolds 71h22’30”.
Tra le donne la vincitrice è stata la
britannica Emma Stuart in 82h21’24”, precedendo Jocelyne Pauly 84h36’21” ed
Elisabetta Negra 88h37’42”.
Di seguito approfondiamo la conoscenza del
vincitore per la 4^ volta e con record Franco Collè, atleta esperto di
Ultratrail, attraverso risposte ad alcune mie domande di alcuni anni fa.
Zzam Agency @davide Verthuy |
Cosa
significa per te essere ultramaratoneta? “A mio avviso essere ultramaratoneta non vuol dire essere un atleta,
bensì una persona che ha imparato a gestire in modo ottimale le proprie energie
fisiche e mentali.”
E’ importante avere la consapevolezza
della necessità anche delle energie mentali oltre che di quelle fisiche, è una
sorta di completamento e assieme, a braccetto permettono di proseguire, andare
avanti. Avviene una sorta di dialogo tra mente e corpo, le energie fisiche e
mentali vanno avanti come in una cordata, si considerano e si aiutano a
vicenda, a volte è il fisico che deve impegnarsi e usare forza, potenza,
elasticità, a volte è la mente che deve considerare e superare difficoltà ed eventuali
crisi.
Zzam Agency @davide Verthuy |
A volte sono gli altri che comprendono le
tue capacità e fanno di tutto per metterti sulla strada giusta. Basta solo
indirizzarti e il resto viene da solo. Se scopri che si tratta di qualcosa che
ti piace, che fai con facilità e con passione, il resto viene da solo.
Franco Collè ha esordito al Tor il 9
settembre 2012 classificandosi al 5° posto. A settembre 2013 si classifica 3°
al 4° Tor des Géants, preceduto dallo statunitense Oscar Perez e dallo spagnolo
Iker Karrera Aranburu. Dopo un 5° e 3° posto, a settembre 2014, vince il 5° Tor
des Géants precedendo lo statunitense Nickademus Hollon e il francese Antoine Guillon.
A settembre 2018 Franco vince per la 2^ volta il 9° Tor des Géants precedendo il
canadese Galen Reynolds e l’italiano Peter Kienzl. A settembre 2021 Franco
vince per la 3^ volta il 12° Tor des Géants precedendo lo svizzero Jonas Russi e
lo svedese Petter Restorp.
Zzam Agency @davide Verthuy |
L’ultratrail richiede diverse componenti:
l’amore per la natura, per la montagna, per le sensazioni che si sperimentano. Inoltre
l’ultratrail richiede una grande dotazione fisica di base da poter allenare gradualmente
con passione, motivazione e forte determinazione.
Hai
mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?
“Per adesso no, il giorno che lo penserò
smetterò.”
L’ultramaratona diventa uno stile di vita,
piace correre a lungo e sperimentare fatica, sensazioni corporee,
raggiungimento di obiettivi.
Hai
mai rischiato per infortuni di smettere di essere ultramaratoneta?
“Fino a ora, fortunatamente, non ho mai
avuto seri infortuni se non qualche piccola infiammazione o sbucciatura.”
Zzam Agency @davide Verthuy |
La gara diventa un test che verifica le
proprie capacità cercando di dare il massimo e avvicinarsi al proprio limite ma
sempre con la massima attenzione e rispetto per quello che si sta facendo,
rispetto per gli avversari e amici di gara e rispetto dell’ambiente naturale.
Quali
meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme?
“La capacità di riuscire a superare
mentalmente le crisi (che sono inevitabili in questo tipo di gare) e una grande
consapevolezza dei propri mezzi.”
Le crisi come vengono così se ne vanno se
si è pazienti, se si conoscono bene i propri mezzi e le proprie risorse, se si
ha autoefficacia e resilienza ben sviluppata.
Zzam Agency @davide Verthuy |
Quale
gara estrema ritieni non poter mai riuscire a portare a termine?
“Nessuna, penso che con la giusta
preparazione si riesca a compiere qualsiasi gara estrema.”
L’estremo si può domare, è importante una
notevole attenzione e capacità di studio e programmazione in vista di quello
che si deve affrontare e quello che si vuole ottenere nello sport e nella vita,
tutto può essere portato nelle possibilità ordinarie.
C’è
una gara estremi che non faresti mai? “Sicuramente le gare senza montagne.”
L’estremo è relativo, dipende dalla
motivazione e dalla passione, può diventare estremo una ultramaratona
sull’asfalto o sulla pista per un amante della montagna.
Zzam Agency @davide Verthuy |
Pian piano si può andare un poco avanti
per provarsi, sperimentarsi, sentire e sentirsi vivo.
Cosa
pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?
“Sicuramente i miei familiari patiscono
quando mi vedono stare male o mi vedono durante qualche crisi, ma sono i primi
a emozionarsi quando vedono che sono riuscito a compiere un’altra impresa.”
Per ogni impresa bisogna passare
attraverso degli ostacoli, rinunce, sofferenze, difficoltà, crisi, ma una volta
raggiunto l’obiettivo ci si accorge che a volte per ottenere qualcosa di
importante nello sport e nella vita bisogna attraversare momenti di turbolenza.
Che
significa per te partecipare a una gara estrema?
“Significa mettermi alla prova e cercare
di sfidare me stesso nell’ottimizzazione delle energie.”
Ti
va di raccontare un aneddoto? “Ogni gara è ricca di aneddoti: dai paesaggi mozzafiato che si vedono
durante le albe e i tramonti, alle allucinazioni durante le lunghe notti del
Tor.”
L’estremo non è solo nell’impresa che si
sta affrontando ma anche nelle piacevoli sensazioni multisensoriali
sperimentate, quindi ne vale proprio la pena sperimentare l’estremo delle due
facce della medaglia.
Cosa
hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?
“Che sono un amante della solitudine e
della mia necessità di ritagliarmi degli spazi lontano dall’inquinamento
acustico e luminoso.”
L’ultramaratona permette di allontanarti
fisicamente e mentalmente dall’ordinario, dal routinario, dal normale; permette
di stare tanto tempo con se stessi conoscendosi a fondo; è una sorta di rifugio
interiore e allo stesso tempo una sorta di autoterapia. Si scende all’interno
di se stessi, si fa un viaggio interno.
Come
è cambiata la tua vita familiare e lavorativa?
“Beh sicuramente la mia famiglia si è
adattata alla mia vita e quando può mi segue nelle gare, in alternativa si
attacca all’ipad e segue il live trail da casa. La mia vita lavorativa non è
cambiata, anche perché non può cambiare…faccio i normali orari da ufficio come
qualsiasi altro dipendente pubblico, a differenza che le mie ferie le utilizzo
per fare le gare mentre i miei colleghi le utilizzano per andare al mare.”
La famiglia di una persona dedita all’ultramaratona,
prima o poi, se ne fa una ragione comprendendo che è un loro mondo che
considerano fantastico, accogliente e sicuro.
Usi
farmaci, integratori? Per quale motivo? “Non uso farmaci e pochissimi integratori. Nelle gare più corte riesco a
utilizzare qualche gel e barretta, mentre nelle gare più lunghe sono obbligato
ad alimentarmi con pasti normali.”
In genere gli ultrarunner sono persone semplici,
naturali, sensibili e minimaliste, cercano di non utilizzare farmaci. Nelle gare lunghe è possibile fare anche
dei pasti in quanto i ritmi di corsa non sono notevoli e il sangue che
affluisce all’intestino per la digestione non penalizza i muscoli impegnati
nell’attività sportiva, comunque è importante conoscersi.
Hai
un sogno nel cassetto? “A
dir la verità i sogni nel cassetto per il momento si sono tutti avverati. Ho
fatto ben di più di quello che pensavo fosse nelle mie possibilità. Ovviamente
però strada facendo ci si vuole sempre migliorare e riesco sempre a pormi dei
nuovi obbiettivi.”
Franco è menzionato nei libri:
"Sport, benessere e performance"
"Maratoneti e ultrarunner".
Matteo
SIMONE
380-4337230
- 21163@tiscali.it
Psicologo,
Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
Nessun commento:
Posta un commento