Dedico questa sfida alla mia famiglia e ai miei sostenitori!
Matteo Simone
Tra il 10 e il 16 settembre 2023, si è svolto il Tor des Géants, gara di trail di 330km e 24000d+, tempo massimo 150 ore, partenza e arrivo a Courmayeur (Valle d’Aosta).
Tra le donne la vincitrice è stata la britannica Emma Stuart in 82h21’24”, precedendo Jocelyne Pauly 84h36’21” ed Elisabetta Negra 88h37’42”.
Il vincitore assoluto è stato Franco Collè, per la 4^ volta (aveva già vinto nel 2014, 2018 e 2021) e con record di 66h39”. A seguire il francese Romain Olivier 69h49’38” e il canadese Galen Reynolds 71h22’30”.
Tra i finisher anche Giorgia Nichetti e di seguito approfondiamo la sua conoscenza attraverso risposte ad alcune mie domande.
Complimenti per essere finisher al Tor, soddisfatta? Super soddisfatta dell'impresa. Meglio di tutto ciò che avevo immaginato. È filato tutto liscio e ancora faccio fatica a capacitarmene! Ero preparata alla possibilità di aver sonno, di provare fatica/dolori e di trovare maltempo!
Trattasi di vere imprese dove bisogna arrivarci consapevoli di quello a cui si può andare incontro, con una preparazione adeguata, con opportuna esperienza in gare altrettanto difficili anche se non della stessa distanza.
Criticità? Pericoli? Criticità e pericoli più grandi: Maltempo + sonno + sentieri esposti o comunque non facilmente corribili (soprattutto in discesa). Quando gli occhi non rimangono aperti, la reattività e la propriocezione vengono meno o comunque le risposte risultano rallentate dalle tante ore di fatica, può essere pericoloso! Più facilità a cadere e farsi male.
Ti è capitato durante tale gara di temere qualcosa? Ho temuto di precipitare più volte durante una parte esposta verso il bivacco Clermont. La notte e la mancanza di sonno mi facevano barcollare… E non poco!
Davvero una grande sfida dove si possono mettere in conto tante incognite ed essere pronti ad affrontarle, gestirle, superarle una per una, senza stress ma con attenzione.
I recuperi durante la gara? Purtroppo, non ho avuto molti recuperi durante la gara. Non avevo alcuna assistenza esterna e quindi gran parte del tempo in base vita è stato dedicato a curare i piedi, a mangiare e soprattutto a preparare lo zaino correttamente per la tappa successiva. Mi sono sempre dovuta mantenere lucida! La mente non ha mai riposato… Forse in qualche tratto di salita in modalità di "navigatore automatico!". Ho cercato di dormire più volte ma praticamente senza mai veramente riuscirci almeno nell'80 per cento dei tentativi!
Trattasi di gare considerate estreme dove si fatica tantissimo ma bisogna saper gestire le energie e sapersi integrare in modo adeguato facendo accortezza anche all’attrezzatura che potrebbe essere fondamentale in alcuni tratti o alcune ore nelle diverse giornate che ci vogliono per portare a termine la gara.
Certo, l’adrenalina è tanta e la gara è lunga è difficile mettersi comodi per cercare di dormire quando sai che ti aspettano ancora alcuni giorni di gara o comunque tantissime ore, si fa quel che si può, un po’ seduti, un po’ distesi e si riparte passo dopo passo verso la prossima sosta, nel percorso verso il traguardo.
Gli alimenti prima, durante, dopo? Prima non ho avuto particolari accortezze inerenti all'alimentazione; durante ho cercato di mangiare sempre, almeno a tutti i ristori un bel po' di carboidrati (pasta, minestra, polenta, patate calde) e anche tra un ristoro e l'altro. A volte mi sono dovuta proprio obbligare perché il mio stomaco non mi chiedeva cibo. Se ti si ferma lo stomaco è finita! Ho rischiato a Champoluc (dopo aver dormito al freddo senza coperta) che mi venisse da star male… Poi piano piano mi sono rimessa in cammino e sono riuscita a mangiare pezzettino dopo pezzettino una zolletta di zucchero e poi un pacchetto di cracker… Per fortuna! Lì l'ho vista brutta. Dopo la gara ho dato sfogo a tutta la mia fame! Penso di essere dimagrita qualche kg!
Avevi voglia di particolari alimenti e bevande durante l’impresa? Cappuccino! Me lo sono concessa 3 volte! Al rifugio La Barma, al Gran Tournalin e al Frassati!
Gare lunghissime che richiedono giorni per arrivare al traguardo richiedono enorme dispendio di energie e ogni tanto bisogna sapersi integrare ingerendo ciò che può essere utile ma anche ciò che richiede il corpo.
Che significato ha per te questa impresa? Per me questa impresa è la conclusione di un periodo intenso di allenamento e anche di sacrifici. È qualcosa che ancora mi resta come intangibile… Del tipo "ma l'ho fatto davvero?", "ero io?". É l'aver creduto in me, è l'essermi fidata di me: della mia testa, delle mie gambe, del mio cuore!
Trattasi di gare ritenute estreme e che richiedono una adeguata preparazione e un’elevata fiducia in sé nel potercela fare e il giorno della gara c’è una totale immersione in tale attività tale da sperimentare il flow una sorta di trance agonistica, dove tutto fila liscio, tutto si può fare fino al traguardo e poi ci si rende conto di quello che si è riusciti a fare forse non subito ma a volte anche dopo qualche giorno e alcune volte dopo qualche anno si ricorda l’evento incredibilmente portato a termine e riuscito nella sua esperienza intensa.
Cosa ti rimane di tutto ciò? Resta il ricordo di giorni magici e di emozioni provate che ora è difficile ritrovare nella vita quotidiana. Restano l'affetto di alcune care persone conosciute durante il cammino (concorrenti e volontari). Restano immagini e sensazioni (sia positive che negative) là in mezzo alla montagna. Restano ancora le unghie martoriate dei piedi e.… tanto tanto tanto sonno!
Prossime avventure? Purtroppo, dopo il Tor non resta al momento niente. Sicuramente ho intenzione di dedicarmi ancora alla corsa e di fare altre bellissime gare. Ma visto che tutto prima è stato in funzione del Tor e ora il Tor è finito… Mi resta un senso di vuoto. Mi sento disoccupata! Ho sognato e aspettato tanto questo momento, e ora che è già passato… È come mi sentissi persa. Sono sicura che mi rifarò presto!
Trattasi di qualcosa di straordinario in condivisione con altre persone con passione e motivazione simile al di fuori della quotidianità, lontani da pensieri rutinari a volte futili e si crea una sorta di dipendenza. si vorrebbe tornare lì tra le montagne a continuare a sperimentare sensazioni ed emozioni belle, intense ricche.
C’è un tempo per tutto, per allenarsi duramente, per gareggiare, per preoccuparsi, per godere di quello che si è riuscito a fare, per riposarsi, per aspettare, per attivarsi, per annoiarsi, per ripensare, per riprogrammare.
Incontri particolari? Allucinazioni? Una volpe! Bellissima e vicinissima. I valdostani sono abituati… io no! E anche uno scoiattolo che si è fermato improvvisamente dietro al tronco per non farsi vedere! Più che allucinazione è come se la mente dovesse per forza riconoscere qualcosa di significativo in cose inanimate...ecco che improvvisamente rocce o tronchi si trasformano in concorrenti fermi che non esistono, oppure forme e figure (tipo le chiazze di muschio) vengono interpretate come animali o facce… Come se qualcuno avesse disegnato apposta quella cosa…
Davvero dei bei viaggi di fatica ma arricchiti da paesaggi naturali con alcuni animali che difficilmente di incontrano nella quotidianità. Incontri reali e a volte immaginari dovute alla stanchezza e alla voglia di vederci qualcosa che da sollievo.
Dedichi questa sfida a qualcuno? Dedico questa sfida alla mia famiglia e ai miei sostenitori! Ho ricevuto un sacco di affetto e sostegno, anche da lontano. Quando alcune persone mi hanno detto che le ho fatte emozionare… mi ha fatto tantissimo piacere!
Una bellissima impresa ed è bello avere un pensiero per chi è rimasto a casa, chi non può, chi non vuole, chi o ritiene, folle, chi sorride, chi è preoccupato.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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