Dott. Matteo Simone
La Backyard è nata da un'idea di Laz Lake, creatore della Barkley Marathon; trattasi di una gara a eliminazione su un circuito di 6,706 km, il tempo limite per completare il giro è di 60 minuti, vince l’ultimo atleta rimasto in gara.
L’atleta rimasto in gara più ore è stato Daniele Lissoni che si è fermato dopo la 60^ ora totalizzando 402,360 km e precedendo il norvegese Jon Asphjell 59h (395,654 km) e lo svedese Niklas Sjöblom 42h (281,652 km).
Tra le donne la vincitrice, e anche 4^ assoluta, è stata Francesca Ferraro che è rimasta in gara fino alla 41^ ora compresa, totalizzando 274.946 km precedendo l'austriaca Angelika Huemer-Toff 248,122 km e la belga Fanny Jean 221,298 km.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Niklas Sjöblom attraverso risposte ad alcune mie domande.
Come mai hai scelto di partecipare alla Backyard Ultra Livata? Sono amico dell’organizzatore Antonio di Manno e non vedevo l’ora di partecipare alla sua gara e tornare in Italia. Amo il formato Backyard—implacabile, strategico e mentale.
La partecipazione a una gara risulta essere una grande opportunità per rivedere amici, per mettersi alla prova, per farsi una vacanza anche se la gara è dura e difficile ma non impossibile e certamente sfidante.
Hai avuto problemi, criticità? Solo la deprivazione del sonno, che ha portato a una mancanza di motivazione e spinta a competere. Fisicamente ero abbastanza forte, ma mentalmente un po’ morbido.
Sei riuscito a dormire qualche minuto? Mi sono riposato ma non sono mai riuscito a dormire come faccio di solito. Il corpo si rilassava, ma la mente rimaneva vigile.
Trattasi di gare di endurance ritenute durissime e difficilissime da interpretare, e gestire, gareggiando di giorno e di notte, giro dopo giro, ora dopo ora, sapendosi alimentare e integrare, provando a riposare e recuperare tra un arrivo e una ripartenza.
Gare non solo di fisico ma anche di testa, con una motivazione elevata a restare in gioco fino all’ultima ora, resistendo con fiducia e resilienza.
Come ti sei allenato per questa gara? Costanza nel tempo e varietà tra sforzi intensi e lenti. Il mio allenamento più lungo, qualche settimana prima, è stato di 160 km con tanto dislivello.
Per partecipare a gare durissime e difficilissime è opportuno fare allenamenti altrettanto difficili di chilometraggio elevato per abituare copro e mente alla fatica perpetrata per ore e ore e anche per alcuni giorni.
Come ti sei organizzato? Ho avuto il supporto fantastico del mio amico Viktor. Ha dormito la prima notte, poi è sempre stato lì ad aiutarmi con il cibo, il materiale e la concentrazione.
Trattasi di gare dove oltre a pensare a correre bisogna pensare ad indossare l’abbigliamento più adeguato, alimentarsi e integrarsi adeguatamente e sufficientemente, riposare e recuperare il più possibile tra un arrivo e una ripartenza e sarebbe opportuno avvalersi di una ‘crew’ che aiuta, sostiene, motiva.
Cosa dicono di te familiari, amici, colleghi? La maggior parte pensa che io sia un po’ pazzo (per lo più in senso positivo) e che sia fonte di ispirazione. Alcuni si chiedono perché cerco sempre di andare oltre.
Cosa ti spinge a correre ultramaratone? La curiosità verso i miei limiti, la purezza dello sforzo e la pace che arriva quando mi metto davvero alla prova.
Il mondo degli ultrarunner è considerato un po’ pazzesco per gli allenamenti e gare bizzarre a cui partecipano ma si tratta di provare a spingersi un po’ oltre, alzando sempre più l’asticella ma con attenzione e preparazione, senza esagerare e strafare, ma provando un po’ per volta, conoscendosi sempre meglio e apprendendo da ogni esperienza.
Un consiglio per chi vuole vincere una Backyard? Se il corpo è allenato per reggere la distanza, tutto dipende dalla mente e dalla voglia di andare avanti. Abbi fede e non mollare mai.
Un consiglio per chi vuole partecipare a una Backyard? La Backyard è un formato fantastico per correre a lungo. E ricorda: nei momenti più bui, il sole tornerà a sorgere e ritroverai la tua forza.
Bisogna prima di tutto allenarsi ed essere consapevole di quello che si sta per fare e poi avere tanta fiducia nel poterlo fare e soprattutto che qualsiasi crisi o problema passi o comunque si riesca a gestire e andare avanti.
Il tuo vissuto prima, durante e dopo una gara? Prima: concentrato e calmo. Durante: presente e sempre a risolvere problemi. Dopo: svuotato, riflessivo e grato.
Un messaggio per spingere i ragazzi a fare sport? Lo sport costruisce resilienza, fiducia e connessione—più che fitness, forma il carattere.
Lo sport risulta essere una utilissima palestra di vita che costruisce non solo muscoli ma anche una personalità responsabile, matura e soprattutto resiliente, pronta ad accogliere gli eventi positivi e anche negativi trasformandoli in opportunità di crescita personale.
Come sei cambiato attraverso lo sport? Sono diventato più disciplinato, paziente e centrato. Lo sport mi ha aiutato a crescere, sia fisicamente che mentalmente.
Dott. Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
Autore di libri di psicologia e sport






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