Dott. Matteo Simone
“The Track Australia” è una gara podistica di 520 km suddivisa in 9 tappe e 10 giorni di gara in condizioni di autosufficienza alimentare. L'avventura si svolge nell'Outback australiano, tra la città di Alice Springs e Uluru.
Tra il 14 e il 23 maggio 2025 ha avuto luogo la “7th The Track Outback 520 km Stage Race (AUS)”, 520km/9tappe corsa a tappe.
Il vincitore è stato il giapponese Yusei Kurosawa in 2 giorni 10h03’01”, precedendo il francese Anthony Ginter 2 giorni 14h05’02” e la prima donna, la giapponese Tomomi Bitoh 2 giorni 15h47’39”.
Ha completato il podio maschile il norvegese Frode Lein 2 giorni 19h59’05”. Hanno completato il podio femminile la belga Muriel Filliers (sesta assoluta) 2 giorni 21h56’23” e l’austriaca Jay Baker (nona assoluta) 3 giorni 04h49’40”.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Yusei Kurosawa (Instagram: @kurorun0309) attraverso risposte ad alcune mie domande.
Congratulazioni per la vittoria in Australia. Te l'aspettavi? Onestamente, non mi aspettavo di vincere. La mia corsa più lunga prima di questa gara era di 100 km, e la corsa di lunga distanza è sempre stata uno dei miei punti deboli.
Non finiamo mai di sorprenderci, a volte ci mettiamo in gioco in esperienze sportive e di vita e ci accorgiamo di avere delle doti, talento, qualità, caratteristiche, capacità insospettabili.
Cosa provi per questa vittoria? Cosa significa per te? Provo un grande senso di realizzazione, ma allo stesso tempo non lo considero un obiettivo: è solo l'inizio. In sport come la maratona, credo che non ci sia un vero traguardo. Vincere questa gara non significa che sia finita. Se lo fosse, sminuirebbe il significato e lo scopo della mia corsa. Amo correre. Mi aiuta a conoscere nuove persone, ad alleviare lo stress e a crescere come persona. Questo risultato è solo una parte del percorso. Ma mi ha sicuramente aiutato a credere di più in me stesso e ad acquisire la fiducia di poter affrontare obiettivi ancora più grandi. Non ho ancora un obiettivo specifico per il prossimo futuro, ma mi piacerebbe partecipare a gare in tutto il mondo – maratone su strada, trail running, corse a tappe – e continuare a superare i miei limiti.
Com'era la tua dieta prima, durante e dopo la gara? Durante la gara, invece di affidarmi esclusivamente ai gel energetici come faccio di solito, ho fatto uno sforzo consapevole per mangiare cibi solidi per ridurre lo sforzo a carico dello stomaco, soprattutto perché era una gara lunga.
Trattasi di gare di endurance considerate anche estreme, dove bisogna avanzare ogni giorno per arrivare alla conclusione di tantissimi chilometri, sapendosi gestire dal punto di vista fisico, mentale, nutrizionale non sottovalutando nessun aspetto, tutto è importante ogni singolo dettaglio per star bene in considerazione che si avanza notte e giorno e quindi anche l’attrezzatura e l’abbigliamento deve essere adeguato e sperimentato in allenamento o in precedenti gare, così come l’alimentazione specifica e mirata per reintegrare tutte le notevoli energie spese per tante ore e giorni di attività fisica, così come l’allenamento mentale per sviluppare un approccio paziente e resiliente, avanzando al giusto ritmo, trovando un equilibrio tra spingere e recuperare con consapevolezza delle proprie risorse e con tanta fiducia in sé di potercela fare basata su precedenti esperienze di successo o di competenza. Trattasi non solo di competizioni sportive ma di lunghi viaggi prima dentro se stessi e poi in ambienti naturali e con altre persone approfondendo la propria conoscenza, di altri, del territorio, mondi e culture, arricchendosi sempre e trasformandosi in persone migliori.
Trattasi di competizioni sportive per testarsi, conoscersi, capire come si sta, dove si è arrivati, da dove si è partiti, il lavoro fatto per essere lì e a cosa si può puntare partendo da qui.
Quando hai capito di poter vincere? A dire il vero, solo quando ho tagliato il traguardo il decimo e ultimo giorno. Fino alla fine, ho lottato testa a testa con il mio rivale. L'ultima tappa era di 137 km – il mio punto debole – e, per giunta, le mie gambe, che fino a quel momento avevano retto, hanno iniziato a cedere. Sono riuscito ad aumentare il distacco intorno al 30° km, ma non sapevo mai quando il mio rivale mi avrebbe raggiunto. Quella paura mi ha accompagnato per tutta la strada.
Consiglieresti questa gara ad altri? Assolutamente. Credo che il concetto di questa gara fosse "superare i propri limiti" ed è esattamente quello che ho sperimentato. Oggi, molte persone si pongono i propri limiti troppo presto. Ma una volta sulla linea di partenza, con rivali e amici al proprio fianco, questa gara diventa il luogo perfetto per sfidare quei limiti. Se ti manca la fiducia in te stesso o ti senti perso, questa gara ti darà qualcosa di inestimabile. È un'esperienza che ti cambia davvero la vita.
Trattasi di sfide prima con se stessi e poi con eventuali avversari che non fanno altro che stimolare a resistere, a reggere fino alla fine, a non mollare, cercando di tirare fuori ogni residuo di energia nascosto sia fisica che mentale per cercare di andare oltre, osando ma senza strafare, cercando di fare del proprio meglio.
Chi ti ha aiutato durante la preparazione e la gara? Durante la preparazione, ho ricevuto un supporto incredibile dai finanziatori del crowdfunding, dalle aziende, dalla mia famiglia, dal mio capo, dai colleghi e dagli amici. Anche a distanza, il loro incoraggiamento mi ha davvero raggiunto e mi ha dato la forza di andare avanti. Dai consigli sull'attrezzatura al supporto psicologico, sono profondamente grato. Vorrei anche cogliere l'occasione per ringraziare gli organizzatori della gara, lo staff di supporto e tutti coloro che hanno partecipato.
A chi dedichi questa vittoria? Questa vittoria non appartiene solo a me. È stata possibile grazie a tutti coloro che mi hanno sostenuto. Sono davvero grato. Da ora in poi, voglio essere una persona che continua a mettersi alla prova e che sostiene con tutto il cuore le sfide degli altri. Corri con il sorriso. Se non sei sicuro, fai il grande passo. Ora sei il più giovane che potrai mai essere. Una volta che ti impegni in una sfida, la motivazione segue, così come la tua dedizione all'allenamento.
Hai qualche consiglio per chi vuole vincere? Credete in voi stessi, prima di tutto. Una volta iniziata la gara, dovete solo dare il massimo. Abbiate fiducia nel vostro allenamento, non nutrite pensieri negativi e rimanete positivi: sorridete per tutto il percorso.
Trattasi di gare molto impegnative, difficili, costose dove è opportuno essere sostenuti da familiari, amici, organizzazioni che incoraggiano, danno consigli, aiutano anche a distanza a non mollare per continuare a crederci ogni momento, ogni chilometro, ogni tappa, ogni giorno, fino alla fine, avendo sempre un’elevata motivazione per affrontare qualsiasi fatica.
Eri preoccupato per il meteo o per i tuoi concorrenti? Ciò che mi ha dato più fastidio durante la gara sono state le mosche. Erano ovunque, tutto il giorno, e mi hanno davvero messo a dura prova. Inoltre, il freddo dalla sera alla mattina presto è stato più intenso di quanto mi aspettassi. Alcune mattine faceva così freddo che si formava ghiaccio, con temperature che scendevano intorno a 0 °C. Quel freddo è stata una delle sfide più difficili che abbiamo dovuto affrontare tutti.
Hai qualche consiglio per chi vuole partecipare? Anche io non l'ho fatto alla perfezione, ma un aspetto fondamentale è allenare il corpo a muoversi ininterrottamente per lunghe ore, circa 10 ore al giorno durante la gara. Quindi, invece di concentrarsi solo sulla distanza, consiglio un allenamento basato sul tempo. Inoltre, è fondamentale esercitarsi su quando e come rifornirsi.
Ringrazio Yusei per questa sua testimonianza che fa capire di che gara trattasi. Gli ultramaratoneti sono alla ricerca di gare sempre più difficili, strane, bizzarre dove bisogna correre e avanzare fino alla fine ma anche gestire tutto ciò che accade durante i diversi giorni di gara, dalle condizioni meteo alle condizioni ambientali, utilizzando le strategie più adatte per affrontare, gestire, superare ogni avversità che può capitare lungo il percorso.
Quali sono state le tappe più critiche e quelle in cui ti sei espresso meglio? Sicuramente l'ultimo giorno. Non si vedeva la fine, e sia la mia mente che il mio corpo erano sull'orlo del collasso. Ma ho continuato ad andare avanti, passo dopo passo, pensando alle persone che mi hanno sostenuto. Alla fine, quei sentimenti dolorosi si sono trasformati in una forte convinzione: posso ancora farcela.
Il fisico e la mente riescono a organizzarsi nello sforzo e la fatica considerati estremi fino alla fine della gara, grazie all’esperienza acquisita in allenamenti e in precedenti gare e quando si è in dirittura di arrivo si riesce a tirare ogni briciola di risorsa per portare a termine la gara ritenuta una grande impresa e dopo ci si può rilassare, recuperare, riprendersi al meglio e la motivazione aiuta a resistere e persistere fino alla fine, con la consapevolezza che si è lì per un motivo importante. Si ha nella mente i pensieri positivi delle persone a cui si vuole bene o che comunque sostengono in questa grande sfida.
Qual è stato l'allenamento o la gara più essenziale e decisiva? Le corse lunghe, senza dubbio. E aggiungere dislivelli – colline, salite e discese – a quelle corse lunghe le ha rese ancora più efficaci e specifiche per la gara.
Trattasi di gare dove bisogna presentarsi alla partenza con un adeguato e sufficiente periodo di allenamento, fisico e mentale, in modo da avere la coscienza a posto alla partenza e durante la gara, per sentirsi in grado di portarla a termine, ricordandosi, chilometro per chilometro, giorno per giorno, tappa per tappa, che si è fatto tanta fatica per prepararsi con motivazione elevata e voglia di mettersi in gioco apprendendo da ogni esperienza.
Cosa hanno detto familiari, amici, colleghi e fan? Ho ricevuto tantissime calorose congratulazioni e, sinceramente, ero felice. Mi ha fatto sentire che tutto il duro lavoro era stato ripagato. Ma ripeto, questo è solo l'inizio. Il mio percorso nella corsa è tutt'altro che finito.
Come hai festeggiato? Non ho ancora fatto niente di speciale, ma ho intenzione di fare una bella cena con la famiglia e gli amici. Quel momento sarà sia di guarigione che di nuova forza per la mia prossima sfida.
La pratica di una disciplina di endurance come l’ultramaratona fa capire che per avere successo bisogna faticare tanto ma poi tutta la fatica è ripagata nel sentirsi soddisfatti di quello che si è riusciti a fare, nonostante ogni difficoltà e avversità e i feedback delle persone che ci vogliono bene non fanno altro che enfatizzare e dare più valore all’impresa portata a termine con la voglia di cercarne altre più sfidanti da preparare e partecipare.
Cosa ti motiva a correre ultramaratone? Nella vita di tutti i giorni, raramente si ha la possibilità di correre 500 km. Quell'opportunità era proprio davanti a me, quindi l'ho colta. È come quando una montagna si trova davanti a uno scalatore: lo scala. Credo che le maratone non siano solo questione di velocità. Se la velocità fosse l'obiettivo, prenderemmo solo un aereo o una macchina. A essere onesti, non capisco nemmeno appieno cosa sia veramente la corsa, ed è per questo che continuo a correre. Ma soprattutto, ho corso questa gara perché volevo diventare più forte.
A volte si fanno delle cose per intuito, per provare, per mettersi in gioco, per sfida e ci si accorge che è proprio la cosa che cercavamo, che ci fa star bene, che vogliamo continuare a praticare che può diventare una grande passione che ci fa crescere come persone.
Quali sono i tuoi progetti futuri e i tuoi obiettivi a lungo termine? Personalmente, voglio continuare a migliorare i miei tempi e continuare a esplorare il significato della corsa. Ma soprattutto, voglio usare la corsa per entrare in contatto con persone che altrimenti non incontrerei mai. Voglio diffondere la gioia della corsa, sia da solo che in compagnia, e ispirare le persone attraverso di essa. Questo è il tipo di impatto che voglio avere.
Dott. Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
Yusei Kurosawa vince la “The Track Outback 520 km Stage Race” 2025
Dott. Matteo Simone
Congratulations on your victory in Australia. Did you expect it? Honestly, I didn’t expect to win. My longest run before this race was 100 km, and long-distance running has always been one of my weak points.
How do you feel about this victory? What does it mean to you? I feel a great sense of accomplishment, but at the same time, I don’t see this as the goal—it’s just the beginning. In sports like marathon running, I believe there’s no true finish line. Winning this race doesn’t mean it’s over. If it did, it would diminish the meaning and purpose of why I run. I love running. It helps me meet new people, relieve stress, and grow as a person. This result is just one part of the journey. But it has definitely helped me believe in myself more and gain confidence that I can challenge even greater things. I don’t have a specific next goal yet, but I’d love to explore races around the world—road marathons, trail runs, stage races—and keep pushing my limits.
When did you realize you could win? To be honest, not until I crossed the finish line on the 10th and final day. Up to the very end, I was competing head-to-head with my rival. The final stage was 137 km—my biggest weakness—and on top of that, my legs, which had been holding up until then, started to give out. I managed to widen the gap around the 30 km mark, but I never knew when my rival might catch up. That fear stayed with me the whole way.
Who helped you during preparation and the race? During the preparation, I received incredible support from crowdfunding backers, companies, my family, my boss, colleagues, and friends. Even from a distance, their encouragement really reached me and kept me going. From gear advice to mental support, I’m deeply grateful. I’d also like to take this opportunity to thank the race organizers, support staff, and everyone involved.
Were you worried about the weather or your competitors? What bothered me the most during the race was the flies. They were everywhere, all day long, and they really got to me mentally. Also, the cold from night into early morning was harsher than I expected. Some mornings, it was so cold that ice formed—it dropped to around 0°C. That cold was one of the toughest challenges we all faced.
What was the most important stage, or when did you feel most like yourself? Definitely the final day. There was no end in sight, and both my mind and body were on the verge of breaking. But I kept moving forward, step by step, thinking about the people who supported me. Eventually, those painful feelings transformed into a strong belief: I can still do this.
Would you recommend this race to others? Absolutely. I think the concept of this race was ‘go beyond your limits’ and that’s exactly what I experienced. Today, many people set their own limits too early. But once you step onto the start line, with rivals and friends by your side, this race becomes the perfect place to challenge those limits. If you lack confidence or feel lost, this race will give you something invaluable. It’s a truly life-changing experience.
Do you have advice for people who want to participate? Even I didn’t do it perfectly, but one key thing is to train your body to move continuously for long hours—around 10 hours a day during the race. So instead of just focusing on distance, I recommend time-based training. Also, practicing when and how to refuel is crucial.
Do you have advice for those who want to win? Believe in yourself, above all. Once the race starts, you just have to give it your all. Trust your training, don’t entertain negative thoughts, and stay positive—smile throughout the journey.
Who do you dedicate this victory to? This victory doesn’t belong to me alone. It was made possible thanks to everyone who supported me. I’m truly grateful. Going forward, I want to be someone who continues to challenge myself—and someone who supports others’ challenges wholeheartedly. Run with Smile. If you’re unsure, take the leap. Now is the youngest you’ll ever be. Once you commit to a challenge, the motivation follows, and so does your dedication to training.
What was the most essential and decisive training or race? Long runs, without a doubt. And adding elevation—hills and ups and downs—into those long runs made them even more effective and race-specific.
What did your family, friends, colleagues, and fans say? I received so many warm congratulations, and honestly, I was happy. It made me feel like all the hard work had paid off. But again, this is only the beginning. My running journey is far from over.
How did you celebrate? I haven’t done anything special yet, but I plan to have a nice meal with family and friends. That time will be both healing and a new source of strength for my next challenge.
What was your diet like before, during, and after the race? During the race, instead of relying solely on energy gels like I usually do, I made a conscious effort to eat solid foods to reduce the strain on my stomach—especially since it was a long race.
What motivates you to run ultra marathons? In everyday life, you rarely get the chance to run 500 km. That opportunity was right in front of me—so I took it. It’s like when a mountain is in front of a climber—they climb. I believe marathons aren’t just about being fast. If speed were the goal, we’d just take a plane or a car. To be honest, I don’t even fully understand what running truly is—and that’s why I keep running. But above all, I ran this race because I wanted to become stronger.
What are your future plans and long-term goals? Personally, I want to keep improving my times and continue exploring the meaning of running. But more than that, I want to use running to connect with people I’d never meet otherwise. I want to spread the joy of running—both solo and with others—and inspire people through it. That’s the kind of impact I want to make.
Dott. Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR















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