“Allenare
è guidare insieme persone con diverse esperienze, talenti, interessi,
incoraggiandole ad assumere la responsabilità del loro ruolo, portandole ad un continuo miglioramento...” (Tom Peters e Nancy Austin)
A cosa serve lo sport:
conoscenza di se stessi e del mondo, controllo emotivo, adattabilità,
socializzazione, tolleranza alle
frustrazioni, auto-efficacia: “Sì,
io posso farcela”
Allenare non è un compito
semplice, occorre che il tecnico sia in grado di miscelare qualità tecniche,
tattiche, educative, e comunicative
Un obiettivo importante per gli allenatori è quello di conoscere le motivazioni che hanno
determinato e che continuano a mantenere elevato il coinvolgimento degli
atleti.
L’allenatore sportivo dovrebbe essere organizzato in modo da soddisfare
il maggior numero delle motivazioni espresse dagli atleti. Compito del tecnico
è dare un obiettivo all’atleta
che sia impegnativo e nel
contempo raggiungibile.
L’identificazione degli obiettivi è uno dei punti chiave per stimolare la
motivazione e migliorare le prestazioni.
Requisiti e qualità
fondamentali dell’allenatore sono considerati la passione, la capacità di
relazionarsi, una personalità equilibrata, una sufficiente autostima,
l’ascolto.
Come dovrebbe comportarsi un
bravo allenatore? Sicuramente dovrebbe manifestare interessamento e vicinanza,
apprezzamento, fiducia e incoraggiamento, aiuto per risolvere le difficoltà,
concorrere alla formazione di un buon senso di auto-efficacia e di autostima.
Un bravo
allenatore dovrebbe arrivare all’allenamento carico di entusiasmo; trasmettere
sicurezza, affetto, accoglienza, serenità, dovrebbe essere munito di enorme
pazienza; non dovrebbe rimproverare ma, al contrario, incoraggiare e motivare;
rinforzare i comportamenti positivi.
E’una figura
sbagliata quando: ha bisogno di far vedere chi è che comanda; possiede tutte le
idee e le soluzioni e rifiuta quelle degli atleti, perché ha paura che intacchino
la sua autorità.
Quali sono gli
allenatori preferiti: quelli che trasmettono sensazioni positive, rinforzano la
prestazione, incoraggiano dopo un errore, danno indicazioni tecniche dopo un
errore, sono organizzati, preparati e competenti, utilizzano uno stile
autorevole (né autoritario né del lasciar fare).
E’ importante sottolineare i
comportamenti positivi con i rinforzi come la propria approvazione:
"Bravo”, "Bene" e valorizzare ogni progresso per aumentare
l’autostima.
Tenere un
diario nel quale annotare le proprie riflessioni sugli allenamenti, risulterà
un valido strumento per trattenere per iscritto quanto è stato svolto. Gli
obiettivi sono stati raggiunti? Come erano i miei presupposti personali
(serenità, voglia di allenare) prima di iniziare? Che cosa mi ha messo in
difficoltà? Come ho affrontato i problemi che si sono presentati? Quanto
positivi sono stati i miei interventi?
Quanto ho contribuito al miglioramento della vita di gruppo e dei
rapporti interpersonali? Note individuali da ricordare per il futuro.
L’allenatore
ha una grande importanza nello sviluppare le motivazioni giuste: Graduando le
prove con le quali l’atleta deve cimentarsi, Trovare le ragioni convincenti per
mettere l’atleta ogni volta alla prova, Negoziando il raggiungimento di mete
sufficientemente (ma non esageratamente) difficili, Monitorando i progressi
dell’atleta, Insegnando a trarre lezioni dagli insuccessi.
E’ colui che guida gli individui e il gruppo da essi composto fino al
raggiungimento degli obiettivi. Deve dimostrare non solo di essere dotato di
una serie di competenze tecniche e tattiche, ma anche di saper gestire lo stress causato da
situazioni a volte difficili da gestire.
Per essere un buon allenatore è
importante sviluppare abilità relazionali.
L’allenatore
è il punto di riferimento, è lui che prende le decisioni, che si assume le
responsabilità di eventuali errori, risponde dei risultati conseguiti: quando
una stagione sta andando male, il primo a pagare è il mister che viene
esonerato.
Senza una forte coesione e una totale collaborazione
tra i membri della squadra, non si potrà mai ottenere alcun risultato
importante.
Rapportarsi a giocatori
professionisti o a ragazzi che coltivano lo sport in quanto hobby è sicuramente
diverso.
E’ fondamentale che l’allenatore
analizzi con la massima obiettività le prestazioni fornite dai singoli e dal
gruppo, senza dimostrare di avere
preferenze o al contrario antipatie personali per qualcuno.
Capacità di mantenere sempre
la calma, il contatto con la realtà, la lucidità per esaminare problemi e
cercare possibili soluzioni così egli trasmetterà la stessa tranquillità anche
alla sua squadra che sarà capace di non esaltarsi oltremisura nelle vittorie e
di non perdere la fiducia nei momenti di affanno.
Il mister non è solo colui che insegna, affinché egli possa rimanere
sempre aggiornato e in costante progresso deve avere la voglia di apprendere. Essere consapevoli del fatto che c’è
sempre qualcosa da imparare da ogni
persona e da ogni situazione è il punto di partenza per chi vuole
toccare l’eccellenza.
L’allenatore nel guidare la sua squadra ha a che fare con caratteri
diversi e si trova a contatto con situazioni differenti da gestire. Non sempre
può adottare il medesimo comportamento e neppure rapportarsi a tutti con lo stesso
tipo di comunicazione.
Modalità di condurre un gruppo:
stile autoritario, stile cooperativo.
Stile autoritario: è caratterizzato da un atteggiamento di chiusura del
mister in rapporto alle decisioni da prendere; conduce il gruppo senza tener
conto delle opinioni né degli atleti né dei suoi collaboratori; si sente
l’unico responsabile nella direzione della squadra.
Stile cooperativo: tiene conto
anche delle idee dei suoi atleti e dei suoi collaboratori, pur naturalmente
arrivando a decidere in modo autonomo.
L’allenatore autoritario punta
solo alla vittoria, che viene prima di qualunque altra cosa e che è l’unico
obiettivo di cui tenere conto; non ha alcuna importanza comprendere quale possa
essere la psicologia dei suoi atleti, quali le loro motivazioni; preferisce
atleti mossi da spinte estrinseche perché più facilmente manipolabili.
L’allenatore autoritario crede che il suo compito si esaurisca nel far vincere
la sua squadra; creare un atleta vincente per chi adotta questo approccio
significa solo curare l’ambito sportivo.
Il leader autoritario adotta
uno stile centrato sulla vittoria, esercitando il proprio comando sui suoi
atleti e orientandoli unicamente al raggiungimento del risultato richiesto.
L’allenatore collaborativo
cerca di capire i suoi atleti, di conoscere i loro processi psicologici e le
loro motivazioni; per questo motivo predilige giocatori motivati
intrinsecamente, perché ha più fiducia nella loro volontà di migliorarsi al
fine di ottenere l’obiettivo. Sua caratteristica fondamentale sapersi mettere in discussione, potendo così
modificare in corsa alcuni atteggiamenti, sia personali che tecnico-tattici, se
si rende conto di aver commesso degli errori
Un tratto della personalità particolarmente dal quale non si può
prescindere se si deve guidare un gruppo è l’empatia: la capacità di assumere come proprio il punto di vista
di altri individui, per capire come ognuno percepisce e vive eventi ed
emozioni; è quella risorsa alla quale
l’allenatore può attingere per comprendere interessi e bisogni dei suoi atleti.
Psicologo dello sport, Psicoterapeuta
Cell. 348/0668056
e-mail: malucab@hotmail.it
Matteo Simone
Psicologo dello sport, Psicoterapeuta
Cell. 333/6955250
e-mail: 21163@tiscali.it
Nessun commento:
Posta un commento