Marco Menegardi 6h58’43”, Gabriele Turroni 7h04'36"
Matteo Simone
Il 27 agosto 2022, hanno avuto luogo i Campionati Mondiali 100 km di corsa su strada e il vincitore è stato il giapponese Haruki Okayama (1994) in 6h12'10" a 3’44” al km, precedendo il connazionale Jumpei Yamaguchi (1997) 6h17'19" a 3’47” e l'olandese Piet Wiersma (1997) 6h18'47" a 3’48”, a seguire il norvegese Sebastian Conrad Hakannson 6h19'01" e il francese Guillaume Ruel 6h19'51".
Tra le donne, la vincitrice è stata la francese Floriane Hot in 7h04'03", precedendo la connazionale Camille Chaigneau 7h06'32" e l'irlandese Caitrona Jennins 7h07'16".
Marco Menegardi 6h58’43”, Gabriele Turroni 7h04'36", Silvano Beatrici 7h14'25", Silvia Luna 7h29'01", Federica Moroni 7h31'45", Ilaria Bergaglio 8h02'51", Lorena Brusamento 8h04'42", Denise Tappatà 8h27'16".
Di seguito, approfondiamo l’esperienza di Marco Menegardi e Gabriele Turroni attraverso risposte ad alcune mie domande.
È andato tutto come previsto?
Marco: Non sapevo sinceramente se sarei riuscito a gareggiare dopo l'intervento. …Il corpo è uscito veramente provato dall'operazione e, ancora oggi, a distanza di oltre due mesi dall’intervento, il dolore si fa ancora sentire...Alla fine sono riuscito lo stesso ad andare a correre il Mondiale anche se con prospettive diverse dall’inizio.
Gabriele: Si l'obbiettivo era fare il personale andando più vicino possibile al sub 7h e cercare di fare un risultato utile per la squadra.
Da più di due anni, Marco e Gabriele aspettavano questo momento preparandosi scrupolosamente e ottenendo risultati prestigiosi gara dopo gara, soprattutto nelle competizioni di 100km. Nel giro di qualche anno entrambi hanno fatto un grande progresso graduale e veloce, gara dopo gara ottenendo grandi risultati, soprattutto Marco con un Personal Best di 6h37’09”, meritandosi l’esordio con la maglia azzurra in una competizione internazionale.
Eri sereno? Ci sono stati momenti difficili?
Marco: Era il posto in cui volevo essere e non potevo che essere felice. Difficoltà ce ne sono state dall' inizio, a causa dell'infezione virale degli ultimi 10gg ho dovuto correre tutto in difesa facendo molto più fatica e utilizzando ritmi più blandi di quelli che avrei fatto in condizioni normali. Dovevo gestire la fatica in modo da stressare il mio corpo senza fargli superare il limite, che deve essere il mantra per chi corre una gara del genere.
Gabriele: Come prima esperienza è stata ricca di emozioni positive, più o meno come la sognavo e desideravo, un onore vestire la maglia azzurra. Durante la gara ci sono stati 2 momenti critici dove la testa e le gambe mi dicevano di mollare, ho rallentato un po' per poi fortunatamente riprendere il mio passo.
Ringrazio Marco e Gabriele per queste testimonianze che sono pillole di saggezza e di insegnamento. In realtà, il trucco nell’eccellere nelle gare di endurance è proprio cercare di conoscersi nel miglior modo possibile attraverso esperienza diretta o confronto con amici e professionisti e cercare di osare senza strafare, cercare l’equilibrio, il limite funzionale alla peak performance, sperimentando una sorta di flow, si tratta di una sfida con se stessi per cercare di tirare il meglio di sé, le risorse più nascoste.
Come è stato il clima di squadra e del mondiale in generale?
Marco: Il clima in Nazionale creato è stato molto amichevole, in particolare durante il ritiro che avevamo fatto. Purtroppo durante la trasferta ho dovuto fare tutto molto velocemente per impegni di lavoro ed ero concentrato molto sulla mia gara.
Come è stato il clima di squadra e del mondiale in generale? Il clima della squadra è stato sereno, dagli altri ragazzi ho potuto imparare molto e li ringrazio.
È importantissimo il clima di squadra per se stessi e per gli altri colleghi per non consumare troppe energie utili, per concentrarsi e focalizzarsi per l’evento atteso e ritenuto molto importante per la propria vita, la propria carriera ma anche per l’intera nazionale e ciò è merito anche del grande lavoro dei due ex atleti nazionali, tecnici e coordinatori Paolo Bravi e Monica Casiraghi che con la loro passione e il loro impegno costante coinvolgono, consigliano, sostengono i ragazzi e le ragazze giovani e meno giovani, mettendoli in condizione di crederci fino in fondo.
Marco: Consiglio le Ultra a chi ama il concetto di Endurance nello Sport inteso come capacità di tenere uno sforzo a media intensità per il tempo maggiore possibile. È un'esperienza tecnica ed emotiva diversa dalle gare più corte.
Gabriele: Le ultra le consiglio a chi ha la passione per la corsa e vuole trovare nuovi stimoli.
Davvero esperienze intense ma che trasformano le persone mettendole davanti a se stessi con capacità e limiti da gestire e cercare di superare senza strafare.
Il livello si sta alzando come migliorare?
Marco: Quest'anno il livello ai Mondiali non era mai stato così alto. 5 uomini sotto le 6h20. Fino a quel momento nella Storia della 100km solo 13 uomini avevano corso sotto quella barriera. È un segnale di come anche atleti professionisti comincino a interessarsi a questa disciplina. Per correre sotto le 6h30 devo trovare il giusto bilanciamento con impegni lavorativi che attualmente mi impegnano ancora un numero eccessivo di ore a settimana e dedicarmi anche da semplice amatore alla corsa è molto complicato. Nei periodi di lavoro "normale" mi accorgevo come salivo velocemente di livello tecnico. L'altra cosa è raggiungere e mantenere un peso forma adeguato. Dal punto di vista tecnico svolgere più lavori al ritmo medio.
Gabriele: Il livello si è alzato molto...io penso da dove sono partito qualche anno fa e quindi provo a migliorarmi un poco alla volta. Vedilei e Bravi, li ho sentiti tutti e due al mio fianco e quindi questo mi ha aiutato molto. Li ho visti contenti per il percorso fatto👍.
Questo mondiale ha cambiato un po’ le aspettative di tutti, siamo abituati a vedere atleti maturi fare prestazioni eccellenti in gare di ultramaratona, ma in quest’ultimo mondiale ragazzi classe 1996-1997 hanno fatto tempi da record, significa che anche gli allenatori ora sono disposti a considerare gare di 100km come atletica e quindi si dedicano con competenza, passione e professionalità ad allenare anche i più giovani facendo sì che la 100km diventi una maratona prolungata con ritmi veloci da preparare come le altre gare.
Più si conosce questo mondo di ultramaratone e più atleti sono tentati a provare, soprattutto maratoneti che ambiscono a una maglia della nazionale e la rincorrono da anni. Forse se hanno tempo, fisico e testa per impegnarsi un po’ di più, il passaggio alle ultra potrebbe dargli soddisfazioni immense come il vincitore che potrebbe essere considerato l’ultimo dei professionisti con un Personal Best in maratona di 2h14’, ma è vero anche che potrebbe crederci di più nel poter fare un progresso in maratona avvicinandosi alle 2h10’. La vita è fatta di scelte, coraggio, confronti con amici e professionisti per avere gli elementi per fare scelte appropriate.
Posso anche immaginare che c’è da aspettarsi che si abbassino anche i tempi per essere convocati in nazionale italiana per incentivare forti atleti maratoneti a passare alle ultramaratone.
Marco: Credo che i prossimi mesi farò qualche maratona (Venezia, Verona, Reggio Emilia). L'anno prossimo vorrei fare qualche trail (obiettivo ovviamente un giorno UTMB) ma vivendo in pianura richiede troppo tempo ed energie per gli spostamenti per essere competitivo.
Gabriele: Spero di potermi migliorare ancora sulla distanza Maratona nei prossimi mesi.
È importante diversificare e periodizzare, non si possono correre sempre e solo 100km su strada ma spostarsi su maratone cercando di progredire nel risultato è piacevole e stimolante. Preparata benissimo una 100km, poi passare alle maratone diventa quasi una passeggiata con la voglia di abbassare i tempi.
Un’intervista a Marco è riportata nel mio libro “La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza”, Edizione Psiconline.
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza. È un libro che racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi con cautela, attenzione, preparazione.
Sono trattati aspetti della psicologia dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il graduale fare affidamento su se stesso.
Psicologo, Psicoterapeuta
Nessun commento:
Posta un commento