venerdì 18 luglio 2025

Marius Butuc 2° nel Deca Split (combined) Ironman a Colmar 2025

 Dott. Matteo Simone 21163@tiscali.it
 

Dal 24 giugno al 5 luglio 2025 si è svolta la 1^ edizione del ‘Deca Split (combined) Ironman’ a Colmar in Francia.

Trattasi di una versione esclusiva con 5 giorni in formato "day" (un Ironman al giorno) e 5 giorni in formato "continuo" (5 Ironman non-stop) per un totale di 38 km di nuoto, 1.800 km di bici e 422 km di corsa a piedi.
Il vincitore è stato il francese Emmanuel Seloi precedendo il rumeno Marius Butuc.
Di seguito approfondiamo la conoscenza Marius Butuc attraverso risposte ad alcune mie domande.
Congratulazioni per l'ultra Ironman a Colmar? Come ti senti ora? Il ‘Deca Ironman’ che ho completato a Colmar è stata fatta in formato Split. Prima volta nella storia. Precisamente, 5 Ironman per 5 giorni consecutivi seguiti immediatamente da un quintuplo Ironman continua. Alla fine le distanze sono le stesse di qualsiasi ‘Deca Ironman’: 38 km di nuoto, 1.800 km di bici e 422 km di corsa. Mi sono iscritto perché era una novità, sono sempre stato affascinato e attratto da tutto ciò che è nuovo, non fatto prima, sconosciuto. 
Preferisco fallire in un tentativo che nessuno ha mai fatto prima piuttosto che cimentarmi in qualcosa di già familiare, in un modo o nell'altro. Non sono abbastanza competitivo per questo ultimo, ma abbastanza testardo e curioso per il primo. Sono un esploratore, non un corridore. E sì, in questo senso, sono felice di esserci riuscito.

Gli atleti di endurance sono alla ricerca di gare sempre più estreme, bizzarre, avventurose, in cerca di limiti da scavalcare, non si tratta di vincere fare tempi cronometrici speciali ma portare a termine una gara, un’impresa, una sfida considerata difficile, quasi impossibile.
La parte più difficile? Per me è stato molto difficile i primi 3 giorni perché ero solo, senza alcun supporto. Dal quarto giorno in poi mia moglie ha deciso di venire a sostenermi e ha cambiato le carte in tavola. Sono abbastanza sicuro che senza di lei non avrei mai finito. Il meteo era terribile, con temperature superiori ai 40°C per la maggior parte dei giorni, il principale nemico, oltre alla difficoltà prevista della gara stessa.

Trattasi di gare che prevedono tre discipline sportive: nuoto, bici e corsa a piedi e bisogna sapersi integrare, essere manager di se stessi, avere tutto sotto controllo e sarebbe opportuno avere a disposizione qualcuno che dia una mano nel supportare l’atleta con uno sguardo, una parola, porgendogli qualcosa da bere o da mangiare.
Come ti sei preparato? Quest'anno, per la prima volta nella mia vita agonistica, mi sono presentato alla linea di partenza ben lontano dall'essere preparato. Ci sono molte ragioni. L'anno scorso è stato probabilmente il mio miglior anno negli sport di resistenza, conclusosi con il terzo posto nel ranking mondiale per il 2024, il che è stata una piacevole sorpresa e un onore, sapendo di essere stato inserito tra gli atleti più quotati e rispettati al mondo. È in qualche modo normale ridurre l'intensità dopo un anno del genere, ma io l'ho ridotta quasi a zero. 
Tuttavia, ho ricevuto un consiglio da Shanda Hill, che è sempre ottimista: ‘Rimani in salute e il tuo corpo saprà cosa fare!’. E aveva ragione! Questo non significa che si possa arrivare impreparati a gare del genere, ma a quanto pare una pausa di 4-5 mesi con un allenamento minimo non è stata ‘la fine del mondo’. Il corpo, i muscoli, le ossa, il cervello hanno memoria e, in un modo o nell'altro, funziona. Una volta. Non è consigliabile un secondo tentativo. Sembra che il mio umore sia migliorato significativamente dopo questa gara e sono felice di tornare ad allenarmi.

C’è una gradualità e una progressione per arrivare a livelli altissimi di performance, avendo talento e impegnandosi con dedizione, forte passione, elevata motivazione determinazione, grinta, tenacia e sviluppando consapevolezza, fiducia e resilienza. Ma non si può essere sempre al top, ogni tanto si può rallentare, fermarsi, rigenerarsi, ma l’esperienza aiuta ad affrontare, gestire, superare qualsiasi cosa, il corpo e la mente ricordano ciò che si è riusciti a fare, ad affrontare, a gestire, a risolvere e si è sempre pronti per qualsiasi situazione, sfida, impresa, senza pretese, ma con il piacere di esserci, di mettersi in gioco, di fare ulteriore esperienza, condividere con altri fatica e soddisfazioni.
Il 1° luglio 2025, Shanda Hill ha vinto il “Deca Ironman Continuos” a Colmar classificandosi 2^ assoluta 225h10’25”, preceduta solamente dal vincitore assoluto, il francese Goulwenn Tristant 222h24’44”, e stabilendo il record mondiale con oltre 14 ore in meno rispetto al suo precedente record mondiale di 239h14’22”.
Pensieri positivi e negativi durante la gara? Per quanto riguarda i pensieri durante la gara, ecco la parte divertente, perché qui la comunità aiuta molto. Ovviamente si cerca di bilanciare tra ‘mi sento bene’ e ‘non farlo mai più’. Nemmeno per un milione di euro. ‘No, non più, mi odio’, ecc. Quando mi trovo di fronte a questa situazione, dormo per 20 minuti. È segno che il cervello, non il corpo, è stanco. Dopo un pisolino, il mondo torna ai suoi colori originali. È la prova che ho acquisito esperienza, che non ho più fretta, che affronto la gara in modo più razionale, che mi adatto sempre.

In gare di endurance della durata di più giorni a volte è il cervello che si spegne prima del corpo e diventa sabotatore, chiede al corpo di ritirarsi dalla gara perché ritiene che non si può andare più avanti e in quel caso è il cervello che ha bisogno di riposo, più del corpo e quindi una sosta in più, un sonnellino sarebbe opportuno per azzerare stanchezza psicofisica e riprendere a inseguire mete e sogni difficili e sfidanti ma non impossibili per i quali si è allenati con passione ed elevata motivazione investendo in tempo e soldi.
Qualche consiglio per chi vuole osare queste gare? Un consiglio per gli altri: sii paziente e pronto ad adattarti, a cambiare il piano. Se ne hai uno. Altrimenti, crea uno, ma non darlo per scontato. Sii pronto ad ascoltare il tuo corpo e, cosa più importante: non avere fretta. Nelle 'Ultra’, la velocità è una conseguenza di tutto ciò che fai durante le gare. Nella competizione breve, la velocità detta tutto: alimentazione, recupero, ritmo, ecc. Nell'Ultra, è l'esatto opposto. 
Nelle gare brevi hai un tempo in mente, quindi adatti velocità, ritmo e carburante a questo obiettivo. Nelle ultra e soprattutto nelle gare di più giorni bisogna prestare attenzione innanzitutto all'alimentazione, al recupero e alla strategia, e la velocità dipenderà da come si gestiscono questi fattori. Nelle ‘Ultra’ non è la velocità a dettare la strategia, ma ciò che fai durante la gara determina la velocità. In qualche modo, le ultra sono gare più mentali e strategiche.

In gare di endurance bisogna essere pazienti e fiduciosi, sapere di poter andare incontro a crisi e difficoltà ed essere pronti a gestirli in qualsiasi modo trovando sempre un piano B.
La tua gara più estrema o più dura? Sono l'unico ad aver completato quella che probabilmente è una delle gare più estreme mai organizzate in Europa, la Trans Sweden Triathlon, organizzata una volta nel 2022. Questa gara era la cosiddetta gara estrema senza supporto e si basa su: 20 km di nuoto nei Paesi Baltici, vicino al punto più a sud della Scandinavia, Smygehuk. Poi 2000 km a nord fino ad Abisko, oltre il Circolo Polare Artico, seguiti da una corsa di 160 km lungo il Parco Naturale di Abisko, fino a una delle vette del Kebnekaise, la montagna più alta della Svezia. L'intera gara si è svolta completamente senza supporto, monitorata tramite un dispositivo GPS. L'ho completata in 12 giorni, 12 ore e 17 minuti. 
È stata di gran lunga una delle avventure più grandi della mia vita. Ma ho partecipato ad altre gare estreme in cui ero più o meno da solo, come l'Ultra Biking Sardinia, la cui prima edizione risale al 2022, una gara ultra estrema senza supporto di 790 km e 14.000 m di dislivello positivo. D'altra parte, ho partecipato al Campionato del Mondo Quintuple a Colmar nel 2024 o alla Deca/day format a Desenzano del Garda, l'anno scorso, classificandomi secondo. Non esistono gare facili, esistono solo atleti che le sottovalutano.

Gare davvero impensabili e inimmaginabili da partecipare e portare a termine ma gli atleti di endurance multisport osano e si avventurano nel più profondo di loro stessi per capire fino a quanto si possono spingere, mettendo in conto qualsiasi imprevisti ma essendo disponibili a trovarsi di fronte qualsiasi situazione che li metta alla prova senza paura o timore ma con la voglia di mettersi in gioco per tirare fuori risorse nascoste e residue arricchite grazie alla tanta esperienza fatta in precedenti altre gare.
Pensi che lo psicologo sia utile nello sport? Uno psicologo è sempre una buona idea, soprattutto quando si vuole migliorare le prestazioni. O crescere. Per fortuna, sono un antropologo con studi in psicologia, filosofia e altre scienze umane. Quindi ho cercato di dare una mano, ma ho anche amici che si occupano professionalmente di analisi psicologica, e di tanto in tanto mi aiuta a confrontarmi con loro e a comprendere alcuni momenti chiave e le difficoltà di una gara specifica.
Prossimi obiettivi a breve, medio e lungo termine? Non ho obiettivi specifici, seguo le mie sensazioni in un momento specifico. Mi piacerebbe fare qualcosa che mi renda unico, l'unico ad aver fatto qualcosa. Mi piacciono le nuove gare, le nuove sfide, i nuovi percorsi. Sono un esploratore, come mi è stato detto, non un corridore in senso stretto. A medio e lungo termine, mi piacerebbe aiutare i miei figli a costruire la loro vita su basi sane, una delle quali è competere in gare di Ironman (mezzo e intero), molto più competitive di quanto lo fossi io. Il che è positivo. Se mi riferisco a me stesso, desidero godermi la vita.
Cosa dà lo sport e cosa toglie? Lo sport mi dà una vita come non avrei mai immaginato. Ero grasso e pigro, fumavo due pacchetti al giorno, mi ubriacavo in ogni occasione. Un giorno ho deciso di cambiare vita perché quella non era una vita. Oltre a tutto, lo sport ha educato la mia testardaggine, dandole un obiettivo, una direzione. Non è mai troppo tardi per una svolta del genere. Ma crea dipendenza. Lo sport, così come lo pratichiamo, crea una dipendenza terribile. Quindi, almeno all'inizio, si rischia di perdere momenti con la famiglia, gli amici, il che fa scorrere la vita senza la tua presenza. E a volte questo è un male. Come ogni dipendenza, gli sport di resistenza e la preparazione ad essi, sono un mostro che richiede tempo. Dobbiamo trovare un equilibrio. Ma a volte lo impari quando è un po' troppo tardi.

Si fa sempre in tempo per accorgersi di uno stile di vita non tanto salutare e che si può iniziare a cambiare anche mettendosi in movimento ma è anche vero che sarebbe opportuno trovare un giusto e sano equilibrio tra sport, salute, relazioni, lavoro, studio. Si può fare tutto ma con coscienza, rispetto consapevolezza e considerando anche periodi più o meno intensi di impegno e raggiungimento di obiettivi alternati a periodi di riposo o rallentamento delle attività. Se mi riferisco a me stesso. Desidero godermi la vita e morire giovane, il più presto possibile.
Cosa significa per te un podio o un record personale? Beh, non così importante, ma comunque una ricompensa. È bello essere in cima, ma non necessariamente, se pensi all'impegno che hai messo per completare la sfida.
Gli allenamenti più importanti? Per molti anni mi sono allenato seguendo piani strutturati e continuo a credere che per tutte le distanze, fino all'Ironman, questa sia la strada giusta. Passando alle ultra, le cose cambiano, la velocità cambia e, di conseguenza, il tempo finale diventa il risultato di ciò che si sta facendo in termini di alimentazione, bilanciamento degli intervalli di recupero/sonno, ecc. Quindi la struttura dell'allenamento cambia e ciò che era solo un allenamento per gare più brevi, qui diventa un comportamento di gara. Le gare di più giorni sono molto complesse e influenzano il corpo e la mente in modi imprevedibili. 
Quindi, l'allenamento più importante che un atleta di ultra deve fare e praticare è sviluppare la sua naturale capacità di adattamento. Ecco perché molti pensano che le gare di ultra siano battaglie mentali, non solo fisiche. Quindi, mi alleno regolarmente come una simulazione della gara stessa, ad esempio 2-3 giorni di bici, seguiti da 1-2 giorni di corsa. Non in modo continuativo, ovviamente. 
Ma, ad esempio, all'improvviso, esco nel cuore della notte e inizio a correre a ritmo gara (che di conseguenza è più lento), ma continuo a farlo per 1-2 ore. Oppure, di tanto in tanto, prendo la bici e parto per un viaggio in bikepacking, di 5-6 giorni, pedalando il più a lungo possibile, indipendentemente dal meteo, godendomi la natura ma mantenendomi in movimento e impegnandomi. Costante ma a lungo.

Gli allenamenti per gare di endurance di più giorni e più sport richiedono una combinazione di sport da praticare in modo prolungato nel tempo in qualsiasi ora e con qualsiasi condizione meteo per abituare corpo e mente alle condizioni di gara. E’ difficile trovare allenatori che stilano programmi di allenamento di gare di endurance multisport come l’ultra triathlon in quanto è molto personale, l’atleta deve conoscersi bene e capire dove insistere, dove c’è criticità e cosa allenare: corpo, mente, sonno, alimentazione, ore notturne, caldo, freddo.
In che modo lo sport ti aiuta nella vita quotidiana? Quale sport ha cambiato me e la mia vita? Nel mio caso specifico, lo sport, e in particolare il Trans Sweden Triathlon, è stato lo stimolo che mi ha riportato alle mie radici: fisicamente, mentalmente e spiritualmente. 
Così, ho potuto riprendere a studiare l'antropologia culturale, vivendo esperienze nuove e originali grazie agli sport di resistenza e alle gare estreme in solitaria. Ho anche potuto iniziare a studiare le comunità sportive amatoriali, che sono molto interessanti dal mio punto di vista. 
Per concludere, lo sport mi ha aiutato a ritrovare e ritrovare me stesso, con tutti i valori in cui credevo un tempo e con nuovi stimoli. Per me lo sport di resistenza non è solo sport, è molto di più: uno stile di vita, crescita, conoscenza e gioia. E questo non ha prezzo.
Cosa ti spinge a praticare sport di resistenza? Cosa mi spinge? Beh, non ne sono sicuro, ma quello che so è che sono affascinato da tutto ciò che mi mette alla prova. Non la competizione con gli altri, anche se a volte aiuta. Ma la novità di ogni azione in cui sono coinvolto. Ho ripetuto alcune gare, a volte ma non per migliorare i miei tempi, la mia velocità o la mia posizione in classifica. 
L'ho fatto perché amo le persone coinvolte o, una volta, ho partecipato con mio figlio, che gareggiava in una gara più breve e ci siamo sostenuti a vicenda, facendo squadra durante le nostre gare. 
È stata un'esperienza unica e non avevo idea della mia posizione in classifica alla fine della gara, ma la cosa importante è stata che abbiamo tagliato il traguardo, insieme, in entrambe le gare.

Più si è disposti a uscire fuori dalla zona di confort e più si cresce come persona, si diventa più consapevoli, fiduciosi e resilienti e si vuole sempre più mettersi in gioco per fare esperienza apprendendo sempre e conoscendosi sempre più profondamente.

Dott. Matteo Simone
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
 
Marius Butuc 2° nel Deca Split (combined) Ironman a Colmar 2025
Dott. Matteo Simone 21163@tiscali.it
 
Congrats on the ultra Ironman in Colmar? How do you feel now? The ‘Deca Ironman’ I finished in Colmar was done in a Split format. For the first time in history. Specifically, 5 ironmans for 5 consecutive days, immediately followed by a continuous quintuple. Distances are the same as any ‘Deca Ironman0, 38km swimming, 1800 km cycling and 422 km running. I signed up because it was new, I’ve always been fascinated and drawn toy everything new, untried, or unknown. I rather prefer failing at something no one’s ever attempate before than performing in something already familiar, in one way or another. I’m not competitive enough for the last one but stubborn and curious enough for the first one. I’m an explorere not a runner. And yes, in that sense, I’m happy to have succeeded.
The hardest part? It was very difficult for me the first 3 days because I was alone, without support. From the fourth day onward my wife decided to come and support me and that changed the game. I'm pretty sure I never would have finished without her. The weather was terrible, with temperatures above 40 degrees most days, the main enemy, in addition to the expected difficulty of the race itself.
How did you prepare? This year, for the first time in my competitive life, I showed up at the starting line far from prepared. There are several reasons for this. Last year was probably my best year in endurance sports, finishing third in the world rankings for 2024, which was a pleasant surprise and an honor, knowing that I was included in the list of the most highly rated and respected athletes in the world. It's somewhat normal to reduce intensity after a year like that, but I've reduced it to almost zero.
However, I received some advice from Shanda Hill, who is always optimistic: ‘stay healty and your body will know what to do!’. And she was right! This doesn’t mean you can arrive unprepared for races like this, but it seems to me that a 4-5 month break with minimal training wasn't the ‘end of the world’. The body, muscles, bones and brain have memory, and, one way or another, it works. Once is fine. A second attempt is not advisable.
Positive and negative thoughts during the race? As for thoughts during the race, that’s the fun part, because here the community helps a lot. Obviously  you try to balance between ‘I feel good’ and ‘never do this again’. Not even for a million euros. ‘No, not again, I hate myself’, etc. When I face this situation I sleep for 20 minutes. It’s a sign that mye brain, not my body, is tired. After a nap the world returns to its original colors. It’s proof that I’ve gained experience, that I’m not longer in a hurry, that I approach the race more rationally, that I always adapt.
Any advice for those who want to dare these races? A word of advice for others: ‘be patient and willing to adapt, to change your plan’. If you have one. If not, create one but don’t take it as definitive. Be prepared to listen to your body, most importantly: don’t rush it. In ‘ultras’, speed is a consequence of everything you do during the race. In short races speed dictates everything: nutrition, recovery, pace, etc. In ‘ultras’ is the exact opposite. In short races you have a time in mind,so you adapt your speed/pace/fuel to this goal. In ‘ultras’, and especially in multi-day races you need to pay attention first and foremost to nutrition/recovery/strategy and speed comes from what you do with these factors. In ‘ultras’ it’s not speed that dictates strategy, but what you do during the race determines speed. In some ways, ‘ultras’ are more mental and strategic races. 
Your most extreme or toughest race? I am the only one to have completed what is probably one of the most extreme races ever organized in Europe, the Trans Sweden Triathlon, organized once in 2022. This race was the so-called extreme unsupported race and is based on numbers: 20 km swimming in the Baltics, near the southernmost point of Scandinavia, Smygehuk. Then 2,000 km north to Abisko, above the Arctic Circle, followed by a 160 km run through Abisko National Park to one of the summits of Kebnekaise, the highest mountain in Sweden. 
The entire race took place completely unsupported, monitored via a GPS device. I completed it in 12 days, 12 hours, and 17 minutes. It was by far one of the greatest adventures of my life. But I've participated in other extreme races where I was more or less alone, like Ultra Biking Sardinia, whose first edition dates back to 2022, an unsupported ultra-extreme race of 790 km and 14,000 m of elevation gain. On the other hand, I participated in the Quintuple World Championship in Colmar in 2024 or in the Deca/day format in Desenzano del Garda, last year, placing second. There are no easy races, only athletes who underestimate them.
Do you think the psychologist is useful in sport? A psychologist is always a good idea, especially when you want to improve your performance. Or grow. Luckily, I'm an anthropologist with studies in psychology, philosophy, and other human sciences. So I tried to help myself, but I also have friends who deal professionally with psychological analysis, and from time to time it helps me to compare notes with them and understand some key moments and the difficulties of a specific race.
Next short, medium and long term goals? I don't have specific goals; I follow my feelings at a specific moment. I'd like to do something that makes me unique, the only one who has achieved something. I enjoy new races, new challenges, new routes. I'm an explorer, not a runner in the strict sense. 
In the medium and long term, I would like to help my children build healthy lives, one of which is participating in Ironman races (half and full), much more competitive than I was. Which is good. If I'm referring to myself, I want to enjoy life and die young, as soon as possible.
What does sport give and what does it take away? Sports gives me a life like I never imagined. I was fat and lazy, smoking 2 packs per day, getting drunk with every ocassion. One day I decided to change my life because that wasn’t a life. On top of everything sports has educated my stubborness, giving it a goal, a direction. It’s never too late for such a turn. But it’s addictive. Sports as we do it, is bloody addictive. So, at least at the beginning, you risk, missing moments with family, friends, which makes life passing without your presence. And sometimes this is bad. As every addiction, endurance sports and preparation for it, is a time-consuming monster. We need to balance. But sometimes you learn this when is a bit too late.
What does a podium or personal best mean to you? Well, not so important but still a reward. It’s nice to be on top but not neccesarily, if you think to the effort you put in to finish the challenge.
The most important workouts? For many years I was training following structured plans, and, I still believe that, for all distances up to ironman distance, this is the way. When pass on to ultra things are different, as was told, speed and, by consequence, the finishing time becomes the result of what you’re doing nutritionwise, balancing recovery/sleep intervals etc. so the structure of training changes and what was just a practice for shorter races, here becomes a race behaviour. 
Multiday races are very complex and affect the body and mind in unpredictible ways. So, the most important training that an ultra athlet has to do and to practice is to develop his/hers natural capacity to addapt. That’s why many think that the ultra races are mental battles, not only physical. So, I train regularly as a simulation of the race itself, like 2-3 days of biking, following by 1-2 days of running. Not continously, of course. But, for instance, out of the blu, just go out in the middle of the night and start running on race pace (which slower, accordingly) but I keep doing that for 1-2 hours. Or from time to time I take my bike and go for a bikepacking trip, 5-6 days, pedaling as long as possible, no matter the weather, enjoy nature but keeping myself into movement and effort. Steady but long.
What drives you to do endurance sports? Well, not sure but what I know is that I’m fascinated by everything which challenges me. Not the competition with others, even though it helps sometimes. But the novelty (for me not historicaly 😃) of every act I’m involved in. I have reapeated some races, sometimes but not to improve my times or speed or ranking positions. I did because I love the people involved there or, once, I have participated with my son, he was competing in a shorter race and we’ve been one for the other, support team during our own races. It was an experience like no other and I had no idea about my ranking at the end of the race but important thing was that we crossed the finish line, together, in both races.
How does sport help you in daily life?
In my particular case, sport and especially Trans Sweden Triathlon, was the trigger which sent me back to my roots: physically, mentally, spiritually. So, I could restart to study the cultural anthropology having new and original experiences given by endurance sports and extreme solitary races. I can also start studying the amateur sport communities which are very interesting from my point of view. To conclude, sport helped me to regain and refind myself with all values I believed in once and with new other entries. For me endurance sport is not just sport, it is much more, a way of life, development, knowledge and joy. And this is priceless.

Dott. Matteo Simone
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

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