mercoledì 16 luglio 2025

Omar Bertazzo: Penso di avere la resilienza e la tenacia tipica di un’atleta ambizioso

 Dott. Matteo Simone 21163@tiscali.it
 

La pratica di uno sport permette di stabilire obiettivi ambiziosi e sfidanti ma non impossibili se si è disposti a faticare con impegno e determinazione incrementando sempre più consapevolezza, fiducia e resilienza.

Di seguito approfondiamo la conoscenza di Omar attraverso risposte ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso sportivo? Ho iniziato giocando a rugby da ragazzino a 6 anni,  a 12 son passato al ciclismo e piano piano è diventato prima una passione e poi un lavoro, fino a 25 anni. Dopo ho smesso e iniziato a lavorare, e il triathlon è arrivato come una continuazione più razionale e logica alla attività, per motivi di tempo e logistici. Viaggiando per lavoro e avendo orari restrittivi è più facile trovare il tempo e lo spazio per nuotare e correre alla sera piuttosto che andare in bici.
Quando e come hai iniziato il ciclismo è più il triathlon? Il ciclismo l’ho iniziato per seguire mio padre che lo faceva da amatore e stanco di uno sport di squadra come il rugby (ho scoperto poi che anche il ciclismo fosse di squadra, ma ovviamente meno).


Lo sport risulta essere una grande palestra di vita nel corso della vita soprattutto se iniziato a praticare da bambini per giocare, conoscere sempre più se stesso, relazionarsi con altri, far parte di una squadra rispettando regole, e con il tempo si può cambiare scegliendo il meglio per sé, consolidando forti passioni e a volte lo sport diventa il proprio lavoro finché si è in forma e competitivi e , quindi, bisogna avere sempre un piano B per quando si smette.
Omar Bertazzo (7 gennaio 1989) è triatleta, ex ciclista su strada e pistard italiano. Professionista nel ciclismo su strada con la Androni Giocattoli dal 2011 al 2014, su pista ha rappresentato la Nazionale in due edizioni dei campionati del mondo. Al termine della carriera ciclistica si è dedicato al triathlon, arrivando a partecipare ai campionati del mondo Ironman 70.3 2016.
Cosa dicono familiari e amici della tua attività sportiva? Ho sempre avuto resistenze per due motivi, il primo perché sono in una famiglia in cui l’azienda fondata da mio padre è sempre venuta prima di tutto e di conseguenza anche la parentela mi ha sempre spinto a esserci per quello, e in secondo luogo perché sono il figlio maggiore e quindi ho dovuto lottare tra le aspettative di cui prima e il ruolo di primogenito.
Quali competenze e caratteristiche possiedi come atleta? Penso di avere la resilienza e la tenacia tipica di un’atleta ambizioso che vuole raggiungere gli obiettivi, sebbene i mezzi fisici siano solo discreti.
Pensi che uno psicologo sia utile nel tuo sport? In quali aspetti e fasi?
Penso sia fondamentale in primis per il supporto, lo sport insegna che son più le volte in cui si perde e ci si deve rialzare, che minano spesso all’identità di se, alla sicurezza dei mezzi propri e all’errore di valorizzarsi per gli obiettivi che si raggiungono. In secondo luogo aiuta a comprendere certe dinamiche che da solo si farebbe fatica ad avere consapevolezza. Poi sicuramente potrebbe essere utile un percorso per tirare fuori ancora di più.

Per diventare campioni bisogna innanzitutto esserlo già in partenza con doti naturali ma non basta bisogna che la motivazione e la passione siano altissime e impegnarsi a faticare giorno dopo giorno, costantemente con grinta, entusiasmo, determinazione e sviluppare sempre più consapevolezza in ciò che si vuol fare, dove si vuol arrivare e come, sviluppare sempre fiducia in sé e soprattutto incrementare sempre più resilienza cercando di accogliere, affrontare, gestire, superare ogni impedimento, avversità, crisi, andando sempre avanti verso i propri sogni, mete, obiettivi da portare a termine trasformando tutto in realtà dopo averli immaginati e visualizzati.
L’evento sportivo in cui hai vissuto le emozioni più gratificanti?
Penso la vittoria all’ultima tappa del Giro dell’Austria nel 2013 a Vienna da professionista, dove c’erano anche i miei genitori e dove ho finalmente capito che potevo esserci e dire la mia.

La vittoria è sempre un coronamento di un sogno, di un periodo intenso di allenamenti mirati soprattutto se si tratta si un evento fuori dai confini internazionali e a maggior ragione davanti gli occhi dei propri genitori dove le sensazioni e le emozioni diventano intense e i ricordi restano nel cuore, nella mente e nel proprio corpo per sempre.
Il 7 luglio 2013 Omar vinse l’8^ tappa “Podersdorf am See” - Vienna (122,8 km) della 65^ edizione della Österreich-Rundfahrt (Giro dell’Austria) che si svolse in otto tappe dal 30 giugno al 7 luglio su un percorso di complessivi 1.190,8 km il cui vincitore fu l'austriaco Riccardo Zoidl in 27h49'51".
Qual è stata la tua situazione sportiva più difficile? Ritrovarmi nel 2014 senza un contratto a causa di prestazioni scadenti dettate da infortuni e cadute e smettere l’attività da professionista non per mia scelta ma per mancanza di proposte valide.
Come hai superato crisi, sconfitte e infortuni? A volte con il tempo, a volte senza consapevolezza solo andando avanti, altre penso di non averle ancora risolte.

Il ciclo della vita insegna ad accogliere, affrontare, gestire, superare eventi positivi e negative, salite ripidissime e lunghissime e discese con la consapevolezza che tutto fa parte del gioco e tutto serve a conoscersi sempre di più e rafforzarsi in qualsiasi esperienza prendendo in mano le redini della propria vita e ripartendo sempre con nuove mete che possano entusiasmare ancora una volta..
Cosa hai scoperto di te praticando sport? Che sono bravo a pianificare e creare metodo per arrivare a migliorarmi; che posso essere libero da vincoli esterni per i miei obiettivi; che per ottenere qualcosa bisogna per forza soffrire (non sempre un bene).

Il punto di partenza è sempre se stessi nel momento presente, ascoltandosi in quello che farebbe piacere fare e inseguire in modo da poter costruire un paino di allenamento e un percorso per arrivarci senza fretta ma gradualmente.
Sogni realizzati, da realizzare, irrealizzati? Diventare professionista, in questo momento non saprei, andare alle olimpiadi (irrealizzato e irrealizzabile).

Certi treni bisogna prenderli al volo, sentirsi sempre pronti anche se non sembra il momento migliore e fare del proprio meglio puntando sempre più in alto apprezzando ciò che si riesce a fare e godendo di ogni momento, evento, situazione favorevole.
Qualche consiglio per chi vuole praticare ciclismo o triathlon? Affidarsi a qualcuno, evitare il fai da te e evitare gli eccessi!
Chi ti ispira? Cristiano Ronaldo e Novak Djokovic.
Cosa c’è oltre lo sport? Un mare in cui navigare assecondando le maree ed evitando di volerci andare troppo contro.
Cosa e chi ti aiuta a migliorare il tuo benessere e le tue prestazioni? La curiosità di conoscere e provare cose nuove e approcci diversi, sfumature e angolazioni che magari prima non vedevo. Ho un team di lavoro con un coach dal quale ho appreso tanto e continuo ad apprendere.
Cosa c’è dietro una vittoria? Il lavoro di un team di persone che creano i presupposti per una performance sana.

Ogni cosa richiede un’elevata conoscenza e documentazione ma soprattutto affiderai e confrontarsi con persone esperte che aiutano, consigliano, supportano.

Dott. Matteo Simone 
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

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