Dott.
Matteo Simone 21163@tiscali.it
La pratica di uno sport permette di stabilire obiettivi ambiziosi e sfidanti ma non impossibili se si è disposti a faticare con impegno e determinazione incrementando sempre più consapevolezza, fiducia e resilienza.
Di
seguito approfondiamo la conoscenza di Omar attraverso
risposte ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso sportivo?
Ho iniziato giocando a rugby da ragazzino
a 6 anni, a 12 son passato al ciclismo e
piano piano è diventato prima una passione e poi un lavoro, fino a 25 anni.
Dopo ho smesso e iniziato a lavorare, e il triathlon è arrivato come una
continuazione più razionale e logica alla attività, per motivi di tempo e
logistici. Viaggiando per lavoro e avendo orari restrittivi è più facile
trovare il tempo e lo spazio per nuotare e correre alla sera piuttosto che
andare in bici.
Quando
e come hai iniziato il ciclismo è più il triathlon?
Il ciclismo l’ho iniziato per seguire mio
padre che lo faceva da amatore e stanco di uno sport di squadra come il rugby
(ho scoperto poi che anche il ciclismo fosse di squadra, ma ovviamente meno).
Lo sport risulta essere una grande palestra di vita nel corso della vita soprattutto se iniziato a praticare da bambini per giocare, conoscere sempre più se stesso, relazionarsi con altri, far parte di una squadra rispettando regole, e con il tempo si può cambiare scegliendo il meglio per sé, consolidando forti passioni e a volte lo sport diventa il proprio lavoro finché si è in forma e competitivi e , quindi, bisogna avere sempre un piano B per quando si smette.
Omar Bertazzo (7 gennaio 1989) è
triatleta, ex ciclista su strada e pistard italiano. Professionista nel
ciclismo su strada con la Androni Giocattoli dal 2011 al 2014, su pista ha
rappresentato la Nazionale in due edizioni dei campionati del mondo. Al termine
della carriera ciclistica si è dedicato al triathlon, arrivando a partecipare
ai campionati del mondo Ironman 70.3 2016.
Cosa
dicono familiari e amici della tua attività sportiva?
Ho sempre avuto resistenze per due
motivi, il primo perché sono in una famiglia in cui l’azienda fondata da mio
padre è sempre venuta prima di tutto e di conseguenza anche la parentela mi ha
sempre spinto a esserci per quello, e in secondo luogo perché sono il figlio
maggiore e quindi ho dovuto lottare tra le aspettative di cui prima e il ruolo
di primogenito.
Quali
competenze e caratteristiche possiedi come atleta?
Penso di avere la resilienza e la tenacia
tipica di un’atleta ambizioso che vuole raggiungere gli obiettivi, sebbene i
mezzi fisici siano solo discreti.
Pensi
che uno psicologo sia utile nel tuo sport? In quali aspetti e fasi?
Penso sia fondamentale in primis per il
supporto, lo sport insegna che son più le volte in cui si perde e ci si deve
rialzare, che minano spesso all’identità di se, alla sicurezza dei mezzi propri
e all’errore di valorizzarsi per gli obiettivi che si raggiungono. In secondo
luogo aiuta a comprendere certe dinamiche che da solo si farebbe fatica ad
avere consapevolezza. Poi sicuramente potrebbe essere utile un percorso per
tirare fuori ancora di più.
Per diventare campioni bisogna
innanzitutto esserlo già in partenza con doti naturali ma non basta bisogna che
la motivazione e la passione siano altissime e impegnarsi a faticare giorno
dopo giorno, costantemente con grinta, entusiasmo, determinazione e sviluppare
sempre più consapevolezza in ciò che si vuol fare, dove si vuol arrivare e
come, sviluppare sempre fiducia in sé e soprattutto incrementare sempre più
resilienza cercando di accogliere, affrontare, gestire, superare ogni
impedimento, avversità, crisi, andando sempre avanti verso i propri sogni,
mete, obiettivi da portare a termine trasformando tutto in realtà dopo averli
immaginati e visualizzati.
L’evento
sportivo in cui hai vissuto le emozioni più gratificanti?
Penso la vittoria all’ultima tappa del Giro
dell’Austria nel 2013 a Vienna da professionista, dove c’erano anche i miei
genitori e dove ho finalmente capito che potevo esserci e dire la mia.
La vittoria è sempre un coronamento di
un sogno, di un periodo intenso di allenamenti mirati soprattutto se si tratta
si un evento fuori dai confini internazionali e a maggior ragione davanti gli
occhi dei propri genitori dove le sensazioni e le emozioni diventano intense e
i ricordi restano nel cuore, nella mente e nel proprio corpo per sempre.
Il 7 luglio 2013 Omar vinse l’8^ tappa “Podersdorf
am See” - Vienna (122,8 km) della 65^ edizione della Österreich-Rundfahrt (Giro
dell’Austria) che si svolse in otto tappe dal 30 giugno al 7 luglio su un
percorso di complessivi 1.190,8 km il cui vincitore fu l'austriaco Riccardo
Zoidl in 27h49'51".
Qual
è stata la tua situazione sportiva più difficile?
Ritrovarmi nel 2014 senza un contratto a
causa di prestazioni scadenti dettate da infortuni e cadute e smettere
l’attività da professionista non per mia scelta ma per mancanza di proposte
valide.
Come
hai superato crisi, sconfitte e infortuni? A volte con il tempo, a volte senza
consapevolezza solo andando avanti, altre penso di non averle ancora risolte.
Il ciclo della vita insegna ad
accogliere, affrontare, gestire, superare eventi positivi e negative, salite
ripidissime e lunghissime e discese con la consapevolezza che tutto fa parte
del gioco e tutto serve a conoscersi sempre di più e rafforzarsi in qualsiasi
esperienza prendendo in mano le redini della propria vita e ripartendo sempre
con nuove mete che possano entusiasmare ancora una volta..
Cosa
hai scoperto di te praticando sport? Che sono bravo a pianificare e creare metodo per arrivare a
migliorarmi; che posso essere libero da vincoli esterni per i miei obiettivi;
che per ottenere qualcosa bisogna per forza soffrire (non sempre un bene).
Il punto di partenza è sempre se stessi
nel momento presente, ascoltandosi in quello che farebbe piacere fare e
inseguire in modo da poter costruire un paino di allenamento e un percorso per
arrivarci senza fretta ma gradualmente.
Sogni
realizzati, da realizzare, irrealizzati? Diventare professionista, in questo momento non saprei, andare alle
olimpiadi (irrealizzato e irrealizzabile).
Certi treni bisogna prenderli al volo,
sentirsi sempre pronti anche se non sembra il momento migliore e fare del
proprio meglio puntando sempre più in alto apprezzando ciò che si riesce a fare
e godendo di ogni momento, evento, situazione favorevole.
Qualche
consiglio per chi vuole praticare ciclismo o triathlon?
Affidarsi a qualcuno, evitare il fai da
te e evitare gli eccessi!
Chi
ti ispira? Cristiano
Ronaldo e Novak Djokovic.
Cosa
c’è oltre lo sport? Un
mare in cui navigare assecondando le maree ed evitando di volerci andare troppo
contro.
Cosa
e chi ti aiuta a migliorare il tuo benessere e le tue prestazioni?
La curiosità di conoscere e provare cose
nuove e approcci diversi, sfumature e angolazioni che magari prima non vedevo.
Ho un team di lavoro con un coach dal quale ho appreso tanto e continuo ad
apprendere.
Cosa
c’è dietro una vittoria? Il lavoro di un team di persone che creano i presupposti per una
performance sana.
Ogni cosa richiede un’elevata conoscenza
e documentazione ma soprattutto affiderai e confrontarsi con persone esperte
che aiutano, consigliano, supportano.
Dott.
Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR




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