Dott. Matteo Simone
Il 1° luglio 2025 si è svolto il doppio Ironman a Colmar in Francia vinto da Mareile Hertel in 25 ore e 48 minuti.
Gaia Giulietti sale sul terzo gradino del podio in 33 ore e 30’, stabilendo il nuovo record italiano, nuotando 7,6 chilometri, pedalando 360 km e correndo a piedi 84 km.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Gaia attraverso risposte ad alcune mie domande.
Complimenti per il double Ironman? Come ti senti ora? Grazie mille per i complimenti 😍😍. Mi sento al settimo cielo. Davvero un risultato inaspettato. Sapevo di poter far bene ma non immaginavo così. Avevo paura delle crisi che invece non sono arrivate nel modo in cui pensavo. È stato tutto così incredibile.
Davvero una grande impresa, una grande sfida e soprattutto un grandissimo risultato, ancora complimentissimi a Gaia, il duro lavoro paga sempre.
Come ti sei preparata? Senza dubbio la preparazione. Il volume settimanale è stato tanto e non è facile incastrare allenamenti, lavoro, vita privata. Ci sono stati tanti momenti in cui credevo che non sarei stata in grado. Mi sono sempre risollevata. Cadere e rialzarsi, fino al sogno.
Prima della gara la grande sfida è soprattutto la preparazione, stilare un programma di allenamento molto impegnativo con sedute lunghissime, incastrando allenamenti combinati di nuoto e bici, nuoto e corsa, bici e corsa trovando spazio e tempo al di là degli impegni lavorativi e familiari. Ma se c’è forte passione si può fare tutto, e le crisi diventano gestibili, affrontabili, superabili mettendole in conto senza stress, timori, paure.
Come hai deciso di partecipare? Ho sempre amato le lunghe distanze, fin da quando ero ragazza, a quei tempi solo nel nuoto. Poi dopo essermi trasferita ho incontrato un ragazzo che poi è diventato mio amico. Mi parlava delle gare di ultra triathlon che aveva fatto e mi sono innamorata dei suoi racconti. Ho pensato ‘un giorno voglio vivere anche io tutto questo’. Grazie Cristian.
Negli anni precedenti mi sono approcciata alle ultra di nuoto, le ultra di corsa e tre Ironman. Poi quest'anno ho iniziato la vera preparazione a febbraio. Sono il coach di me stessa. Ormai mi conosco troppo bene ed è stato fondamentale ascoltare ogni segnale che il corpo mi mandava durante il carico, per adattarlo senza farmi male.
A volte lo sport di endurance chiama, appassiona, attira, si vuol provare ad andare oltre, trattasi di viaggi lunghissimi di fatica ma tantissimo introspettivi alla ricerca di se stessi, proprie capacitò, attitudini, caratteristiche nel gestire la fatica, le crisi, la fiducia in sé.
Si può fare tutto organizzandosi e provando gradualmente ad alzare l’asticella, ascoltandosi sempre, alleandosi con il proprio corpo, la propria mente, il proprio cuore, diventando manager di se stessi, occupandosi e preoccupandosi di se stessi ma mettendosi in gioco per apprendere da ogni esperienza anche se ritenuta troppo dura o estrema.
Cosa lasci lì e cosa porti a casa? Lascio lì le mie paure prima della gara. La preoccupazione delle crisi, della distanza molto lunga e di come avrebbe reagito il mio corpo. Non avevo mai sperimentato 33h di gara. Porto a casa la consapevolezza dei miei mezzi e il clima di massima condivisione e solidarietà che ho vissuto lì. Anche le nuove amicizie.
Trattasi di esperienze molto intense che trasformano persone in più sicure, consapevoli, resilienti con un carico di entusiasmo e voglia di fare ancora meglio e di più, approfondendo la conoscenza di se stessi e di altri, costruendo nuove relazioni con nuove amicizie nella condivisione della fatica, della paura, del viaggio.
Cosa e chi ti ha aiutato? Mia madre che mi ha fatto assistenza preparando e passando i rifornimenti per tutta la gara, per tutte le 33 ore. Non ha dormito per farlo. Poi il tifo incredibile delle persone che erano lì. Bellissimo.
Bellissima storia di resilienza familiare, presenze, sguardi, sostegno, l’essenza della vita insieme con fatica ma senza temerla, avanzando fino alla fine credendoci insieme.
Pensieri positivi e negativi durante la gara? Pensavo che stavo bene, avevo il cuore pieno di gioia, amo quello che faccio e sentivo una serenità piena, mi sentivo completa, al posto giusto, il mio posto. Negativi il dolore al piede durante la corsa. A un certo punto ho temuto mi impedisse di andare avanti ma per fortuna sono riuscita a sopportarlo.
Gare lunghissime e durissime ritenute anche estreme ma che si possono affrontare e gestire grazie a una preparazione adeguata, ma soprattutto grazie a un approccio positivo con pensieri che aiutano ad andare avanti, che ricordano perché sei lì, quanto ti piace, quanto ami questo sport, anzi questi sport, quanto ti piace metterti in gioco e tenendo a bada i pensieri negativi che potrebbero sabotare.
A chi la dedichi? A me stessa in primis perché sono stati mesi davvero duri e non ho mai mollato. Poi a tutti coloro che mi hanno aiutato ad arrivare nelle migliori condizioni. Sono stati fondamentali. Da soli non si va da nessuna parte.
Un bel regalo a se stessa dimostrando che si può fare, che si hanno in mano le redini della propria vita, una vita intensa da vivere nel miglior modo possibile, soprattutto ora.
Un consiglio per chi vuole osare queste gare? Tanta pazienza, dedizione, costanza, sopportazione della fatica soprattutto negli allenamenti lunghi. Tanta forza mentale oltre che fisica. Consiglio anche di costruire le lunghe distanze passo dopo passo perché vanno rispettate e sanno essere spietate se non si è pronti.
Bisogna saperci arrivare al momento giusto senza improvvisare e senza essere troppo superficiali, rispettare l’endurance, rispettare se stessi, il proprio corpo e prepararsi bene fisicamente e mentalmente.
La gara dove hai sperimentato le emozioni più belle? Decisamente questa. 33h di emozioni indescrivibili.
Grandissima esperienza indimenticabile di fatica e soddisfazione da ricordare per sempre, da imprimere nel cuore e nella mente come se fossi un tatuaggio, grandissima fonte di autoefficacie e utilissima per le prossime imprese.
Ritieni utile lo psicologo nello sport? Decisamente sì. Ho fatto un percorso di diversi mesi. Soprattutto in gare così lunghe la mente deve essere pronta ad accettare il dolore e la sofferenza del corpo, ad affrontare serenamente gli imprevisti, a rimanere concentrati qualsiasi cosa succeda.
Hai sperimentato il limite nelle tue gare? Pensavo che l'avrei sperimentato qui ma con sorpresa non è stato così. Non ho ancora toccato il mio limite e non vedo l'ora di sentirlo.
Se ci si prepara bene fisicamente e mentalmente e se si ha fiducia in ciò che si fa difficilmente si sperimenta il limite perché si è pronti e capaci a gestire tutto con attenzione e focalizzandosi, sperimentando il flow dove tutto fila liscio.
Sogni realizzati e rimasti incompiuti? Con questa gara ho realizzato i sogni che mi ero posta. Il mondiale Ironman e il doppio Ironman. Ma ora credo di averne un altro.
Ogni gara è un punto di arriva e un punto di ripartenza, grande test, grande risultato ma anche grandissima consapevolezza per il proseguo.
Prossimi obiettivi a breve, medio, lungo termine? Ora mi riposo un po' per permettere al corpo di recuperare il forte stress a cui è stato sottoposto. A lungo termine sicuramente un altro ultra triathlon ma ancora non so un altro doppio o più.
Importante godersi i momenti e il periodo post gara, soprattutto se si tratta di gare molto durissime per assaporare la gioia della riuscita, per assimilare ciò che si è riusciti a fare, per recuperare e ritrovare nuovo entusiasmo, nuovi obiettivi, cercando di alzare un poco l’asticella della difficoltà con fiducia, consapevolezza e resilienza.
Cosa dà e cosa toglie lo sport? Lo sport regala emozioni indescrivibili. Ti mette di fronte ai tuoi limiti. Ti insegna il sacrificio, la dedizione, a sopportare la fatica.
Ti insegna che se vuoi qualcosa devi faticare per ottenerla, che niente piove dal cielo. È il mio maestro di vita. Questa preparazione dura mi ha tolto tempo che a volte non ho potuto dedicare ad altro.
Bellissima testimonianza di una ragazza semplice amante della fatica per ottenere successi ma soprattutto conoscenza interiore di se stessa.
Che significato ha per te un podio o personal best? La concretizzazione di tutti i sacrifici fatti e la soddisfazione immensa di aver raggiunto un obiettivo che mi ero posta.
La fatica ripaga sempre, diventa una vera amica dell’atleta, se non c’è non ci può essere soddisfazione, se fatichi tanto tantissimi successi, tutto torna.
Ti ispiri a qualcuno? Quali sono gli ingredienti del successo? Nello sport pulito, che mi auguro sia una realtà che riguardi ogni singolo atleta, non ci sono scorciatoie. Gli ingredienti secondo me sono dedizione, sacrificio (anche se non mi piace chiamarlo così), propensione alla fatica, non lasciarsi mai abbattere da qualcosa di negativo che accade nel corso della preparazione perché fa parte del percorso. Crederci sempre perché se non crediamo in noi stessi nessuno lo fa per noi e la testa può essere il nostro peggior nemico o il migliore alleato.
Tanta consapevolezza in ciò che si vuole, nelle proprie capacità; tanta fiducia in sé, nel continuare a perseverare, a inseguire sogni; tanta resilienza nel rialzarsi sempre, riprovare sempre nonostante tutto.
Gli allenamenti più importanti? Gli allenamenti lunghi. Di bici e corsa. Ricordo che in bici partivo alle 5 e finivo alle 19. È stato difficile ma sono stati tasselli fondamentali.
È importante simulare il più possibile parti di gara con uscite lunghissime e durissime di nuoto, bici e corsa e anche allenamenti combinati lunghissimi per avere sempre più fiducia di potercela fare.
Cosa ti spinge a fare sport di endurance? Difficile da dire con poche parole. Per me lo sport si endurance non è solo sport. È il momento che mi permette di connettermi con la parte più profonda di me. Quella che non riesco a sentire nella quotidianità. Nella fatica estrema e nella sofferenza che ho scelto, trovo la pace e la versione migliore di me. È difficile da spiegare ma è così.
Lo sport di endurance è una vita parallela, più intensa, difficile, dove si è immersi in se stessi faticando con soddisfazione di riuscirci per poter affrontare ogni situazione.
Una parola o frase che ti aiuta nei momenti difficili? ‘Pas encore’. Ce l'ho anche tatuata sull'avambraccio. Ogni volta che vorrei mollare guardo il tatuaggio e mi dico ‘non ancora’.
C'è qualcuno che ti incoraggia o scoraggia nelle tue imprese sportive? La famiglia, gli amici, il mio fisioterapista, il medico. Senza di loro non sarebbe stato possibile. Grazie a tutti voi. È il nostro successo.
Grande team, dietro l’atleta c’è sempre qualcuno che aiuta, sostiene, incoraggia, si preoccupa, si occupa.
Dott. Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR









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