Dott.
Matteo Simone 21163@tiscali.it
Nello sport di endurance la chiave del successo è nel non mollare alla prima crisi e nemmeno alla seconda crisi ma considerare che possiamo e vogliamo andare avanti nonostante tutto perché tutto passa, tutto cambia e si può fare.
In tanti l’abbiamo sperimentato sia in
allenamento che in gara. Succede in allenamento che c’è poca voglia di
allenarsi, che il lavoro sembra essere troppo faticoso ma se continuiamo ci
accorgiamo che tutto cambia, passa il tempo, passa la fatica, si porta a
termine l’allenamento così come succede in tante gare dove pensiamo che sia
finito che ci dobbiamo ritirare, che è il momento di fermarci ma poi ci tornano
le energie, ci passa qualsiasi doloro o diventa sopportabile.
Comunque ognuno degli atleti deve
conoscere profondamente se stesso, saper riconoscere i messaggi corporei e
mentali , tradurli, capire il significato e decidere se continuare o fermarsi. Interessante
quanto dichiara il fortissimo ultramaratoneta vegano Scott Jurek nel suo libro Eat&Run:
“…quella ‘zona’ dove lavoriamo al picco
delle nostre possibilità: quell’istante in cui pensiamo di non poter continuare
ma continuiamo lo stesso”. (Pag. 142)
Ed è proprio questa zona che bisogna
allenare già nelle sedute di allenamento, soprattutto nel finale di allenamento
quando pensiamo di essere stremati e al limite e allora cerchiamo di finire in
progressione, cerchiamo di portare a termine il lavoro e ci accorgiamo che ne
abbiamo ancora di energie e risorse per farlo e poi siamo ancora più soddisfatti
per avercela fatta nonostante eravamo dubbiosi e titubanti.
E tutto ciò poi lo ricordiamo in gara quando
sembra che stiamo spingendo troppo e invece possiamo farlo ancora di più e
comunque restare in contatto con il nostro respiro e le nostre sensazioni
corporee che ci guidano, che sono i nostri termometri, senza stress, senza
paura, senza tensione ma per il piacere della scoperta e della conoscenza
personale.
Possiamo riuscire a fare tutto quello
che vogliamo se siamo altamente motivati con forte passione ed è interessante
la sintesi di questo concetto espressa da Scott Jurek:
Si tratta di capire cosa veramente vogliamo
per noi, dove vogliamo andare, come lo vogliamo fare e poi bisogna
concentrarsi, focalizzarsi, mobilitare le energie occorrenti per farlo con
pazienza, fiducia, consapevolezza e resilienza.
Interessanti le tecniche di respirazione
per rilassarsi, attivarsi, focalizzarsi, esempio la respirazione addominale che
consiste nell’inspirare gonfiando l’addome come se fosse un palloncino e nell’espirare
sgonfiano l’addome, lo spiega anche Scott Jurek che ne ha tratto tanto benefico
ottenendo performance straordinarie nelle ultramaratone vincendone tantissime
con tempi da record:
“Sdraiati sulla
schiena e appoggia un libro sullo stomaco. Inspira ed espira attraverso il naso
provando a far salire e scendere il tuo stomaco a ogni respiro…Per corse più
impegnative, in collina o durante le ripetute, inspira dal naso ed espira con
forza attraverso la bocca (in modo simile a ciò che i praticanti yoga chiamano
“respiro di fuoco”). (Pag. 144).
Si tratta di allenamenti non solo fisici
ma anche respiratori, mentali, olistici in
modo che tutto sia allineato, che ogni piccolo dettaglio possa contribuire al benessere
e alla performance dell’atleta, una ricerca interiore ma anche una ricerca attraverso
esperienze altrui leggendo libri di persone esperte o confrontandosi con loro per
apprendere da ognuno e da ogni esperienza.
Dott.
Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

.jpg)


Nessun commento:
Posta un commento