domenica 10 luglio 2016

Gian Luca Di Nunzio: Il triathlon è una condizione mentale

Approfondendo sempre di più il campo dello sport, soprattutto gli aspetti che contribuiscono al benessere e alla performance, si conoscono persone straordinarie che trovano nello sport estremo piacere e sperimentano l’importanza non solo del corpo ma soprattutto dell’abilità mentale.

E' importante prima di tutto appassionarsi e motivarsi nella pratica di una disciplina sportiva e poi continuare a sperimentare benessere fino ad arrivare a prestazioni eccellenti, vere performance che fanno star bene, fanno credere nelle proprie capacità di trasformare sogni in realtà. Di seguito l’esperienza sportiva fisica e mentale di un triatleta.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita?Si, anche senza vincere una gara ma raggiungendo risultati inaspettati.
In che modo lo sport ha contribuito al tuo benessere?In tutti i sensi, in particolar modo sotto il profilo emotivo: lo sport (triathlon) appartiene ormai alla mia quotidianità, mi gratifica e mi rende felice e completo; di conseguenza anche i miei rapporti sociali ed interpersonali sono più proficui e positivi. Sia le gare che gli allenamenti diventano per me occasioni di socialità in cui condividere esperienze ed emozioni con altre persone (non esclusivamente quelle che gareggiano).
Come hai scelto il tuo sport?  Il triathlon è una condizione mentale. Provengo dal mountainbiking e dal ciclismo su strada. Il mio lavoro a Roma mi condizionava, pertanto sostituivo le sedute di bici con la corsa a piedi. Poi sono rimasto affascinato da questo ‘triathlon’ (nuoto, bici, corsa) soprattutto nella versione campestre (nuoto a lago – mountainbike – corsa campestre) ed ho cominciato a nuotare. Ho provato una gara di triathlon cross (campestre) e ne sono rimasto affascinato. Non ho più smesso.
Nel tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi prestare attenzione? Quali abilità bisogna allenare?Uno sport multidisciplina come il triathlon presenta molte ‘variabili’ da allineare. Dal punto di vista emotivo, motivazione e costanza sono fondamentali. Trattandosi poi di uno sport di resistenza per antonomasia, particolarmente rilevante è l’alimentazione, prima, durante (idratazione) e dopo la gara. Quanto ai rischi, nella versione campestre, ce ne sono diversi da considerare: anzitutto il nuoto in acque libere è di per sé ansiogeno per taluni soggetti; temperature basse, colpi inaspettati di altri concorrenti, fondale profondo, possono ingenerare attacchi di panico (io riconosco la mia capacità di non incapparci e gestire con lucidità situazioni critiche); il mountain biking richiede abilità tecniche diverse dalla bici su strada: problema tipico è l’abbassamento della soglia dell’attenzione da stanchezza, soprattutto verso la fine della sessione di bici, considerata la fatica data anche dalla sessione di nuoto (nel mio caso di “distanza olimpica” pari a 1.500 mt) che potrebbe causare anche incidenti gravi. La corsa infine (la più faticosa) deve essere gestita con una certa strategia. Fondamentale in tal senso l’idratazione, considerato che in genere si svolge a fine gara, dunque nelle ore più calde della giornata (le gare iniziano solitamente verso le 10:30, pertanto per un triathlon su distanza olimpica, si corre sotto il sole delle ore 13:00) con seri rischi di insolazione e disidratazione.
Cosa mangi prima, durante e dopo una gara?Adeguo la mia alimentazione al tipo di attività. Generalmente al mattino assumo cereali con yogurt, cui aggiungo banana o altra frutta frullata, miele e frutta secca se devo gareggiare. Durante la gara sono passato dai classici integratori salini a soluzioni più naturali fatte di miele + sale da cucina + fruttosio, in debite proporzioni, diluite in acqua (sotto consiglio nutrizionista sportivo), aggiungendo barrette energetiche (cereali) durante la sessione di bici se la gara è lunga. Al termine della gara reintegro carboidrati (il piatto di pasta non me lo faccio mancare) e proteine. Alla cena, nei periodi di forte intensità di allenamento, sempre sotto indicazione del nutrizionista sportivo, 150 gr di pasta in bianco + piatto proteico (cucinato sempre ai ferri e con pochi grassi) + contorno + frutta. In periodo normali invece, la mia cena è costituita generalmente da legumi o verdure (fagioli/lenticchie/ceci/minestrone), ed a seguire proteine con contorno vegetale, avvicendando carne e pesce – generalmente surgelato (salmone, merluzzo, ecc) – cucinato ai ferri. In linea generale curo moltissimo l’alimentazione; non bevo alcool, limitandolo ad una birra piccola al sabato sera con una pizza od un bicchiere di vino con carne o pesce, se vado a cena fuori. Non faccio mai aperitivi (specie quelli che includono “stuzzichini” e tartine), specie alcolici e, semmai dovesse capitare, tanto per non essere asociale, prendo un analcolico (crodino) od una limonata.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a non concludere la gara o a fare una prestazione non ottimale?Il triathlon è anzitutto una condizione mentale. Il ‘non ce la faccio, adesso mi fermo…’ è sempre in agguato. Io sono entrato nell’ottica del piacere. Non mi costringe nessuno. Fatto salvo lievi infortuni (scivolata in bici) che mi hanno impedito di concludere la gara, preferisco arrivare pur senza grossi risultati di classifica piuttosto che fermarmi. In usa sola occasione ho interrotto una gara per via di un allenamento sbagliato o, più specificatamente, a causa di un ‘sovrallenamento’ (cd ‘overtraining’): sono arrivato alla gara stanco e scarico, dunque demotivato. Ma si tratta di un caso isolato che, anche se negativo, costituisce esperienza.”
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport?Lo sport fa parte della mia quotidianità. È ormai parte integrante della mia vita, come mangiare e dormire. Non è un impegno. E chi mi conosce ormai sa che almeno un’oretta al giorno la dedico alla corsa, al nuoto, alla palestra o ad una semplice seduta di stretching. Anche se per quest’anno 2016 ho deciso di non gareggiare per concentrarmi su impegni lavorativi, continuo ad allenarmi ogni giorno, sebbene senza obiettivi agonistici. Lo sport mi fa star bene.”
Nello sport cosa e quali persone contribuiscono al tuo benessere e/o performance? Non ho mai nuotato in vita mia. Da bambino non mi hanno mai portato in piscina. Ho iniziato a nuotare a 35 anni (adesso ne ho quasi 39) e non sapevo neppure che bisognava fare la doccia prima di entrare in vasca. Sono caparbio per natura. Ho deciso che dovevo imparare a nuotare tanta era la voglia di provare una gara cosi affascinante di triathlon. Una figura importante e determinante in tal senso nella mia vita, è stata quella di un istruttore di nuoto del Centro Sportivo Esercito – Roma che mi ha seguito e fatto partire con programmi di allenamento agonistici sin dal principio, arrivando nel giro di pochi mesi a prestazioni dignitose. Successivamente ho continuato ad allenarmi con costanza e dedizione arrivando anche a coprire distanze di 16 km di nuoto settimanali (64 km mensili). Questi risultati personali – che esulano da quelli agonistici – sono alla base della mia soddisfazione. Sono felice e gratificato.
La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle?Il primo triathlon non si scorda mai !!! Triathlon cross “XTERRA 2014” – LAGO DI SCANNO, gara internazionale cui partecipai alla versione ‘lite’, ovvero distanza dimezzata (750 m nuoto, 15 km mountain bike, 5 km trail running) per via dei limiti che avevo nel nuoto. Batteria di 90 persone: uscito ultimo dal lago nella sessione di nuoto (in zona cambio non c’era più neanche una bicicletta), mi sono classificato 10° assoluto (alla mia prima gara) grazie ad una performance eccellente in mountain – bike. Credo che, insieme alla laurea, sia stato il giorno più bello della mia vita: avevo fatto finalmente il mio primo triathlon che sino ad allora vedevo solo nei video di youtube.
C’è un’esperienza che ti possa dare la convinzione, che ce la puoi fare nello sport o nella vita?Ogni gara è un’esperienza che ti arricchisce sportivamente e non solo. Trasferte in luoghi bellissimi, sedi delle competizioni, mi hanno portato ad avere tantissime amicizie, anche internazionali. I miei rapporti sociali sono migliorati e questo mi rende felice e mi da motivazione anche sul lavoro. Ho trovato nello sport il mio equilibrio interiore e la mia autostima, tali da sentirmi anche più determinato nelle scelte. Ho superato tante indecisioni e sono diventato molto più pragmatico e versatile.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano nello sport?Lungi dall’autoesaltazione, caparbietà e volontà mi contraddistinguono. ‘Sono quindi posso’: ero molto timido, ed una madre apprensiva aveva quasi rischiato di spersonalizzarmi. La vita militare mi ha aiutato molto in tal senso, lo sport ed il triathlon in particolare hanno poi dato ulteriore impulso a questa condizione.”
Familiari e amici cosa dicono circa il tuo sport?Si limitano ad esortarmi a fare attenzione e a non farmi male. Per il resto, chi mi conosce, mi associa allo sport e non pone obbiezioni.”
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva?Triathlon cross ‘TNATURA’ di Trevignano Romano (VT) – 2015: durante la sessione di mountain bike, la gara è stata interrotta a causa di ripetute aggressioni, anche con conseguenze relativamente serie (shock anafilattico per taluni concorrenti) da parte di calabroni, i quali sono stati probabilmente disturbati dal passaggio dei concorrenti. Gli insetti sembravano dei veri caccia! Situazione davvero grottesca.”
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare sport?  Che nulla è impossibile (con riferimento al nuoto). E che tutti possono trovare soddisfazione nello sport. Soprattutto ho ritrovato la mia autostima e il benessere fisico e ancor più, quello mentale.”
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? Come in ogni cosa, anche nello sport, non solo agonistico, ma nella stessa preparazione, si cerca di innalzare il proprio limite. L’auspicio è quello di non raggiungerlo mai. Nel mio percorso, ogni qualvolta mi avvicino (al mio) limite, cerco di allontanarlo ad ogni progresso.
Quali sensazioni sperimenti nello sport (allenamento, pre-gara, gara, post-gara)?Ho notato, ed ho riflettuto spesso al riguardo, che le migliori soluzioni ai miei problemi, o semplicemente, riflessioni importanti su avvenimenti e cose della mia vita, le ho elaborate mentre facevo sport, specie ad alta intensità. La bicicletta in particolare, allorquando percorro lunghe ed impegnative salite in solitudine in allenamento, porta la mia mente ad elaborare pensieri per certi versi molto proficui. Come se il mio cervello, per lenire lo sforzo fisico bestiale, si dissociasse da quello che sto facendo; col risultato di proficue soluzioni ai miei problemi. Mi capita spesso e me ne rendo conto solo a posteriori. Fatica, pensieri e sudore diventano un unico.”
Quali sono i tuoi pensieri in allenamento o gara? Penso a tutto. Se sono sereno i miei pensieri sono proiettati esclusivamente alla gara o agli obiettivi se mi trovo in un periodo di preparazione. L’esperienza insegna e pertanto durante una competizione cerco, per quanto possibile, di tenere alta la soglia dell’attenzione per scongiurare anzitutto infortuni (tratti tecnici in mountain bike) e poi per gestire le energie evitando di lasciarmi trasportare dall’euforia, per arrivare al termine nel migliore dei modi.”
La tua gara più difficile?Triathlon cross XTERRA 2015, interrotta a causa di crampi muscolari già dalla sessione di nuoto. Era questa la gara affrontata in ‘over training’ e non conclusa.”
Hai dovuto scegliere di lasciare uno sport a causa di un percorso di studi o carriera lavorativa?Esattamente in questo periodo. Per l’anno 2016 ho deciso di non gareggiare per preparare un concorso. “
Hai rischiato di incorrere nel doping? Un messaggio per sconsigliarne l'uso?Il doping è un problema che non mi sono mai posto, essendo il sottoscritto un atleta amatoriale. Amo il mio lavoro di militare e soprattutto amo lo sport sano.
Riesci a immaginare una vita senza lo sport? Assolutamente no. Non riesco a farne a meno: lo sport appartiene alla mia quotidianità.”
Come hai gestito eventuali crisi, sconfitte, infortuni?Scrivo da casa mentre trascorro un periodo di convalescenza per via di un banale infortunio domestico, per il quale ho riportato la frattura di un piede. Mi basta pensare a dopo, e a come riprenderò ad allenarmi, per non farmi sopraffare dalla depressione da inattività sportiva.”
Hai mai pensato per infortuni o altro di smettere di essere atleta?Quando ti fai male anche banalmente, subentra il ‘ma chi me lo fa fare! Ho tante cose serie a cui pensare (lavoro, famiglia, ecc)!’, ma poi passa e non vedo l’ora di tornare ad allenarmi.
Pensi che potrebbe essere utile lo psicologo dello sport? In che modo e in quali fasi?Un supporto psicologico potrebbe essere utile in periodi di infortuni, soprattutto per atleti di livello; ma anche, per il medesimo tipo di atleti, per coloro che dopo un periodo di gloria stanno per finire il loro corso e finiscono in sordina. Alcuni potrebbero risentire di questo stato di cose. Ma non è assolutamente il mio caso, dal momento in cui non sono un professionista.
Quale messaggio vuoi rivolgere ai ragazzi per farli avvicinare a questo sport?Uno soltanto: fa star bene con se stessi e migliora i rapporti con gli altri. Come credo qualunque forma di sport.”
Prossimi obiettivi a breve, medio e lungo termine? Sogni realizzati e da realizzare?Dopo questo anno dedicato agli impegni di lavoro, ricomincerò col triathlon pianificando le mie attività e rivolgendomi anche ad un professionista in grado di allenarmi al meglio. Mi piacerebbe affrontare qualche triathlon internazionale cd ‘long distance’.

Bella testimonianza, non aggiungerei altro Gian Luca spiega ed illustra benissimo l’importanza del dedicarsi ad un’attività sportiva, la passione, le motivazioni, il benessere che si sperimenta, l’attenzione a quello che si fa con cura, rivolgendosi ad esperti quali il nutrizionista, o un allenatore o un o psicologo dello sport, parla dei rischi che si corrono, superallenamento, addiction da sport.
Un’intervista a Gian Luca è riportata nel libro “Triathlon e Ironman. La psicologia del triatleta”, edito da prospettiva Editrice.

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Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

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